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Muratori, Vico; grande centro dell'Illuminismo italiano fu Milano dove intorno alla rivista "ilcaffè", impegnata nella lotta per le riforme, si raccolsero Cesare Beccaria e i fratelli Alessandro e Pietro Verri. Importante opera di Cesare Beccaria fu "dei delitti e delle pene" un'analisi del sistema giudiziario e gli argomenti contro la pena di morte e la tortura, a favore della pubblicità del processo e della prevenzione del delitto. Molto importante, si è detto, fu la circolazione internazionale delle idee e delle opere come uno degli elementi caratterizzanti anche di questo periodo: e grande importanza ebbero le estese trame dei contatti epistolari e l'aumento numero dei periodici e dei giornali. Ma uno dei maggiori centri propulsivi delle nuove idee dei programmi riformatori fu la massoneria. Setta segreta nata in Inghilterra la massoneria accolse al suo interno nobili, borghesi e intellettuali accumunati dalla battaglia per la tolleranza.
dallalotta al fanatismo e all'oscurantismo religioso, in nome della filantropia, della fratellanza universale e della certezza sull'efficacia dei lumi. All'interno del movimento illuminista è possibile individuare gli elementi di un disegno riformatore che mirava alla modernizzazione dello stato e al raggiungimento della felicità pubblica. La traduzione pratica di questi elementi di riforma rappresentò il tratto più significativo della politica interna di molti paesi europei nella seconda metà del secolo XVIII. Il problema nodale dei regimi assoluti, quello dell'amministrazione finanziaria e fiscale, appariva in Francia sostanzialmente risolto in virtù della centralizzazione regia. Le altre monarchie assolute avvertirono, quindi, l'esigenza di introdurre maggiore efficienza e razionalità nell'amministrazione e di allargare i poteri dello stato. Un'esigenza che le portava inevitabilmente a scontrarsi con quelsulle attività della chiesa. Furono aboliti alcuni privilegi ecclesiastici, come l'esenzione fiscale e il controllo sulla nomina dei vescovi. Inoltre, furono promosse riforme nel campo dell'istruzione e della cultura, con l'apertura di scuole pubbliche e la diffusione di idee illuministe. Nel contempo, si cercò di limitare i privilegi della nobiltà, riducendo il potere politico e amministrativo che essa deteneva. Furono introdotte riforme nel campo della giustizia, con l'abolizione di alcuni tribunali nobiliari e l'istituzione di un sistema giudiziario più equo e accessibile a tutti i cittadini. Queste riforme furono sostenute dai sovrani illuminati, che vedevano nella modernizzazione dello stato un modo per rafforzare il proprio potere e garantire la stabilità del regno. Tuttavia, l'assolutismo illuminato fu una fase transitoria, che non riuscì a superare del tutto i limiti imposti dalla struttura sociale e politica dell'epoca. In conclusione, il sistema di privilegi dei nobili e del clero costituiva un elemento fondamentale del consenso alla monarchia, ma allo stesso tempo rappresentava un ostacolo allo sviluppo della società civile e dell'economia. Le riforme dell'assolutismo illuminato cercarono di ridurre questi privilegi, ma non riuscirono a superare completamente le limitazioni del sistema.l'organizzazione delle chiese nazionali (giurisdizionalismo) e addirittura quella sorta di struttura giuridica parallela rappresentata dai diritti e di privilegi ecclesiastici. Tra gli argomenti che alimentavano la polemica contro la chiesa, ve ne erano alcuni che potremmo chiamare di pubblica utilità: i conventi e la vita monastica apparivano espressioni di parassitismo; le cospicue proprietà terriere della chiesa, difese dai vincoli di manomorta (che ne impediscono la vendita), erano ormai un ingiustificato ostacolo a quella circolazione dei beni e delle ricchezze che era ritenuta un potente stimolo al benessere dei popoli. Il risultato più appariscente e significativo fu l'espulsione della compagnia di Gesù da molti paesi europei. Nell'altro grande settore di intervento dell'assolutismo illuminato, quello amministrativo, le riforme mirarono a rendere più razionale la macchina statale sia ai vertici che alla base. L'obiettivo eraQuello di definire le competenze dei singoli organismi, di concentrare le decisioni. Si venne così formando quella struttura organizzata in dipartimenti o ministeri con cui ancora oggi identifichiamo l'amministrazione pubblica. Le finanze rimanevano al centro della preoccupazione dei governi. Una parte cospicua delle entrate veniva destinata alle spese militari e proprio dall'esigenza di risanare le finanze dissestate dalle guerre venivano le maggiori sollecitazioni all'organizzazione del sistema fiscale. In molti stati, ma soprattutto in Austria e nei suoi domini, fu avviata l'imponente impresa della redazione di un catasto dei beni terrieri e immobiliari destinata a migliorare e a differenziare l'imposizione fiscale. Infine un limite invalicabile al riformismo settecentesco fu quello posto dalla struttura del privilegio, nobiliare innanzi tutto, contro il quale le monarchie illuminate non potevano spingersi senza mettere in discussione le loro stesse basi di legittimazione.
Le monarchie che con maggior continuità si impegnarono nella realizzazione di un programma di riforme furono l'Austria e la Prussia. Durante il lungo regno di Maria la Teresa furono realizzate le principali riforme nell'impero asburgico. L'imperatrice prese una complessa serie di provvedimenti tesi a ridurre i particolarismi locali e a separare competenze e attribuzioni ancora confuse. La redazione del catasto consentì di tassare anche le terre dei nobili. Un regolamento fissò i criteri per l'istruzione primaria obbligatoria e sollecitò le parrocchie e le autorità signorili a istituire le scuole locali. Maria Teresa avviò poi una serie di interventi nei confronti delle prerogative del clero: la censura passò nelle mani dello stato; divenne progressivamente abolita l'inquisizione. Fu proprio il giurisdizionalismo che diede la maggiore notorietà a Giuseppe II quando successe alla madre Maria Teresa. La politicaecclesiastica di Giuseppe II intese unificare nelle mani dello stato i poteri sul clero nazionale, sottraendoli al pontefice e ai suoi rappresentanti. Nel 1781, in nome di una visione attiva e produttiva della tolleranza, furono abolite le discriminazioni nei confronti di protestanti e greco-ortodossi e, con la concessione dei diritti civili, emancipati gli ebrei. In molti altri campi, Giuseppe II ha accentuato con decisione la prudente politica innovatrice della madre. Nella legislazione criminale introdusse il cosiddetto codice penale giuseppino, il primo veramente moderno, con questo furono ridotti i casi puniti con la pena di morte e soppressa la tortura. Giuseppe introdusse il matrimonio civile, la libertà di stampa e vennero abolite le servitù personali. Il breve regno di Giuseppe II finì sotto il segno delle ribellioni autonomistiche. Il suo successore, il fratello Leopoldo II, fu costretto a pacificare dell'impero ritirando i provvedimenti più radicali.ponendo fine al progetto più ampio e più conseguente dell'assolutismo illuminato. Agli occhi dei contemporanei, Federico II re di Prussia, rappresentò la più compiuta personificazione del sovrano illuminato. Il dualismo fra principi illuminati e politica di potenza caratterizzò non solo la personalità di Federico II, ma la vicenda storica della Prussia, al tempo stesso potenza militare e stato della filosofia e della scienza. Fra i primi e più significativi interventi riformatori di Federico furono la semplificazione del sistema giudiziario con l'apprestamento di un codice di procedura e di un codice civile e la formazione di una magistratura di carriera e l'istituzione, per la prima volta in Europa, dell'istruzione elementare obbligatoria. Pilastri dello stato prussiano rimanevano l'esercito e la burocrazia; il corpo degli ufficiali e i livelli superiori dell'amministrazione erano interamente reclutati.nellanobiltà e Federico II riuscì a realizzare un'impresa nella quale erano falliti tutti gli altri sovrani del tempo: quella di trasformare la nobiltà, un ceto guerriero in declino in tutta Europa, in una aristocrazia militare disciplinata dallo stato e profondamente legata al suo principe. Anche Caterina II di Russia fu una sovrana illuminata ma nel suo caso i propositi e gli intenti superarono di gran lunga le effettive realizzazioni nel campo delle riforme. Caterina convocò una commissione composta da rappresentanti della nobiltà, delle città e dei contadini liberi, per la redazione di un nuovo codice. La requisizione dei beni della chiesa greco-ortodossa, l'abolizione dei monopoli e dei vincoli alle attività commerciali e manifatturiere, ora consentita anche ai contadini, furono tuttavia significativi provvedimenti a favore dello sviluppo economico. L'arretratezza e le resistenze della Russia tradizionale fecero sì chegli interventi riformatori di Caterina si muovessero verso la definizione e l'organizzazione di una società per ceti; mentre la società per ceti era messa in crisi nel resto d'Europa, indebolita in seguito al rafforzarsi delle prerogative dello stato, in Russia venne definendosi allora ordinatamente per la prima volta. In Italia alla vivacità e diffusione del pensiero illuminista corrispose un'iniziativa riformatrice limitata solo ad alcuni stati e regioni, come la Lombardia e la Toscana, domini diretti dell'Austria e il regno di Napoli. Nel regno di Napoli uno slancio giurisdizionalista e anti-curiale accompagnò il regno di Carlo di Borbone che oltre alla redazione di un catasto non molto altro fu realizzato. Tale esiguità dei risultati è tanto più sorprendente se messa in rapporto con l'ampiezza del dibattito e della ricchezza di proposte del ceto intellettuale. Al centro dell'interesse degli illuministimeridionali fu sempre più presente l'analisi delle condizioni sociali ed economiche. Nel Ducato di Milano, dominio dell'impero asburgico, vennero realizzate, in ossequio ai principi di uniformità e centralizzazione, le stesse riforme nel campo dell'istruzione, della codificazione, della politica ecclesiastica e fiscale, che erano state avviate negli strati ereditari della casa d'Austria. Salvo che per il catasto, la cui preparazione fu solo avviata, tutti gli interventi più tipici dell'assolutismo illuminato furono sperimentati nel Gran Ducato di Toscana durante i venticinque anni del governo del gran duca Pietro Leopoldo (fratello di Giuseppe II) futuro imperatore d'Austria. Il riformismo toscano fu contraddistinto da una marcata propensione per le soluzioni pratiche e tecniche e da una certa insofferenza per gli eccessi di teorizzazione. Nella politica ecclesiastica, oltre all'applicazione dei principi giurisdizionalisti, furono
Soppressi numerosi conventi. La Toscana fu il primo paese ad accogliere, nel codice penale, i principi del Beccaria: non solo la tortura, ma anche la pena di morte venne abolita; sul piano procedurale fu riconosciuto all'imputato il diritto alla difesa.