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(US)
AR =166-7=159
(UK) © Laila Pansera -25
È inoltre possibile calcolare il rischio attribuibile negli esposti, cioè la proporzione di malattia che si
eviterebbe se i soggetti esposti smettessero di essere esposti, e cioè:
Es. nel 1976, a 118.539 donne americane con età compresa tra 30-35 anni e libere da coronaropatie,
ictus e qualunque forma di tumore fu chiesta la loro abitudine al fumo classificata in -non fumatrici,
ex fumatrici e fumatrici. In 8 anni di follow-up (908 447 anni-persona) vennero rilevati 274 casi di
ictus così suddivisi: © Laila Pansera -26
Se l’esposizione è causa di malattia, allora il rischio attribuibile rappresenta la porzione di malati che
tra gli esposti si eviterebbero in assenza di esposizione. In questo esempio, confrontando le fumatrici
con le non fumatrici: RA = 49,62-17,67=31,95 x 100.000 anni/persona
cioè, se le fumatrici smettessero di fumare e il fumo fosse associato causalmente all’insorgenza di
ictus, allora tra le fumatrici si avrebbe una riduzione di circa 32 casi di ictus ogni 100.000
anni/persona, che rappresenta una riduzione di rischio di ictus di circa il 65% (RAE = (49,62-
17,67)/49,42=64,65).
Quanto visto finora però presuppone che tutta la popolazione sia esposta al fattore di rischio. In
realtà delle 118539 donne in studio le fumatrici hanno generato in 8 anni 280141 anni-persona.
Possiamo stimare la prevalenza di esposizione in circa 280141/908447= 0.3084 (sottostimato).
Si può quindi calcolare il rischio attribuibile nella popolazione generale moltiplicando il RA per la
prevalenza di esposizione:
RAP = RA x P = 31.95 x 0.3084 = 9.85 x 100.000 anni/persona
Nella popolazione generale il tasso di incidenza evitabile risulta quindi di 9.85 ogni 100.000
anni/persona. © Laila Pansera -27
Ma quanti sarebbero i casi evitabili nella popolazione generale se si interrompesse di essere esposti
al fattore di rischio considerato?
Per rispondere a questa domanda occorre calcolare la frazione eziologica, o frazione di rischio
attribuibile nella popolazione:
FE = [RAP / I(tot)] x 100 = [9.85/30.26] x 100 =32.55
Circa il 33% di tutti i casi di ictus nella popolazione potrebbe essere prevenuto se si cessasse di
fumare.
Nel caso in cui non si conoscano le incidenze ma solo il RR e sia possibile sapere la prevalenza
dell’esposizione nella popolazione generale, è allora possibile stimare la frazione di rischio
attribuibile nella popolazione con la seguente formula:
(RR-1) x P(Esposizione) (2.64-1)x0.3084 0.5058
FE = ------------------------------- = -------------------- = --------- = 0.3359 circa il 34%
(RR-1) x P(Esposizione) +1 (2.64-1)x0.3084+1 1.5058
Le carni lavorate sono ritenute cancerogene e vanno inserite nel gruppo 1 delle circa 115 sostanze
che causano il cancro a pericolosità più alta, come il fumo, l'amianto, l'arsenico e il benzene.
Per carni lavorate, l'OMS intende le carni che sono state trasformate "attraverso processi di salatura,
polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore
o migliorare la conservazione".
Meno a rischio le carni rosse non lavorate, che vengono inserite fra le probabilmente cancerogene
(gruppo 2). © Laila Pansera -28
Chan DSM, Lau R, Aune D, Vieira R, Greenwood DC, Kampman E, et al. (2011) Red and Processed
Meat and Colorectal Cancer Incidence: Meta-Analysis of Prospective Studies. PLoS ONE 6(6):
e20456. doi:10.1371/journal.pone.0020456
Depending on the country, the proportion of the population that consumes red meat varies
worldwide from less than 5% to up to 100%, and from less than 2% to 65% for processed meat.
A meta-analysis of colorectal cancer in ten cohort studies reported a statistically significant dose–
response relationship, with a 17% increased risk (95% CI 1·05–1·31) per 100 g per day of red meat
and an 18% increase (95% CI 1·10–1·28) per 50 g per day of processed meat
© Laila Pansera -29
(1.17-1)x0.05
= -------------------
(1.17-1)x0.05+1
0.0085
= --------- = 0.0084
1.0085
Rilevazione del consumo alimentare
La valutazione del consumo alimentare è essenziale sia per il dietista clinico sia per colui che si occupa
di ricerca. I metodi per la raccolta dell'informazione dietetica possono differire nelle modalità con le
quali l'informazione viene raccolta, nell'intervallo di tempo e per il tipo di informazione considerata.
© Laila Pansera -30
La rilevazione dell’esposizione alimentare dipende dallo scopo per cui la si rileva (outcome
primario) e dalla popolazione che deve essere studiata, sui cui quindi faccio inferenza. L’oggetto di
interesse potranno essere i cibi consumati, le componenti nutrizionali o non nutrizionali contenute
nei cibi, misure antropometriche varie (peso, altezza, circonferenza vita, pliche etc), misure
biochimiche o valutazioni cliniche dello stato nutrizionale. Qualunque sia l’obiettivo, a seconda della
popolazione e dell’esposizione, imposto la rilevazione dell’alimentazione.
Es. articolo che dice quali sono le componenti da considerare quando si misura l’esposizione
alimentare in studi epidemiologici. Ci sono 12 punti, per prima cosa occorre ricordarsi che:
1. La persona mangia i cibi e non i nutrienti, quindi se devo indagare sulla vitamina C, devo
tradurre il nutriente nelle principali componenti alimentari che lo contengono e che vengono
consumate. Quindi significa che devo studiare la popolazione che sto studiando, in funzione del
tipo di alimenti che mangia. Es. la vitamina C alimentare in Italia e in Cina deriva da fonti diverse.
Es. il prezzemolo come item non è considerato nei questionari di frequenza italiani, ma nei Paesi
arabi è molto consumato, quindi potrebbe rientrare in indagini alimentari nei Paesi arabi →
l’informazione è popolazione-specifica.
2. Gli alimenti sono composti da sostanze diverse, es. anche da inquinanti, compresa l’acqua gli
→
alimenti sono essenzialmente composti da acqua. Siccome la scomposizione dell’alimento è
algebrica, per differenza tra i nutrienti la quantità restante è rappresentata dall’acqua. A parità di
peso un alimento può avere una quantità di acqua diversa, perché considero nutrienti diversi,
quindi è difficile quantificare l’acqua presente negli alimenti.
3. I cibi hanno diverse funzioni ed effetti psicologici, a diversi livelli di consumo. Es. lo yogurt è
un latticino, ma il pattern di consumo di yogurt non è lo stesso del latte lo yogurt spesso viene
→
consumato da persone che non mangiano altri tipi di latticini. Questo dipende anche dalla fascia
di età che sto considerando. È molto difficile andare ad indagare i cibi da soli, in quanto i cibi si
consumano insieme, ci sono delle associazioni di consumo, es. zucchero e caffè, insalata e olio
4. La richiesta di cibi non è statica, es. voglie delle donne incinta. Sappiamo che certe cose ci
servono, e che certi cibi contengono determinate sostanze, quindi a noi viene voglia di un
alimento in funzione di quello che ci serve, es. quando siamo depressi ci viene voglia di cioccolato
5. L’effetto di certi cibi varia al variare del consumo di altri cibi che vanno in compagnia, es.
olio e insalta
6. Il consumo non significa la disponibilità biologica: la reale disponibilità biologica di un
alimento consumato non la sa nessuno, ma abbiamo solo informazioni legate a fisiologia,
biochimica degli alimenti
7. L’intake in periodi chiave di uno sviluppo di un outcome può essere vitale: ci sono sostanze
consumate in modo diverso in momenti diversi della vita, es. il neonato ha bisogno di mangiare
latte, che contiene molti grassi e colesterolo, che gli servono per costruire le membrane cellulari,
cosa che l’adulto non necessita. © Laila Pansera -31
La scelta del metodo di rilevazione dipende quindi:
- Dal disegno
- Dall’obiettivo dello studio.
Devo considerare 2 aspetti:
1. Si vuole rilevare il consumo individuale assoluto o il rank relativo? Es. mi servono le kcal esatte
del soggetto, oppure mi basta sapere che ha un introito calorico adeguato? All’epidemiologo
interessa maggiormente l’ordine, più che il valore specifico
2. Si vuole stimare il consumo di un’ampia classe di alimenti, di nutrienti, dietary pattern, il
metabolismo, etc voglio fare una rilevazione quantitativa o qualitativa.
→
Diario alimentare
Questa tecnica di raccolta prevede una dettagliata memorizzazione prospettica del tipo e quantità
di alimento consumato in un breve intervallo di tempo, usualmente 1, 3 o 7 giorni per qualche
→
giorno rilevo la quantificazione. © Laila Pansera -32
Il diario alimentare viene utilizzato per valutare la veridicità di un questionario, come gold standard.
All’inizio del diario viene detto di dare ogni misura degli strumenti utilizzati.
La raccolta dell'informazione avviene contestualmente al consumo del cibo (rilevazione
istantanea): ad ogni soggetto viene consegnato un diario sul quale tenere traccia degli alimenti
consumati, annotando le informazioni definite nel protocollo dello studio che vanno dal tipo di
alimento consumato al peso o volume del singolo alimento, alla porzione di una ricetta (riportata a
crudo o a cotto), al metodo di preparazione del cibo al luogo e l'orario in cui l'alimento viene
consumato (sia esso spuntino o pasto completo).
Esistono anche delle app per rilevare i consumi alimentari, utili alle persone in quanto trovano già
disponibili diversi prodotti confezionati.
Alla fine del periodo di raccolta, al momento della consegna del diario, un’intervistatrice addestrata
rivede con il soggetto i dati registrati nel tentativo di valutare eventuali mancanze nella registrazione.
L’analisi dell’informazione alimentare raccolta avviene normalmente dopo aver memorizzato il diario
in appositi programmi definiti ad hoc.
Forza:
- Potenzialità per riuscire a quantificare in modo accurato l’informazione alimentare gold
→
standard (standard aureo), cioè uno strumento che fornisce una misura dell'esposizione dietetica
praticamente esente da errore, o almeno con il più piccolo errore possibile
- La raccolta dell'informazione avviene contestualmente al consumo del cibo e quindi non dipende
dal ricordo individuale.
Debolezza:
- Generalmente auto-compilato dal soggetto, uno svantaggio di questo metodo consiste nei
possibili errori di trascrizione, quantificazione e registrazione degli alimenti
© Laila Pansera -33
- Modi con cui si chiamano i cibi: a seconda del luogo di provenienza del soggetto, trovo scritto
un nome piuttosto che un altro, es. coppa e capocollo
- Estremamente costoso per essere utilizzato in studi che prevedono il coinvolgimento di