Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PANDEMIA
Anche ad altri paesi e continenti si parla di confermare l'esistenza dell'epidemia.
Si può confermare l'epidemia quando:
- Più di due soggetti collegati a livello epidemiologico manifestano la stessa patologia dopo contatto con una sorgente d'infezione comune in un luogo comune.
- L'incidenza dei casi osservati supera l'incidenza attesa.
Un'epidemia può manifestarsi in modo meno ovvio, se i casi sono dispersi in una vasta area geografica ed appaiono, quindi, sporadici. L'epidemia può essere sospettata solo se è in atto un sistema di sorveglianza efficace.
Se la prevalenza dei casi rilevati nel periodo precedente al picco ha una distribuzione normale, allora è anormale un valore al di fuori dell'intervallo media ± 2 volte la deviazione standard. In ogni epidemia il primo caso accertato viene detto "caso indice", mentre tutti gli altri sono detti.
“casisecondari” . Il periodo di tempo che intercorre tra l’inizio della malattia nelcaso indice e nel primo dei casi secondari viene detto intervallo seriale,mentre il tasso di attacco secondario è la percentuale di soggetti recettiviche si ammalano a seguito dell’esposizione al contagio con il caso indice(incidenza negli esposti).La propagazione di una epidemia è condizionata dall'esistenza di unadensità minima di ospiti suscettibili (livello soglia).
Fasi di un’indagine epidemiologica
Orientare i dati in termini di tempo, luogo e persona
Lo scopo è quello di organizzare i dati che si acquisiscono in modo daattribuirgli un significato e rinforzare o eliminare le varie ipotesi.
Un metodo comune di orientamento dei dati è la curva epidemica, un graficoche mostrando la distribuzione temporale dell’esordio dei sintomi nei casiaiuta a determinare se l’epidemia ha avuto origine da:
- Fonte comune o
puntiforme: grande numero di casi che scoppiano tutti insieme. Si parte sempre dal paziente 0 e poi si ha una crescita esponenziale dei casi.
Fonte continua: si hanno tanti casi con un numero progressivo ma anche distanziato fra loro, perché l'esposizione è una fonte continua.
Curva a propagazione: tipica dei casi da intossicazione alimentare in cui il consumo dell'alimento nel gruppo ristretto che l'ha consumato causa il primo picco epidemico. Se l'agente eziologico è a trasmissione oro-fecale, questo tramite l'ambiente determina i casi secondari e i picchi secondari (es. Epatite A, si ha per consumo di frutti di mare contaminati, prima l'epidemia è ristretta a coloro che hanno consumato l'alimento. Essendo un agente eziologico eliminato con le feci, può causare la curva epidemica secondaria, in quanto l'acqua è usata da molti utenti. Accade perché le acque non sono opportunamente
depurate e vengono consumate a livello alimentare). Quando gli alimenti sono responsabili di un’epidemia scatta subito l’indagine epidemiologica. Fatta la notifica di malattia, l’azienda sanitaria si occupa di compierle l’indagine epidemiologica. Quando c’è un caso di intossicazione alimentare, infatti, si ricerca tra gli ammalati chi ha consumato quell’alimento. Poi si fa un confronto rispetto a un gruppo di controllo (soggetti sani) che ha consumato quell’alimento, e così si nota se la malattia si è manifestata maggiormente negli esposti. Questo viene fatto per identificare l’alimento 5 incriminato: si osserva che alimento è stato consumato e quali sono i casi di malattia ad esso associati. Se l’incidenza tra gli esposti supera l’incidenza tra i non esposti vuol dire che quel tipo di alimento è incriminato e deve essere eliminato dal commercio per evitare che venga consumato da altri.
soggetti.L'andamento della curva epidemica dipende da:
- vie di escrezione e velocità di propagazione dell'agente eziologico,
- densità della popolazione,
- proporzione di soggetti suscettibili
Una "epidemia a propagazione" è, invece, quella causata da un agente che viene escreto inizialmente da uno o più casi primari, e quindi si propaga nel tempo ad individui recettivi che costituiscono casi secondari.
Quando scoppia un'epidemia, la recettività nella popolazione diminuisce perché man mano che ci si ammala si diviene resistenti all'infezione, si sviluppa l'immunità. In questo modo l'epidemia si esaurisce ed i soggetti divengono così resistenti.
Sviluppare un'ipotesi che spieghi quale o quali specifiche esposizioni possono aver causato la malattia (e verificarla con appropriati metodi statistici): si possono stimare i tassi d'attacco, attraverso la
Stima dell'incidenza della malattia tra le persone con una specifica esposizione. Si tratta di uno studio retrospettivo dove viene calcolato l'odds ratio.
Un esempio è la Legionellosi: essa è un particolare tipo di polmonite, caratterizzata da picchi epidemici nel periodo estivo-autunnale poiché in tali condizioni stagionali le acque sono più calde. La Legionella è un microrganismo acquatico che trova migliori condizioni per svilupparsi e per trasmettersi all'uomo proprio nella stagione estiva autunnale.
Altro importante esempio è quello delle epidemie poliennali. Tra queste, una delle più importanti malattie è il morbillo. La distanza tra i picchi del morbillo è di circa 5 anni, la varicella ha una distanza di 1-2 anni, la rosolia 9 anni. Perché? Questa differenza dipende dal microrganismo, più esso è infettivo, più riesce a diffondersi nella popolazione e provocare un'epidemia.
Tuttavia, questo dipende anche da quanto il vaccino è diffuso. Il vaccino della rosolia si è iniziato ad utilizzare molti anni prima rispetto a quello per il morbillo. Inizialmente, il vaccino anti-rosolia era somministrato solo alle ragazze intorno ai 12 anni (inizio dell'età fertile), in modo da preservare la futura gravidanza: queste malattie, infatti, possono provocare la morte del feto o malformazioni. In questo modo, andando a vaccinare sempre di più, si è ridotta la diffusione della rosolia nella popolazione, ma non è stato possibile debellare i picchi epidemici. I picchi epidemici si distanziano e ciò può essere anche un evento pericoloso perché un soggetto giovane che non contrae la malattia durante un picco epidemico rischia di contrarla 9 anni dopo, in età adulta, e può essere rischioso se si programma una gravidanza. Una soluzione importante è quella di vaccinare tutti in modo da debellare la malattia.malattia.Epidemie e pandemie: l'influenza
L'influenza è una malattia endemica epidemica a cicli stagionali che può diventare pandemica. Può diventare pandemica poiché non ha come ospite solo l'uomo, ma anche molte altre specie (aviaria, suina, gli equini, i cetacei, gli uccelli migratori). Nella specie aviaria l'influenza dà anche sintomatologia intestinale, oltre a quella respiratoria, e si può diffondere per via oro-fecale (un uccello migratorio con feci infette può contaminare acque anche a distanza di chilometri e chilometri, diffondendo maggiormente la malattia).
L'influenza, quindi, può variare a livello genetico in maniera molto ampia.: il virus influenzale ha un corredo genetico che può variare passando da un organismo all'altro (di specie diverse).
La variazione avviene nella specie suina: essa ha recettori per il virus aviario, per quello umano e per quello suino. Se in una cellula
Dell'apparato respiratorio suino sono presenti più virus, si possono mescolare.
Il virus dell'influenza (Orthomyxoviruses) ha una struttura molto semplice. Ha una membrana fosfolipidica esterna (che acquisisce nella fase di gemmazione dalla cellula ospite che infetta per potersi replicare). Sulla membrana del virus vengono inserite delle glicoproteine virali (emoagglutinina, HA, e neuraminidasi, NA, enzima che ha attività litica nei confronti dei legami dell'acido sialico, presente soprattutto nel muco), esse sono proteine di superficie molto importanti, interagiscono con la cellula ospite e permettono di classificare il virus poiché lo caratterizzano dal punto di vista antigenico. Sulla membrana troviamo anche uno strato definito dalla proteina virale M1, proteina di matrice. All'interno del virus è presente l'acido nucleico a base di RNA a polarità positiva (può essere subito tradotto) avvolto a spirale.
in 8 frammenti dalla forma elicoidale. L'RNA è stabilizzatoda una nucleoproteina, che non è altro che una proteina virale. Il fatto che ilvirus sia a base di RNA determina anche l'estrema mutabilità.
I virus vengono classificati a livello tassonomico in base ai componenti.In base alle caratteristiche della nucleoproteina e della proteina di matrice(proteine interne) presente nel virus si definiscono diversi tipi di virus: A, B, C.
Il sottotipo viene invece definito dal tipo di neuraminidasi e diemoagglutinina. 7Quando si identifica un virus influenzale si definisce in questo modo:A/Fujian/411/2002 (H3N2)A (tipo virale) / regione geografica / numero di ceppo / anno di isolamento
Nel determinare il tipo di virus influenzale viene dato anche la caratteristica dineuraminidasi e di emoagglutinina, cioè viene dato il sottotipo.È importante identificare in maniera precisa il tipi di virus influenzalesoprattutto dal punto di vista epidemiologico.
malattie infettive, infatti, hanno obbligo di notifica da parte del medico che effettua la diagnosi. Eglie entro 12 ore deve notificare all'azienda sanitaria il caso di influenza (per altre malattie i tempi sono diversi). La notifica di influenza (essendo una malattia di classe 1) deve essere notificata con isolamento virale (il medico deve essere in grado di dare le informazioni riguardanti il tipo di virus). Questo perché la comunicazione di una malattia di classe 1 deve essere obbligatoriamente fatta circolare a partire dalla regione fino ad arrivare all'ISTAT e all'OMS, per permettere l'allestimento del vaccino. Ogni paese notifica all'OMS il tipo di virus influenzale in modo tale da permettere l'allestimento del vaccino. Il virus influenzale non rimane tale, cambia di anno in anno, e questo determina la necessità di allestire un nuovo vaccino ogni volta.
Ci sono 3 tipi di influenza:
- A: è l'unico tipo ad avere serbatoio animale.
&E