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Epicureismo
Epicuro di Samo (341-271 a.c.) riprende aspetti platonici e di Democrito e fonda ad
Atene la scuola epicurea di carattere religioso: la vita dei discepoli era modellata su
quella di Epicuro e imparavano la disciplina senza cambiarla. Lucrezio fu un epicureo
infatti ci fornisce una sintesi e un'espansione dell'epicureismo nel “De Rerum
Natura”. Secondo l’epicureismo la filosofia è il vero sapere e l’unico modo per essere
felici. La filosofia è un farmaco, come diceva Gorgia, che rende possibile la
cessazione del dolore e quindi la felicità. Si nota una concezione orientale del sapere
per un fine, non teoretico speculativo. La filosofia dunque è “quadrifarmaco” che
libera da 4 paure: 1- il timore degli Dei, ovvero che la vita dell'uomo sia in balia di
enti che non può controllare 2- il timore della morte 3- timore del dolore 4- il timore
di non poter essere felici.
La teoria della conoscenza è detta canonica, cerca il canone, il principio di verità.
Secondo gli epicurei il criterio di verità è la sensazione, che è sempre vera, poiché è
attestata dai sensi. L'errore, infatti, nasce quando formuliamo un giudizio sulla
sensazione. Questa sensazione è spiegata come fa Democrito, cioè effluvi di atomi si
staccano dalle cose e colpiscono i nostri organi di senso. Nella lettera a Erodoto
Epicuro spiega come è strutturato il mondo fisico. Questo è composto da: atomi,
vuoto e movimento. Dunque abbiamo una concezione materialistica e meccanicistica
del cosmo. Questi atomi sono diversi per figura, grandezza e peso. Democrito al
contrario diceva che gli atomi differivano per figura, grandezza e posizione. Epicuro
introduce il peso poiché serve a dimostrare il moto eterno degli atomi: cadono in
linea retta nel vuoto alla stessa velocità. Solo grazie al “Clinamen”, la deviazione
casuale, che è un movimento non necessario, gli atomi si aggregano. Epicuro parla di
atomi come quantità minime indivisibili e infinite. Per ogni atomo dunque vi è una
grandezza minima.
Alla luce di questo modello cosmologico materialistico e meccanicistico Epicuro
afferma che gli dei non intervengono nel mondo, tuttavia non ne nega l’esistenza.
Infatti esistono perché abbiamo in noi un’idea, un'immagine, ed essa non può che
provenire dalla stessa divinità. Intervenire, per gli dei, significherebbe intaccare la
propria beatitudine. Il Male ne è la prova: la divinità dato il male o vuole toglierlo ma
non può e dunque è impotente, quindi non è una divinità; o non vuole ma può
toglierlo, quindi è malvagia; oppure non vuole e non può toglierlo, quindi è sia
malvagia che impotente; oppure vuole e può toglierlo, allora perché esiste il male?
Quindi conoscendo il sistema materialistico meccanicistica del cosmo l'uomo si libera
dal timore degli dei. Ma anche della paura della morte. Infatti, poichè corpo e anima
sono fatti di atomi, morire consiste nel disgregarsi degli atomi dell'anima e del corpo,
viene meno ogni sensazione e consapevolezza. La morte quindi non è da temere
poiché "quando noi ci siamo la morte non c'è, quando la morte sopravviene non ci
siamo più". Ciò che ci addolora è il sapere che la morte arriverà, commettiamo
l'errore di desiderare una vita eterna. La filosofia libera quindi dalla paura della
morte.
Come detto prima il fine della filosofia è la felicità che consiste in: Aponia, cioè
assenza di dolore fisico; e Atarassia, cioè assenza di turbamento dell'anima. La