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Baragli et al., Plos One 2013 In press
glucagone, che è importante perché
l’ormone che viene espresso prima
dell’insulina. Nei controlli invece il
glucagone veniva espresso poco, e al
giorno 15 l’obestatina era capace di fare aumentare notevolmente l’insulina rispetto al
controllo, quindi questo suggeriva che effettivamente era capace di farle differenziare verso le
islets/h) beta cellule. Se poi andiamo ad osservare la produzione di insulina, che in questo caso è
valutata come secrezione del C peptide e non dell’insulina, perché quest’ultima era già
(pmol/ml/5 presente nel terrone di coltura (non si
poteva studiare la secrezione di insulina
islets/h)
C-peptide
(pmol/ml/5
C-peptide Glucose (mM) Plos One 2013
Glucose (mM) Plos One 2013
perché qualcuno poteva obiettare dicendo che le cellule captavano l’insulina del terreno e la
rilasciavano dopo, il C peptide è il precursore dell’insulina ed è indice di secrezione di
quest’ultima), e vedete come l’obestatina a diverse concentrazioni di glucosio era capace di
stimolare la produzione del C peptide in queste isole, dimostrando di nuovo che funziona
nella rigenerazione delle isole e anche nella produzione di insulina. Abbiamo studiato anche i
meccanismi attraverso i quali l’obestatina aveva questi effetti e brevemente vi posso die che
l’obestatina agisce inibendo quelle vie che bloccano il differenziamento nel senso endocrino,
quindi blocca la via del FGFRs e di Notch che bloccano la neurogenina3, che invece è
fondamentale per il differenziamento, e attiva invece la via di neurogenina. Quindi c’è un
aumento della neurogenina, sia per quanto riguarda l’espressione ma anche all’interno delle
isole pancreatiche blocca i pathway che inibiscono il differenziamento, quindi anche il
White AT Brown AT
meccanismo è quello che va verso il
differenziamento endocrino. Poi ci sono ancora gli
studi che abbiamo fatto sugli adipociti, perché sia
grelina acilata, desacilata e obestatina sono capaci
di indurre il differenziamento degli adipociti,
hanno degli effetti a livello adipocitario. È stato
dimostrato che se si toglie il R di grelina nel topo
c’è un miglioramento della massa adiposa (quella
più chiara), che si riduce nel topo KO rispetto al
controllo, e anche un aumento del grasso bruno,
che è considerato un tessuto metabolicamente
attivo e importante sia per quanto riguarda la
termoregolazione, ma anche per l’omeostasi del
glucosio. Diversi studi hanno anche fatto vedere
che cosa fa l’obestatina negli adipociti, noi siamo stati fra questi, e abbiamo dimostrato che
negli adipociti innanzitutto l’obestatina è capace di legare il GLP1R, come abbiamo visto
anche nelle beta cellule. Questo è stato fatto mettendo sia l’agonista, exendin4, sia
l’antagonista, l’exendin9, nelle stesse cellule vedete che c’è uno spiazzamento, cioè i peptidi
competono con l’obestatina per il legame con l’ipotetico R e questi due peptidi vanno a
spiazzare il legame dell’obestatina marcata. La stessa cosa succede se si utilizzano diverse
concentrazioni di obestatina non marcata, ossia a 100 micromolare e ad 1 micromolare,
queste spiazzano l’obestatina marcata e competono con essa per il legame al R, suggerendo
che l’obestatina lega in modo specifico un R su queste cellule. Se invece si utilizza un peptide
che non c’entra niente l’obestatina continua a legare il R delle cellule senza problemi.
Abbiamo fatto anche un silenziamento, infatti silenziando queste cellule per il R di GLP1 non
vedete più di nuovo l’obestatina che si lega sulla superficie delle cellule, a dimostrazione del
fatto che l’obestatina lega il R di GLP1. L’obestatina è prodotta dagli adipociti, questo è stato
fatto sia su linee di ratto 3T3-L1, sia su adipociti umani sottocutanei e viscerali, (eravamo in
b promotes differentiation of mouse and human adipocytes
contatto con dei chirurghi alle Molinette che ci davano grasso viscerale e sottocutaneo
derivato da interventi chirurgici) abbiamo isolato gli adipociti dal grasso e abbiamo potuto
fare poi gli studi. L’obestatina è capace di prevenire
l’apoptosi nelle 3T3-L1 (adipociti di ratto) trattate in
condizioni di deprivazione di siero, c’è infatti un
aumento dell’apoptosi con deprivazione di siero e in
seguito all’utilizzo dell’obestatina c’è una riduzione
dell’apoptosi, la stessa cosa per l’attivazione delle
caspasi 3. Promuove AKT ed ERK1e2, se voi inibite
queste vie si vede una perdita dell’effetto
antiapoptotico di obestatina, suggerendo che le vie
coinvolte sono le stesse che abbiamo visto per grelina.
La cosa interessante è che è capace di promuovere il
differenziamento degli adipociti, questo è un metodo di
studio per vedere il differenziamento in cui si mette il
cosiddetto oil red, che è un olio specifico che viene
incorporato dalla parte lipidica degli adipociti, e vedete che man mano che si trattano gli
adipociti con l’obestatina c’è un aumento di queste gocce lipidiche, che suggerisce come ci
sia un aumento del differenziamento degli adipociti con l’obestatina rispetto al controllo.
Questo si è visto sia nelle 3T3-L1, ma anche nel grasso sottocutaneo umano. Inibisce anche la
lipolisi, quindi la degradazione del grasso quindi un aumento degli acidi grassi circolanti, per
cui ha un effetto importante su questo che avviene attraverso un aumento della fosforilazione
dell’AMPK, che è un importante regolatore della lipolisi. È capace poi di promuovere
dell’uptake del glucosio negli adipociti, sia quando utilizzata da sola, ma anche quando
vengono trattate con insulina, che è capace di far aumentare l’uptake del glucosio, e quindi se
voi utilizzate anche l’obestatina c’è un effetto additivo rispetto all’insulina, quindi c’è un
ulteriore aumento a dimostrazione che l’obestatina è capace di promuovere l’uptake.
Promuove anche la traslocazione del GLUT4, che è un trasportatore importante del glucosio
negli adipociti, e vedete come nei controlli il GLUT4 si trova prevalentemente a livello
nucleare, se voi mettete l’obestatina il GLUT4 trasloca verso la membrana della cellula, a
dimostrare che promuove la traslocazione del GLUT4 in modo simile all’insulina. Abbiamo
anche visto che inibendo SIRT1, che è un regolatore del trasporto del glucosio, nelle cellule
che venivano silenziate per SIRT1 l’obestatina non era più capace di promuovere l’uptake del
glucosio come in condizioni normali. (Era stato possibile vedere che l’obestatina era capace
di far aumentare i livelli di SIRT1, suggerendo che questo meccanismo (trasporto del
glucosio) era mediato dall’aumento di questa proteina.) Infine, nei topi trattati con una dieta
ricca di grassi l’obestatina è stata capace di far aumentare i livelli di insulina, di migliorare la
tolleranza al glucosio, e anche di promuovere il rilascio di insulina nelle isole pancreatiche di
questi topi, sia nella condizione di dieta povera di grassi, sia in quella ricca di grassi, quindi
ha un effetto positivo anche sulla secrezione di insulina in vivo nel topo. L’obestatina regola
la funzione degli adipociti in vivo in topi con una dieta ricca di grassi, promuove l’uptake del
glucosio che è ridotto dalla dieta, riduce la lipolisi che è invece aumentata dalla dieta, e fa
aumentare il numero di adipociti di piccole dimensioni, e questo è importante perché quando
sono piccoli rispondono meglio agli effetti dell’insulina, quindi sono insulino-sensibili e sono
metabolicamente più attivi. L’obestatina riduce anche l’apoptosi, che è invece aumentata
dalla dieta ricca di grassi, che è stata data ai topi per via intraperitoneale. Infine, riduce i
livelli di citochine circolanti, che sono aumentate dalla dieta ricca di grassi, come TNFalfa e
IL-1beta, mentre fa aumentare la liponectina, che invece ha un ruolo positivo sul
metabolismo. Nei tessuti come il grasso sottocutaneo promuove anche un aumento di AKT e
di AMPK, che è fondamentale nel metabolismo del glucosio, quindi complessivamente ha
effetti antinfiammatori e metabolici positivi su questi topi. Gli effetti sul sitema nervoso
centrale: questo è uno studio che abbiamo pubblicato molto recentemente ed è molto
interessante infatti, oltre al ruolo dimostrato dell’obestatina a livello del SNC, come
l’inibizione della sete, ci siamo chiesti cosa facesse nella neurogenesi, soprattutto sulla
sopravvivenza delle cellule ippocampali. La neurogenesi avviene prevalentemente a livello
dell’ippocampo e , soprattutto nell’adulto, è molto importante perché è un modo per
rigenerare i neuroni, che si pensava una volta accadesse solo a livello neonatale o infantile,
ma in realtà la neurogenesi avviene anche nell’adulto. Ed è importante per l’ippocampo, che è
una zona molto importante per la memoria e per le funzioni cognitive. Nel SNC c’è la
cosiddetta nicchia neurogenica che fa sì che vi siano delle cellule staminali e dei progenitori
che possono proliferare e differenziare nelle diverse linee cellulari e nei diversi tipi di cellule
del SNC, fra i quali gli oligodendrociti, gli astrociti e i neuroni. Questo avviene attraverso un
rinnovamento della cellula, la proliferazione, il differenziamento, la migrazione verso i siti
specifici in cui deve avvenire l’integrazione finale di questi neuroni differenziati, che vanno
poi ad integrarsi nelle diverse parti del cervello. Nell’adulto la neurogenesi avviene
nell’ippocampo, che è la zona deputata alla neurogenesi, che è una zona importante per
l’apprendimento, la memoria e il controllo delle emozioni. Ci sono diversi segnali, sia
ambientali sia di altro genere, che possono influenzare la neurogenesi. Possono essere per
esempio l’esercizio, i farmaci antidepressivi, l’apprendimento che è uno stimolo naturale di
neurogenesi, fattori ambientali o anche l’elettroshock è un altro sistema che promuove la
neurogenesi, questi sono diciamo fattori endogeni che a loro volta innescano il rilascio di
fattori di crescita a livello del SNC, che ulteriormente influenzano la neurogenesi. Ci sono
però anche segnali negativi sulla neurogenesi, che possono essere la depressione, lo stress,
l’invecchiamento, i glucocorticoidi sono degli ormoni che hanno un effetto negativo sulla
neurogenesi, il deficit dell’ormone della crescita è un altro meccanismo, quindi c’è un
equilibrio importante fra la neurogenesi, la plasticità neuronale, qui