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ALVOLE
Lungo gli acquedotti e nelle reti di distribuzione sono collocate delle apparecchiature
necessarie per la gestione delle opere. 6
Valvole d’intercettazione
Gli organi di intercettazione, servono per mettere fuori uso dei tronchi, riducendo al minimo
le utenze colpite da disservizio. A questo scopo si impiegano saracinesche (figura 6.1), che a
seconda della pressione a cui devono resistere si distinguono in saracinesche a corpo piatto,
per basse pressioni, a corpo ovale per pressioni medie e a corpo cilindrico per alte pressioni.
Per grandi diametri è preferibile usare valvole a farfalla (figura 6.2), che sono meno
ingombranti. c)
a) b)
Figura 6.1 – Saracinesche a corpo: a) piatto, b) ovale, c) cilindrico
Figura 6.2 – Valvola a farfalla
Le saracinesche sono inserite anche in derivazione sugli scarichi, usualmente posti nei punti
di minimo dell’acquedotto ed anche in punti opportuni della rete di distribuzione. Gli scarichi
sono installati in pozzetti, con una tubazione che li collega al più vicino colatore naturale o
alla fognatura.
Valvole regolatrici di carico
Sia le saracinesche, sia le valvole a farfalla funzionano bene soltanto se completamente chiuse
o completamente aperte. Per regolare le portate e i carichi si usano le valvole a stella (figura
6.3), costituite da due dischi parzialmente forati. Quando i fori dei due dischi sono messi in
corrispondenza, la perdita di carico è minima; ruotando un disco rispetto all’altro in modo da
ridurre le aperture libere, si parzializza la sezione e si introduce una perdita di carico più o
7
meno grande. Quando i tubi sono invecchiati, se la scabrezza è molto aumentata, si possono
rimuovere completamente i dischi lasciando il passaggio indisturbato.
In alternativa possono essere usate valvole a fuso (figura 6.4), costituite da uno spinotto che
può essere spinto in avanti, in modo da ostruire il passaggio, o tirato indietro, in modo da
lasciare un’area libera maggiore per il deflusso. Queste valvole hanno un flusso estremamente
regolare con tutti i gradi di apertura.
Figura 6.3 – Valvola a stella
Figura 6.4 – Valvola a fuso
Una valvola regolatrice di carico funziona come una strozzatura (figura 2.10), producendo
una forte accelerazione della corrente, con la trasformazione di energia di pressione in energia
cinetica, e quindi una dissipazione di gran parte di questa nel successivo rallentamento della
corrente. In corrispondenza della sezione contratta si crea, quindi, un forte abbassamento di
pressione e, se il carico di valle non è sufficientemente elevato, anche l’innesco della
cavitazione.
6.2 S FIATI
Gli sfiati, ubicati sui punti di colmo del profilo dell’acquedotto assolvono diverse funzioni:
a) evacuazione dell’aria durante il normale esercizio,
b) evacuazione dell’aria durante il riempimento dell’acquedotto,
c) rientrata dell’aria durante la vuotatura dell’acquedotto,
d) sfioratori di sicurezza. 8
La funzione d) è svolta soltanto da uno sfiato libero, costituito da un semplice tubo aperto
verso l’alto, che raggiunge la quota piezometrica d’esercizio, come si è visto nel punto 4.2. Le
prime tre funzioni, invece, sono svolte anche dagli sfiati in pressione. La prima funzione
richiede il passaggio di una modestissima portata d’aria, dato che durante l’esercizio l’aria si
sviluppa e si accumula lentamente. Sarebbe quindi sufficiente un orifizio di luce molto
modesta (dell’ordine del mm). Le altre due funzioni, invece, richiedono il passaggio di forti
portate d’aria, per consentire il riempimento rapido dell’acquedotto. sono quindi necessarie
luci piuttosto ampie.
Sfiati in pressione
Uno sfiato in pressione è costituito come indicato nella figura 6.5. In un contenitore, dotato
verso l’alto di un’apertura, è alloggiato un galleggiante, che quando il livello dell’acqua è alto
chiude l’apertura. In esercizio, mana mano che l’aria si accumula il livello dell’acqua scende,
finché la spinta idrostatica sul galleggiante non è più in grado di vincerne il peso, e il
galleggiante si abbassa, l’aria esce, il livello dell’acqua risale e l’apertura viene richiusa.
Figura 6.5 – Sfiato in pressione
Perché questo funzionamento sia possibile è necessario che:
a) il galleggiante galleggi, vale a dire che il suo peso sia
γ
>
G W
γ
dove è il peso specifico dell’acqua e W il volume delle galleggiante;
b) che la pressione interna p sia sufficientemente bassa da non premere il galleggiante
sull’apertura anche quando il livello idrico è completamente calato, vale a dire:
Ω
>
G p
Ω è l’area dell’apertura.
dove
Se la pressione è forte, occorre allora che l’area della bocca sia piccola, altrimenti il
galleggiante non scende e l’aria che si accumula durante l’esercizio no esce. D’altra parte, si è
Ω sia grande. Si
visto, per il riempimento e la vuotatura della condotta è necessario che
utilizzano allora gli sfiati a doppio corpo, come illustrato nella figura 6.6, in cui le luci sono
due: una con una piccola apertura, che funziona in esercizio (figura 6.6a), ed una con
9
un’apertura grande, che si apre solo durante la vuotatura della condotta (figura 6.6b) e si
richiude al termine del successivo riempimento (figura 6.6c).
Gli sfiati son istallati in appositi pozzetti (figura 6.7).
b)
a) c)
Figura 6.6 – Funzionamento di uno sfiato in pressione a doppio corpo
Figura 6.7 - Pozzetto di sfiato (ACEA)
6.3 B ’
LOCCHI D ANCORAGGIO
Nei cambiamenti di sezione e soprattutto nelle curve le spinte che l’acqua esercita su un tratto
di tubazione non sono più equilibrate ed è necessario ancorare il tubo a degli appositi blocchi
d’ancoraggio.
Per valutare la direzione e l’entità della spinta si applica l’equazione globale che si esprime:
+ + − =
G Π M M 0
1 2
dove:
G è la risultante delle forze di massa,
Π è la risultante delle forze di superficie,
10
M è il flusso della quantità di moto entrante nel volume,
1
M è il flusso della quantità di moto uscente dal volume.
2
Le forze di massa si riducono al peso del liquido:
ρ
=
G gW
ρ
dove è la densità dell’acqua e W è il volume del liquido.
Le forze di superficie sono costituite dalla spinta della parete del tubo S e dalle pressioni sulle
due sezioni della corrente che limitano il volume W, pari a
Π Ω Π Ω
= =
p p
e
1 1 2 2
Ω Ω
dove e sono le aree delle due sezioni.
1 2
Il flusso della quantità di moto attraverso le due sezioni vale:
2 2
Q Q
ρ ρ
= =
M M
e
Ω Ω
1 2
1 1
Q
dove è la portata.
Se interessa la componente orizzontale della spinta, il peso non entra in gioco e si ha:
+ + − + =
Π Π M M S 0
1 2 1 2 R
dove i vettori indicano le sole componenti orizzontali. La risultante delle forze che agiscono
sulla condotta è dunque:
= − = + + −
R S Π Π M M
1 2 1 2 φ
2 rappresentato nella figura 6.8, la risultante
Nel caso di una curva planimetrica di angolo
della spinta è: ⎛ ⎞
2
Q
⎜ ⎟
Ω ρ φ
= +
R 2 p sin
⎜ ⎟
Ω
⎝ ⎠ Π 2
M 1 M 2
φ φ
Π 1
R Π 2
- M φ
2 M φ
1
Π 1
Figura 6.8 – Spinta su una curva planimetrica
11
Nella figura 6.9 è rappresentato il blocco d’ancoraggio per la deviazione altimetrica di una
condotta forzata di un impianto idroelettrico. La figura 6.10 mostra un particolare di una
ancoraggio al blocco.
Figura 6.9 – Blocco d’ancoraggio per una deviazione altimetrica (Milano, 1996)
Figura 6.10 – Ancoraggio di una condotta a un blocco
6.4 P
ARTITORI
I partitori servono per dividere la portata addotta da una condotta in due o più condotte
distinte secondo proporzioni prestabilite. I partitori possono essere in pressione o a superficie
libera, a seconda del carico esistente sul punto di partizione.
partitore in pressione Q
Nella figura (6.11) è illustrato lo schema di un . La portata deve
1
Q Q c
essere suddivisa nelle portate e . In sono disposte delle valvole regolatrici di carico
2 3
che possono essere regolate in modo di dividere opportunamente la portata. Le valvole
devono essere in grado di eseguire anche una completa intercettazione nel caso si voglia
interrompere una delle linee derivate senza intercettare anche l’altra. Se le valvole prescelte
non sono idonee allo scopo, si dispongono in serie anche delle valvole d’intercettazione.
12 e
A valle di ciascuna valvola è disposto un venturimetro per misurare la portata derivata e uno
f
sfiato di rientrata d’aria , nel caso che si debba vuotare la linea. Al termine della condotta in
b
arrivo è disposto un altro sfiato libero con funzione di sfioratore di sicurezza , per impedire
c
che un’errata manovra delle valvole produca un indesiderato aumento di pressione. Al piede
a
dello sfioro si dispone anche uno scarico per la vuotatura della condotta di monte. Nello
schema in figura si è ipotizzato che la pressione sia modesta e che quindi si possano utilizzare
f
degli sfiati liberi. Se, invece, la pressione è elevata gli sfiati liberi sono sostituiti da sfiati in
b
pressione e lo sfiato da una valvola che apre lo scarico quando la pressione supera un valore
by-pass d
assegnato. La breve tubazione di , indicata con serve, intercettata da una valvola,
serve per riempire gradualmente la condotta dopo una vuotatura, nel caso che questa sia di
grande diametro. Q 1 Q 2
Q 3
Figura 6.10 – Schema di un grande partitore a bassa pressione (Arredi, 1962)
Nella figura (6.11) è rappresentato un partitore impiegato in una rete di distribuzione, dove
non vi è pericolo di pressioni eccessive, dato che il cielo piezometrico è dominato dal
serbatoio. In questo caso l’opera è dotata soltanto di valvole e di scarichi per l’eventuale
vuotatura di un tronco in manutenzione. Su una delle condotte è ubicato uno sfiato per il
rientro dell’aria in caso di vuotatura. Spesso lo sfiato non è indispensabile, quando si vuota la
condotta l’aria può comunque rientrare dalle colonne delle utenze.
partitori a superficie libera
I sono costituiti da vasche da cui si dipartono le tubazioni. La
partenza per le diverse li