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Il modello ACT e i sei pilastri per il cambiamento e il benessere psicologico

Secondo tale modello ciò che promuove il cambiamento e il benessere psicologico è un insieme di competenze di accettazione e impegno (commitment). Tali atteggiamenti, se mantenuti e sperimentati nel tempo, portano alla flessibilità psicologica, e quindi a stare meglio.

I sei pilastri dell'ACT

Come detto in precedenza, la flessibilità psicologica si può promuovere attraverso interventi su quelli che vengono considerati i sei pilastri del modello ACT. I sei processi chiave sottendono due macro-aree:

  1. i "processi di mindfulness e accettazione";
  2. i "processi di modificazione comportamentale e azione impegnata secondo i valori".

L'evitamento esperienziale

Il primo processo chiave target dell'intervento ACT è l'evitamento esperienziale. L'evitamento esperienziale è quell'insieme di strategie che mettiamo in atto con lo scopo di controllare e/o alterare le nostre esperienze interne (pensieri, emozioni, ecc.).

sensazioni o ricordi), anche quando ciò causa un danno comportamentale. Tentativi per controllare l'ansia, pensieri per controllare altri pensieri (es: rimuginare), cercare in tutti i modi di non pensare o di non ricordare un dolore tramite comportamenti dannosi e disfunzionali. L'evitamento esperienziale si concretizza anche nei tentativi di fuga o di controllo dell'esperienza esterna, come evitare situazioni ansiogene, evitare i conflitti o l'espressione della rabbia. Il corrispettivo funzionale dell'evitamento esperienziale nell'ACT viene chiamato "Accettazione" e può definirsi come "lasciare spazio" o "aprirsi all'esperienza" delle emozioni dolorose e ai pensieri e ricordi dolorosi. In tal senso, la terapia ACT mira a promuovere alcune tendenze di accettazione: a) non giudicare le nostre esperienze interne (ed esterne) con uno sguardo malevolo dell'inquisitore di noi stessi; b) accogliere glistati emotivi e dar loro l'importanza "informativa" che meritano; c) indebolire il potere dei pensieri sul nostro comportamento e sulla nostra esperienza quotidiana. La fusione cognitiva In ACT si definisce "fusione cognitiva" la tendenza degli esseri umani ad essere catturati, "imbrigliati" dai contenuti dei propri pensieri. Non è tanto ciò che pensiamo a crearci problemi e sofferenza ma il modo con cui noi ci mettiamo in relazione con ciò che pensiamo. Quando siamo "fusi" con i nostri pensieri, soprattutto quelli disfunzionali, dimentichiamo che stiamo interagendo con un pensiero e non con un evento reale, un po' come se i nostri pensieri e le nostre valutazioni sulla realtà vivessero al posto nostro. La controparte virtuosa della fusione cognitiva, nell'ACT è la defusione cognitiva. Quindi è importante intervenire non sui contenuti dei pensieri disfunzionali, bensì su comel’individuo si relaziona con i propri pensieri. In questo modo, ci si concentra sull’atteggiamento nei confronti dei propri pensieri e non sui pensieri in sé. Attraverso la defusione cognitiva le persone diventano capaci di fare un passo indietro e osservare la propria narrazione per quello che è. Si arriva così a riconoscere che i pensieri non sono altro che “eventi privati” transitori, un flusso di parole, suoni e immagini continuamente mutevoli che non rappresentano pertanto alcuna realtà. Le tecniche per promuovere la defusione cognitiva sono moltissime: osservare i pensieri con distacco, immaginare le parole scritte su uno schermo davanti a sé, ripeterle più volte, declamarle ad alta voce fino a che non diventano un suono senza significato o cantarle come una filastrocca. È importante sottolineare come in nessun caso questi pensieri vengono messi in discussione o confutati, contrariamente alla terapia.

cognitivo-comportamentale standard. Sarà compito del terapeuta scegliere l'approccio più indicato per il paziente.

Dominanza del passato e del futuro sul momento presente

Il terzo processo chiave su cui si focalizza l'Acceptance Committment Therapy è la dominanza del passato e del futuro sul momento presente.

Tale processo si può definire come un insieme di difficoltà a dirigere e mantenere l'attenzione sul momento presente e a cambiare il focus dell'attenzione.

Tutte le energie dell'individuo sono concentrate su un "tema" o una difficoltà e da quell'argomento non riesce ad uscire. Esempi prototipici di dominanza del passato o del futuro sul momento presente sono il rimuginio e le ruminazioni depressive. Nel momento in cui si rimugina o si rumina sul passato, tali processi richiedono molte energie e concentrano tutta la nostra attenzione sul processo stesso.

La risposta dell'ACT è promuovere il

contatto con il momento presente. Essere psicologicamente presenti e disponibili verso ciò che accade nel momento presente. Noi esseri umani, per motivi legati a una sorta di "economia mentale", tendiamo naturalmente a svolgere moltissime attività quotidiane senza porre attenzione a quello che facciamo. Come se spesso le nostre azioni fossero gestite da un "pilota automatico" che ci permette di svolgere più attività contemporaneamente. Sebbene, in molte occasioni, tale automaticità sia utile e funzionale, esistono diverse occasioni in cui agire in automatico e perdere il contatto con ciò che stiamo facendo è dannoso e disfunzionale per la nostra vita. Entrare in contatto con il momento presente significa anche scegliere consapevolmente di portare la propria attenzione su ciò che sta accedendo dentro di me e nel mondo fisico esterno in quel preciso momento. Il Sé concettualizzato è il quarto processo chiave dellaparole, il sé concettualizzato è l'insieme delle definizioni che la nostra mente ci racconta su di noi stessi. Queste definizioni possono riguardare aspetti fondamentali della nostra identità e della nostra relazione con gli altri. Quando siamo fortemente identificati con i contenuti della nostra mente, questo processo può essere dannoso. Ci sono diverse forme che il sé concettualizzato può assumere nella nostra vita quotidiana. Una delle più comuni è l'uso di etichette che ci diamo. Ad esempio, possiamo pensare di essere "il malato", "lo sfortunato" o "l'imbranato". In altre occasioni, il sé concettualizzato si manifesta come un'ossessione rigida su specifici problemi, che ci impedisce di percepire l'evoluzione dell'esperienza.occasioni ancora, il sé concettualizzato può essere caratterizzato da "fusioni" con alcuni aspetti di sé rigidi e astratti/valutativi. Il Sé concettualizzato contiene una descrizione complessa di noi stessi, a cui ci siamo affezionati e che presto diventa così cristallizzato che noi lo scambiamo per la realtà assoluta. Quindi, una problematica come un problema d'ansia (ma vale veramente per qualsiasi tipo di difficoltà) si trasforma nel sé concettualizzato "io sono un ansioso" e non importa quante esperienze io faccia in cui non ho provato quell'ansia forte e spaventosa, io continuo a descrivermi verbalmente con "io sono un ansioso". La risposta dell'ACT al Sé concetualizzato è il Sé come contesto ovvero un punto di vista nuovo, talvolta mai sperimentato, in cui impariamo a osservare la nostra esperienza interna ed esterna dal punto di vista di un "osservatore partecipe".

gentile, compassionevole e curioso" della propria esperienza.

Ciò che l'ACT promuove è l'osservazione delle esperienze mentre esse avvengono, tramite uno sguardo attento e consapevole di autoriflessione della propria esperienza mentre avviene.

Mancanza di contatto con i propri valori

Con la mancanza di contatto con i propri valori si intende l'insieme di difficoltà legate all'individuazione di ciò che per il singolo individuo è importante e rende (rebbe) la propria vita significativa e ricca.

In sostanza, le persone che presentano difficoltà nel processo "Mancanza di contatto con i propri valori" hanno difficoltà a rispondere alla domanda: "cosa voglio dalla vita?" oppure "cosa è importante per me?" oppure "quali sono i miei valori?".

Con il termine valori nell'ACT si intende qualcosa di diverso dagli obiettivi personali, dalle aspirazioni concrete e dalla morale.

Potremmo definire i valori come “long-term desired qualities of life” (qualità della vita desiderate a lungo termine; Hayes et al., 2006).

I valori sono ciò che motiva le persone al cambiamento, ad affrontare momenti difficili. Le scelte difficili della nostra vita, spesso vengono fatte proprio facendoci guidare dai nostri valori. Spesso i valori sono mete finali, che guidano l’azione impegnata nella vita.

Possiamo avvicinarci ai nostri valori tramite insiemi di obiettivi, concreti, fattibili (workable, una delle parole chiave dell’ ACT) e praticabili.

L’ACT aiuta, quindi, le persone a chiarire a se stesse cos’è davvero importante per loro, che persone vogliono essere, cosa ha veramente significato e valore, e cosa vorrebbero realizzare nella vita.

Mancanza di attività e impegno per perseguire un valore personale

Il sesto pilastro dell’ Acceptance and Commitment Therapy è il processo che viene chiamato mancanza di

Attività e impegno per perseguire un valore personale. Con questa espressione si fa riferimento al fenomeno per cui anche quando riusciamo a diventare consapevoli dei nostri meccanismi dannosi, delle nostre fusioni, delle maschere che indossiamo e dei momenti di mindlessness, resta ancora una cosa importante da fare, e cioè impegnarsi per agire e per perseguire i propri valori.

Gli ostacoli più dannosi a tale impegno possono essere riassunti in due categorie di comportamenti: l'impulsività e l'evitamento persistente. Entrambi tali comportamenti portano a vivere una vita caratterizzata da restrizione delle attività e rigidità del repertorio comportamentale. Fare sempre le stesso cose, evitare sempre le stesse situazioni equivale a non fare.

La risposta dell'ACT risiede nel concetto di "azione impegnata": il termine è usato per definire l'azione personale guidata dai propri valori, prevede invece che

l'individuo "faccia i conti" con le proprie difficoltà e fragilità. In particolare è importante
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
14 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher karry di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Rovetto Francesco.