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L’evoluzione della scrittura e dei suoi strumenti e quella della letteratura procedono di pari passi: nelle
discipline umanistiche sono state spesso formulate delle ipotesi di collegamento profondo tra tipologia
scrittoria ed espressione, e ci si è spesso chiesti se il rapporto che lega il sistema di conoscenze e i suoi
supporti fosse di causa-effetto oppure di reciproca influenza.
Nel suo “Le gest et la parole” Leroi-Gourhan afferma che le forme della comunicazione hanno una natura
storica, quindi l’evoluzione della capacità cognitiva umana è collegata alla relazione tra tecnica manuale e
linguaggio (ci sarebbe quindi sincronia nello sviluppo di tecnica e linguaggio): la scrittura quindi non è
solamente un utensile utilizzato dall’uomo per trascrivere il linguaggio, è un qualcosa che modifica il
comportamento dell’uomo. Le riflessioni di Leroi-Gourhan contribuiscono a fondare lo studio sull’influenza
degli strumenti sull’attività umana da un punto di vista socioantropologico.
Nel corso degli anni sessanta e settanta del Novecento lo studio della tecnologia ha acquisito una sua
consistenza autonoma: è da una doppia tesi sulla rivelazione e insieme creazione della tecnologia a cui
prenderà spunto Harold Innis per i suoi studi sulle conseguenze psicologiche e sociali prima della scrittura e
poi della stampa. Per Innis infatti la comunicazione è la vera spina dorsale dei sistemi economici e
commerciali: è grazie al controllo sugli strumenti del comunicare che nascono e si consolidano oligopoli e
monopoli della produzione e distribuzione del sapere.
La Great divide theory rappresenta un insieme di teorie che identificano grandi momenti di rottura e
spartiacque nella storia della comunicazione (ad esempio oralità vs scrittura, computer vs stampa etc.). Per
comprendere al meglio questa “divide theory” è fondamentale la concezione evoluzionistica della
comunicazione di Hegel, il quale afferma che la scrittura alfabetica rappresenta lo stadio avanzato del
processo di sviluppo dello spirito, quindi la scrittura è istanza del progresso della comunicazione.
Riportando questo ragionamento al giorno d’oggi possiamo affermare che la comunicazione è avanzata
grazie all’apporto del computer.
In questo contesto Marshall McLuhan fu il primo a formulare due nuovi problemi riguardanti la
comunicazione:
- La necessità di un rapporto pratico e teorico fra didattica delle materie umanistiche e nuove
tecnologie;
- La competizione fra supporti della conoscenza.
La scuola di Toronto rappresenta una sorta di etichetta assegnata ad una schiera di studiosi che a partire dagli
anni cinquanta gravitavano nell’università canadese. Hanno fatto parte di questa scuola Harold Innis, Walter
Ong, Marshall McLuhan e tanti altri. La prima tesi della scuola di Toronto fu quella “alfabetocentrica” di
Havelock il quale afferma che mutamenti profondi avvennero in Grecia nel passaggio dalla cultura orale a
quella scritta e che la società moderna affonda le proprie radici in questa evoluzione nelle forme della
comunicazione, poiché senza l’alfabetizzazione greca non ci sarebbero state le materie di studio che ad oggi
caratterizzano le diverse società avanzate (scienza, storia, filosofia etc.) e le conseguenti invenzioni avutesi
dallo studio di quelle determinate materie.
Anna Morpungo però critica apertamente la teoria di Havelock perché ignorano i dati relativi alle scrittura
non alfabetiche del Mediterraneo antico, che comunque hanno contribuito allo sviluppo di un diverso tipo di
società. Quindi non può esserci sostanziale differenza fra “mente alfabetica” e “mente sillabica”.
Negli ultimi anni le ipotesi sui reperti e sulle testimonianze provenienti dal Medio Oriente hanno prodotto
una vasta eco anche all’interno della scuola di Toronto, ipotesi che parlano dell’origine della scrittura dal
calcolo. La teoria secondo cui la scrittura abbia origini burocratico-amministrative, commerciali e monetaria
suscita soprattutto due:
- È accertato che l’invenzione della scrittura sia avvenuta in più luoghi parallelamente e
indipendentemente (Cina, Mesopotamia, Balcani, Centro America);
- Le modalità e le applicazioni di questo sistema simbolico differiscono da cultura a cultura, da epoca
storica a epoca storia, da società a società.
Gli esperti di sumero e antico iranico hanno quindi teorizzato ipotesi deterministico-progressivo; secondo
Herrenschmidt infatti vi sono tre tappe storiche, intervallate da ventisei secoli ciascuna, nello sviluppo della
scrittura: scrittura linguistica, scrittura economico-monetaria e scrittura di rete (che utilizza come supporto la
rete, non il genere di scrittura in rete).
L’eredità della Great Divide Theory interessa anche la letteratura e la storia dei suoi strumenti di produzione
e diffusione. Il supporto di comunicazione struttura e in alcuni casi condiziona l’espressione/messaggio. Nel
nostro continente è grazie alla diffusione della carta che a partire dagli inizi del XIII secolo il roman
cavalleresco si evolse nel romanzo in prosa e fu l’invenzione della stampa a spazzare via i residui di auralità
delle culture precedenti e ad isolare il pensiero su una superficie scritta, lontana dall’interlocutore.
L’invenzione della stampa e la diffusione del libro favoriscono e assecondano l’alfabetizzazione e
l’emancipazione culturale, consolidando le funzioni amministrative e di controllo degli stati. Ong e
McLuhan furono i primi ad argomentare che la diffusione del libro stampato ha condizionato i processi di
elaborazione della conoscenza, poiché nel momento in cui si metteva a disposizione ad un numero crescente
di individui una certa conoscenza, indirettamente la si sottoponeva alla possibilità di una critica. La nascita
della coscienza critica è un fenomeno alla base della democrazia del libro.
Sono stati condotti numerosi studi sugli autori e sulle teorie promulgate dalla Scuola di Toronto. Sulla scia
delle vari teorie della trasformazione tecnologica, il computer è visto come il protagonista di una terza
rivoluzione. Questa terza rivoluzione però si differenzia dalle precedenti per due punti fondamentali:
- Il computer non è soltanto tecnologia della produzione, ma è anche tecnologia della composizione;
- Mentre la stampa e gli altri strumenti di registrazione privilegiano l’identificazione di un autore o
emittente, il documento elettronico genera un diverso rapporto con il destinatario grazie alla sua
malleabilità e interattività.
Capitolo 2. Breve storia della scrittura elettronica
Il fenomeno della comunicazione elettronica può essere riassunto in quattro fasi.
Prima fase: verso la fine degli anni settanta iniziano ad essere trasmesse le informazioni testuali in formato
elettronico grazie all’attivazione dei servizi di videotex e teletext nei maggiori paesi europei. L’utilizzo di
word processor (wp) ha come primi risvolti la facilità e la rapidità nelle fasi di stesura e revisione (grazie a
strumenti come il controllo ortografico etc.), l’alta flessibilità della pianificazione e l’incremento della
paragrafizzazione; al contrario, l’elevata attenzione al livello locale del testo produrrebbe una diminuzione
della riformulazione sintattica e una tendenza alla conservatività delle macrostrutture testuali, oltre alla
perdita di spessore e coerenza dell’impianto generale del testo. In questa fase tra gli scrittori si apre un fitto
dibattito sull’utilizzo o meno del computer per la scrittura: i pragmatici (Primo Levi, Francesca Sanvitale)
considerano il computer utile e semplicemente lo adoperano; gli spontanei (De Crescenzo, Eco) sono gli
entusiasti della nuova tecnologia; gli scettici (Calvino, Fortini) invece sono ancorati al passato e
preferiscono scrivere a mano o al massimo a macchina piuttosto che usare il pc; infine vi sono i “disertori”
del computer, che dopo aver utilizzato il computer per lungo periodo ne denunciano gli effetti collaterali.
Seconda fase: il computer si propone come alternativa alla carta e penna e alla macchina da scrivere.
Terza fase: si diffondono due tipi di letteratura digitale: dura e molle (teorizzata da Giovanni Nadiani). La
prima corrisponde al diffondersi delle basi di dati elettroniche non ipertestuali, come banche di dati e archivi
elettronici, mentre la seconda rappresenta l’utilizzo di massa del computer come strumento di elaborazione e
trattamento del documento scritto. Ci troviamo nel decennio 1980-90 e si inizia a teorizzare un legame tra
editoria, broadcasting e informatica, con la diffusione di nuovi modi per strutturare l’informazione scritta.
Quarta fase: è aperta dalle possibilità del software e della rete. Da un lato si hanno le varie tipologie di
scrittura collettiva e interattiva dove il testo rimane comunque al centro del sistema espressivo, dall’altro
abbiamo l’opera multimediale nata dalla fusione di suoni, immagini e testo. Nel campo della scrittura
creativa abbiamo la nascita degli ipertesti: un documento elettronico che supera le convenzioni di linearità
del testo a stampa mediante una serie di collegamenti fra una o più unità di informazione. I principi ispiratori
dell’idea di ipertesto sono essenzialmente sei:
- L’idea di interattività (agire con e nell’opera), si può estendere come potenzialità, come
collaborazione e partecipazione degli utenti e come capacità di reperire informazioni;
- L’idea di multisequenzialità o non linearità;
- L’idea di associazione, collage, incastro (libertà di composizione e ricombinazione dell’opera);
- L’idea di itinerario, viaggio;
- L’idea di processo;
- L’idea di apertura.
L’utilizzo dell’ipertesto, quindi la possibilità di stabilire link è ciò che distrugge l’interpretazione del testo, il
quale si usurerà prima del testo chiuso. La strutturazione ipertestuale delle informazioni e la moltiplicazione
dei link fanno sorgere alcuni problemi di fruizione:
- Il salto da un link all’altro può essere fatto dall’utente in modo casuale;
- Si diventa consapevoli del link solo dopo averlo attivato;
- Il salto può far dimenticare l’idea che lo aveva motivato;
- Spesso l’associazione ha senso solo per l’autore, ma non per il lettore;
- Le esigenze di effetto (utilizzo di video, audio etc.) possono prendere il sopravvento rispetto ai reali
bisogni di comprensione del lettore.
Una possibilità all’iperspecializzazione tecnologica individuale è l’opera collettiva.
La diffusione del cd-rom accresce le possibilità multimediali ed insieme alle enciclopedie arrivano le prime
opere creative. Questa fase porta ad una specializzazione