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SCELTA DELL'IMPIANTO
Quindi una delle domande che ci poniamo è: come scegliamo la
tipologia di impianto?
La scelta della varie tipologie talvolta è legata all'esperienza del
progettista (chiaramente). Tuttavia possiamo elencare alcune
caratteristiche "di base", in modo tale da facilitare la scelta a "l'uomo
della strada".
1)Tipologia dell'edificio:
-Spazi disponibili
-Nuova costruzione o ristrutturazione
2)Sito:
-Condizioni di progetto estive ed invernali (picchi)
-Umidità estiva
-Velocità del vento
-Irraggiamento solare
-Innevamento
-Normativa antincendio (ed energetica locale)
3)Requisiti e carichi degli ambienti interni:
-Carichi sensibili (apparecchiature e luci) e latenti
-Ventilazione minima necessaria
-Disposizione degli spazi delle zone
5)Disponibilità e costi degli approvvigionamenti energetici
6)Preferenze del cliente (i capricci insomma).
Ipotesi applicative:
Abbiamo un edificio che necessita di raffrescamento ma non
riscaldamento.
Alcune aree dell'edificio vengono usate 24 ore al giorno tutti i giorni,
altre solo dal lunedì al venerdi.
Il cliente indica che le spese di funzionamento sono più importanti di
quelle di costruzione.
Se un impianto non è in grado di garantire una determinata
prestazione "critica" va escluso anche se il punteggio complessivo può
essere buono.
Abbiamo questa matrice di supporto per la scelta:
In questa tabella abbiamo cinque voci dove si valuta l'efficacia nei vari
campi delle varie tipologie. Il punteggio relativo viene calcolato
moltiplicando la prestazione relativa per la importanza relativa.
RECUPERO DI CALORE
I recuperatori di calore hanno come obbiettivo quello di recuperare
l'energia posseduta dentro l'aria che viene espulsa all'esterno.
E' importante tener presente il grado igronometrico dell'aria, poichè
soprattutto in inverno, tendiamo a buttare all'esterno aria più calda
e più umida. Ne consegue che si ha un doppio vantaggio nel
recuperare energia dall'aria di uscita, poichè aumenta la temperatra
ed il grado igronometrico dell'aria in ingresso.
Strumenti di recupero:
HRV: Heat Recovery Ventilators, recuperano solo il calore.
ERV: Energy Recovery Ventilators, recuperano sia calore che
umidità.
Ad oggi tutti gli impianti sono provvisti di recuperatore di calore.
Recuperatore entalpico:
è un recuperatore energetico rotante, fatto con un pacchetto di
lamierini circolari disposti concentricamente in modo da fornare
tante "cannucce" concentriche. L'aria lambiesce il metallo, scaldando
la prima metà del recuperatore, che, girando, porta il calore alla
successiva metà trasmettendolo al fluido in ingresso. Uno dei
problemi è la "cross contamination" fenomeno dove l'aria di recupero,
se troppo inquinata, contamina quella in ingresso. Questa tipologia
riesce a recuperare sia il calore sensibile che il latente (ERV).
Recuperatore entalpico
Recuperatore con superfici fisse:
Il principio di funzionamento è lo stesso, l'unica differenza è che le
superfici dello scambiatore sono separate tra loro, quindi non ci sono
problemi di contaminazione.
Il problema di quest'ultima tipologia è: l'ingrombro e l'impossibilità
di recuperare l'umidità dall'aria di ricircolo.
Heat Pipe:
L'aria calda lambiesce l'estremità dell'evaporatore, dove il fluido
termovettore vaporizza. Il gradiente della pressione parziale di vapore
induce lo spostamento verso l'estremità del condensatore, dove il vapore
rilascia calore latente di condensazione.
A quel punto, il fluido condensato ritorna all'evaporatore dove viene
nuovamente vaporizzato, completando così il ciclo:
Ipotizziamo che il sole colpisca
la parete di una scatola piena
d'aria. I primi strati d'aria
(vicino alla parete), tendono a
scaldarsi, facendo innescare un
moto convettivo dal basso verso
l'alto (poichè la scaltola è chiusa).
Il fluido dentro l'heat pipe è progettato per eseguire un cambio di fase
durante questa transizione. Questa scelta provoca un cambio di massa
volumica molto più grande, facendo velocizzare il moto convettivo e
aumentando quindi
l'accumulo di energia immagazzinata dal
fluido termovettore.
L'heat pipe è vantaggioso
poichè non ha organi in
movimento, quindi: meno manutenzione
Anello liquido:
La quarta tipologia è il recuperatore ad anello liquido, in questo caso si
ha un fluido intermedio (una sorta di impianto secondario).
Vi due scambiatori di calore, uno sull'estrazione e uno sull'aria di
mandata, questi due scambiatori sono legati da un circuito munito di
pompa e vaso di espansione.
Nello schema si nota una valvola a tre vie, che serve per la
termoregolazione. Quest'ultima è quindi in grado di bypassare parte
dall'acqua (o in caso di necessità, tutta).
Il fatto di avere due scambiatori separati è utile poichè si evitano i
fenomeni di cross contamination. Problema: costi più elevati.
Efficienza negli scambiatori di calore:
ESERCIZIO 5 - UTA ESTATE
Una massa d'aria si trova a pressione ambiente ed il suo stato
termodinamico è individuato da una umidità relativa pari a 75% e
temperatura di bulbo secco pari a 30°C.
Determinare, analiticamente ed utilizzando il diagramma di Mollier (e
di Carrier):
-La pressione parziale dell'aria secca e del vapore;
-Il titolo del vapore;
-L'entalpia massica dell'aria umida.
Si determini l'energia per unità di massa che è necessario sottrarre e
fornire nelle batteria di raffreddamento e post-riscaldamento di un
ipotetico impianto di condizionamento per portare l'aria nelle
condizioni T=19°C e phi=50% tramite le trasformazioni ideali viste a
lezione (non si usi il fattore di by-pass della batteria fredda).
Dal Carrier:
Analiticamente: (la battezzo:
"la solita formula")
punto finale: tabulato, guardare T=19°C
(con la solita formula) schema riassuntivo della
trasformazione
Bilancio sulla batteria di raffreddamento e condensazione:
solita formula
tabulato
assumiamo che la temperatura dell'acqua condensata è T3
l'incidenza percentuale di trascurare la parte condensata è:
(Energia per unità di massa)
Riscaldamento sensibile:
ESERCIZIO 6 - UTA INVERNO
In un condensatore viene trattata, in regime invernale, aria prelevata
dall'ambiente esterno, le cui condizioni nominali sono: Te=3°C,
phi_e=50%.
Si vuole mantenere l'ambiente condizionato a Ti=20°C e temperatura
bulbo umido interno=14,5°C utilizzando una portata pari a 10000
m^3/h.
Sapendo che:
-le dispersioni in tali condizioni valgono 35 kW;
-Il carico termico interno è pari a 10 kW;
-Il carico igrometrico è nullo;
Determinare le potenze termiche scambiate nelle batterie di pre e post-
riscaldamento e la portata d'acqua che è necessario vaporizzare
(processo di umidificazione adiabatica)
isentalpica Non avendo gradi
igronometrici, dovremo
i lavorare in condizioni di
isotitolo (la verticale di M)
isentalpica "i-esima" da trovare
di conseguenza (con la solita formula):
essendo che:
solita formula =
si può quindi fare il bilancio sull'ambiente: no
vaporizzazione
dispersioni
generato ambiente
se non c'è scritto niente, questa
temperatura è di 20°C
potenza di pre-riscaldamento:
potenza post-riscaldamento:
portata di acqua: CICLI INVERSI A
COMPRESSIONE DI VAPORE
Per motivi di carattere tecnologico ed economico lo schema ed il ciclo
sono modificati rispetto al caso del ciclo di Carnot inverso ideale
La turbina, viene sostituita da
una valvola di laminazione,
dove l'espansione non avviene
più isentropicamente ma
isentalpicamente.
La compressione in presenza di vapore umido è sconsigliabile.
Le goccioline dentro al fluido frigorigeno possono reagire con il
lubrificante, con conseguente danno al compressore.
Il lavoro massico del compressore è legato da due aspetti, dal salto
pressione e dalla densità del fluido (sugli attriti ci possiamo fare ben
poco): P cond
P evap
Per aumentare la quantità di calore sottraibile a bassa temperatura
( Q2), bisogna svolgere un sottoraffreddamento del liquido
condensato, fino alla temperatura ambiente. In questo modo si riduce
l'entalpia di fine espansione.
Il ciclo inverso, assume tipicamente questo aspetto: Nota bene
La temperatura ambiente è
SEMPRE compresa tra
queste due rette parallele
Le energie scambiate nello svolgimento di questo ciclo sono:
Dove si può dire che, la potenza elettrica assorbita,
è proporzionale alla potenza meccanica (portata
del fluido per il lavoro massico)
Efficienze nei cicli inversi:
MACCHINE FRIGORIFERE AD ASSORBIMENTO
L'assorbitore è l'elemento che
permette al fluido
termovettore di assorbire
un'altra sostanza, ma cosa
succede dentro quest'ultimo?
Se prendiamo, per esempio,
una bottiglia di wiskey,
beviamo e la richiudiamo, e
dopo qualche anno andassimo
a riprenderla, assaggiandola
noteremmo che ha perso
alcolicità. Questo succede perchè, c'è una sostanza che evapora più
velocemente dell'altra (l'alcool, in questo caso).
L'idea di base è questa, pensiamo che dall'evaporatore arriva una certa
quantità di fluido frigorigeno (ipotizziamo NH3, ammoniaca). Essa
è facilmente solubile nell'acqua, quindi, facendole incontrare
nell'assorbitore, avviene l'assorbimento dell'ammoniaca nell'acqua.
Dopo che le due sostanze si miscelano completamente, avremo un
liquido che viene portato nel generatore tramite una pompa,
quest'ultimo fornendo calore separa nuovamente il fluido frigorigeno
dall'acqua.
In pratica: si è sostituito il compressore con l'assorbitore, la pompa ed il
generatore.
Tutto questo discorso è interessante dal punto di vista del COP:
Nell'assorbitore sarà necessario rimuovere il calore di condensazione
del vapore Qa con un refrigerante, e viceversa, nel generatore occorre
fornire il calore Qg necessario per consentire l'evaporazione.
Deduciamo quindi che il calore fornito nel generatore sarà più piccolo
del calore rimosso nel condensatore (il COP>1, se non è chiaro, si
pensi alla sua definizione, Coefficent Of Per