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MIN

Per Q > Q vi sono diseconomie di scala perché i CMT sono crescenti.

MIN

Per Q = Q non vi sono né economie di scala e né diseconomie di scala e si dice che si è

MIN

raggiunta la dimensione ottima minima (DOM) 42

Una curva di CMT ad “L” ha costi medi totali sempre decrescenti e quindi sempre

∀Q

economie di scala.

Quando la funzione di costo totale è subadditiva, per un’impresa monoprodotto (impresa

che produce un solo bene) vi sono sicuramente economie di scala ed è ottimale che vi

sia una sola impresa che produce piuttosto che una molteplicità di imprese => situazione

di monopolio naturale.

Graficamente tutte le volte in cui rappresentiamo un monopolio naturale, per

convenzione utilizziamo una curva CMT ad “L”.

Nel caso l’impresa sia multiprodotto, si possono “giustificare” posizioni di

→ monopolio naturale se sono presenti economie di scopo: C (X; Y) < C (X) + C (Y)

T T T

Dati 2 beni x e y vi sono economie di scopo se il costo totale associato alla produzione

congiunta in un’unica impresa di x e y è inferiore rispetto alla somma dei costi totali per

una produzione separata in 2 imprese.

In generale, la situazione di monopolio naturale va accertata di caso in caso ponendo

attenzione a:

Presenza di economie di scala e funzioni di costo subadditive

→ Presenza di economie di scopo

→ Dimensione della domanda: a seconda che la domanda (n° di consumatori) sia più

→ o meno grande si può avere o meno un monopolio naturale: es. con un CMT ad

“U” 43

D è una domanda piccola, che incrocia la curva CMT nel tratto decrescente => il

1

monopolio naturale è giustificato: meglio un solo operatore perché sfrutta le economie

di scala e assicura i CMT più bassi.

Per esempio, il progresso tecnologico/economico può spostare la domanda in D : è

2

ancora giustificata la presenza di un solo operatore? No, si possono avere i CMT più bassi

suddividendo la domanda tra più operatori piccoli.

26/03/18

3° fallimento: monopoli

Un equilibrio di monopolio non è efficiente in senso paretiano

→ Sotto alcune condizioni è preferibile il monopolio a strutture di mercato con più

→ imprese => monopoli naturali

Intervento pubblico (monopolio naturale):

Evitare entrata di altre imprese

→ Promuovere un’offerta adeguata

Due possibili mappe dell’intervento pubblico:

1. Distinzione tra produzione e finanziamento:

2. Definizione di mercati contendibili: un mercato è contendibile se esiste piena

libertà di entrata (e uscita) da parte delle imprese.

Presupposti:

Assenza di costi irrecuperabili (sunk cost) => non sono necessari altri costi

− di investimento per far funzionare l’impresa e nel caso di uscita

(fallimento) deve essere possibile recuperare gli investimenti

Non sono possibili pratiche predatorie (guerra dei prezzi) da parte delle

− imprese già esistenti => no ostacoli da parte dei concorrenti

Perfetta informazione: le condizioni di mercato sono note a tutti

− 44

Il mercato è contendibile.

Si può applicare il Teorema dei mercati contendibili:

“qualunque sia la struttura di mercato (il n° di imprese presenti) se il mercato è

contendibile, l’equilibrio che si raggiunge P*=CME (costo medio), ovvero π=0, come

nell’equilibrio di lungo periodo della concorrenza perfetta”

Quindi l’intervento pubblico in monopolio naturale dipende dalla contendibilità di quel

monopolio

A. Impresa pubblica:

L’obiettivo dell’impresa pubblica è massimizzare il benessere sociale

▪ e non il profitto

Il prezzo del servizio è fissato pari al costo marginale, come in

▪ concorrenza perfetta, raggiungendo l’efficienza paretiana

Monopolio naturale con impresa pubblica:

π=RT-CT

π=PQ-CMTxQ CMT=CT/Q

π*=P*Q*-CMT*Q* area di un rettangolo

π*<0

π*=Q*(P*-CMT*) Q*= base; (P*-CMT*) = altezza 45

Da un lato l’impresa pubblica massimizza il benessere collettivo

• Dall’altro è un’impresa in perdita: per sopravvivere la fiscalità generale ripiana le

• perdite: una parte delle tasse ripagano le perdite

La dimensione delle perdite dipende anche dal modo in cui l’impresa è gestita: in

• generale il manager pubblico ha pochi incentivi al contenimento dei costi

B. Regolamentazione

Di solito l’impresa è privata, ma i prezzi (le tariffe) sono fissati da un organo

• pubblico (autorità per l’energia, telecomunicazioni, trasporti)

Esistono 2 approcci:

1. Tradizionale: si basa sulla perfetta informazione

2. Moderno: si basa sulla presenza di asimmetria informativa

1) Tradizionale:

Il regolatore conosce la struttura dei costi del monopolista privato e decide

• di fissare i prezzi pari al:

Prezzo politico: P=C’ soluzione di first best (si raggiunge

▪ l’efficienza paretiana)

Prezzo pubblico: P*=CMT soluzione di second best (non si

▪ raggiunge l’efficienza ma il pareggio di bilancio)

Oltre al prezzo politico e al prezzo pubblico esistono altri modi per imporre le tariffe dei

monopoli naturali privati:

Tariffa discriminata: l’autorità richiede tariffe differenziate per diverse tipologie;

→ (es. prezzo pubblico per tutti tranne alcune categorie (poveri, anziani) a prezzo

politico)

Tariffa non lineare: si impone una tariffa in due parti (es. canone fisso che

→ solitamente copre i costi fissi + un prezzo a consumo) 46

Tariffa peak load: tariffe differenziate in base ai picchi di domanda (es. energia

→ elettrica meno costosa di notte)

2) Moderno:

Il regolatore non conosce perfettamente la struttura dei costi

• Esiste il fenomeno della cottura del regolatore: l’impresa ha incentivo a

• gonfiare i propri costi per ottenere tariffe più alte

Soluzioni:

2 principali tipologie di tariffe:

Cost plus: es. tasso di rendimento equo => i prezzi sono fissati pari al costo medio

− (stimato dal regolatore) a cui si aggiunge una percentuale, un tasso di profitto

ritenuto equo: P*=CMT+%X

Contratti incentivanti: es. price cap: P*=RPI-X RPI= indice dei prezzi al

− consumo (inflazione). Il regolatore fissa la dinamica dei prezzi per l’impresa: ogni

anno l’impresa può aumentare le proprie tariffe sulla base dell’inflazione da cui si

sottrae una piccola percentuale X. Il regolatore si limita a fissare X, sul

presupposto che tanto maggiore è X, tanto più l’impresa è incentivata a

contenere i costi nel tempo.

C. Concorrenza per il mercato (aste e appalti):

Attraverso meccanismi di asta, l’operatore pubblico assegna il diritto ad

− essere monopolista

L’idea è creare concorrenza, non nel mercato, ma per il mercato tra

− potenziali entranti

È possibile dimostrare che sotto l’ipotesi di mercati dei fattori (K e L)

− competitivi e sotto l’ipotesi di costi di collusione bassi => i meccanismi di

asta consentono di raggiungere l’equilibrio di second best: P*=CMT

D. Normativa antitrust (AGCM):

Attività di vigilanza e intervento per:

− Intese collusive

o Abusi di posizione dominante

o Concentrazioni: fusione, acquisizione

o

E. Privatizzazione e deregolamentazione: 47

Quando il mercato è contendibile, l’intervento pubblico si deve limitare a

− consentire, liberalizzare l’entrata di nuovi potenziali entranti

Esercizio 16 (cap 10 di micro)

Nella città di PM ci sono 10 case, ciascuna con una domanda di elettricità pari a q=50-P

La società elettrica è unica e ha una funzione di CT, CT=500+Q

a. Per evitare la perdita secca di interesse, quale prezzo imporre al monopolista?

Quali saranno le Q, P, π, SC?

Abbiamo bisogno della domanda aggregata

q= 50-P

Q= 10q

Q= 10(50-P)

Q =500-10P

D

Sono un regolatore, per evitare la perdita secca devo fissare il P=C’ come in

concorrenza perfetta (first best, prezzo politico)

CT=500+Q

CMT= CT/Q = 500/Q + 1

C’= ∂CT/∂Q

P=C’

(500-Q)/10 = 1

Q*= 490; P*=1

∏= P*Q*-CT*

∏=-500

SC= area sopra P*, sotto la funzione di domanda, a sinistra di Q*

SC= bh/2 = (Q*(50-1))/2 = 12005 48

b. Per evitare la perdita di profitto, quale prezzo imporre? Calcolare Q**, P**, SC, π

e la perdita secca

Il second best è il prezzo pubblico: P**= CMT => (500-Q)/10 = 500/Q+1

Risolvo rispetto a Q, ottengo 2 soluzioni:

Q =10,4 (troppo piccolo, non ci interessa)

1

Q =479,6 480

2

P=(500-Q**)/10 = (500-480)/10 = 2

∏**=P**Q**-CT** =-20 0

SC**= area sopra a P**, sotto la curva di domanda, a sinistra di Q**

SC**= bh/2 = (Q**(50-2))/2 = 12000

La perdita secca è la differenza tra SC*-SC**= 5

c. Immaginiamo che si voglia introdurre una tariffa in 2 parti (canoni + prezzi al

consumo) in modo che il canone copra tutti i costi fissi del monopolista. I

consumatori accettano tale tariffa?

CT= 500+Q

CF= 500

Numero consumatori (N): 10

CF/N= 500/10= 50 => canone fisso

Il prezzo al consumo sarà uguale al prezzo politico, ogni consumatore quindi paga

50+1 per ogni unità consumata.

Il SC nel caso di prezzo politico è 12005.

Con il canone è come se ciascun consumatore rinunciasse ad una parte di tale

surplus.

In aggregato la perdita di SC è 50(10)= 500 49

Il SC***= 12005-500 > 0

I consumatori accetteranno tale proposta

4° fallimento del mercato (ESTERNALITA’)

Definizione esternalità: un’azione di un produttore e/o di un consumatore che influisce

su altri produttori/consumatori senza che tale influenza si rifletta nel prezzo di mercato

Dato che le esternalità non si riflettono nel prezzo di mercato, si generano inefficienze.

Rappresentazione grafica:

• Esternalità negativa da produttore (acciaieria) a produttore

▪ (allevamento pesci)

Inizialmente l’acciaieria opera in concorrenza perfetta

▪ Sappiamo però che ogni unità di acciaio prodotta genera un’unità di

▪ esternalità negativa: l’inquinamento dell’acqua e la morte di un

certo numero di pesci

L’equilibrio di mercato (concorrenza perfetta) è il seguente:

Ogni unità di acciaio genera una unità di inquinamento. L’inquinamento in quanto

esternalità negativa produce un “danno sociale”, un costo per la collettività 50

Quindi rappresentiamo tale costo che chiamere

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Publisher
A.A. 2017-2018
117 pagine
4 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Pej di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia pubblica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Di Giacomo Marina.