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L'ECONOMIA INDUSTRIALE
Unità 1
A metà del XVIII secolo in Inghilterra neanche le menti più illuminate avrebbero potuto
immaginare che quei cambiamenti di forme di lavoro e di stili di vita che si stavano
verificando avrebbero portato alla rivoluzione industriale. La Francia, per esempio, non
aveva niente da invidiare ed era, per certi aspetti, più promettente per un eventuale futuro
sviluppo.
[nelle prime fasi dell'industrializzazione, quello che oggi ci pare evidente non lo era affatto].
La prima transizione verso un'economia industriale presupponeva:
- superamento feudalesimo
- disintegrazione comunità contadina
= condizioni favorevoli al rafforzamento del mercato e della competitività individuale.
Lo spazio per l'iniziativa cresce e si innesta su una penetrazione economica avviata
inizialmente, anche se in piccola parte, dal mercante-imprenditore in periodo
preindustriale.
Nacquero però nuovi imprenditori, provenienti dalla classe media, interessati
particolarmente alla produzione tessile. Essi assunsero il ruolo di innovatori dal
momento che elaboravano nuovi criteri organizzativi x le attività produttive e introdussero
pian piano nuove macchine.
Il contesto produttivo generale è sempre più caratterizzato da una crescente
competitività.
Le grandi manifatture e i mercanti imprenditori si dovevano confrontare con coloro che
stavano adottando nuove tecniche e nuovi sistemi organizzativi.
Secondo T. KEMP, fu l'incapacità delle forme industriali preesistenti e la scarsità di
certi fattori, che promettevano grandi ricompensa per chi avesse trovato una via
d'uscita, ad offrire lo stimolo essenziale agli imprenditori industriali dell'era pionieristica
che poterono inaugurare la rivoluzione industriale.
---> nuovo ordine di relazioni economiche e sociali (variazione dell'enviroment
sociale)
Si stava insomma sviluppando un nuovo stile tecnologico in molti settori, cioè un
insieme di tecnologie che diventa "normale" all'interno di una data cultura.
Mai in precedenza le ragioni della produzione e dell'economia erano state in grado
di rivoluzionare i valori economici e metaeconomici di una società, i quali si
traducono in una visione diversa delle relazioni sociali.
N.b. L'imprenditore e la fabbrica, anche se sono un po' i tradizionali protagonisti
della rivoluzione industriale, non possono identificarla totalmente, poiché essi sono
solo uno dei fattori di una complessa alchimia che poté essere vera forza propulsiva.
Non dobbiamo dimenticarci dei fattori sociali, soprattutto quello che si sono verificati in
epoca "protoindustriale": superamento della struttura comunitaria di antico regime,
forme associative che prevedevano l'organizzazione degli interessi economici.
Modernizzazione di tutte le componenti materiali ed immateriali della convivenza.
-Crescita demografica:
La popolazione, dopo gli andamenti alterni di inizio '700, verso gli anni '40 inizia una
crescita lenta (+0,15%) che si consolida all'inizio dell' Ottocento (+1%) e arriva ad un
massimo nel secondo decennio dell'Ottocento (+1,64%), mantenendosi poi a livelli
sostenuti per i rimanenti anni del secolo.
Questo poiché, anche se nel lungo periodo possiamo riscontrare complessivamente
un calo di natalità, si verifica in contemporanea un più incisivo calo di mortalità, che
scende di un circa 7% tra il 1980-90 (28,6 x1000) e il 1810-20 (21,1 x1000)
Questo avviene perché vi è un miglioramento significativo dello stile di vita grazie ad
una migliore alimentazione, sommata ai progressi della medicina e ad una maggiore
cultura dell'igiene personale e collettiva.
Da prendere in considerazione è la quantità di mano d'opera agricola che doveva
sfamare, oltre che se stessa, la restante fetta di popolazione: solo un 36,3% in Inghilterra (
che sosteneva circa un 64%), contro il 40 % di Francia e 44% di Olanda.
Solo in Inghilterra tra metà '700 e iniziò '800 vi fu un cambiamento strutturale per
quanto riguarda l'occupazione, dove gli occupati nel settore agricolo vennero superati
in numero dagli occupati nel settore industriale e la popolazione che viveva nei
centri urbani quasi pari a quella che viveva nelle campagna (48% pop.urb).
Ma il processo non era basato solo sulla diminuzione del settore primario (come impiegati)
in favore dell'aumento del secondario, ma il settore terziario ebbe, a fine XVIII secolo, un
espansione anche maggiore. = input diretto a supporto dell'attività economica e al
l'industrializzazione (aumento servizi e forze armate = miglioramento condizioni di vita)
eg. Aumento servizi commerciali e finanziari, aumento servizi di trasporti (canali,
strade nuove ecc)
Dal 1780 vi fu il punto di svolta che andava in contrasto con le previsioni Malthusiane
di insufficienza di derrate alimentari in rapporto all'aumento demografico, a seguito di in
graduale cambiamento dei fattori di produzione avvenuto nei decenni precedenti.
I consumi si muovevano però in ritardo rispetto al variare dei prezzi (in negativo) e con
tassi minimi che determinarono una crescita pro capite modesta e instabile prima del
1830.
Dall'ultimo quarto del XVIII secolo la produzione industriale segna una trend
particolarmente accentuato.
Il settore produttivo che più rapidamente si è industrializzato è il tessile, dotato opero
di situazione differenti: da una parte l'industria cotoniera ebbe una rapidissima e precoce
espansione, dall'altra l'industria della lana ebbe una crescita molto lenta.
Poi un'espansione rapida e consistente dell'industria siderurgica e dell'industria
pesante.
Gran parte della rivoluzione industriale inglese si è svolta ad un modesto livello di
meccanizzazione, ok, affiancato però da una forte cambiamento tecnologico,
dimostrato da un grandissimo incremento (da 10 a anche 80) del numero di brevetti
emessi in un anno.
N.b. La rivoluzione inglese non possiamo considerarla come prototipo di
industrializzazione che sarebbe poi avvenuta similmente negli altri paesi. C'è arrivò dopo
dovette intraprendere altre strade.
N.b2. Tutto è in progressione, permangono ancora elementi e situazioni del tutto
tradizionali, che vengono lentamente superati. È UNA COSA PIAN PIANO E NON
DALL'OGGI AL DOMANI.
Eg. La priorità di un tessile poco meccanizzato rispetto all'industria pesante.
L'ECONOMIA INDUSTRIALE UNITÀ 2
La cronologia della rivoluzione industriale è abbastanza consolidata e si colloca a metà
800, cioè quando tutti gli indicatori e i comportamenti ci testimoniano la presenza di
una società industriale che nel 1851 celebra se stessa con l'esposizione universale
del Cristal Palace di Londra.
È chiaro che però la collocazione temporale varia a seconda degli aspetti che si prendono
in considerazione.
-Coloro che considerano la rivoluzione industriale come fase culminante di un
lunghissimo processo di crescita nel quale ha via via preso forma una civiltà avanzata,
tendono a risalire fino al XVI secolo. Collocando nell'arco temporale in una società di
protoindustrializzazione che preannuncia l'avvento della società industriale.
- Coloro che tendono ed evidenziare i comportamenti di rottura con l'antico regime,
analizzando indicatori quantitativi, si trovano inevitabilmente proiettati nel XVIII secolo.
Per comune consenso si intende stabilire la data iniziare al 1760.
-- 1740 se si considerano molti fattori come popolazione, produzione, urbanizzazione,
redditi.
-- 1780 se si considera il PIL pro capite che passa da 0,5% all'1-1,5% mantenendosi a
questi livelli fino a metà '800
Seppure adottiamo una visione gradualistica, nel XVIII secolo si può identificare un
punto di svolta ed a senso parlare di "rivoluzione industriale" se con esso
intendiamo la fase iniziale del processo di industrializzazione.
Noi possiamo prendere in considerazione il periodo che va dal 1760 al 1850, durante
il quale i caratteri della società industriale assumono una valenza irreversibile.
In questo intervallo di tempo possiamo distinguere 3 sottoperiodi (a grandi linee):
1) fino al 1800: i caratteri della trasformazione prendono progressivamente corpo, pur
senza evidenti manifestazioni quantitative e strutturali.
2) 1800-1830: incidenza sulle strutture= forte incremento demografico, innalzamento tassi
di crescita, aumento produttività e produzione, nuovo assetto tecnologico, caduta dei
prezzi.
3) 1830-1850: affermazione dei settori produttivi come l'industria pesante; costruzione di
ferrovie, meccanizzazione accelerata, modifica positiva dei livelli dei consumi.
Interpretazioni: vedi appunti
In Inghilterra, insomma, hanno occasione di interagire fenomeni che erano prima
rimasti separati. Fu un'intera zone fortemente coesiva di più componenti all'interno di una
massa critica in movimento. interazione spaziale
• Seguendo il modello dell' " " di Pollard, il quale ci invita ad
abbandonare la classica visione generale, in quanto in quadro nazionale nasconde
differenze locali di grandissimo rilievo da cui dipendono i caratteri profondi di
cambiamento, possiamo trovare una fitta e complessa trama di spinte e
controspinte. Il fatto è che l'insieme di tutti questi piccoli fattori era concentrato in
modi significativi e addirittura cruciali. Quindi, secondo Pollard, la rivoluzione
industriale ha un carattere sicuramente regionale. Sembra che la rivoluzione
industriale basasse il suo procedere su basi diverse poiché ad ogni stadio vi era un
emergere di nuove risorse in aree diverse (talenti meccanici, forze lavoro, energie e
risorse di vari tipi) che permisero al processo di completare. Il territorio si dimostrava
pronto a contribuire a questo grande processo di cui era protagonista.
Il processo di industrializzazione trovava nutrimento nelle varie regioni con diverse
caratteristiche socio-economiche e culturali. Alcune furono particolarmente chiave
poiché ricche di risorse naturali, energia idraulica e posizionate lungo vie
strategiche di trasporto.
Queste regioni veramente propulsive non furono però più di una decina.
In particolare 2 aree: il Lancashire, considerato il distretto industriale classico, che
sperimentò l'effetto trainante dell'industria del cotone; lo Yorkshire, legato all'industria
della lana ma dotato di una struttura industriale sufficientemente varia.
Alcune regioni diedero il loro contributo temporaneo, dopo di che andarono in declino
poiché o si erano esaurite le fonti minerarie, o si trovavano ormai lontane dalle principali
vie di trasporto, oppure, ad un certo punto, non erano ab