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L'equilibrio della singola impresa
Per lo studio delle forme di mercato un concetto importante è la domanda dell'impresa, che descrive il rapporto che l'impresa ha con i suoi clienti; quindi, la relazione fra il prezzo che essa pratica e la quantità che riesce a vendere. Qui il punto di vista non è più quello dei consumatori, ma dell'impresa.
Per decidere quanto produrre, l'impresa ha bisogno di sapere quanti clienti manterrà se pratica un prezzo superiore o inferiore a quello dei rivali. Queste informazioni sono contenute nella funzione di domanda dell'impresa. Quantità elevate corrisponderanno, per ogni livello di prezzo, ad un numero di rivali bassi. L'impresa manterrà i clienti se i suoi prodotti sono anche diversi da quelli dei rivali.
Se l'impresa considerasse di aumentare il suo prezzo oltre p, anche di poco, tutti i consumatori la abbandonerebbero e la quantità venduta
crollerebbe a zero: la domanda della generica impresa i è nulla perCPp > p
. Quando l'impresa si allinea al prezzo dei concorrenti può vendere qualsiasi quantità prodotta poiché il mercato è in grado di assorbirla. Graficamente, la curva di domanda della generica impresa in concorrenza perfetta ha la forma di una "L".
Per la domanda della singola impresa utilizziamo la notazione minuscola d
. Questa forma è coerente con l'idea di perfetta omogeneità con i prodotti delle altre imprese e con il comportamento price taking, per il quale l'impresa non ha la possibilità di praticare un prezzo differente da quello che si stabilisce sul mercato (parte destra grafico).
L'equilibrio dell'impresa si ha dove la curva di domanda, d
, incontra la curva di offerta dell'impresa, Cma.iCP
. Dato il prezzo di mercato p
, l'impresa in concorrenza perfetta massimizza i profitti producendo laquantità CP per cui p = Cma. L’equilibrio della singola impresa nel breve periodo. iCP La quantità q assicura la massimizzazione dei profitti. Alzare anche di poco il prezzo annullerebbe le vendite. CP Abbassarlo al di sotto di p non sarebbe razionale perché CP l’impresa può vendere qualsiasi quantità al prezzo p. Partendo dalla definizione di profitto: π = RT – CT e dividendo per q, si ottiene il profitto unitario proprio come differenza fra prezzo e costo medio: π/q = RT/q – CT/q = p - Cme. Moltiplicando (p - Cme) per la quantita prodotta (q) si ottiene il profitto: π = (p – Cme) · p. Graficamente, il profitto è pari all’area del rettangolo che ha per lati, rispettivamente, (p - Cme) e q. Le imprese in concorrenza perfetta, nel breve periodo, possono conseguire profitti economici positivi, profitti non difendibili nel lungo periodo. CP PL’offerta nel lungo periodo e l’equilibrio L’equilibrio delmercato→ La presenza di profitti economici positivi induce le nuove imprese ad entrare nel mercato, causando un aumento del numero di imprese presenti sul mercato. → L'offerta S aumenta e determina una riduzione del prezzo di mercato (S S ).0 1 Con la riduzione del prezzo si esauriscono anche le opportunità di profitto. L'entrata continua fino a quando le opportunità di profitto non si azzerano, ovvero quando il prezzo raggiunge i costi medi e quindi il profitto unitario è pari a zero. → L'equilibrio della singola impresa Nel lungo periodo il prezzo tende a ridursi per effetto dell'entrata di nuove imprese; questo erode totalmente gli spazi per ottenere profitti positivi. Le imprese cercano di contrastare questa erosione riducendo i costi, sfruttando le economie di scala e portandosi nel punto di minimo della curva dei costi medi di lungo. Questo tentativo non riesce, in quanto, non appena nuove prospettive di profitto si riaprono, altre imprese.
sono le seguenti: - Il prezzo di equilibrio è uguale al costo medio a lungo termine. - L'impresa opera al minimo dei costi medi. - L'offerta è perfettamente elastica nel lungo periodo, quindi aumenti o diminuzioni della domanda non influenzano il prezzo. - Le diminuzioni di prezzo nel lungo periodo sono possibili solo se si riduce il livello minimo delle curve dei costi medi. - Le innovazioni tecnologiche di processo possono avere effetti positivi sui costi e sul prezzo nel lungo periodo.L'equilibrio di un mercato in concorrenza perfetta, con l'entrata di nuove imprese, spinge la produzione fino al punto di minimo della curva dei costi medi. Questo fa sì che il prezzo sia al minimo livello possibile; cioè raggiunge più basso compatibile con il mantenimento della produzione. Inoltre, le imprese non fanno profitti in eccesso rispetto a impieghi alternativi dei fattori. Queste caratteristiche fanno dell'equilibrio di concorrenza un paradigma di efficienza e ottimalità. L'efficienza è data dalla pressione concorrenziale che agisce sull'impresa tramite il mercato. Le imprese per non andare incontro al fallimento sanno che devono mantenere un comportamento di price taker. Il prezzo è cruciale, sul quale l'impresa fonda le sue decisioni di produzione e vendita. Questo prezzo si determina dall'incontro fra domanda e offerta del mercato ed è il risultato di un'azione collettiva. Il surplus
del produttore (SP) La misura del surplus del produttore è data dalla differenza fra ricavi totali e costi variabili. I costi variabili sono costituiti dall'area sottesa alla curva di costi marginali; i ricavi totali sono dati dal prezzo moltiplicato per la quantità prodotta. Quindi il surplus del produttore è l'area compresa tra la curva di offerta dell'impresa e il prezzo di mercato; l'area è costituita dalla somma dei profitti e dai costi fissi. SP misura il beneficio monetario netto di cui i produttori godono offrendo un bene a un prezzo dato. → SP può essere visto nel seguente modo: SP = RT - CT = (RT/q) · q = (p - CVme) · q Il Surplus è quindi parialla differenza fra prezzo e costi variabili medi, moltiplicata per la quantità offerta. Il Surplus è positivo nel breve periodo quando i CVme sono inferiori al prezzo di vendita, il quale sulla curva di offerta è pari al costo marginale.
Quindi l'impresa rimane sul mercato quando il costo marginale è superiore al costo variabile medio. Il surplus del produttore nel lungo periodo si ricava allo stesso modo ma, mentre nel breve l'impresa può operare anche in perdita se riesce a ripagare i costi fissi in parte, nel lungo periodo non si continua a produrre se i profitti sono negativi, in quanto i costi fissi possono essere azzerati chiudendo l'impresa. Il surplus deve essere sufficiente a coprire tutti i costi fissi. Il SP nel lungo periodo è esattamente pari ai costi fissi. Il surplus aggregato dei produttori e il benessere sociale. Siamo in grado di costruire una misura del benessere aggregato che i produttori, nel complesso, ricavano dalla partecipazione allo scambio si tratta di sommare tutti i loro surplus, ottenendo il surplus aggregato dei produttori. Questo è uguale, nel breve periodo, alla differenza fra i ricavi totali complessivamente realizzati dalle imprese sul.mercato e la somma dei loro costi medi variabili; nell'equilibrio di lungo periodo, il surplus dei produttori è pari ai costi degli impianti di tutte le imprese che partecipano alla produzione.Il SP è costituito dall'area colorata, ottenuta come differenza frala spesa totale del mercato, p · Q e l-area sottesa dalla curva diofferta, con la quale identifichiamo la totalità dei costi variabilisopportati dalle imprese.Nella stessa figura abbiamo rappresentato anche il surplus deiconsumatori (SC).Una misura immediata del benessere sociale, W, che si genera inseguito allo scambio è la somma del surplus dei consumatori e dei produttori W = SC + SP.Alcune applicazioni Imposta fissa sulle attività produttive Ipotizziamo che l'impresa sti conseguendo profitti pari a 400€.Viene applicata un'imposta fissa, da parte del governo, pari a 500€.Essendo l'imposta fisa indipendente dal livello di produzione, la
soddisfare l'intero mercato. In un monopolio, l'impresa ha il potere di determinare il prezzo del bene o del servizio offerto, poiché non ha concorrenti diretti. Il monopolio può essere creato attraverso diverse modalità, come ad esempio l'acquisizione di tutte le altre imprese concorrenti o l'ottenimento di diritti esclusivi da parte dello Stato. Uno dei principali problemi del monopolio è che l'impresa può sfruttare il suo potere di mercato per aumentare i prezzi e ottenere profitti elevati a discapito dei consumatori. Questo può portare a una riduzione del benessere sociale e a una distribuzione non equa delle risorse. Per regolare il potere di mercato del monopolio, gli Stati possono intervenire attraverso la legislazione antitrust, che mira a prevenire pratiche anticoncorrenziali e promuovere la concorrenza nel mercato. Un altro strumento utilizzato per regolare il monopolio è l'imposizione di tasse o imposte sulle vendite. Queste imposte possono essere proporzionali al valore delle vendite e rappresentano una forma di imposta indiretta. Un esempio di questo tipo di imposta è l'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto). L'IVA crea una differenza tra il prezzo pagato dal consumatore e il prezzo percepito dal produttore. I consumatori sono interessati al prezzo lordo, mentre l'impresa è interessata al prezzo netto. L'imposizione dell'IVA può influenzare la produzione e il prezzo del bene, riducendo sia la quantità prodotta che il surplus del consumatore, ma aumentando il prelievo fiscale. In conclusione, il monopolio è una forma di mercato caratterizzata dalla presenza di una sola impresa. Per regolare il potere di mercato del monopolio, gli Stati possono intervenire attraverso la legislazione antitrust e l'imposizione di tasse o imposte sulle vendite come l'IVA.Il quale non esistono sostituti perfetti. Il monopolista non ha concorrenti né un prezzo di mercato da rispettare ma è l'impresa stessa a fissare il prezzo di mercato; quindi, l'impresa diventa price maker (prima price taker). Diversi tipi di monopolio: - Monopolio delle risorse: una sola impresa detiene una risorsa chiave; - Monopolio legale: una sola impresa detiene il diritto esclusivo di produzione di un bene; - Monopolio naturale: una sola impresa è in grado di fornire all'intero mercato un bene o un servizio a costi più bassi di quelli che affronterebbero due o più imprese. Le ragioni del monopolio: Il monopolio esiste solo perché la presenza di barriere impedisce l'entrata di nuove imprese: 1) Conoscenza esclusiva della tecnologia