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FC FC Q
CURVA TC:
La distanza verticale tra la curva VC e la curva TC è sempre pari a FC, dal momento che
quando non si produce nulla il costo totale coincide con il costo fisso. Ciò implica che la curva
TC è parallela alla curva VC e si trova a FC unità di distanza.
41
10.2.2 ALTRI COSTI DI BREVE PERIODO
COSTO MEDIO FISSO (AFC ): costo fisso diviso la quantità di output.
Q1
Il costo medio fisso per produrre il livello Q è dato da:
1
AFC = FC/Q = rk /Q
Q1 1 0 1
COSTO MEDIO VARIABILE (AVC ): costo variabile diviso la quantità di output.
Q1
Il costo medio variabile per produrre il livello di output Q è dato da:
1
AVC = VC /Q = wL /Q
Q1 Q1 1 1 1
COSTO MEDIO TOTALE (ATC ): costo totale diviso la quantità di output.
Q1 ATC = AFC + AVC
Q1 Q1 Q1
COSTO MARGINALE (MC ): variazione nel costo totale che deriva dalla produzione di
Q1
un’unità addizionale di output.
Dal momento che il costo fisso non varia al variare del livello di output, quando si producono
ΔQ unità aggiuntive di output, la variazione del costo totale corrisponde a quella che si
verifica nel costo variabile.
10.2.3 RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLE CURVE DEI COSTI MEDI DI BREVE PERIODO 42
La curva di COSTO MEDIO TOTALE e quella di COSTO MEDIO FISSO diminuiscono sempre
all’aumentare della quantità prodotta -> sono decrescenti su tutto l’intervallo (più produco,
meglio è per distribuire i costi sull’output)
La curva di COSTO MEDIO VARIABILE presenta un punto di minimo oltre il quale ricomincia
a crescere (non è detto che l’aumento degli output sia un bene)
E’, dunque, necessario introdurre il COSTO MARIGINALE per comprendere quale sia il costo
ottimale, infatti l’aggiunta di un’unità di input potrebbe non essere una scelta vantaggiosa.
La curva di COSTO MARGINALE può essere interpretato come la pendenza della curva del
costo totale in corrispondenza di un determinato livello di output e della curva del costo
variabile.
La pendenza della curva di COSTO TOTALE diminuisce all’aumentare dell’output fino ad un
determinato livello Q , mentre è sempre crescente per quantità maggiori.
1
MC interseca la curva ATC e AVC nel loro punto minimo e ambedue presentano la seguente
proprietà: quando il costo marginale è inferiore al costo medio (totale o variabile), il costo
medio si riduce all’aumentare dell’output; quando il costo marginale è maggiore del costo
medio, il costo medio aumenta all’aumentare dell’output.
Curve di costo marginale, costo totale, costo medio variabile e costo medio fisso:
43
10.5 I COSTI NEL LUNGO PERIODO
10.5.1 SCEGLIERE LA COMBINAZIONE OTTIMALE DEGLI OUTPUT
L’obiettivo della maggior parte dei produttori è quello di ottenere un determinato livello di
output di una certa qualità al minor costo possibile. In modo equivalente, si può dire che il
produttore vuole ottenere la massimo quantità possibile di output, dato un determinato
livello di spesa per gli input.
Precedentemente abbiamo detto che, parlando di produzione, l’isoquanto rappresenta
tutte le possibili combinazioni di fattori produttivi variabili che consentono di ottenere un
determinato livello di output. L’equivalente, parlando di costi, è l’ISOCOSTO: individua tutte
le combinazioni di input che generano un dato livello di costo.
Ad esempio, quali combinazioni di fattori si possono ottenere con una spesa complessiva di
C = 200 €/giorno, impegnando solo due input, K e L, i cui prezzi sono r = 2 e w = 4?
La pendenza dell’isocosto è data dal rapporto, preso con segno negativo, tra i prezzi dei
fattori, cioè –(w/r) e misura il prezzo relativo del lavoro rispetto al capitale.
L’impresa che intende massimizzare l’output ad un dato costo, deve risolvere un problema
di ottimizzazione simile a quello relativo alla scelta del paniere ottimo del consumatore.
In termini grafici, per identificare l’output massimo che può essere prodotto a un dato costo
per l’impresa, si sovrappone l’isocosto alla mappa degli isoquanti. Il punto di tangenza (K*,
L*) è la combinazione degli input che genera il massimo output possibile (Q ) per un dato
0
livello di costi C. 44
Per identificare, invece, il livello minimo di spesa per un dato livello di produzione (Q ), si
0
sovrappone ad un isoquanto specifico la mappa degli isocosti corrispondenti ai diversi livelli
di costo. La combinazione di fattori che minimizza i costi (K*, L*) corrisponde al punto di
tangenza tra un isocosto e lo specifico isoquanto (Q ).
0
45
In entrambi i casi, sia che si proceda attraverso la massimizzazione dell’output, sia attraverso
la minimizzazione dei costi, in generale la condizione di ottimo per una soluzione cosiddetta
“interna” implica:
MP = output addizionale che si ottiene utilizzando un’unità aggiuntiva di L in corrispondenza
L
del punto di minimo costo.
10.5.2 RAPPORTO TRA SCELTA OTTIMALE DEI FATTORI E COSTI DI LUNGO PERIODO
Se il periodo di aggiustamento è sufficientemente lungo, l’impresa può sempre acquistare
combinazioni di input che minimizzino i costi in corrispondenza di determinati livelli del
prodotto e dei prezzi relativi.
La curva EE mostra il SENTIERO DI ESPANSIONE DELL’OUTPUT, cioè l’insieme di tutte le
combinazioni di fattori che minimizzano i costi per un dato rapporto w/r tra i prezzi degli
input.
Per passare dal sentiero di espansione dell’output di lungo periodo alla curva del costo totale
di lungo periodo è sufficiente riportare graficamente in una nuova figura le coppie rilevanti
di Q e TC. Il risultato è la curva indicata con LTC. Essa passa sempre per l’origine, dal
momento che l’impresa ha sempre la possibilità di cessare l’attività e liquidare tutti i propri
input. 46
Le curve del costo medio di lungo periodo e del costo marginale di lungo periodo derivano
dalla curva di costo totale di lungo periodo:
COSTO MARGINALE DI LUNGO PERIODO (LMC ): costo che l’impresa deve sostenere nel
Q
lungo periodo per espandere la sua produzione di un’unità
LMC = ΔLTC /ΔQ
Q Q
Geometricamente LMC rappresenta la pendenza della curva LTC.
Q
COSTO MEDIO DI LUNGO PERIODO (LAC ): rapporto tra costo totale di lungo periodo e
Q
quantità di output. LAC = LTC /Q
Q Q
LE CURVE LTC, LAC E LMC E I RENDIMENTI DI SCALA
Le curve di costo totale di lungo periodo, di costo marginale di lungo periodo e di costo
medio di lungo periodo dipendono dai rendimenti di scala della funzione di produzione.
RENDIMENTI DI SCALA COSTANTI: (a) il costo totale di lungo periodo è strettamente
proporzionale all’output, (b) il costo marginale e il costo medio di lungo periodo sono
costanti e coincidono.
47 RENDIMENTI DI SCALA DECRSCENTI: tutti i costi presentano un incremento più che
proporzionale rispetto all’output.
RENDIMENTI DI SCALA CRESCENTI: i costi si riducono in misura proporzionale rispetto
all’aumento dell’output. 48
10.6 I COSTI DI LUNGO PERIODO E LA STRUTTURA DI INDUSTRIA
La struttura di industria è fortemente influenzata dai costi di lungo periodo, in quanto la
sopravvivenza di un’impresa, data la tecnologia, dipende dalla sua capacità di ridurre al
minimo i costi totali di produzione nel lungo periodo.
Quando la curva di costo medio di lungo periodo (LAC) ha pendenza negativa per tutti i livelli
di output (ha valori decrescenti), i costi sono minimi e vi sarà tendenzialmente una sola
impresa che serve tutto il mercato -> MONOPOLIO NATURALE.
Se due imprese cercassero di operare in questa industria, ciascuna producendo una parte di
output richiesto, avrebbero entrambe costi medi più elevati di quelli che sopporterebbe una
sola impresa servendo l’intero mercato. L’impresa che riesce ad ottenere la dimensione
maggiore conseguirà un vantaggio in termini di costo che le permetterà di eliminare
l’impresa rivale.
49 Capitolo 11 – La concorrenza perfetta
11.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO
L’obiettivo principale dell’impresa è massimizzare il profitto.
Cos’è il profitto?
Il profitto economico è la differenza tra i ricavi totali e i costi totali, dove i costi totali
comprendono tutti i costi, sostenuti implicitamente ed esplicitamente, per l’uso delle risorse
impiegate dall’impresa.
Per predire come si comporterà un agente economico in determinate circostanze, è
necessario formulare delle ipotesi circa i suoi obiettivi. Come detto prima, l’obiettivo
principale dell’impresa è massimizzare il profitto.
Nb. È importante distinguere tra profitto contabile e profitto economico, che non sono la
stessa cosa. Infatti, il profitto contabile è la differenza tra i ricavi totali e i costi sostenuti
esplicitamente, mentre il profitto economico è la differenza tra i ricavi totali e i costi
sostenuti esplicitamente e implicitamente.
11.3 LE QUATTRO CONDIZIONI DELLA CONCORRENZA PERFETTA
Per dire quando produce un’impresa concorrenziale, si è sviluppata la TEORIA DELLA
CONCORRENZA PERFETTA.
Le condizioni che definiscono un mercato perfettamente concorrenziale sono quattro:
Le imprese vendono in modo omogeneo: in concorrenza perfetta, il bene venduto da
un’impresa è un perfetto sostituto dei beni venduti da tutte le altre. Tale condizione
è soddisfatta raramente (o mai);
Le imprese assumono come dato il prezzo di mercato, sono cioè price-taker: ogni
impresa crede di non poter influenzare il prezzo di mercato facendo la propria
produzione;
I fattori produttivi sono perfettamente mobili nel lungo periodo;
Le imprese e i consumatori dispongono di informazione perfetta.
Il modello di concorrenza perfetta, fornendo previsioni più o meno precise in base alle
condizioni, può offrirci spiegazioni interessanti, se interpretato con sufficiente attenzione.
11.4 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO
I ricavi di un’impresa in un mercato concorrenziale, che quindi assume il prezzo come dato,
sono dati da: 50
P = prezzo unitario
Q = numero vendite (che è un numero pari a 0 o positivo, quindi è una retta che parte
dall’origine con pendenza pari al prezzo unitario)
In concorrenza perfetta (perfect competition) ricavo medio e prezzo coincidono.
π
Il profitto economico, indicato con , è dato da:
Q
Quando il profitto economico è positivo, si ha un utile, e quando è negativo, si ha una
perdita.
51
Quando l’impresa non prod