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PROBLEMATICHE MACROECONOMICHE
Si occupa di un sistema economico nel suo complesso, della domanda aggregata (spesa totale realizzata nell’economia da parte dei
consumatori, dello stato o delle imprese che acquistano capitale produttivo o materie prime) e dall’offerta aggregata (intera
produzione di beni e servizi da parte dell’economia). Studia la determinazione della produzione nazionale e la sua crescita nel tempo.
Le difficoltà macroeconomiche sono legate all’equilibrio fra domanda e offerta aggregata. Se la domanda è troppo elevata rispetto
all’offerta si ha l’inflazione (aumento livello prezzi) o disavanzi bilancia commerciale (più importazioni rispetto alle esportazioni).
Una domanda troppo bassa provoca una recessione (calo di produzione) o disoccupazione. La macroeconomia si occupa anche della
politica di domanda e offerta; prospettiva più ampia. Gli obiettivi macroeconomici sono la crescita economica (lo stato cerca di
raggiungere un alto tasso di crescita economica nel lungo periodo, una crescita persistente negli anni che non sia solo un fenomeno
temporaneo), ridurre la disoccupazione (il tasso più basso possibile perché lo spreco di risorse è un costo rilevante), ridurre il tasso di
inflazione (perché porta all’aumento dei prezzi nell’economia; il governo cerca di tenerla bassa perché è più facile prendere
decisioni), bilancia dei pagamenti (regista tutte le transizioni fra un paese e il resto del mondo. Esse danno luogo a passività –
pagamenti effettuati da altri paesi – o attività – entrate da altri paesi - ), deficit bilancia pagamenti (ridotta disponibilità soldi esteri;
l’autorità centrale deve coprire questa riduzione o prendere soldi in prestito all’estero o le riserve dalla banca centrale. La prima
soluzione è l’aumentare del debito estero, la seconda è che si riducono le riserve), diminuzione tasso cambio (il tasso di cambio è
uguale al prezzo al quale una moneta viene scambiata con un’altra. Se non si fa nulla per correggere il disavanzo della bilancia il
pagamento del tasso di cambio varia sul mercato).
FLUSSO CIRCOLARE DI REDDITO
Per raggiungere i 4 obiettivi alcuni possono essere compromessi. Gli obiettivi sono legati alla domanda aggregata (YD). Essa si
compone di 4 elementi: consumo famiglie (C), investimenti imprese (I), spesa pubblica (G), esportazioni (X). Il settore privato è
formato da imprese e famiglie. Le imprese producono beni e servizi e domandano lavoro e altro alle famiglie. Le famiglie consumano
beni e servizi e offrono lavoro e altri fattori della produzione.
Le imprese pagano alle famiglie salari e stipendi, dividendi, interessi, rendite. Questi pagamenti sono il corrispettivo dei servizi dei
fattori prodotti forniti dalle famiglie. A SX la moneta circola dalle imprese alle famiglie sottoforma di retribuzione dei fattori
produttivi. A DX le famiglie pagano all’impresa il valore dei beni e dei servizi acquistati. Non tutto il reddito passa dal flusso
ristretto: ci sono prelievi (solo una parte dei redditi delle famiglie è spesa per i beni, il resto esce dal flusso ristretto. Solo una parte
dei redditi generati dalle imprese va alle famiglie, il resto esce dal flusso ristretto con il risparmio netto, ovvero il reddito che le
famiglie decidono di non spendere oggi, i soldi depositati nelle banche. Esso è uguale al risparmio – il pagamento alle banche per
mutuo. Ci sono poi le imposte nette, per pagare le imposte si tolgono soldi al flusso ristretto, sono il flusso netto di manovra che lo
stato paga a imprese e famiglie. Le importazioni, parte del reddito speso per acquistare prodotti importati. PRELIEVI TOT: S + T +
M) e immissioni (parte della domanda dei prodotti delle imprese proviene da fonti esterne al flusso ristretto del reddito. Ci sono gli
investimenti, ovvero i soldi spesi da imprese per acquistare impianti, la spesa pubblica, ovvero la spesa dello stato per i beni o servizi
prodotti dalle imprese, le esportazioni, se i non residenti acquistano beni e servizi della nostra economia immettono moneta nel flusso
ristretto. IMMISSIONI TOT: I + G + X). C’è una relazione fra immissioni e prelievi: un’economia è in equilibrio se IMM = PREL,
cioè S + T + M = I + G +X. Se le immissioni sono più dei prelievi il reddito nazionale aumenta, la disoccupazione diminuisce,
l’inflazione aumenta, l’importazione aumenta, l’esportazione diminuisce. Sennò vale il contrario.
Reddito di un’economia: l’economia può essere individuata secondo il criterio della territorialità. Il prodotto di un’economia è dato
dal valore di tutti i beni e servizi finali prodotti dall’economia considerata in un certo periodo di tempo. Se l’economia produce N
prodotti finali, la cui quantità è rappresentata da q e il prezzo da p, il prodotto dell’economia è: Y = p1 q1 + p2 q2 + … + pn qn = ∑
pi qi i = 1…n. un altro metodo per calcolarlo è quello del valore aggiunto (la differenza del valore del bene fra inizio e fine stadio
di produzione considerato. La produzione economica è la somma del valore aggiunto relativo a ciascuno stadio produttivo necessario
per ciascun prodotto; coincide con la somma dei redditi percepiti individualmente come compenso per aver partecipato al processo
produttivo. Un altro metodo è il calcolo prodotto dall’economia a prezzi costanti: si sceglie un anno base e si prende il corrispettivo
vettore dei prezzi che viene utilizzato per calcolare il valore delle quantità prodotte dei diversi beni nei diversi periodi considerati. Le
variazioni del prodotto dell’economia sono dovute solo a una variazione di quantità. Per calcolare il prodotto al costo dei fattori
bisogna tener conto del saldo netto fra imposte indirette pagate dalle imprese e sussidi ricevuti. Il prodotto è uguale ai prezzi di
mercato + imposte indirette – sussidi.
Crescita effettiva vs. crescita potenziale: 1) viene misurata dal tasso di crescita percentuale annuo del reddito nazionale. 2) viene
misurato dal tasso di crescita massimo a cui l’economia può crescere, è l’incremento percentuale annuo della capacità produttiva
dell’economia. Il reddito nazionale non può oltrepassare il livello del prodotto potenziale. I fattori che contribuiscono alla crescita
economica potenziale sono: maggiori risorse, maggiore efficienza con cui queste vengono utilizzate. Se il tasso di crescita potenziale
eccede il tasso di crescita effettivo ci sono delle capacità produttive inutilizzate, una maggiore disoccupazione che coincide con un
divario crescente fra produttività potenziale e produttività effettiva. Per colmare tale divario il tasso di crescita effettivo deve essere
maggiore del tasso di crescita potenziale. Comunque nel breve periodo si deve assicurare che la crescita effettiva sia tale da
mantenere il prodotto effettivo e il più vicino possibile al prodotto potenziale; nel lungo periodo si deve individuare le determinanti
del tasso di crescita potenziale dell’economia.
La crescita economica nelle fasi del ciclo economico: la crescita del prodotto potenziale è più stabile della crescita del prodotto
effettivo (che tende a fluttuare). Si ha infatti il ciclo economico con la ripresa (un’economia stagnante inizia a riprendersi e si ha una
crescita della produzione effettiva), l’espansione (un boom, si ha una rapida crescita economica, un maggiore utilizzo delle risorse,
un minor divario fra produzione potenziale e effettiva), il rallentamento (alla fine del boom la crescita rallenta), la recessione
(crescita nulla o negativa). Il ciclo economico nella realtà: l’andamento del prodotto nazionale effettivo è rappresentato da una
curva regolare e continua nel tempo. In pratica però i cicli economici sono molto irregolari per la durata delle fasi (alcune lunghe e
altre no) e per la loro dimensione (talvolta il tasso di crescita aumenta molto, talvolta si ha la recessione, altre volte una semplice
pausa). Cause crescita effettiva: una variazione del tasso di crescita effettiva nel breve periodo coincide con una variazione della
crescita di domanda aggregata. Se la domanda aumenta rapidamente si ha un eccesso di domanda e le imprese sono incentivate ad
aumentare la produzione. Se c’è un calo di domanda ci sono più scorte e le imprese producono meno. Nel breve periodo la domanda
aggregata e la produzione effettiva vanno nella stessa direzione. Se c’è un boom si ha un aumento di domanda aggregata, la
recessione è minore della domanda aggregata; un rapido aumento della domanda aggregata non assicura una crescita elevata per un
certo numero di anni: se non c’è parallelismo fra espansione e output potenziale finisce la crescita della produzione effettiva.
Comunque il tasso di crescita del prodotto effettivo non può superare il tasso di crescita del produttore potenziale. La crescita
effettiva, nel 1 periodo, è dovuta all’aumento della domanda aggregata e all’aumento del prodotto potenziale. Esso aumenta in misura
uguale all’investimento realizzato nell’ultimo periodo. Il tasso di crescita del prodotto potenziale dipende dal rapporto capitale /
prodotto (k). Se tale rapporto è costante allora lo è anche il suo rapporto incrementale: K = ΔK / ΔY. La crescita potenziale dipende
anche dalla proporzione del reddito nazionale che viene investita (i = I / Y) che è uguale alla proporzione del reddito nazionale che
viene risparmiata (S = S / Y). Il tasso di crescita è g = i/k = s/k.
Il tasso di investimento è determinato dal grado di fiducia degli operatori sull’andamento futuro della domanda per i loro prodotti,
della redditività dell’impresa, dal regime fiscale, dal tasso di crescita dell’economia, dai tassi di interesse. Nel 1 periodo
l’investimento aumenta nella misura in cui aumenta il risparmio necessario per finanziare quell’investimento e aumenta nella misura
in cui c’è un parallelismo, aumenta la domanda aggregata. Lavoro: aumenta la popolazione attiva e aumenta il prodotto potenziale.
Se però aumenta la popolazione totale non si ha come conseguenza un aumento della quota della popolazione attiva, l’output pro
capite potrebbe non aumentare.
Terra e altre materie prime: la terra è disponibile in quantità fissa. Se aumenta un’economia lo sviluppo contribuisce solo
marginalmente al prodotto nazionale. La scoperta di nuove materie prime genera crescita per un breve periodo, fino a che cresce il
tasso di estrazione .
Problema produttore marginale decrescente: se aumenta l’offerta di un solo fattore produttivo e gli altri sono fissi si ha la legge
della produttività marginale decrescente relativa a fattori variabili. La soluzione è data da uno spostamento della curva verso NE
della produzione mg del capitale, dovuto al programma tecnologico. Lo stato può aumentare i