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METODI PER MISURARE L'ECONOMIA ITALIANA [PIL]

Il PIL è la somma del prodotto di ciascuna unità produttiva (definito dal valore aggiunto); è la somma dei redditi dei fattori impiegati nell'impresa; è la somma delle componenti della domanda (consumi, investimenti ed expo). L'Italia è al 6° posto nel mondo; i nostri tassi di sviluppo sono sempre molto elevati grazie a: "catching up" (paese meno sviluppato migliora velocemente sfruttando le conoscenze dei paesi più progrediti) e specializzazione flessibile (estrema capacità di adattamento tipica delle imprese italiane, anche evadendo le tasse!; la flessibilità è sia difensiva che competitiva). [PRODOTTO PROCAPITE] ci colloca al 17° posto, anche se migliora correggendolo per il potere d'acquisto. Comprende la concentrazione del reddito (dal '90 in aumento in tutti i paesi industrializzati) e l'indice di povertà (assoluta e relativa).

[DISOCCUPAZIONE] misura la percentuale dei disoccupati sulla popolazione attiva (disponibile al lavoro). In Italia è alta (12%) ed è molto concentrata nelle fasce che comprendono giovani, donne, meridionali.

[INFLAZIONE] ha due effetti negativi: disturba il funzionamento dell'allocazione delle risorse nel mercato (sistema dei prezzi relativi), ha potenti e imprevedibili effetti ridistributivi. In Italia è alta, difficile da prevedere, ed è arbitraria, mentre in Europa è più bassa e con la moneta unica tenderà a uniformarsi.

S T R U T T U R A DELL'ECONOMIA ITALIANA

[struttura della domanda] = consumi + investimenti (+estero). La proporzione tra C e I misura il grado di impazienza dell'economia. L'incidenza degli investimenti sul PIL è diminuita ovunque, a causa dell'innovazione tecnologica che ha aumentato la produttività del capitale modificando la combinazione ottima tra capitale e altri fattori produttivi.

I consumi sono cresciuti (a causa dellaspesa pubblica); attualmente si sono fermati, vista la politica di contenimento della spesa pubblica. [struttura della produzione] - Agricoltura: costante diminuzione degli occupati in questo settore; per il momento è al 7,8% ma scenderà ancora: produttività e salari negli altri settori sono più alti. - Industria: in principio ci fu un esodo verso questo settore, ora lo si ha verso il terziario. Peculiarità della struttura industriale in Italia: è specializzata in branche a bassa tecnologia e intensità di capitale in cui le economie di scala sono poco rilevanti; c'è un'alta percentuale di piccole industrie, a conduzione famigliare o poco più; forti aggregazioni produttive locali di imprese occupate nello stesso settore (distretti industriali, cfr. nordest). - Servizi: rappresenta oltre il 60% dell'economia italiana, sia in termini di occupazione che di prodotto; in particolare:

pubblica amministrazione e commercio, settori sottoposti a scarsa concorrenza (hanno assunto il ruolo di "cuscinetto occupazionale" in alcune fasi di ristrutturazione dell'industria nazionale. [scambi con l'estero] sono desunti dall'analisi della bilancia dei pagamenti correnti (ultimamente in avanzo grazie alle expo); ha quattro voci: merci (import/export di merci), servizi (import/export di servizi), redditi (remunerazione dei fattori produttivi: capitale e lavoro), trasferimenti (rimesse emigranti e fondi).

UE :: ANNI SETTANTA

Quattro caratteristiche salienti: riduzione del tasso di crescita, emergere di un vincolo esterno, primi segni di squilibrio nei conti pubblici, inflazione. L'economia risente di 2 shock: conflitti sindacali nel '69, esplosione del prezzo del petrolio nel '73/'74. Vertenze sindacali: i salari crescono del 36% mentre la produttività del 23%, originando uno squilibrio che si somma alla crisi del sistema monetario.

internazionale nel '71 (fine dei cambi fissi) e aumento petrolio. Conseguenze: riduzione del12% del valore lira nei cfr. dollaro; drastico aumento dei prezzi alla produzione e al consumo;richiesta di adeguamento dei salari all'inflazione (circolo vizioso della scala mobile). Ulterioreconseguenza: deterioramento della bilancia dei pagamenti, restrizione creditizia e fiscale per ridurrele importazioni. Si ha una flessione produttiva, ma migliora la bilancia. Si ha poi una crisi delleimprese e un aumento della spesa pubblica (inizio delle inefficienze amministrative e regionali), conuna ripresa della domanda interna. Attacco speculativo contro la lira, che perde 1/5 del suo valore: lacrisi valutaria del 1976 è la penalità per aver tentato di riportare troppo rapidamente versol'espansione un'economia in preda alla recessione. La sequenza di politiche macro di segno oppostoaumenta l'instabilità. Migliorano i conti con l'estero (grazie a un

miglioramento della domanda mondiale), ma aumenta anche l'inflazione che torna al 20%. Si giunge a un accordo tra Confindustria e sindacati per diminuire l'indicizzazione, con conseguente miglioramento del conto delle imprese e espansione degli investimenti: ristrutturazione, ammodernamento produttivo, razionalizzazione, e aumento della produttività. Ulteriore svalutazione della lira per migliorare la competitività: entrata nello sme (a banda larga ±6%).

ANNI OTTANTA

Caratteristiche: calo dell'inflazione (sostenuta da una politica monetaria e di cambio restrittiva); consenso sociale sulla dannosità dell'indicizzazione salariale (quindi moderazione); mancanza di equilibrio nei conti dello Stato (innalzamento del debito pubblico e crescita del debito netto verso l'estero); aumento della disoccupazione (risente di una razionalizzazione industriale non accompagnata dall'emergere di nuove attività nel terziario). Nel '79, con la

svalutazione e l'ingresso nello sme si ha di nuovo inflazione (2a crisi petrolifera, elevata indicizzazione salari, alti margini di profitto delle imprese). MA: con la sconfitta dei sindacati (abbassamento dei salari) + generosa politica sociale dello Stato + politica monetaria restrittiva rigorosa ed efficace... aumentano i tassi di interesse, con conseguente disinflazione (sotto il 10%) e peggioramento dei conti pubblici. Anni '80/'83 rappresentano una fase di recessione mondiale, con crollo delle esportazioni e dunque degli investimenti, con cali di produttività e aumenti di disoccupazione. Nel '86 si ha un controshock petrolifero: migliora l'economia in tutti i paesi industrializzati, con aumento della domanda interna ed el PIL. Ma non si procede al risanamento dei conti pubblici, in costante disavanzo (sprechi, inefficienze e corruzione). Peggiora anche la posizione con l'estero. L'inflazione riprende a salire, con conseguente

degli investimenti e delle esportazioni, e perdita della competitività delle imprese. Nel '92: trattato di Maastricht: l'Italia è molto distante dai parametri. Forte sfiducia e attacco speculativo contro la lira, che esce dagli accordi di cambio fisso. La banca centrale consuma tutte le sue risorse nella difesa della lira, e rischia la crisi per debito pubblico. Ma lo Stato interviene con una severa manovra di correzione del bilancio: inasprimento della pressione fiscale, riduzione delle spese (blocco dei pensionamenti) e controllo monetario (tasso di sconto ridotto gradualmente).:: ANNI NOVANTA Dal '90 al '92 la lira fluttua. L'Italia tenta di entrare nell'Unione Monetaria fin dall'inizio, con conseguente imponente manovra di finanza pubblica per entrare nei parametri (politica monetaria restrittiva con abbassamento dell'inflazione e riduzione del disavanzo pubblico). Tre fattori importanti: nel '92/93 accordi sul costo degli investimenti e delle esportazioni, e perdita della competitività delle imprese. Nel '92: trattato di Maastricht: l'Italia è molto distante dai parametri. Forte sfiducia e attacco speculativo contro la lira, che esce dagli accordi di cambio fisso. La banca centrale consuma tutte le sue risorse nella difesa della lira, e rischia la crisi per debito pubblico. Ma lo Stato interviene con una severa manovra di correzione del bilancio: inasprimento della pressione fiscale, riduzione delle spese (blocco dei pensionamenti) e controllo monetario (tasso di sconto ridotto gradualmente).:: ANNI NOVANTA Dal '90 al '92 la lira fluttua. L'Italia tenta di entrare nell'Unione Monetaria fin dall'inizio, con conseguente imponente manovra di finanza pubblica per entrare nei parametri (politica monetaria restrittiva con abbassamento dell'inflazione e riduzione del disavanzo pubblico). Tre fattori importanti: nel '92/93 accordi sul costo degli investimenti e delle esportazioni, e perdita della competitività delle imprese. Nel '92: trattato di Maastricht: l'Italia è molto distante dai parametri. Forte sfiducia e attacco speculativo contro la lira, che esce dagli accordi di cambio fisso. La banca centrale consuma tutte le sue risorse nella difesa della lira, e rischia la crisi per debito pubblico. Ma lo Stato interviene con una severa manovra di correzione del bilancio: inasprimento della pressione fiscale, riduzione delle spese (blocco dei pensionamenti) e controllo monetario (tasso di sconto ridotto gradualmente).:: ANNI NOVANTA Dal '90 al '92 la lira fluttua. L'Italia tenta di entrare nell'Unione Monetaria fin dall'inizio, con conseguente imponente manovra di finanza pubblica per entrare nei parametri (politica monetaria restrittiva con abbassamento dell'inflazione e riduzione del disavanzo pubblico). Tre fattori importanti: nel '92/93 accordi sul costolavoro (fine "scala mobile" e nuovo sistema di retribuzione che lega i salari all'andamento reale dell'economia); azione di contenimento del bilancio pubblico (calo del reddito disponibile delle famiglie, cioè della domanda interna, e diminuiscono consumi, investimenti, e PIL); orientamento restrittivo della politica monetaria (svalutazione lira e ripresa delle esportazioni, con un avanzo della bilancia dei pagamenti e riduzione del debito estero). Nel '96 la lira rientra negli accordi europei di cambio. Proseguono le azioni di risanamento per entrare nei parametri: eurotassa (ulteriore aumento della pressione fiscale). L'Italia entra nell'Unione Monetaria dal 1° gennaio '99. :: LA QUESTIONE DEL SUD Il divario economico tra nord e sud del paese è evidente: l'aspetto più evidente è la disoccupazione, che in Italia è concentrata nel sud tanto da essere identificata con la questione meridionale. Problemi delsud: disoccupazione, ritardo nello sviluppo, illegalità diffusa, assistenzialismo, frustrazione delle energie imprenditoriali. Rispetto al centro-nord: prodotto procapite inferiore del 55%, disoccupazione maggiore del 15%, l'incidenza del settore agricolo sull'occupazione è più del doppio, la propensione all'esportazione è inferiore del 17%. L'unico fattore più alto al sud è il tasso di investimento (ma solo grazie agli incentivi statali); la produttività è comunque bassa e ci sono grandi imprese solo in pochi policoncentrati (il tessuto produttivo è sparso ed esile e non ci sono distretti industriali). Vediamo le cause della condizione meridionale. Collocazione territoriale periferica; lungo protrarsi di un'organizzazione feudale: leggi non scritte, mancanza di fiducia nella legge/giustizia/contratto non favoriscono l'economia capitalistica; scarsa flessibilità nella remunerazione e nellamobilitazione dei fattori produttivi; teorie della causazione cumulativa: si creano economie di scala produttive, e chi ha un vantaggio lo accresce. È necessario l'intervento dello Stato, con: fiscalizzazione degli oneri sociali per ridurre il costo del lavoro; "patti territoriali" con creazione di distretti produttivi ben radicati nel territorio; incentivi generalizzati per le attività di investimento (ma: favoriscono scarsa concorrenza e produttività); creazione di poli di sviluppo e grandi industrie; costruzione di infrastrutture; sgravi fiscali per l'insediamento di attività produttive. Ultimi 25 anni: assenza di progressi, tanto che ci si interroga sull'efficacia degli interventi pubblici (considerata l'abitudine a non investire e osare ma attingere solamente ai fondi pubblici, cfr. illegalità). Bisogna distinguere tra incentivazione e assistenza. Soluzioni: investire in infrastrutture e istruzione, aumento dellaflessibilità del mercato del lavoro, recupero di efficienza amministrativa, lotta spietata all'illegalità.:: LA QUESTIONE DELLO STATO[1] Scarsa attenzione al debito pubblico. Dal dopoguerra in molti paesi si attuano politiche di
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A.A. 2012-2013
23 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Martina Riccardo.