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RICCARDO RIPPA e GIOVANNI ACCARDO
Sommario
A CURA DI : RICCARDO RIPPA e GIOVANNI ACCARDO ...................................................................................... 0
1 I fondamenti dell’economia industriale. Logica i limiti ........................................................................... 2
2 Le metodologie di analisi ............................................................................................................................ 7
3 Settori e mercati ............................................................................................................................................. 9
4 La teoria dell’impresa ................................................................................................................................ 12
5 Le teorie della domanda ............................................................................................................................ 14
6 Struttura e regime di variazione dei costi di produzione ...................................................................... 20
7 La concentrazione dell’offerta .................................................................................................................. 26
8 Le barriere all’entrata................................................................................................................................ 30
9 La differenziazione ..................................................................................................................................... 33
10 La diversificazione .................................................................................................................................... 40
11 L’integrazione verticale (cap 7 CP) ......................................................................................................... 42
13 Le politiche di prezzo ............................................................................................................................... 47
L’oligopolio (CP 6).......................................................................................................................................... 55
La teoria dei giochi .......................................................................................................................................... 59
La legge di Kaldor-Verdoorn ........................................................................................................................ 61
La programmazione industriale ..................................................................................................................... 63
Tutela della concorrenza .............................................................................................................................. 65
Protezionismo………………………………………………………………………………………………………………………………
1
1 I fondamenti dell’economia industriale. Logica i limiti
L’interesse individuale
Il perché ogni individuo accetta il sistema dell’economia di mercato o capitalistica va ricercato nella
relazione che c’è tra sistema della concorrenza e efficienza. Alla base di questo sistema c’è l’idea
che l’individualismo non vada in contrasto con l’interesse generale e anzi le due cose coincidono.
Il primo a portare avanti questa tesi fu Bernard de Mandeville che ne “La favola delle api: vizi privati
e pubbliche virtù” ci mostra come i vizi individuali come avidità, lusso, invidia, e astuzia possano
condurre all’utilità generale. Infatti l’avidità vince l’ozio, il lusso crea lavoro, l’invidia spinge
all’emulazione di chi ha successo e l’astuzia crea ottime leggi.
Questa satira è l’origine del giudizio secondo cui alla base del pensiero economico e nello sviluppo
dell’economia di mercato ci sia l’idea di un uomo egoista, pertanto unicamente un sistema in grado
di trasformare il vizio privato in interesse generale può corrispondere ai canoni etici di bene.
Il concetto che l’interesse personale porti all’interesse generale è stato anche attribuito al padre
dell’economia di mercato: Adam Smith, riassunto nella celebre metafora della mano invisibile.
Economia ed etica
Il pensiero smithiano non può essere sminuito in una metafora, leggendo, infatti, la letteratura di
Adam Smith, appare chiaro che l’uomo rappresentato non è un mero egoista.
In “Theory of moral sentiments” l’interesse personale è definito come prudenza comune, cioè una
regola di condotta generale accettata e praticata, la quale è l’unione di ragione e comprensione, da
un lato, dall’altro, di dominio di sé. Smith in sintesi lo definisce la “morale della simpatia”.
L’individuo è posto al centro del processo economico, in quanto le sue scelte sono espressione della
prudenza comune che incorpora valori etici. Pertanto un sistema basato sulle scelte individuali si
configura come migliore di qualsiasi altro ordinamento.
Ne “La ricchezza delle nazioni” e in molti altri scritti, il paragone è tra economia di mercato, quindi
giudizio individuale, e economie centralizzate (c.d. di comando), giudizio di pochi. Quest’ultima,
infatti, farebbe molto peggio di quanto risulterebbe dalla libera scelta dei privati.
L’idea di Smith non ricollegabile ad una semplice equazione: somma degli interessi individuali uguale
interesse collettivo; ma al principio secondo cui dal sistema di libertà dei comportamenti ci si
attende la conciliazione dell’interesse privato con l’efficienza, l’equivalente del concetto di
concorrenza perfetta. Il concetto di mano invisibile non è altro che un meccanismo di riequilibrio
dei mercati concorrenziali.
Pertanto Smith proclama la superiorità di un economia guidata dalla mano invisibile rispetto ad ogni
altro sistema restrittivo. Tuttavia non è detto che il risultato ottenuto dalla concorrenza perfetto sia
in assoluto il migliore, né che sia autosufficiente, né che sia libero da distorsioni.
Sono, infatti, definiti chiaramente i compiti che richiedono l’intervento statale: difesa, giustizia,
opere pubbliche e istruzione; in più sono elencati i difetti del sistema della libertà naturale, uno su
tutti il conflitto di interesse.
2
È presentata quindi l’economia di mercato basata sulle scelte individuali e il laissez-faire come
presunzione di ottimo sociale, che ha le caratteristiche di un second best rispetto a qualsiasi altro
sistema economico immaginabile.
L’economia di mercato fra costruzione induttiva e deduttiva
Sebbene Smith per la descrizione del funzionamento dell’economia si non sia basato su ipotesi
deduttive, bensì sull’osservazione di fatti e comportamenti, questi erano presentati come universali.
La principale critica all’universalità di tale modello è mossa dalla c.d. scuola istituzionale o storica,
che rifiutavano le ampie generalizzazioni della scuola classica, sostenendo il “relativismo” dei
principi dell’economia.
Da David Ricardo in poi si formarono due indirizzi contrapposti: la scuola classica (in seguito
neoclassica) legati ad un metodo deduttivo e teorico e la scuola istituzionale legata ad un metodo
induttivo, basato sull’analisi dei fenomeni presenti nella realtà storica e istituzionale.
La sinesi di Alfred Marshall
Alfred Marshall può essere considerato il padre della moderna economia industriale e fu uno dei
più grandi critici dei classici, per l’ipotesi di universalità.
La teoria dell’equilibrio economico parziale con l’analisi della domanda e dell’offerta in specifici
ambiti dell’attività economica e il riconoscimento delle diversità (imperfezioni) dei mercati, assieme
al materiale fornito dall’antitrust, spianarono la strada alla nuova disciplina chiamata “economia
industriale”.
Le market failures
Il campo di analisi di questa disciplina riguarda i casi in cui le forze spontanee del mercato producono
distorsioni all’equilibrio, che si allontana dal c.d. ottimo paretiano (Si realizza quando l'allocazione
delle risorse è tale che non è possibile apportare miglioramenti paretiani al sistema).
Le imperfezioni di mercato (market failures) sono:
Beni pubblici e sociali;
La presenza di fenomeni legati all’incertezza e all’instabilità che allontano il sistema
dall’equilibrio stabile;
La restrizioni alla concorrenza determinate dal potere monopolistico, dalla forma più blanda
di concorrenza monopolistica alla più estrema che si verifica nel caso di monopolio naturale;
La presenza del fenomeno dell’esternalità, ossia il fenomeno che determina alcuni costi e
benefici non sono incorporati nel sistema dei prezzi;
La presenza di costi di transazione che rende il ricorso al mercato meno conveniente rispetto
alla gerarchia;
Il fenomeno dell’asimmetria informativa;
L’insieme di questi fallimenti rende il funzionamento effettivo del mercato distorto rispetto agli
assiomi della concorrenza perfetta.
3
Le correzioni al mercato
Le predizioni smithiane quanto all’efficienza del sistema sono state raggiunte, tuttavia sul piano
della giustizia e in generale dei valori etici, sono stati mostrati molti limiti. In più le distorsioni
spontanee hanno mostrato l’inattitudine da parte dell’ordine spontaneo di produrre soluzioni
accettabili per più e più casi nel corso della storia.
In più l’intero sistema non è mai stato stabile, tutto ciò quindi ha richiesto l’introduzione di correttivi
di carattere istituzionale: il sindacato dei lavoratori, le politiche sociali (welfare), la tassazione per
finanziare le opere pubbliche e per la redistribuzione del reddito, e le politiche keynesiane.
Sindacati e legislazione del lavoro
Il primo problema di questo sistema è la debolezza dei lavoratori salariati rispetto agli imprenditori,
quest’ultimi infatti, per il loro esiguo numero, hanno la possibilità di coalizzarsi in cartelli,
imponendo la forma monopsonistica per il mercato del lavoro, sfavorendo quindi i lavoratori.
Il mercato del lavoro deve essere regolato, per eliminare l’asimmetria di forza contrattuale, in
ossequio con i dettami di Smith. In un siffatto mercato del lavoro questo squilibrio ostacola il
principio della concorrenza, cosicché eventuali misure per rimuovere questo ostacolo
rappresentano condizioni per rafforzare il grado di concorrenza.
L’equilibrio di un mercato monopsonistico &egra