Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
DISTRIBUZIONE
- Offre un servizio commerciale
- Il prodotto è differenziato
- Le imprese sono piccole e grandi: il piccolo dettagliante fa una vendita assistita, le grandi imprese
fanno il self service, con alcune zone di vendita assistita; sono medie
- Le grandi imprese influenzano la quantità di mercato
- Ci sono medie barriere all’entrata
- La pubblicità è importante, ma meno dell’industria alimentare, quindi rinforza la visibilità
- Concorrenza monopolistica
SETTORE DEGLI INPUT
- Fornisce input
- Prodotto differenziato
- Price maker
- Barriere all’entrata alte
- Pubblicità importante a livello B2B
- Oligopolio.
Sulla base di queste caratteristiche, il settore più debole del settore agro-alimentare, è l’agricoltura,
perché è price taker.
Importanza del sistema agro-alimentare
L’importanza del sistema agro-alimentare si fa valutando l’incidenza sul PIL. Il PIL è un raccoglitore
che misura la grandezza di tutte le attività economiche. Possiamo calcolare l’incidenza del sistema
agro-alimentare in 3 modi:
- Calcolando il VALORE AGGIUNTO. Il valore va a giustificare quello che succederà nella filiera
corta. Durante la filiera c’è tra i diversi passaggi una creazione di valore. Il valore aggiunto è dato
da un mix di fattori produttivi che contribuiscono a una minima trasformazione del prodotto, per
cui ogni volta che c’è una trasformazione possiamo identificare del valore aggiunto. Facendo la
sommatoria dei valori aggiunti di tutti i settori che compongono il sistema agro-alimentare
possiamo fare un rapporto sul PIL e avere una prima misura dell’incidenza del sistema agro-
alimentare sul PIL © Laila Pansera - 14
- Considerando il NUMERO DI OCCUPATI di tutti i settori del sistema agro-alimentare, rispetto al
numero di occupati totali, in percentuale
- Utilizzare i CONSUMI ALIMENTARI. Il problema è che si possono fare errori:
Considerare anche le importazioni, che non sono frutto di un’attività interna al nostro
o Paese
Considerare anche il consumo da parte di cittadini stranieri
o
Essi portano a distorsioni del calcolo.
Di fatto si utilizza maggiormente il valore aggiunto.
Il sistema agro-alimentare è in crescita in termini assoluti, ma stabile in termini percentuali, e
costituisce sempre il 17% del PIL nazionale. Questo significa che questo 17% che ci portiamo così da
anni, non mostra una situazione stazionaria, ma solo che è stabile la percentuale, quindi il riferimento
aumenta negli anni, ma aumenta di pari passo anche il valore del PIL le 2 unità aumentano di poco
→
di pari passo, quindi la percentuale di incidenza rimane stabile.
Questo si spiega con il fatto dell’anticiclicità dei prodotti alimentari: è un sistema che incide poco sul
PIL (perché non abbiamo numeri immensi), ma questo è dato dall’introduzione di altri servizi, e
perché parliamo di beni di prima necessità, quindi non possiamo avere delle variazioni evidenti dei
consumi.
Se andiamo a vedere la scomposizione dei fattori di produzione, abbiamo un valor aggiunto elevato
di commercio e distribuzione, anche perché si trova alla fine della catena, per cui ha anche vantaggi
economici. Abbiamo in crescita il valore aggiunto di commercio e distribuzione, delle industrie
alimentari, delle bevande e del tabacco e dei servizi di ristorazione, mentre è in leggero calo il valore
aggiunto dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca.
© Laila Pansera - 15
All’interno della filiera vanno a generarsi diversi flussi, che possono essere di informazione, di
prodotto e finanziari.
Filiera corta
L’integrazione verticale cerca di integrare 2 o più fasi della filiera andando ad abbattere i costi di
transazione. Quindi da A B C D avrò A BC D, abbattendo i costi di transazione tra B e
→ → → → →
C, perché è una persona unica.
Un’integrazione verticale massima è la filiera corta, in cui un’unica impresa/soggetto che fa tutto,
es. A fa anche quello che fanno B, C e D, quindi c’è un azzeramento dei passaggi intermedi. La filiera
corta è quindi un insieme di attività che vengono messe in atto da un sistema (es. sistema agricolo),
e che consentono di avere un rapporto più o meno diretto con il consumatore finale. La filiera corta
è tutte le volte che il consumatore compra direttamente dall’agricoltore farmers’ market, vendita
→
diretta (spaccio aziendale), gruppi di acquisto, e-commerce (diverso dalla spesa online da Esselunga,
che non è filiera corta), km 0.
I vantaggi della filiera corta hanno facilitato la crescita delle stesse, anche perché parliamo di una
forma di transazione sempre più diffusa.
- La politica agricola comunitaria (PAC) ha giocato un ruolo fondamentale. Da sempre il settore
agricolo è stato visto come il settore più debole, in quanto fortemente soggetto a una serie di
epidemie, cambiamenti climatici, o variazioni di questo tipo. Infatti si è sempre parlato della
volatilità dei prezzi del sistema agricolo (ci vuole poco per sballare i prezzi). L’obiettivo della PAC
è sempre stato quello di cercare delle misure per aiutare i produttori. Negli anni ’80 il sostegno
© Laila Pansera - 16
era accoppiato alla produzione, ossia a seconda della richiesta che c’era, si decideva a chi dare
aiuto, e questo gestiva e guidava le produzioni, es. se serviva latte si aiutavano i produttori di
latte. Successivamente si è iniziato a dare sostegni disaccoppiati, quindi indipendentemente dal
tipo di produzione. L’aiuto disaccoppiato ha determinato che è diventato l’imprenditore agricolo
a scegliere cosa produrre, che sceglieva la soluzione che gli permetteva di massimizzare il suo
profitto. I prezzi che si generano lungo la filiera sono dati dalla creazione di valore aggiunto.
Questo implica il fatto che l’imprenditore può decidere di scegliere la filiera corta, in quanto egli
riesce ad inglobare il valore aggiunto che si andrebbe a generare lungo tutta la filiera. Ecco
perché la PAC ha potuto influire.
- Globalizzazione, in quanto la filiera corta potrebbe essere stata una possibile soluzione per
cercare di contrastare la volatilità dei prezzi. Il rapporto quindi diventa a 2 tra il produttore e il
consumatore
- Cambiamento della preferenza del consumatore, che da un lato è più attento all’ambiente e
dall’altro alle caratteristiche salutari del prodotto, e riesce in questa gerarchia ad ottenere un
rapporto diretto con il produttore, quindi il produttore stesso è garante di quel prodotto; il
consumatore può confrontarsi, chiedere, etc, a differenza del supermercato, in cui mi trovo di
fronte ad un intermediario. In questo caso quindi si instaura un rapporto diretto e di fiducia.
Gli unici svantaggi riguardano le caratteristiche della materia offerta e della composizione →
abbiamo delle categorie di prodotto che è più facile acquistare con la filiera corta: prodotti lattiero-
caseari, salumi e carni, quindi c’è un’impossibilità di far fronte a tutte le esigenze dei consumatori.
Un altro limite è che la filiera corta ha bisogno di determinati spazi, es. c’è sempre un contesto rurale
associato a questi prodotti, per cui questo tipo di vendita è concentrato in zone rurali, oppure urbane
periferiche.
Per il produttore il vantaggio è un recupero del valore aggiunto, quindi aumento della redditività
dell’imprenditore. Qui c’è un doppio problema di prezzo, perché il consumatore non andrebbe mai
a pagare il prodotto come se arrivasse alla GDO. Il prezzo di vendita è quindi sicuramente più basso,
dato dall’assenza di legami lungo la filiera. Inoltre la filiera corta può essere un modo per permettere
alle aziende molto piccole di essere competitive, o almeno di entrare sul mercato; esse non
sarebbero in grado di entrare in una filiera complessa e instaurare un rapporto con l’industria. Quindi
l’azienda agricola diventa competitiva e sceglie tutto, perché non è più parte di una filiera, ma
rappresenta la filiera, ossia diventa un soggetto attivo (price maker). Per questo servono delle
capacità imprenditoriali.
Dal punto di vista del consumatore, invece, abbiamo:
© Laila Pansera - 17
- Minor numero di passaggi, quindi maggiore freschezza del prodotto, migliori proprietà
nutrizionali e sensoriali
- Maggiore chiarezza sull’origine dei prodotti, grazie alla conoscenza dei produttori e delle zone
di provenienza
- Rapporto fiduciario con il produttore
- In un’ottica di competitività del mercato la filiera corta può essere una possibile strategia per
riuscire ad essere presenti sul mercato anche per le aziende molto piccole, che vedono nella
filiera corta una possibile strategia di differenziazione del prodotto.
Distretto agro-industriale
Ciò che caratterizza il distretto è il fattore spazio: esistono delle imprese specializzate per un
determinato tipo di prodotto, che fanno parte di una determinata area geografica, all’interno della
quale si sviluppa una determinata caratteristica. Si sviluppano determinate aziende che fanno tutte
la stessa cosa.
Posso dare la stessa definizione applicandola al sistema agro-alimentare. Quindi quando parlo di
distretto agro-industriale (DAI) identifico 2 variabili fondamentali:
- Che cosa fanno le aziende
- Dove si trovano le aziende.
Es. distretto del Parmigiano Reggiano: esiste un’area specifica di aziende vocate a produrre
Parmigiano Reggiano.
Gli elementi fondamentali del DAI sono:
- Area territoriale
- Concentrazione di piccole e medie imprese anche l‘appartenenza al distretto può essere una
→
strategia per essere competitivi sul mercato
- Scomposizione del processo produttivo e forti relazioni (orizzontali) tra imprese operanti nelle
diverse fasi della filiera, ossia che fanno parte dello stesso distretto
- Significativa quota produttiva dell’area nel mercato nazionale o internazionale (competitività) e
importanza dell’area nell’economia locale
- Particolare atmosfera sociale e disponibilità all’innovazione se voglio un prodotto di nicchia, è
→
più facile che me lo faccia una piccola impresa, piuttosto che una grande multinazionale.
Esempi di DAI sono il distretto del Parmigiano Reggiano, le carni suine di Modena, il distretto del
riso, ossia tutte le aree legate a una specializzazione produttiva.
© Laila Pansera - 18
Recenti tendenze nei diversi settori del sistema
agro-alimentare
Recenti tendenze del settore ag