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VDP
Indica quanto le vendite sono redditizie. Se ho un valore basso di ROS ho più costi che
ricavi, quindi più il ROS è alto, meglio è.
Return on investments MON
ROI = × 100
CI
Indica quanto è redditizio il capitale aziendale, quanta è la capacità della gestione
operativa di remunerare il capitale investito. Il suo valore ottimale è il massimo possibile,
ma si dice che deve essere maggiore del tasso di rendimento dei titoli di stato (<10%).
Indici percentuali VA × 100
VDP
Indica quanto pesano i costi di trasformazione su ciò che si vende (sul valore che creo).
MOL × 100
VDP
Indica quanto pesano i costi di produzione e il lavoro sul valore che creo. Se calcolo
questo indice e il precedente posso fare ragionamenti sul lavoro.
UT × 100
VDP
Questo indice viene calcolato solo se ho un bilancio positivo. Indica quanto pesano i costi
sostenuti dall’azienda sul valore che creo. Più l’indice è alto, meno i costi incidono sul
valore, più è alata la mia redditività.
Return on equity UT
ROE = × 100
PN
Indica quanto rende il capitale investito dai soci.
Return on debt OF − PF
ROD = × 100
CT
Indica se i debiti che ho contratto sono onerosi o li posso sostenere. Il valore ottimale è il
minore possibile.
Tutti gli indici sono strettamente collegati e si auto-influenzano. La relazione tra gli
indici viene spiegata dall’EQUAZIONE DELLA LEVA FINANZIARIA.
UT
(ROI ROD)
ROE = [ROI + − × II] × RPGS
Se il valore della parentesi è negativo, influenza in modo negativo il ROE, e occorre
prendere dei provvedimenti per correggere l’indebitamento. Quando invece è positivo,
siamo in condizioni di buona redditività. Ma l’indebitamento è fisiologico in un’azienda,
ma deve essere tenuto sotto controllo.
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE
L’organizzazione aziendale è una disciplina economica che si occupa di trovare
metodologie adeguate per il funzionamento dei fattori della produzione. L’organizzazione
aziendale può essere:
Organizzazione interna, del lavoro
Organizzazione esterna, verticale di filiera.
Due esempi di fattori di produzione sono il lavoro e la trasformazione (filiera).
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
Un problema cruciale per la redditività dell’azienda è come suddividere il lavoro, ossia
come dividere le competenze per creare ricchezza.
La teoria che si prende come riferimento è la teoria di Mintzberg. Egli butta le basi per
l’organizzazione di un’industria manifatturiera, ma il concetto si applica bene anche
all’industria di trasformazione. Occorre stabilire 5 pilastri:
1. Vertice strategico
2. Linea intermedia
3. Nucleo operativo
4. Staff di supporto
5. Tecnostruttura
I primi 3 sono ordinati a livello gerarchico in un’organizzazione piramidale, i restanti
supportano la piramide.
1. Vertice strategico
È formato dal CONSIGLIO AMMINISTRATIVO: persone che prendono decisioni in azienda,
ovvero imprenditori, soci, persone esterne come commercialisti, dirigenti, direttori
generali, etc.
Funzioni:
Supervisionare l’operato dei componenti sottostanti
Gestione delle relazioni di confine impresa-ambiente
Definire la strategia aziendale.
2. Linea intermedia
Non ha né un completo potere decisionale, né esecutivo, ma media le 2 funzioni
aziendali. Essa serve quando la complessità e le dimensioni dell’azienda aumentano, e ha
il compito di rispondere al vertice strategico nei confronti di una determinata funzione
aziendale, per esempio il MANAGER si occupa di questo. Le funzioni del manager sono:
Supervisionare e coordinare le attività subordinate
Inviare feedback tra la propria unità operativa e il vertice
Contribuire alla strategia della propria azienda.
3. Nucleo operativo
Comprende tutte le persone che hanno un RUOLO ESECUTIVO nell’azienda, quindi la
maggior parte delle persone, ad esempio chi acquista, chi vende o chi produce.
In un’impresa semplice il nucleo operativo coincide con il vertice strategico e la linea
intermedia, più l’impresa è complessa più si tenta di suddividere il lavoro nelle fasce
della piramide.
Tecnostruttura e staff di supporto
Possono essere appaltate esternamente oppure internalizzate, a seconda della grandezza
dell’azienda (di solito se è piccola sono appaltate e se è grande internalizzate).
Non vengono comunque sottoposte a gerarchia perché non sono funzioni collegate alle
scelte strategiche dell’azienda, ma supportano solo l’attività aziendale.
4. Staff di supporto
Esempio: ufficio legale, relazioni pubbliche, mensa aziendale, ricerca e sviluppo.
5. Tecnostruttura
Serve nelle aziende molto complesse per la standardizzazione del lavoro, quindi crea una
divisione del lavoro direttivo, e viene fatta da analisti di diverso tipo. Per esempio per il
lavoro ci si serve di ingegneri industriali, mentre per il personale si utilizzano analisti che
si occupano di selezione e formazione.
Sulla base di quanto detto, possiamo trovare diverse tipologie di aziende:
STRUTTURA ELEMENTARE
In questo tipo di struttura manca la linea intermedia, quindi c’è una relazione diretta tra
il vertice strategico (alta direzione) e gli organi operativi (nucleo operativo).
È la struttura tipica delle aziende di piccole dimensioni, come quella manifatturiera
italiana, che ha portato molta ricchezza in passato, ma ora non più.
STRUTTURA FUNZIONALE
Questa struttura suddivide il fattore produttivo secondo la funzione svolta in azienda.
Essa funziona bene per aziende di medie dimensioni, tuttavia le varie aree funzionali non
riescono a comunicare fra di loro e a organizzarsi in maniera efficiente. Per collegare le
diverse funzioni vengono assunti i product managers nell’industria alimentare, che
collegano il vertice con il nucleo operativo. Un altro tipo di comunicazione tra le diverse
funzioni è il progetto.
STRUTTURA DIVISIONALE
In questa struttura il lavoro viene organizzato secondo il numero di divisioni dell’azienda.
È la struttura tipica delle multinazionali, dove la divisione è proprio quella locale, dei
vari stabilimenti; infatti suddividere questa realtà per funzione non risulta efficiente.
L’azienda viene perciò divisa in unità, in base a 2 criteri:
Criterio geografico
Criterio di prodotto.
Ogni unità è caratterizzata da una serie di competenze che fanno parte della piramide
organizzativa. Ogni divisione è coordinata dalla HOLDING, un organo di coordinamento tra
le diverse linee intermedie, che raccoglie le informazioni, e sottostà al vertice strategico.
RELAZIONI VERTICALI NEL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE (ORGANIZZAZIONE
DI FILIERA)
Le relazioni verticali sono relazioni economiche di scambio che nascono quando c’è
un’azione di compravendita all’interno di una filiera. Con filiera si intende un insieme di
settori economici accomunati dal fatto che avviene un passaggio di prodotto da un
settore all’altro, quindi il concetto di filiera nasce quando si instaura una relazione
economica. Ora il concetto di value chain sta prendendo il posto di quello di filiera.
Un tipico esempio di relazione verticale è la transazione tra fornitore e cliente.
MA esistono anche le relazioni orizzontali, che avvengono all’interno di uno stesso settore
tra 2 o più agenti economici, per esempio una transazione tra 2 industrie alimentari.
Sia le relazioni economiche verticali che quelle orizzontali danno dei problemi di gestione
alle aziende. Infatti, contrariamente alla teoria neoclassica che sosteneva che
l’informazione posseduta dagli operatori economici fosse perfetta e che quindi le scelte
negli scambi fossero ottimizzate, la realtà non è così. In realtà le aziende non possiedono
tutte le informazioni per ottimizzare le loro scelte, si parla quindi di RAZIONALITÀ
LIMITATA DELL’AGENTE ECONOMICO. In questo caso la scelta si basa su un
compromesso, che si trova utilizzando le informazioni in proprio possesso, ma ovviamente
non si raggiunge un punto di equilibrio, quindi non si massimizza l’utilità o il profitto.
Ciò porta a una situazione denominata fallimento del mercato.
Tutto questo porta a una situazione di INCERTEZZA.
Quindi organizzare significa ridurre il problema informativo; il problema informativo è
evidenziato anche dal fatto che l’imprenditore è molto dipendente dall’agricoltore,
perché è la qualità della materia prima a incidere molto sulla qualità del prodotto finito.
Inoltre entrambi gli agenti economici tendono ad agire in maniera opportunistica, e con
COMPORTAMENTO OPPORTUNISTICO si intende il tentativo di massimizzare la propria
utilità sulla base dell’informazione conosciuta.
In questa situazione chi ha maggiore informazione riesce a massimizzare la propria utilità
al meglio, per cui c’è sempre uno degli agenti economici che ha maggiore potere di
mercato rispetto agli altri, perché non c’è mai una stessa conoscenza dell’informazione
da parte di tutti gli agenti economici.
A seconda del tipo di relazione verticale tra gli agenti economici, abbiamo diverse forme
di organizzazione dello scambio.
FORME ORGANIZZATIVE DI SCAMBIO
Le forme organizzative di scambio sono tantissime, ma si possono dividere in 3 grandi
famiglie, secondo una gerarchia, che viene dettata dal livello di coordinamento delle
singole forme di scambio. Secondo un livello di coordinamento crescente abbiamo:
1. Forme di mercato
2. Forme ibride di scambio
3. Forme di integrazione verticale.
1. Forme di mercato
Sono molto semplici perché permettono solamente che unna transazione abbia luogo, e i
soggetti non sono legati da rapporti umani, ma solo economici
Borsa merci
Struttura di mercato che fa incontrare domanda e offerta di agricoltura e industria
alimentare
Soggetti: imprenditori agricoli e imprenditori dell’industria alimentare
Tratta prodotti non deperibili la materia prima si può stoccare ed è più facile
standardizzare la sua qualità la quotazione si basa su degli standard di qualità
Il prodotto non è fisicamente presente alla trattazione, si portano solo le sue
caratteristiche
La contrattazione porta alla quotazione (definizione del prezzo di scambio) e la
relazione si conclude
Quotazioni giornaliere
Oggi contrattazione a computer, una volta era fisica
Il trasferimento del prodotto non è i