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IL RUOLO DEL SISTEMA FINANZIARIO
Lo studio della finanza trae origine dalla circostanza che nell’economia moderna le transazioni dei beni si
realizzano per mezzo della moneta che si qualifica come attività finanziaria, la cui emissione avviene in
assenza di una contropartita di beni reali. La moneta concorre alla formazione di attività finanziarie per il
regolamento degli scambi. Si creano così rapporti di debito e di credito che costituiscono flussi di
finanziamento all’interno del sistema economico. Gli sfasamenti temporali originati dalle modalità di
regolamento degli scambi implicano, per gli operatori del sistema economico, la necessità di riequilibrare,
mediante il ricorso a strumento finanziari, i flussi monetari in entrata con quelli in uscita. Al riguardo il
vincolo finanziario, inteso come disponibilità di risorse di capitale, assume connotati diversi in ragione del
ciclo economico. Per i soggetti che anticipano i ricavi ai costi, la raccolta di nuovo capitale presso il sistema
finanziario si realizza mediante un atto volontario, finalizzato a generare liquidità in via anticipata rispetto
alla normale formazione della stessa. Di contro, nel caso di costi sostenuti anticipatamente rispetto ai ricavi,
l’esigenza di reperire risorse finanziarie rappresenta una condizione inevitabile, qualora l’autofinanziamento
precedentemente generato non fosse sufficiente a coprire il disavanzo originato dagli impieghi.
Scopo generale della teoria finanziaria è l’analisi dei flussi di capitale che si manifestano all’interno del
sistema economico, e nell’ambito di ciascun operatore che lo compone. Gli studi in materia finanziaria
attengono alla teoria dei mercati finanziari, alla finanza d’impresa e all’economia degli intermediari
finanziari. Si tratta di studi tra loro interdipendenti, nel senso che la struttura del mercato finanziario, la
dinamica finanziaria delle aziende e l’attività svolta dalle società che intermediano i flussi di capitale
rappresentano tre aspetti propri di un’economia in cui le posizioni in avanzo i contrappongono a quelle in
disavanzo finanziario.
Il sistema finanziario emerge come infrastruttura necessaria al funzionamento dell’economia reale. Essa
svolge molteplici funzioni che impattano in modo decisivo, a livello sia micro che macroeconomico, sui
processi di produzione e scambio di beni e servizi, e sull’accumulazione del risparmio e sulle dinamiche
monetarie. I compiti assegnati al sistema finanziario sono:
- Funzione monetaria
- Allocazione del risparmio a favore di investimenti produttivi
- Diversificazione dei rischi connessi alle decisioni di investimento/ finanziamento
- Creazione di meccanismi di trasmissione delle scelte di politica monetaria.
L’adempimento di tali funzioni caratterizza il sistema finanziario come entità complessiva, caratterizzato da
relazioni di tipo orizzontale e verticale. Le relazioni orizzontali fanno riferimento alla necessità degli attori
del sistema economico di dar luogo a transazioni finanziarie. Le relazioni verticali, invece, si riferiscono alla
gerarchia tra organi deputati al governo e controllo del sistema finanziario. Le transazioni finanziarie si
realizzano tra unità in surplus e unità in deficit. Le unità in surplus identificano attori economici che, in un
dato arco temporale, hanno accumulato risparmio in virtù di un saldo economico positivo tra attività
finanziarie e passività finanziarie. Le unità in deficit si caratterizzano per un saldo finanziario negativo,
quindi per un volume di attività finanziarie inferiore a quello delle passività finanziarie.
L’integrazione tra finanziamenti e investimenti delle imprese è reso possibile dalla formazione di flussi di
capitale che caratterizzano la dinamica del sistema finanziario. Tali flussi scaturiscono da due esigenze
contrapposte: il finanziamento delle imprese; l’impiego dei surplus finanziari accumulati dalle famiglie. I
flussi finanziari tra gli operatori in surplus (tipicamente le famiglie) e quelli in deficit (tipicamente le
imprese) possono realizzarsi per via diretta o indiretta. Nel primo caso, il trasferimento delle risorse
finanziarie si concentra mediante i meccanismi di mercato, ossia attraverso l’acquisizione, da parte degli
operatori caratterizzati da saldo finanziario netto positivo, dei titoli di debito e di rischio emessi dalle
imprese. Tale forma di intermediazione può essere realizzata secondo sue modalità generali: mediante
scambi diretti e autonomi; mediante scambi assistiti specializzati nella mediazione finanziaria.
L’intermediazione diretta nell’economia moderna si realizza attraverso mercati primari e secondari. Nei
secondi sono oggetto di negoziazione attività finanziarie che sono già state emesse nei mercati primari.
Nel caso di intermediazione indiretta, il collegamento tra i risparmiatori (es. una banca) e le imprese avviene
in virtù dell’intervento di intermediari finanziari che assumono il rischio connesso al trasferimento del
risparmio. Questi operatori operano come datori e prenditori di fondi, ossia da un lato raccolgono denaro e
dall’altro lo impiegano a copertura dei fabbisogni finanziari originati dalle attività di produzione.
I due modelli d’intermediazione finanziaria sono alla base di ogni sistema economico.
LE TRE FASI DELLA FINANZA D’IMPRESA
I momenti caratterizzanti il governo finanziario delle organizzazioni economiche si articola in tre fasi:
acquisizione del capitale, allocazione del capitale e remunerazione del capitale.
La fase di acquisizione del capitale scaturisce da un insieme di decisioni relative ai finanziamenti ottenibili
da terze economie e ai processi di autofinanziamento. Questa fase da una parte determina la relazione tra
sistema finanziario e impresa e dall’altra, dipende dalla capacità della stessa di autofinanziare le proprie
attività.
La fase di allocazione del capitale si concreta nelle decisioni d’investimento finalizzate al mantenimento o
alla modifica della struttura aziendale nelle sue componenti reali.
La fase di remunerazione del capitale concerne il rendimento offerto dall’impresa ai fornitori di capitale di
credito e di rischio. Tali fornitori si pongono a monte del ciclo di impresa e vengono remunerati a valle dello
stesso. La remunerazione del capitale è strettamente interconnessa con le fasi di acquisizione e allocazione
del capitale: la qualità degli investimenti si riflette direttamente sulla capacità dell’impresa di soddisfare, in
termini di remunerazione, i creditori finanziari e la proprietà; le scelte in merito all’acquisizione del capitale
impattano sull’onerosità del passivo dell’impresa.
Dalle tre fasi del governo finanziario emerge che la dinamica finanziaria d’impresa può essere letta come
sistema integrato di flussi finanziari in entrata e in uscita, le cui determinanti endogene sono: l’effetto
combinato tra formazione del fabbisogno finanziario e politica degli investimenti; l’efficacia economico-
finanziaria degli investimenti; la politica dei dividendi. Questo sistema di flussi è influenzato anche da
fattori esogeni quali: il grado di efficienza e di liquidità del mercato finanziario di riferimento; le
caratteristiche strutturali e la propensione al rischio degli operatori finanziari; l’andamento ciclico del settore
produttivo d’appartenenza; la dinamica delle principali grandezze macroeconomiche.
FABBISOGNO FINANZIARIO E DINAMICA EVOLUTIVA DELL’IMPRESA
Il fabbisogno finanziario è il complesso delle risorse monetarie necessarie ad attivare, mantenere e
sviluppare l’attività dell’impresa. L’emergere del fabbisogno finanziario implica decisioni di copertura dello
stesso in ragione del processo integrativo tra investimenti e finanziamenti: al crescere o al ridursi degli stock
investiti si registrano simultanee variazioni dei finanziamenti ottenuti. Il volume degli investimenti è sempre
pareggiato dalle fonti di finanziamento. Sul piano quantitativo emerge una condizione di costante equilibrio
tra gli impieghi di capitale posti in essere e le fonti di finanziamento. Detto equilibrio può essere espresso
come: AR + AF = MP + D
AR = attività reali
AF = attività finanziarie
MP = mezzi propri
D = debiti
Le decisioni di investimento si configurano nella fase iniziale come trasformazione di disponibilità liquide in
beni reali; al deflusso iniziale di liquidità seguono flussi positivi generati dal rendimento dell’investimento o
dal suo smobilizzo. Il deflusso iniziale conseguente a nuovi investimenti presuppone speculari operazioni di
finanziamento; i rimborsi del complesso dei finanziamenti attinti richiedono a loro volta movimenti
monetari di segno opposto.
Distinguiamo tre principali aree del fabbisogno finanziario: il fabbisogno per elasticità di cassa; il
fabbisogno a breve non monetario; il fabbisogno durevole. Rappresentato in un grafico, il fabbisogno per
elasticità di cassa è dato dall’area compresa tra la curva A e la curva B; il fabbisogno a breve è dato dall’area
compresa tra la curva B e la curva C; il fabbisogno durevole è dato dall’area compresa tra l’asse del tempo e
la curva C. Le curve A, B, e C mostrano gli andamenti di breve periodo assunti dagli impieghi, in funzione
del loro orizzonte temporale. La curva A evidenzia l’andamento delle disponibilità liquide generato da flussi
e deflussi monetari molto ravvicinati nel tempo ed aventi una dinamica discontinua; la curva B è funzione
delle oscillazioni delle componenti non liquide del capitale circolante, questa ha un andamento più dilatato e
costante nel tempo; la curva C esprime la rigidità del capitale fisso nel breve periodo.
Il fabbisogno finanziario assume un andamento crescente quando il valore dei nuovi investimenti eccede i
disinvestimenti; un fabbisogno costante deriva dalla parità tra il valore dei nuovi investimenti e il valore dei
disinvestimenti; il fabbisogno assume un andamento decrescente quando il valore dei disinvestimenti eccede
quello dei nuovi investimenti. L’analisi dinamica del fabbisogno finanziario offre indicazioni generali sullo
stato evolutivo dell’impresa e sulla sua capacità storica di adottare strategie di sviluppo. Un fabbisogno
finanziario crescente segnala la capacità dell’impresa di sfruttare nuove opportunità strategico/ industriali.
Nell’ipotesi di una dimensione degli impeghi che si mantiene costante nel tempo l’azienda opera con un
volume di attività minime rispetto al normale svolgimento della gestione. L’andamento decrescente del
fabbisogno evidenzia, quando permane per lungo periodo, una situazione di crisi, dovuta a squilibri di natura
economica o all’incapacità dell’azienda di aliment