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LE STRATEGIE DI COLLABORAZIONE
Mettono in crisi l’analisi di Porter, perché considera le imprese sempre in competizione e mai in collaborazione. Nella realtà dei fatti
assistiamo molto spesso a fenomeni che partono da competizione e antagonismo, fino ad arrivare un approccio che va a favorire
elementi di collaborazione. Si affrontano i problemi in comune, creando delle sinergie.
L’ambiente competitivo è da intendersi come ambiente dove i diversi protagonisti agiscono secondo logiche sia competitive che
collaborative. Gli attori possono essere imprese e/o istituzioni, con stessa area geografica o diversa, stessa area di business o
contigue, leader di mercato o follower.
Le motivazioni all’origine possono essere esterne ed interne, tra le motivazioni esterne si riconoscono aspetti di tipo normativo che
premiano … e azioni poste in essere dalle istituzioni pubbliche.
Tra le motivazioni interne si riconoscono motivazioni che possono coesistere ed influenzarsi:
Sviluppo del patrimonio di competenze, elementi distintivi, ricerca i partner complementari, la collaborazione consente la
specializzazione dei singoli, poi si mette tutto ciò a fattor comune
Miglioramento dell’efficienza, condivisione di fasi del processo produttivo, centralizzazione di attività della catena del
valore, es. fatto dallo statistico di Assocalzaturifici, che spiega come ogni parte della calzatura venga prodotta da parti
diversi e poi assemblata.
Espansione, per mercati di grandi dimensioni, se elevata incertezza, ma potenzialità di crescita. Cerco qualcuno che possa
integrarsi con me in un’azione anche se è rischiosa e cerco elementi di collaborazione con chi ce l’ha già.
Gestione della posizione competitiva – il risultato può essere un accordo collusivo, garantiscono stabilità dei prezzi,
distribuzione geografica delle quote di mercato, ma anche azione per reagire a minacce o opportunità contingenti a
comportamenti aggressivi
Alla base delle strategie di collaborazione, la capacità di cooperare, legata a disponibilità di risorse per sostenere investimenti e costi
di risorse distintive, ma anche la capacità di valutare costi e benefici collegati. Tra i fattori determinanti:
- Capitale sociale, da mettere a disposizione. Ma non inteso nel senso di capitale sociale della S.p.A. come studiato in
economia aziendale e diritto, ma come asset intangibile, valore dell’impresa, capacità di creare valore con le relazioni
che io sviluppo con i soggetti terzi, gli stakeholder, queste relazioni saranno anche all’origine della scelta di collaborare
- Stile manageriale/attitudine culturale/orizzonte temporale – non si può mettere a collaborare imprese con uno stile
patriarcale con una di tipo partecipativo
- Chiarezza obiettivi strategici – deve esserci una discussione di quello che è l’obiettivo strategico (per andare dove? Per
fare cosa?) dobbiamo avere la stessa mission e la stessa visione
- Competenze organizzative – disponibilità a modificare la propria struttura organizzativa nei ruoli e nel sistema
informativo
- Reputazione – un accordo non può avere origine se non c’è un riconoscimento reciproco in termini di reputazione ed
affidabilità tra le parti
In genere le alleanze seguono un ciclo di sviluppo/di vita passando da una prima fase di collaborazione “sperimentale” a una fase di
vera e propria integrazione strategica.
Prima fase: alleanza tattica, sviluppo commerciale, gestione clienti, processo produttivo.
Seconda fase: sviluppo di alleanze strategiche nelle forme di accordi contrattuali, consorzi, jointventure (ultimi due più complessi,
perché vado a costituire una nuova organizzazione, definire quali sono gli organi sociali, definire il potere delle parti)
Nello sviluppo strategico si riconosce:
- Fase di preparazione/negoziazione
- Fase di gestione
- Fase di transizione – conclusione o rilancio
Luci ed ombre: ci sono condizione soggettive, ma anche oggettive alla base del successo/insuccesso di un’alleanza. Ci deve essere
equilibrio tra costi sostenuti e benefici, oggettivamente verificabili, appropriabilità dei risultati e dei vantaggi, trasparenza e
condivisone.
Presenza di un sistema di governo: attribuzioni di ruoli e competenze sia apicali che manageriali.
Equilibrio tra autonomia e integrazione tra i soggetti partner, presenza di meccanismi di controllo e incentivi.
L’alleanza avrà buona probabilità di successo se è costruita attorno alle competenze per sfruttare risorse esclusive e alle
caratteristiche soft (storia, cultura manageriale, sistema di valori) è attribuita la stessa rilevanza di caratteristiche core (risorse
investite, competenze, governance). Attenzione: l’alleanza non deve essere promossa per neutralizzare una propria debolezza e m…
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LA STRATEGIA “OCEANO BLU”
I ricercatori W. Chan Kim e Renée Mauborgne conducono un’analisi su più di 150 casi aziendali in 30 diversi settori, casi riferiti ad un
arco temporale che va dalla fine dell’800 agli anni 2000. Parte da un’indagine empirica.
L’utilità di analisi non è come tradizionalmente il settore/le aziende che ne fanno parte, bensì la mossa strategica ovvero l’insieme di
azioni e decisioni manageriali che porta all’offerta di nuovi prodotti/servizi in grado di creare un mercato.
Il punto di partenza/l’obiettivo dei ricercatori è come rispondere all’inasprirsi della concorrenza e alla progressiva maturità dei settori,
se da un ambiente stabile e prevedibile si passa a condizioni di massima incertezza e dinamicità.
La cultura strategica dovrà evolvere sino a consentire all’impresa di adeguarsi camaleonticamente ai cambiamenti. Cosa accade?
Quali elementi contribuiscono a ri-disegno complessivo?
Maggiore e più agevole accesso ai flussi informativi
Ampliamento dei confini geografici
Sviluppo tecnologico
Mutamenti demografici
Aumentato potere dei clienti
Sovraffollamento dei mercati
Modificarsi dei confini aziendali, attraverso partnership – outsourcing – crowdsourcing (il creare innovazione o il produrre
attraverso la folla, così come c’è il crowfounding) – co-creazione
Tendenziale scomparsa dei mercati di nicchia e dei monopoli
Secondo i due ricercatori, il combinarsi di questi elementi rende obsoleti gli approcci strategici tradizionali. L’ipotesi di studio è che
la formulazione della strategia si sposti dalla reazione alle mosse dei concorrenti alla ricerca di nuovi mercati dove essere pionieri, in
sintesi non essere sempre follower, ma anche innovatori.
Diviene essenziale ragionare in modo anticonvenzionale, flessibile, svincolandosi da confini di mercato (dai settori definiti) e alla
ricerca dei “non settori” e “non clienti”.
Le imprese di maggiore successo non hanno cercato di imporsi alla concorrenza, bensì di neutralizzare i competitor sviluppando un
approccio di innovazione di valori.
Secondo i ricercatori per avere successo, le imprese devono passare dall’oceano rosso (tutti nemici di tutti) all’oceano blu. Da mercati
conosciuti, con regole del gioco e confini ben definiti in cui si ingaggia un’“aspra guerra” in cui tutti offrono di più a minor prezzo, ad
un oceano calmo, privo di pericoli, sconfinato, in cui la concorrenza non è rilevante e vi è ampia possibilità di crescita della domanda.
Dal tentativo di preservare le proprie quote di mercato, battere la concorrenza all’operare in mercati che sono il risultato della
creazione di nuova domanda, aggirare la concorrenza. Dal focalizzarsi sul …
Gli elementi assunti quali riferimento sono:
Disegnare una curva del valore, diversa da quella dei concorrenti
Creare valore, sia verso l’esterno che verso l’interno, formulare una proposta di valore tale da attrarre gli acquirenti ed in
grado di motivare il personale al perseguimento dell’obiettivo di attirare nuova clientela
Rivolgersi non solo ai clienti già acquisiti, ma ricercare “non clienti”
Per creare valore, secondo gli autori è necessario fondere l’innovazione con l’utilità, il prezzo e le diverse componenti di costo.
La strategia OCEANO BLU mira al doppio obiettivo, differenziandosi dai concorrenti e contenere i costi.
Da un approccio strutturalista (struttura settore → condotta → performance) ad un approccio ricostruzionista –
l’innovazione nasce da un processo interno non replicabile sistematicamente
Quali gli strumenti della trasformazione?
Rappresentare il quadro strategico: fotografare lo stato attuale per comprendere chi, cosa, come e le possibili reazioni dei
concorrenti ai nostri cambiamenti
Disegnare le curve del valore identificative i diversi attori, sull’asse orizzontale le dimensioni della competitività, sull’asse
verticale il valore dell’offerta rispetto alle singole dimensioni
Selezionare un set di fattori competitivi verso cui orientare gli investimenti
Eliminare, ridurre, aumentare, creare
Il caso ALESSI S.p.A. Nasce in zona montana, dove da sempre ci sono insidiati buoni artigiani
che lavorano i metalli (Omegna) – distretto del pentolame, viene
lavorato rame, ottone etc. – nasce nel 1921, si chiama FAO (Fratelli Alessi
Omegna) e sono negli anni ’60 diventa S.p.A. sono loro che disegnano e
lavorano su commessa. Il settore è un settore del pentolame, negli anni
’50 iniziano ad esportare, negli anni ’70 ci si rende conto che la
produzione industriale ha cambiato le regole del gioco, iniziano a
lavorare acciaio Inox e diventano i maggiori utilizzatori, diventano così
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degli industriali e a questo punto devono mettersi in competizione e iniziano a
produrre quantitativi sempre più alti.
Alessi negli anni ’80 inizia ad avere una condizione di crisi e sviluppa una logica di
Oceano Blu.
Il loro punto di forza oggi è lavorare con gli ArchiStar, grandi artisti, designer e
architetti. Lavorano tantissimi materiali, sia punto di forza che di debolezza, oggi
lavorano anche porcellana, vetro, legno, tessuti, plastica. Stanno producendo qualcosa
di diverso dalle semplici pentole. Hanno sviluppato diversificazione, dalla cucina
standard alla produzione di elettrodomestici insieme alla Philips, ma con marchio
Alessi. Hanno produzione per la tavola e oggettistica per la persona (biro, fermagli,
gioielli, ciondoli), producono arredo per bagni e per casa di vario tipo. Si sono molto
distaccati dall’idea iniziale delle pentole. La realtà è molto particolare e molto
interessante da studiare. Il “ragno di Alessi”, in realtà è uno spremiagrumi, è il prodotto
identificativo dell’azienda, è stato prodotto