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L'EQUILIBRIO FINANZIARIO

L'equilibrio finanziario si definisce come "la capacità da parte dell'impresa di (1) far fronte in ogni momento alle uscite monetarie (obbligazioni) attraverso le entrate, ma (2) conservando un assetto di struttura finanziaria strutturalmente equilibrato".

Si distinguono quindi due componenti:

  1. Equilibrio finanziario corrente/attuale che deve essere verificata in ogni momento (con quello che ho in tasca devo essere in grado di pagare le obbligazioni che mi si manifestano oggi).
  2. Equilibrio finanziario strutturale.

Le condizioni di equilibrio finanziario:

  • Equilibrio finanziario corrente → Attraverso le giacenze in cassa che avevo ieri e le entrate di ieri, io dovrò far fronte alle uscite che ho oggi.
  • Equilibrio finanziario strutturale → Un'impresa è in condizione di equilibrio finanziario strutturale quando l'attivo di breve (capitale circolante) è strettamente maggiore del passivo di breve.
Si ha una coerenza tra fonti ed impieghi dello stesso periodo temporale. Se si vuole mantenere attivo il processo materiale dell'impresa, una parte di liquidità dovrà essere sempre presente, così come una parte di magazzino. C'è una parte di circolante che starà sempre all'interno dell'azienda, dunque queste poste, pur avendole riclassificate come capitale circolante, in realtà sono quasi più assimilabili ad un attivo immobilizzato, infatti si dice che generano un fabbisogno finanziario di medio-lungo periodo. Questa parte si chiama CAPITALE CIRCOLANTE STRUTTURALE (o parte strutturale del capitale circolante), si dice che in realtà genera un fabbisogno finanziario di medio-lungo periodo. Finanzierò questa parte strutturale con risorse di pari periodo. Se l'attivo di breve è maggiore del passivo di breve, vuol dire che la parte strutturale del capitale circolante netto la sto finanziando con.periodo.

L'impresa è in condizioni di equilibrio finanziario se ogni giorno è in grado di far fronte alle obbligazioni che si manifestano quotidianamente, senza mai arrivare ad una situazione in cui l'attivo di breve non è più strettamente maggiore del passivo di breve.

Se questa è la condizione di equilibrio finanziario strutturale, si può aggiungere una condizione, anche se non è incidente, il controllo del livello di capitalizzazione, ovvero del rapporto tra PN (Patrimonio Netto) e Mezzi di terzi.

Bassi livelli di capitalizzazione vuol dire che il capitale di credito è molto più alto del capitale proprio. Questa condizione di equilibrio finanziario strutturale deve essere verificata anche considerando un adeguato livello di capitalizzazione.

Se l'equilibrio finanziario corrente deve essere sempre verificato ogni giorno, l'equilibrio finanziario strutturale potrebbe essere in qualche momento non soddisfatto.

L'EQUILIBRIO

ECONOMICO

La seconda condizione di esistenza che vogliamo è che in un determinato momento di tempo, i ricavi sopravanzino i costi. L'equilibrio economico è il prevalere dei ricavi sui costi, e ciò deve essere considerato su più anni.

L'equilibrio economico si definisce come "la capacità dell'impresa di creare valore (ricchezza) tale da soddisfare, in misura sufficiente, le esigenze di tutti i pubblici d'impresa".

  • Equilibrio economico forte: significativa superiorità dei ricavi sui costi;
  • Equilibrio economico debole: limitata superiorità dei ricavi sui costi.

La relazione tra equilibrio economico ed equilibrio finanziario

Le due condizioni in qualche maniera sono collegate una all'altra. Sono nell'anno x, arrivo in fondo all'esercizio, faccio il bilancio e mi accorgo che ho prodotto una perdita, quindi ho distrutto ricchezza. Come si riuscirà a coprire questo fabbisogno?

finanziario se generato? La prima richiesta immediata del C.d.A sarà quella di chiedere all'assetto proprietario di ripianare questa perdita attraverso la sua funzione di capitalizzazione. Il primo anno potrebbe farlo, ma se questa perdita persiste l'impresa sarà costretta a chiedere un finanziamento a medio-lungo termine, perché ha sicuramente oneri finanziari inferiori. In questo modo, stiamo comunque imputando per il futuro costi finanziari al nuovo bilancio. Se la perdita sussiste ulteriormente, anche andando a richiedere un finanziamento, non ce lo faranno più a medio-lungo periodo, ma a breve termine, dunque sosterremo oneri finanziari maggiori. Se si continua a produrre perdite, stiamo generando fabbisogno finanziario di medio-lungo termine, stiamo aumentando gli oneri finanziari, ma soprattutto stiamo squilibrando il rapporto tra passività di breve, passività di medio-lungo e capitale proprio, stiamo snaturando la situazione finanziaria.

fino al punto in cui l'attivo di breve è uguale, o ancora peggio inferiore, al passivo di breve. Il perdurare di perdite economiche alla lunga produce uno squilibrio nella struttura finanziaria dell'impresa, e se non si rompe questo meccanismo, piano piano si arriverà ad intaccare l'equilibrio strutturale finanziario, e di là a rompere anche quello corrente il passo è breve. Nel 99% dei casi, il fallimento di un'impresa vede negli ultimi momenti questo meccanismo, perché l'imprenditore pur di non rinunciare all'impresa, in realtà sta facendo il suo male, perché sta completamente snaturando la situazione finanziaria dell'impresa. La sostenibilità economico-finanziaria Oltre alle condizioni di esistenza del sistema aziendale (equilibrio economico ed equilibrio finanziario) due elementi determinanti per valutare la fattibilità di un'attività imprenditoriale (nuova o come sviluppo di

Le leve esistenti sono:

  • La leva operativa (break even point) → Ci dirà qualcosa sull'equilibrio economico
  • La leva finanziaria → Ci dirà qualcosa sull'equilibrio finanziario

La LEVA OPERATIVA (o analisi della soglia tecnica)

Uno strumento che ci permette di fare dei ragionamenti per l'equilibrio economico, in particolar modo per quanto riguarda le minime condizioni di economicità operative in cui si trova l'impresa è l'analisi della soglia tecnica, detta anche break even point.

È la quantità minima da produrre e vendere affinché i ricavi generati coprano i costi operativi dell'impresa, ovvero affinché io possa raggiungere il punto di pareggio tra ricavi e costi operativi dell'impresa.

La soglia tecnica indica il numero minimo di unità (B.E.P. break even point) che è necessario produrre al fine di coprire interamente i costi operativi sostenuti.

differenza tra i ricavi (prezzo x quantità) e i costi variabili (costo variabile unitario x quantità) per ottenere il profitto. La soglia tecnica si calcola dividendo i costi fissi operativi per la differenza tra il prezzo unitario e il costo variabile unitario. La rappresentazione grafica della leva operativa si ottiene tracciando un grafico con le ascisse che rappresentano il volume di produzione e vendita e le ordinate che rappresentano il valore, cioè il prezzo in funzione della quantità venduta. La retta dei ricavi sarà rappresentata dalla formula prezzo x quantità venduta, dove il coefficiente angolare della retta sarà il prezzo. La retta dei costi fissi sarà invece una retta parallela all'asse delle ascisse, poiché i costi fissi non variano al variare dei volumi di produzione e vendita. Per rappresentare il break even point, si utilizza l'equazione prezzo x quantità. I costi fissi sono quei costi che non variano al variare della produzione e vendita e quindi avranno un certo livello e saranno rappresentati da una retta parallela all'asse delle ascisse. Successivamente, si calcola la differenza tra i ricavi e i costi variabili per ottenere il profitto.

stessa cosa con i costi variabili e traccio la retta dei costi totali. In questo caso, il coefficiente angolare della retta sarà il costo variabile. Se voglio una retta che mi descriva i costi totali dell'impresa, non solo dei costi variabili, la retta dei costi variabili devo traslarla. A questo punto, abbiamo la retta dei ricavi totali e la retta dei costi totali. Se ricavi totali = costi totali, in questo punto si ha il pareggio, e questo punto si chiama BREAK EVEN POINT (B.E.P.). Producendo e vendendo la quantità di break even point io mi trovo in un punto in cui la retta dei ricavi totali incrocia la retta dei costi totali, dunque si ha lo stesso valore. Michela Sedda49 A sinistra del punto di pareggio, la retta dei costi totali sopravanza quella dei ricavi totali, dunque sono in area di perdita. Viceversa, a destra, dal punto di B.E.P in poi, la retta dei ricavi totali sopravanza quella dei costi, dunque siamo in area di profitto. Il punto di pareggio è un punto

a: se l'impresa non riesce a raggiungere il numero di unità individuate per il break-even point, può adottare diverse strategie. Una possibilità è ridurre i costi fissi operativi, ma solo se ciò non influisce sulla capacità produttiva dell'impresa. Un'altra opzione è aumentare la base temporale sulla quale ripartire i costi fissi dell'impresa, ad esempio allungando il periodo di ammortamento degli investimenti. Inoltre, l'impresa potrebbe aumentare il prezzo unitario di vendita dei suoi prodotti o ridurre l'entità dei costi variabili unitari. Infine, un'altra leva operativa potrebbe essere quella di trasformare i costi fissi in costi variabili, cioè esternalizzare alcune fasi di lavorazione affidandole a terzi.
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Publisher
A.A. 2021-2022
115 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mikisedda di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione delle imprese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Pucci Tommaso.