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ENTRIAMO ADESSO NEGLI ASPETTI MICROECONOMICI DELLA FACCENDA.
Quali sono a livello microeconomico gli aspetti utili a comprendere l’innovazione. A livello microeconomico
dobbiamo introdurre l’effetto dell’innovazione nel
comportamento dell’impresa. Distinguiamo due approcci
per spiegare questo effetto.
Approccio neoclassico e Approccio evoluzionistico.
Nella visione neoclassica abbiamo che l’attività produttiva
è un’attività di trasformazione che parte da risorse
naturali e arriva a prodotti finali (destinati ai consumatori).
Nell’approccio neoclassico si dice che la trasformazione è
eseguita attraverso l’utilizzo di tecnologie fornite da
tecnici: questa visione si traduce in questa immagine.
Secondo i Neoclassici il mondo della scienza e della
tecnica mette a disposizione delle imprese le tecnologie. E’ una visione semplice in quanto presuppone che
l’imprenditore non si preoccupa di PRODURRE TECNOLOGIA. E’ una visione semplice e robusta che vede la
tecnologia come uno strumento ESOGENO all’impresa. Questa visione ci aiuta perché ci semplifica la vita.
Quali sono le risorse e i fattori di produzione secondo la visione neoclassica?
I fattori classici: Terra, Lavoro e Capitale. In più, per rendere la visione più attuale e realistica, i neoclassici
aggiungono L’ORGANIZZAZIONE E LO STATO. Vengono visti a tutti gli effetti come risorse e fattori. Questi
fattori sono i classici visti un po’ ovunque.
La produzione viene vista come una funzione che assegna ad un input un output. In mezzo c’è la tecnologia.
ALBINO 14/11/2017
Continuiamo adesso a parlare del problema dell’innovazione in ottica microeconomica. Microeconomico
significa essenzialmente che il nostro focus è legato alla singola impresa: non andremo più a guardare
aggregati, ma i singoli.
CONSIDERAZIONI PRELIMINARI. Quando abbiamo come focus la singola impresa possiamo avere due
approcci differenti: quello neoclassico e quello evolutivo.
L’approccio neoclassico lo abbiamo introdotto nella scorsa lezione, mentre quello evolutivo risulta più
accattivante e al passo coi tempi. Tuttavia i due approcci sono entrambi validi. Quale preferire? A livello di
ricerca sicuramente si tende all’approccio evolutivo, dal punto di vista teorico sono entrambi validi e aventi
una dignità.
APPROCCIO NEOCLASSICO.
Nella visione neoclassica le attività produttive sono attività che trasformano per stati successivi le risorse in
prodotto finale (che va sul mercato, che è destinato al consumatore). I neoclassici affermano che queste
trasformazioni avvengono grazie alle tecnologie, sviluppate, prodotte e messe a disposizione dal mondo
della tecnica. Questa è una lettura che semplifica di modo la trattazione, ma spesso non rispecchia ciò che
realmente avviene nel mondo reale. Quindi spesso le conoscenze tecniche non vengono prodotte
esternamente all’impresa. Già qui l’approccio scricchiola. La visione neoclassica quindi soffre di questa
visione: è una visione “vecchia”, propria dei tempi in cui lo sviluppo tecnico era lento e condotto all’interno
dei centri di ricerca come le università. La tecnologia entra nel processo di traformazione produttiva
nutrendolo. Ci accorgiamo subito che esiste una pluralità di risorse, aggregabili in alcune CATEGORIE.
Alcune più CLASSICHE altre introdotte recentemente. Organizzazione e Stato sono stati da
poco aggiunti per i motivi illustrati nella
scorsa lezione. ESEMPIO: oggi gli
imprenditori accusano lo stato di avere
una burocrazia eccessivamente
complessa, questo perché considerano
a tutti gli effetti lo Stato un FATTORE DI
PRODUZIONE.
Consideriamo la produzione come relativa ad un certo periodo: essa può essere considerata come un
FLUSSO DI PRODUZIONE che trasforma gli input in output. La funzione produzione quindi lega un set di
input ad un set di output riferiti allo stesso intervallo temporale. Essenzialmente la tecnologia è la fautrice
di questa trasformazione. Se cambia la tecnologia avviene quella che chiamiamo innovazione, cambia cioè
la legge di trasformazione tra input e output. Come rappresentiamo la funzione di produzione?
Diciamo che la funzione produzione è l’insieme dei metodi di produzione tecnicamente efficienti.
MA COS’E’ UN METDO DI PRODUZIONE? Pensiamo alla produzione di una torta. Bene, c’è una relazione
tecnica? Si, dagli ingredienti ottengo un prodotto finale. Come faccio a definire un metodo? Per produrre
un kilo di output, un kilo di panettone, il metodo di produzione mi dice cosa serve (praticamente la ricetta
con annessi strumenti, personale ecc). in questo caso quindi in questo caso il metodo mi dirà che serve
farina, personale, sbattitore ecc. A parità di output però, come è logico, possiamo dire che esistano diversi
metodi di produzione (molte ricette per arrivare al panettone).
ESEMPIO DEGLI OCCHIALI: lo stesso paio di occhiali può essere prodotto in maniera completamente
automatizzata o in maniera estremamente artigianale. Nel caso dell’automatizzazione aumenta il fattore
capitale, nell’altro il fattore lavoro. E il mercato è un mix di differenti metodi. Non stiamo andando a
guardare i costi adesso, ma stiamo solamente osservando il fatto che esistano tantissimi metodi di
produzione per produrre lo stesso prodotto finale.
Ci dobbiamo preoccupare solo del fatto che i metodi siano tecnicamente efficienti.
ESEMPIO. Se dobbiamo produrre il nostro buon panettone e abbiamo N fattori necessari. Abbiamo un
metodo di produzione che ci richiede 1oog di farina, ecc ecc. Abbiamo poi però un altro metodo che a
parità di altri fattori ci chiede 150g di farina. E’ evidente che il primo metodo sia più efficiente del primo.
Possiamo però avere casi più complessi.
METODO 1 150g di farina, 3 uova.
METODO 2 100g di farina, 4 uova.
Quale dei due metodi è più efficiente? Non possiamo fare un confronto tecnico. La scelta dipenderà da
altro (costi, prezzi, rischi ecc ecc)
In termini teorici quanto detto sino ad ora si traduce in
L’approccio neoclassico prende in
considerazione SOLO i metodi
tecnicamente efficienti, considerando non
razionali e quindi automaticamente
escludibili gli imprenditori che adoperino
metodi non tecnicamente efficienti.
Dal punto di vista teorico i metodi
tecnicamente efficienti sono nella funzione
produzione. Dal punto di vista pratico accade che da qualche parte del mondo può trovarsi qualcuno che
applichi metodi non tecnicamente efficienti. In altre parole NON TUTTI PRODUCONO COME IL LEADER
MONDIALE.
Dopo aver elencato tutti i metodi tecnicamente
efficienti i neoclassici osservano che
l’imprenditore pescherà da questa serie di
metodi quello che lo soddisferà sul piano
economico (perché tecnicamente sono
equivalenti).
ISOQUANTO. E’ una rappresentazione di tutti i
metodi tecnicamente efficienti. Si chiama
isoquanto perché tutti i metodi vengono
considerati in riferimento ad un certo livello di
output. L’isoquanto può assumere forme
differenti. L’isoquanto lineare rappresenta una situazione in
cui i due fattori sono perfettamente sostituibili.
ESEMPIO. Se i due fattori sono lavoro e capitale e
voglio produrre panettoni, in questo caso sto
dicendo che un imprenditore potrà produrre
panettoni o utilizzando SOLO MACCHINE
AUTOMATIZZATE o SOLO PERSONE SENZA
UTLIZZARE NEMMENO UN UTENSILE.
Naturalmente non esiste nella realtà nessun tipo
di sostituibilità perfetta dei fattori. La forma degli
isoquanti che vediamo sui libri è puramente
didattica e illustrativa, nel mondo reale gli
isoquanti non hanno forme del genere.
A Questo punto andiamo a formalizzare quanto
abbiamo detto sino ad ora sulla funzione produzione (quella relazione tecnica che lega gli input agli output).
In input abbiamo i fattori della produzione (lavoro, capitale, terra ecce cc) e in output la variabile
dipendente prodotta. La funzione produzione si riferisce sempre ad un periodo definito di tempo.
, )
Y o funzione produzione = f(L, K, R, S,
Con Y = output tipo “numero occhiali prodotti nel mese o nell’anno.
L= input lavoro
K= input capitale
R= input materie prime
S= input terra
= rendimenti di scala
= parametro di efficienza
ebbene, cosa sono efficienza e rendimenti di scala?
Cominciamo dall’efficienza: tale parametro tiene conto dell’organizzazione e dipende da quanto
efficientemente si riesce a organizzare la produzione a parità di altri fattori di produzione. Dipende dalla
bravura di imprenditore e manager.
I rendimenti di scala invece sono influenzati dai costi fissi e si traducono in un abbassamento del prezzo
unitario. ESEMPIO: se due persone si mettono a produrre una macchina ci metteranno due anni e la
produrranno a costi esorbitanti. Se invece se ne mettono 40000 allora il costo unitario dell’auto prodotta si
abbassa di molto. (economia di scala).
I neoclassici preferiscono parlare di valore aggiunto meno che di output. Cosa si intende per valore
aggiunto? In pratica si è osservato che per un tot di materie prime viene prodotto un certo tot di output.
Andiamo adesso a considerare il fattore terra S interno a macchine e impianti. La funzione produzione nella
teoria tradizionale diventa quindi:
, )
X = f (L, K, con X= valore aggiunto definito come Y-R
Come rappresentiamo la funzione sì ottenuta?
Cominciamo considerando e costanti. Otteniamo il seguente grafico che andiamo a commentare.
Se L è 0 l’output è 0. Stiamo ipotizzando di avere una
fabbrica molto grande e vuota. Dobbiamo aumentare L
al fine di migliorare la combianzione di K e di L.
Arriviamo ad un certo punto e siamo al massimo. Se
Invece continuiamo a aumentare L il fattore lavoro
diventa eccedente e quindi si va a scapito del valore
aggiunto. Se K aumenta passiamo alla altra curva e poi
via via. Se K aumenta quindi le curve tendono ad alzarsi.
in questo caso ad essere costante per ciascuna curva è
L. Per ragioni analoghe le curve hanno forme simili e si
fanno discorsi analoghi a quelli fatti prima.
Introduciamo adesso il concetto di prodotto marginale. Essenzialmente la pendenza della funzione di
produzione rappresenta il prodotto marginale dei fattori di produzione. (naturlalmente essendo X una
funzione in più variabili parleremo di derivate parziali.)
X
P'L = /L
X
P'K = /K In questo grafico sono stati rappresentati sia
l’andamento di X che quello della derivata fatta
rispetto a L. Notiamo che al punto di flesso del
gfrafico di X corrisponde il massimo del grafico
della derivata