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L
formando un nuovo equilibrio in cui A diventa l’impresa marginale che produce ai minimi costi
medi e marginali. marginale di un settore perf.conc.
Fig.8.7.L’impresa
La curva di offerta orizzontale di un settore perfettamente concorrenziale nel lungo periodo
In un settore perfettamente concorrenziale, ogni impresa ha una curva LMC con un tratto crescente
offerta LS anch’essa crescente rispetto al prezzo. LS del settore è più piatta di
e quindi una curva di
quella della singola impresa. L’aumento del prezzo induce le imprese operanti ad aumentare la
produzione e incentiva nuove imprese a entrare nel mercato. In casi particolari, se le imprese
insediate e potenzialmente entranti sono molto numerose e hanno identiche curve LS, la curva LS
di un settore perfettamente concorrenziale è orizzontale.
Quando le imprese insediate ed entranti in un mercato hanno costi identici e l’espansione del settore
non influisce sui prezzi dei fattori produttivi, la curva di offerta di lungo periodo del settore LS è
orizzontale. La produzione del settore può essere variata attraverso la variazione del numero di
imprese a un prezzo di lungo periodo P * stabile.
L
Nessuna impresa produce se il prezzo è inferiore a P *, mentre al prezzo P * il settore è in
L L
equilibrio di lungo periodo. Se il prezzo è superiore a P *, le imprese producono e realizzano extra-
L
profitti economici positivi incentivando l’ingresso di nuove imprese che scelgono gli stessi costi
delle imprese già insediate. Questa entrata continua fino a quando il prezzo è al livello di P *, e la
L
curva LS del settore è orizzontale al prezzo P *.
L
Ci sono due ragioni per ritenere che la curva LS sia crescente e non orizzontale rispetto al prezzo:
1. non è detto che tutte le imprese insediate ed entranti nel settore abbiano gli stessi costi (es.
diversa localizzazione rispetto alle fonti di approvvigionamento dei fattori produttivi);
2. non è detto che l’espansione del settore non influisca sui prezzi dei fattori produttivi anche se
tutte le imprese hanno gli stessi costi.
Al crescere della dimensione del settore, i prezzi dei fattori produttivi utilizzati dalle imprese che lo
compongono possono aumentare, e questo aumento innalza le curve di costo di tutte le imprese. Di
seguito il prezzo è maggiore di P * per consentire alle imprese di restare sul mercato coprendo i
L
costi elevati. Quindi la curva LS di un settore concorrenziale è crescente rispetto al prezzo del
prodotto, ed occorre un prezzo maggiore per indurre un settore ad aumentare l’offerta totale.
Fig.8.8.La curva di offerta orizzontale di un settore perf.conc. nel lungo periodo.
8.4 Analisi di statica comparata di un settore perfettamente concorrenziale
Dopo aver analizzato l’offerta del settore concorrenziale, è possibile esaminare come domanda e
offerta interagiscano nel determinare il prezzo di equilibrio nel breve e nel lungo periodo.
In equilibrio di breve periodo, il prezzo di un mercato perfettamente concorrenziale è
determinato dalla domanda degli acquirenti e dall’offerta di un dato numero di imprese che
produce in corrispondenza dell’uguaglianza tra
costituiscono il settore, ognuna della quali
prezzo e costo marginale di breve periodo.
In equilibrio di lungo periodo, il prezzo di un mercato perfettamente concorrenziale è
determinato dalla domanda degli acquirenti e dall’offerta di un settore composto da un
numero variabile di imprese. Poiché nel lungo periodo le imprese possono entrare e uscire dal
settore, il mercato è in equilibrio se le imprese realizzano solo profitti normali, cioè profitti
economici nulli, cosicché non vi è incentivo alla variazione del numero delle imprese.
In equilibrio di breve periodo, le imprese producono in corrispondenza di P * = SMC, con
S
eventuali extra-profitti. In equilibrio di lungo periodo, le imprese sono dimensionate sulla scala
efficiente di produzione e producono in corrispondenza di P * = LMC = LAC minimo.
L
Col metodo della statica comparata è possibile analizzare gli effetti di alcuni cambiamenti esogeni
sull’equilibrio di un mercato perfettamente concorrenziale.
Fig.8.9.L’equilibrio di breve e di lungo periodo di un settore e di un mercato perf.conc.
L’effetto di un incremento nei costi
Se gli effetti di un aumento nei costi colpisce tutte le imprese di un settore concorrenziale dovuto
per esempio a un aumento del prezzo delle materie prime usate o di un aumento del salario, per
semplicità analitica si ipotizza che tutte le imprese abbiano gli stessi costi e che di conseguenza la
curva LS del settore sia orizzontale.
Il settore opera inizialmente in equilibrio di breve e di lungo periodo, con un prezzo P *, una
L1
quantità Q * e un numero di imprese N * = Q * / q *. La curva di offerta di lungo periodo del
1 1 1 1
settore (LS ) è orizzontale e tangente a LAC .
1 1
Quando i costi aumentano, nel breve periodo il numero di imprese insediate e la dimensione dei
fattori fissi sono dati, cioè non variano: ogni impresa produce quindi q al prezzo P registrando
2 2
perdite, e l’intero settore produce Q = N * q .
2 1 2
Al prezzo P , nel lungo periodo si verificano due cambiamenti: i fattori fissi possono essere variati
2
e talune imprese che subiscono perdite escono dal settore, riducendo ulteriormente la curva di
offerta di breve periodo a SS . Il nuovo equilibrio di lungo periodo è caratterizzato dal prezzo P *
2 L2
e dalla curva di offerta del settore LS . Le imprese sono N * = Q * / q *, e coprono esattamente i
2 2 2 2
costi medi ottenendo profitti economici nulli.
Due aspetti rilevanti in merito al nuovo equilibrio di lungo periodo:
1. l’aumento dei costi medi e marginali delle imprese viene trasferito sugli acquirenti sotto forma di
aumento del prezzo; per ricostituire condizioni di profitto normale, il prezzo aumenta fino a
divenire uguale al più elevato costo medio minimo.
2. l’aumento dei costi trasferitosi sul prezzo, riduce la quantità prodotta e la dimensione del settore.
Fig.8.10.Gli effetti di un aumento dei costi in un mercato e in un settore perf.conc.
L’effetto di un aumento della domanda
L’aumento della domanda sposta inizialmente il settore dall’equilibrio di breve e di lungo periodo
all’equilibrio di breve periodo
E E . Dato che la curva di offerta SS risente della non variabilità
L1 S2
di alcuni fattori produttivi e del numero di imprese del settore, l’aumento della domanda provoca un
rilevante aumento del prezzo da P * a P *, e un meno rilevante aumento di quantità offerta da
L1 S2
Q * a Q *, e la possibilità di realizzare extra-profitti. Infatti un aumento della domanda provoca
L1 S2
nel breve periodo, un aumento del prezzo e quindi un aumento della domanda per la singola
impresa con conseguente possibilità di realizzare profitti economici positivi, cioè extra-profitti.
Nel lungo periodo, le imprese adeguano la capacità produttiva alla maggiore domanda e la presenza
incentiva l’ingresso di nuove imprese nel settore. Quindi si ricostituisce un nuovo
di extra-profitti
equilibrio di breve e di lungo periodo E caratterizzato dal prezzo P * inferiore a quello di breve
L2 L2
*. L’aumento delle capacità produttive e l’ingresso
periodo P *, ma superiore a quello iniziale P
S2 L1
di nuove imprese consentono al settore di aumentare l’offerta e di diminuire l’effetto esercitato nel
breve periodo dalla maggiore domanda sul prezzo. Quindi la curva di offerta LS, più elastica di SS,
è un indice di maggiore flessibilità rispetto alla condizione di breve periodo.
Fig.8.11.Gli effetti di un aumento della domanda in un mercato e in un settore perf.conc.
8.6 Il monopolio perfetto: l’altra struttura-limite di mercato (8.5 è online)
L’impresa in concorrenza perfetta è troppo piccola rispetto al settore e al mercato affinché le sue
sull’offerta complessiva del settore, così ora si analizza il caso limite di
decisioni abbiano effetti
struttura opposta: il monopolio perfetto.
Il monopolio perfetto è una struttura di mercato caratterizzata da un unico venditore
protetto da barriere insormontabili all’ingresso
(monopolista) di un prodotto senza sostituti,
di concorrenti potenziali e con una domanda frammentata.
In questa struttura di mercato, l’impresa (monopolistica) e il settore coincidono. L’unico produttore
nazionale di un bene o servizio non è un monopolista se il mercato nazionale è aperto al commercio
internazionale. Trenitalia è un monopolista perché è l’unico venditore di servizi ferroviari in Italia,
mentre Fiat non è un monopolista perché pur essendo l’unico produttore di automobili in Italia deve
competere con produttori esteri. Alcuni monopolisti (es. Ente Tabacchi) sono settori nazionalizzati,
cioè è il Governo a decidere prezzi e volume di produzione di questi monopolisti.
Nei prossimi paragrafi si analizza il comportamento di un’impresa monopolistica privata che ha
come obiettivo la massimizzazione del profitto economico.
8.7 La scelta del volume di produzione che massimizza il profitto di un monopolista
In generale, un’impresa per massimizzare il profitto deve scegliere il volume di produzione e
offerta Q* che uguagli il ricavo marginale (MR) al costo marginale (MC) (SMC nel breve periodo e
LMC nel lungo periodo), con dMC/dQ ≥ dMR/dQ. Deve essere poi verificato che in
corrispondenza di Q*, il prezzo di vendita copra almeno il costo medio di produzione (SAVC nel
breve periodo e LAC nel lungo periodo).
Per l’impresa di concorrenza perfetta il ricavo marginale (MR) coincide col prezzo (P) di vendita
che l’impresa trova sul mercato. Per contro, la domanda di un’impresa monopolistica è la domanda
settore, e quindi dell’intero mercato in cui il monopolista opera come unico venditore. Questo
del
implica che il ricavo marginale del monopolista sia minore del prezzo al quale vende un’unità
addizionale. L’impresa monopolistica sa che ogni unità addizionale venduta riduce il ricavo
ottenuto dalle altre unità, perché per vendere unità addizionali deve spostarsi lungo una curva di
domanda inclinata negativamente rispetto al prezzo.
Il ricavo totale (RT) di un monopolista è pari a P*Q, e dalla curva di domanda DD si deriva la sua
curva di RT. Il ricavo marginale (MR) è dato da dRT/dQ e ΔRT/ΔQ. Il ricavo marginale del
monopolista è inferiore al prezzo al quale vende ogni unità perché per vendere un’unità in più, il
monopolista deve rinunciare a una parte di ricavo sulle unità inframargin