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APPROCCIO ANALITICO DELLO SVILUPPO DAL LATO DELL’OFFERTA> l’approccio

neoclassico si occupa delle disparità interregionali di sviluppo che tramite meccanismi di

aggiustamento, nel lungo periodo, si annullano>si fonda sulla relazione positiva che si

stabilisce in ogni regione tra i parametri di produttività pro-capite e di capitale investito

pro-capite: la crescita del capitale investito determina una crescita della produttività>una

regione a basso livello di sviluppo è una regione con un basso rapporto capitale- lavoro e

dunque con bassi livelli di produttività , e viceversa accade per una regione ad alto livello

di sviluppo: nel lungo periodo, dopo che si metterà spontaneamente in moto un

meccanismo di riallocazione dei fattori produttivi, sarà raggiunto un livello simile di

capitale- lavoro, gli stessi livelli salariali, lo stesso livello di reddito pro-capite e dunque lo

stesso livello di sviluppo. Questo approccio presenta anche elementi di debolezza:

sottovalutazione dei processi cumulativi e sinergici, sottovalutazione dei costi della

mobilità che riducono il trasferimento, una assunzione troppo forte riguardo all’esistenza

di un’unica funzione di produzione per la descrizione di due econome, una avanzata e

una arretrata.

LA TEORIA DELLA CAUSAZIONE CIRCOLARE CUMULATIVA> elaborata da Myrdal

(originariamente in forma qualitativa), presenta una visione pessimistica secondo cui sulla

base di circuiti domanda/offerta virtuosi e viziosi che si autoalimentano e si cumulano gli

squilibri interregionali non solo persistono ma tendono ad ampliarsi. Perciò se si lascia

fare alle solo forze spontanee di mercato la convergenza non avverrà mai. Nelle aree più

sviluppate migrano lavoratori e si generano economie di agglomerazione, mentre processi

opposti caratterizzano le aree povere destinate all’impoverimenti. Inoltre esistono limiti

all’evoluzione infinita del processo circolare cumulativo che derivano da considerazioni

territoriali e di offerta (congestione fisica, crescente scarsità di fattori produttivi e crescita

dei loro pezzi). Nicholas Kaldor negli anni 70 presenta una versione formalizzata del

modello: le esportazioni sono influenzate dalla domanda estera, dai redditi e dal

contenimento degli incrementi dei prezzi ma negativamente sono influenzate dalla

eventuale dinamica dei prezzi più contenuti dei paesi importatori. La produttività agisce

sulla variazione del livello dei prezzi in quanti si confronta con i costi di produzione..

L’APPROCCIO DELLO SVILUPPO ENDOGENO> sviluppo negli anni 70 delle regioni

nord-orientali e centrali individuato nell’endogenità del modello di sviluppo ( distretti

industriali): elevata concentrazione di imprese piccole e medie settorialmente e

funzionalmente specializzate che favoriscono il frazionamento del rischio, una maggiore

efficienza produttiva legata alla divisione del lavoro e una maggiore flessibilità della filiera

produttiva alle dinamiche della domanda.

IL DISTRETTO INDUSTRIALE MARSHALLIANO> un’entità socio-territoriale

caratterizzata dalla compresenza attiva, dalla interazione, in un’area territorialmente

circoscritta, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali. Il

distretto ha specifiche particolarità:

• prossimità spaziale

• concentrazione di piccole e medie imprese

• prossimità socioculturale (sistema di istituzioni, codici e regole condivisi dalla

comunità)

• specializzazione industriale dell’intera area ( presenti tutte le fasi della filiera

produttiva)

In tale distretto si creano economie che incrementano il vantaggio competitivo delle

imprese localizzate e che possono essere sintetizzate nei seguenti meccanismi:

• riduzione dei costi di produzione che può derivare da: minori costi di trasporto,

minori costi di formazione del personale, possibilità di esternalizzare alcuni costi

socializzandoli, flessibilità del mercato locale del lavoro (rapidi aggiustamenti al

variare della domanda)

• riduzione dei costi di transazione grazie a: un più agevole e meno rischioso ricorso

al mercato, una agevolazione nella creazione di contatti diretti e indiretti, l’esistenza

di attori collettivi che intervengono e facilitano la cooperazione e la mediazione

sociale, la disponibilità del know-how tecnico per valutare la qualità delle prestazioni

dei fornitori, un più efficiente e rapido matching quali-quantitativo tra domanda e

offerta di lavoro

• aumento di efficienza dei fattori produttivi, a parità di risorse produttive si deve a:

possibilità di attivare servizi che consentono di valorizzare i fattori produttivi locali,

cultura industriale diffusa fatta di elementi intangibili quali la propensione a

socializzare, la conoscenza tecnica e le innovazioni

• aumento della capacità innovativa

I pregi della teoria stanno nel fatto di aver ripensato il concetto di economia di

agglomerazione, la rilevanza attribuita agli elementi endogeni dello sviluppo e di aver

investigato l’inspiegabile dello sviluppo economico regionale. I limiti della teoria stanno

nell’eccessivo descrittivismo che inficia la capacità di generalizzare, nella definizione di un

quadro teorico esclusivamente statico e nel localismo teorico non tenendo in

considerazione gli elementi esogeni e oggettivo che accompagnano lo sviluppo.

IL MILIEU INNOVATEUR> questa teoria si concentra sulla spiegazione dell’efficienza

dinamica dei processi produttivi, ovvero sugli elementi endogeni che giocano un ruolo

determinante nella capacità creativa e innovativa del sistema produttivo locale. In

particolare si occupa di come la prossimità relazionale ( che può anche non essere

cooperativa ma competitiva e individualistica) incrementa la capacità innovativa delle

imprese localizzate nell’area. La teoria crea propensione e capacità di innovare sotto

forma di:

• processi di apprendimento collettivo e di socializzazione della conoscenza che

hanno luogo in modo spontaneo attraverso relazioni stabili e durature fornitori-

clienti, relazioni nel mercato del lavoro, spin-off d’impresa> cooperazione a rete

• processi di riduzione di rischio e incertezza associati al processo innovativo

vengono svolti attraverso le funzioni di raccolta delle informazioni, transcodifica

delle stesse, selezione di routine decisionali

• processi di coordinamento ex ante di decisioni di routine grazie alla riduzione dei

costi di transazione

IL RUOLO DELLE INFRASTRUTTURE NELLO SVILUPPO REGIONALE> le infrastrutture

sono generalmente considerate una componente decisiva per lo sviluppo economico

attraverso i loro effetti positivi sulla produttività e competitività del sistema economico

locale: idea che aumentando l’accessibilità dell’area, riducono i costi di acquisizione dei

fattori di produzione e degli input produttivi e consentono alle imprese di raggiungere i

mercati di sbocco a costi ridotti. Correlazione tra indice di infrastrutturazione economica e

PIL pro-capite. Infrastrutture come fattore importante per la localizzazione di nuove

imprese e per lo sviluppo del territorio, ma da sole non posso essere fattori certi di

sviluppo.

Economista tedesco Dieter Biehl> le infrastrutture insieme alla struttura agglomerativa

( riflette la concentrazione spaziale della popolazione e delle attività economiche nella

regione e da luogo agli effetti di riduzione dei costi di produzione), alla struttura settoriale

(rappresenta la relazione che in ciascun sistema regionale si genera nella dimensione

relativa dei tre macrosettori: agricoltura, industria e servizi), alla localizzazione geografica

( relativa lontananza o vicinanza di una regione dai principali centri continentali o mondiali)

sono uno dei fattori che stanno alla base del cosiddetto potenziale di sviluppo economico

regionale. Le altre risorse come il capitale privato e il lavoro rappresentano gli elementi

dinamici essenziali per sfruttare al meglio tale potenziale. La caratteristica che distingue

questi quattro elementi è il loro elevato livello di accessibilità pubblica, concetto definito da

indivisibilità, non sostituibilità, immobilità, polivalenza. Secondo Biehl vale la proposizione

generale che “una migliore dotazione di infrastrutture aumenta la produttività degli

investimenti privati e diminuisce i costi privati e ne consegue che la produttività, i redditi e

l’occupazione sono funzione crescente della dotazione delle infrastrutture”> questa

affermazione vale solo per i valori potenziali e non effettivi, che invece possono differire in

relazione ad altri fattori che influenzano il tasso di utilizzazione delle infrastrutture. I due

valori coincidono solo se le infrastrutture sono utilizzate al loro livello ottimale> l’ipotesi di

Bhiel non può essere considerata una legge perché non è generalizzabile a tutte le

situazioni.

DOMANDA> la domanda di un bene o servizio è la relazione tra il suo prezzo di mercato e

la quantità di esso richiesta dagli acquirenti, più precisamente definisce la quantità di un

bene Q che i consumatori sono disposti ad acquistare per ogni livello di prezzo P, a parità

di altri fattori. Quando aumenta il prezzo del bene la quantità domandata diminuisce

perché a parità di reddito se ne può comprare di meno. Sommando le domande dei singoli

consumatori si ottiene la domanda di mercato. A parità di prezzo la domanda di mercato

di un bene può variare per altri fattori: reddito medio dei consumatori, dimensioni del

mercato ( numero di acquirenti), prezzo e disponibilità dei beni correlati, gusti e

preferenze, aspettative per il futuro. Se la domanda aumenta la curva si sposta verso

l’alto. Una domanda verticale significa che per qualsiasi prezzo del bene, la quantità

domandata non varierà. Una domanda orizzontale indica che a una data variazione del

prezzo la quantità domandata varia drasticamente.

OFFERTA> l’offerta di un bene/ servizio è la relazione tra il prezzo di mercato di un bene

e la quantità offerta dai produttori, più precisamente è la quantità del bene che i produttori

sono disposti ad offrire per ogni livello di prezzo, a parità di altri fattori. Quando aumenta il

prezzo del bene aumenta la quantità di offerta aumenta, quindi la relazione è diretta.

Sommando le offerte dei singoli produttori si ottiene l’offerta di mercato. A parità di

prezzo l’offerta di mercato di un bene può cambiare per altri fattori: prezzo dei fattori

produttivi, tecnologia, prezzo e disponibilità di beni correlati, politiche pubbliche, capacità

produttiva dell’industria o

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
16 pagine
3 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Lau_94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia del territorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Ferrari Claudio.