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Il ricavo marginale e il profitto nelle imprese
Il ricavo marginale è l'incremento che subisce il ricavo totale quando l'imprenditore vende un'unità in più di prodotto: R' = ΔR * ΔY. Ogni piccola impresa, se vuole aumentare il prezzo, esce dal mercato; se invece vuole abbassarlo, comunque non riesce a soddisfare tutta la domanda.
Il profitto è dato dalla differenza tra ricavi totali e costi totali: RT - CT. Il costo totale è la somma dei costi fissi (che non si possono modificare) e dei costi variabili (si deve agire su di essi per massimizzare il profitto). Per massimizzare il profitto bisogna minimizzare i costi: come sostiene Schumpeter, anche le piccole imprese possono abbassare i costi, in quanto gli imprenditori devono farsi venire in mente delle idee per servire il mercato recuperando margini di profitto innovando qualcosa nei costi variabili.
Prendiamo in esame 3 casi:
- Se ricavi = costi, allora il profitto = 0 (imprese marginali);
- Se ricavi < costi, allora il margine di...
Il profitto è negativo perché i costi sono superiori ai ricavi, c'è una perdita (imprese extramarginali).
Se i ricavi sono maggiori dei costi, allora il margine di profitto è positivo (imprese inframarginali).
MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO (CONCORRENZA PERFETTA)
Un'impresa in equilibrio nel breve periodo è un'impresa che produce output tale da massimizzare l'extraprofitto.
L'impresa massimizza il profitto producendo la quantità per la quale il ricavo marginale eguaglia il costo marginale.
Se R' (ricavo marginale) è maggiore di C' (costo marginale), un incremento di q (quantità di prodotti) fa aumentare il profitto;
Se R' è minore di C', una riduzione di q fa aumentare il profitto;
Se R' è uguale a C', il profitto è massimizzato.
Per quanto riguarda il GRAFICO, il punto E è l'intersezione tra il ricavo marginale R' e il costo marginale C'.
A sinistra del punto E
l'extraprofitto non è massimo perché ogni unità prodotta a sinistra di y* comporta un ricavo marginale superiore al costo marginale; quindi il ricavo aumenta più del costo e il profitto cresce.
A destra del punto E, il costo marginale è superiore al ricavo marginale, quindi si ha una perdita.
L'extraprofitto che permette di coprire tutti i costi della produzione più la remunerazione dell'imprenditore si ha nel punto A, dove il ricavo marginale è uguale al costo marginale.
Inoltre, per l'impresa concorrenziale il ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato: R' = p.
Infatti, al prezzo vigente sul mercato l'impresa concorrenziale può vendere qualsiasi quantità di prodotto senza che la sua offerta lo faccia variare.
Quindi, in concorrenza perfetta, la massimizzazione del profitto si ha quando il prezzo di mercato è uguale al costo marginale: p = C'.
NEL LUNGO PERIODO
per l'equilibrio concorrenziale il ricavo marginale deve essere uguale al costo marginale, che deve essere uguale al costo medio, che deve essere uguale al prezzo: R' = C' = CM = p LE FORME DI MERCATO- MONOPOLIO: se l'imprenditore riesce ad erigere barriere all'entrata per altre imprese;
- MONOPOLIO NATURALE: quando la natura del prodotto è tale da non consentire la presenza di più di un'impresa;
- OLIGOPOLIO DIFFERENZIATO: se le barriere all'entrata non sono assolute e poche imprese producono e distribuiscono lo stesso prodotto ma fanno delle leggere differenze per caratteristiche del bene o prezzo;
- OLIGOPOLIO CONCENTRATO: sono presenti poche imprese di grandi dimensioni che producono un prodotto omogeneo (ad esempio il mercato della benzina).
l'elasticità è minore di 1, vale l'opposto. C' (costo marginale) = P(1-1/e), dove e=elasticità. P-C' = 1% di ricarico sul costo per P e ottenere il profitto. Nel mercato di monopolio è in uso la pratica della discriminazione dei prezzi, ovvero una politica fatta allo scopo di aumentare i profitti vendendo la quantità C'=R' a prezzi diversi in segmenti diversi del mercato.
1. La politica della discriminazione dei prezzi aiuta a spiegare fenomeni quali quello di dumping: se un'impresa gode di potere monopolistico sul mercato interno mentre ha parecchi rivali sui mercati esteri, essa troverà conveniente isolare il mercato interno da quello estero praticando su questi prezzi diversi.
2. Un'altra forma di discriminazione del prezzo è quella intertemporale: un prodotto viene venduto a prezzi diversi in tempi diversi. L'esempio più frequente è quello delle vendite stagionali o quello di un bene.
durevole messo in vendita all'inizio a prezzi alti e poi a prezzi più bassi. La discriminazione dei prezzi è possibile con determinate condizioni:
- le preferenze dei consumatori, il loro reddito o la loro posizione geografica rispetto alluogo di fornitura devono essere diverse;
- devono essere diverse le elasticità-prezzo dei veri segmenti in cui può essere suddiviso il mercato del bene in questione;
- diversi segmenti di mercato devono risultare tra loro separati e quindi la rivendita del bene deve essere impossibile.
Esistono 3 tipi di discriminazione dei prezzi:
- La discriminazione di primo grado: si ha quando il venditore pratica un prezzo diverso per ogni unità venduta in modo che il prezzo applicato a ogni unità è pari al massimo ammontare che l'acquirente è disposto a pagare per quell'unità. Ovviamente in questo caso il venditore dovrebbe conoscere esattamente le funzioni di domanda di ogni individuo.
- La discriminazione di secondo grado: si verifica quando il prezzo unitario dipende dal numero di quantità acquistate, non dall'identità dell'acquirente. Ad esempio gli sconti in relazione alla quantità acquistata.
3. La discriminazione di terzo grado si ha nel caso in cui consumatori diversi pagano prezzi diversi ma il prezzo unitario è costante. Ad esempio in base a fasce di acquirenti particolari (pensionati, studenti, militari) vengono riservati prezzi particolari.
CONCORRENZA MONOPOLISTICA (IMPERFETTA)
L'espressione "concorrenza monopolistica" si usa per indicare tutte quelle forme di mercato che stanno tra la concorrenza perfetta e il monopolio.
Essa presenta le seguenti caratteristiche:
- Concorrenza tra imprese, ognuna delle quali ignora le reazioni delle imprese rivali alle proprie azioni;
- Libertà di entrata e uscita dal mercato;
- Le merci prodotte dalle varie imprese sono eterogenee ma tra loro sostituibili in senso
stretto.La condizione necessaria per avere il massimo profitto è che R'=C', dove il ricavomarginale, come nel caso del monopolista, è inferiore al prezzo.
La presenza di extraprofitti attira nuove imprese nel settore, il che influenza i ricavi delle imprese già operanti in quanto ciascuna impresa vende meno dato che vengono commercializzate nuove Marche. Di conseguenza, la curva di domanda per la singola impresa si sposta verso sinistra: lo stesso numero di compratori deve ora essere ripartito in un numero maggiore di imprese.
Ciò ridurrà l'extraprofitto delle imprese già esistenti e l'entrata di nuove imprese continuerà finché gli extraprofitti non saranno scomparsi, cioè quando la curva di domanda attesa dell'impresa non sarà tangente alla curva del costo medio. In questa situazione gli extraprofitti sono nulli dato che il prezzo eguaglia il costo medio.
CONFRONTO TRA CONCORRENZA MONOPOLISTICA,
CONCORRENZA PERFETTA E MONOPOLIO
In concorrenza perfetta, nella posizione di equilibrio di lungo periodo si ha C' = R' = CM = p.
In concorrenza monopolistica, invece, C' = R' e p = CM, ma p > C'. Ciò significa che il prezzo, in questo caso, è maggiore del costo marginale perché la curva di domanda ha una certa pendenza.
● MONOPOLIO: 1 impresa, tanti consumatori;
● CONCORRENZA: tante imprese, tanti consumatori;
● CONCORRENZA MONOPOLISTICA: tante imprese, tanti consumatori e prodotti differenziati;
● OLIGOPOLIO: poche imprese, tanti consumatori.
MERCATI OLIGOPOLISTICI
L'oligopolio è una struttura di mercato in cui operano le varie imprese ma ciascuna non occupa una posizione di mercato trascurabile.
Il carattere distintivo dell'oligopolio risiede nella presenza di un'interazione strategica tra le imprese.
Esistono due tipi di oligopolio:
● CONCENTRATO: poche imprese e di grandi dimensioni. Il prodotto è quasi omogeneo
(ad esempio benzina) e il prezzo quasi identico; ● DIFFERENZIATO: poche imprese che producono e distribuiscono sul territorio nazionale come ad esempio la pasta, ma riescono a fare delle differenze di prezzo per effetto di qualità differenti della stessa. IL DUOPOLIO: È un mercato oligopolistico in cui operano due imprese: avremo l'impresa A e l'impresa B che producono un bene identico. P=f(q). Se l'impresa sceglie di massimizzare il profitto allora: P=f(qa+qb) [qa=output di A qb=output di B] Il profitto delle due aziende dipende da entrambe. Non esiste la curva di domanda per la singola impresa, ma è una curva totale che comprende l'impresa più le rivali. MODELLO DI COURNOT: Cournot osservò che due imprese che estraevano acqua da un pozzo di egual qualità sono vicine e competono tra di loro. Questa competizione può