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EZIONE PPUNTI
Introduzione al corso
1. Perché uno studio separato dell’economia del lavoro?
Una prima risposta, legata alle caratteristiche specifiche del fattore lavoro, può essere
così articolata:
- il lavoro riveste una importanza fondamentale nella vita sociale ed economica di
individui e società, perché in ultima analisi è il lavoro che produce reddito e
ricchezza;
- il lavoro non è ‘una merce come tutte le altre’, quindi il mercato del lavoro è un
mercato particolare in cui l’interazione tra domanda di lavoro (imprese) e offerta
di lavoro (lavoratori), quindi la determinazione del suo prezzo (il salario) è
fortemente condizionata dalle istituzioni sociali. Le istituzioni (intese in senso
lato) che giocano un ruolo importante nel funzionamento del mercato del lavoro
includono sia quelle formali (come la legislazione, le associazioni di categoria, i
sindacati, la contrattazione collettiva) che quelle informali (come le norme
sociali).
Rispetto all’idea che il mercato del lavoro presenta caratteristiche specifiche, che lo
differenziano da tutti gli altri mercati, è opportuno aggiungere che l’oggetto di scambio,
la prestazione lavorativa, dipende da esseri umani, quindi soggetti pensanti, che
prendono le loro decisioni non solo sulla base di un calcolo razionale (che massimizza il
benessere economico) ma anche in base alle regole di comportamento sociale, in
particolar modo quelle riguardanti l’equità (fairness). A questo proposito Robert Solow
(premio Nobel per l’economia nel 1987), nel suo libro intitolato Il mercato del lavoro
come istituzione sociale ha sostenuto:
“La mia tesi principale è che il mercato del lavoro, più degli altri mercati, deve
essere considerato una vera e propria istituzione sociale. Il suo funzionamento
dipende essenzialmente da quanto ritenuto mutualmente accettabile da entrambe le
parti in causa nelle relazioni che interessano i diversi aspetti occupazionali.”
(Solow 1994, p. 7)
Per comprendere il mercato del lavoro è importante tener in considerazione il fatto che i
partecipanti – imprese e lavoratori – hanno nozioni ben definite di quel che è da
considerarsi equo e di quel che non lo è. Ciò influenza i comportamenti, quindi livelli di
salario e di occupazione.
“La ragione fondamentale per credere che l’equità sia un fattore importante sul
mercato del lavoro si trova già in ciò che sappiamo della nostra società e cultura.
… possiamo notare che viviamo in una società nella quale lo status sociale e la
stima in se stessi sono fortemente legati all’occupazione e al reddito.
…
Una volta ammesso che tassi di salario e di occupazione sono profondamente legati
allo status sociale e alla stima di se stessi, si è già abbandonata la concezione
manualistica di mercato del lavoro. Noi tutti vogliamo essere trattati come ci
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meritiamo, o anche meglio … Dire che vogliamo essere trattati in maniera equa è
quasi tautologico; equità è ciò di cui riteniamo d’aver diritto.” (Solow 1994, p. 27)
Vi è anche una seconda risposta alla domanda iniziale (perché uno studio separato
dell’economia del lavoro). Questa seconda risposta deriva dalla relazione tra
l’evoluzione dell’economia del lavoro negli ultimi cinquanta anni e l’evoluzione
economico-sociale.
L’approccio tradizionale (neoclassica) presenta un mercato del lavoro stilizzato, che
mette in scena due attori principali, l’individuo e l’impresa, dove ciascun attore deve
realizzare la “scelta ottima”. In questo mondo stilizzato il risultato che si ottiene
(numero di persone occupate e livello salariale) è determinato dell’interazione libera tra
i partecipanti. Lo stato (legislazione) ed altre istituzioni (sindacato, associazioni di
categoria etc.) vengono viste come interferenze occasionali, non come parte integrante
del funzionamento del mercato del lavoro.
Il cambiamento registrato dal dopoguerra ad oggi in termini di partecipazione femminile
ha sollecitato un cambiamento significativo nella visione del mercato del lavoro.
L’economia del lavoro moderna ancora il comportamento dell’individuo sul mercato del
lavoro alla sua posizione nella famiglia e ne concepisce la scelta non più solo in termini
di lavoro contro tempo libero bensì di lavoro per il mercato contro lavoro non retribuito
(lavoro domestico, lavoro di cura, lavoro volontario) e/o tempo libero. Lo spostamento
progressivo dell’attività delle donne dal lavoro non retribuito a quello retribuito ha
sollecitato un cambiamento nell’approccio dell’economia del lavoro, con lo sviluppo del
filone di analisi nota come “economia della famiglia” (household economics).
La visione moderna dell’economia del lavoro riconosce anche che le istituzioni nate per
correggere o completare il mercato del lavoro non vanno analizzate separatamente
perché hanno forti complementarietà. Sono nati così i concetti di ‘regimi di impiego’ e
‘sistemi di welfare’ che sono ora parte integrante della moderna economia del lavoro.
In sostanza, sul piano storico, la moderna economia del lavoro è stata profondamente
influenzata dall’ingresso progressivo delle donne sul mercato del lavoro e
dall’espandersi del welfare state dall’altro.
Sul piano analitico ciò ha comportato da un lato una progressiva fusione con la nuova
microeconomia, dall’altro una progressiva spinta verso la interdisciplinarietà (tra le
diverse aree dell’analisi economica). Le aree con cui l’economia del lavoro ha spesso
dispute di confine sono infatti:
- la macroeconomia, perché è dal mercato del lavoro che originano i processi che
producono reddito e ricchezza aggregata.
Esempi: teoria dei salari di efficienza, modelli insider-outsider
- la economia pubblica, perché si occupa del comportamento e delle scelte del
sistema di welfare, dalla tassazione (del reddito e quindi del lavoro) alle pensioni
ai sussidi all’impresa o ai disoccupati, agli assegni famigliari etc.
Esempio: che effetto ha una riduzione delle tasse (tassazione individuale sul
reddito da lavoro) sull’occupazione?
- la demografia, per l’interesse che rivestono le scelte di fecondità in relazione al
funzionamento del mercato del lavoro
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Esempio: quali politiche per l’immigrazione, dato che la fecondità è così bassa
in Italia? E perché l’Italia è fra i paesi a minore fecondità?
- la microeconometria che ha risposto alle esigenze di capire e verificare molti dei
processi sul mercato del lavoro sviluppando metodi statistici appropriati
Esempio: come si calcola ( o meglio, si ‘stima’) quanto rende l’investimento in
istruzione?
Va infine aggiunto che nel contesto del mercato del lavoro asimmetrie informative,
asimmetrie di potere e disuguaglianze sono spesso la norma, non l’eccezione. L’analisi
si è quindi sviluppata anche attraverso l’elaborazione di nuovi strumenti analitici
rispetto a quelli tradizionali della microeconomia. Per questo l’analisi del mercato del
lavoro ha dato un impulso forte alla ‘nuova’ microeconomia, quella delle asimmetrie
informative, della contrattazione ottimale, dell’analisi delle istituzioni e delle routines.
2. L’economia del lavoro: evidenza empirica, strumenti analitici e alternative di
policy
Oggetto. Il corso è organizzato in tre parti:
I - Le famiglie e l’offerta di lavoro
II - Le imprese e la domanda di lavoro
III - Il mercato del lavoro e le istituzioni che regolano il suo funzionamento
Metodo. Ciascuna parte del corso è articolata su più temi (o meglio, problemi chiave).
Ciascun tema sarà affrontato partendo da una analisi dell’evidenza empirica; l’approccio
empirico-descrittivo verrà utilizzato per introdurre gli strumenti analitici disponibili per
l’analisi e inferire dall’analisi le alternative di policy.
Materiale didattico. Per ciascuna lezione (argomento affrontato nel le lezioni) verrà
messo a disposizione degli studenti il materiale utilizzato a lezione:
- Appunti (predisposti dal docente e inserito in comunità on line)
- Materiale didattico aggiuntivo (documentazione statistica, brevi articoli, ecc.,
inserito in comunità on line)
Le indicazioni bibliografiche (obbligatorie e facoltative) delle parti da studiare sul
manuale (Borjas) e/o altro materiale verranno indicate per ciascun argomento affrontato.
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