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Il reddito di esercizio

È la differenza tra tutte le componenti positive (ricavi) e tutte le componenti negative (costi) di reddito che l'azienda sostiene per effetto della gestione. È redatto alla fine del periodo aziendale (genericamente un anno) ed è utile al fine di analizzare la ricchezza creata o distrutta attraverso i processi produttivi aziendali. Ai fini della stesura del reddito di periodo è necessario ipotizzare la conclusione dei processi produttivi aziendali e applicare i principi di prudenza e competenza.

Il reddito totale

Quando si prende in esame l'intera vita dell'azienda si parla di reddito totale, e può essere determinato in tre modi:

  • Metodo patrimoniale: differenza tra il valore del capitale restituito ai conferenti del capitale iniziale e il valore
dei conferimenti iniziali (aumentata dei prelevamenti ediminuita dei conferimenti successivi). (Rimborso finale – conferimento iniziale) + prelevamenti – conferimenti successivi)  Metodo finanziario: differenza tra la sommatoria delle entrate e la sommatoria delle uscite.  Metodo patrimoniale: differenza tra tutti i ricavi e tutti i costi sostenuti dall'azienda nella sua vita.  Principio della competenza economica Il principio della competenza economica si basa sull'opportuna divisione tra costi e ricavi d'esercizio e costi e ricavi anticipati (o sospesi), cioè bisogna saper riconoscere i costi e i ricavi da imputare all'esercizio corrente e quelli da rimandare agli esercizi futuri. Questo principio può essere applicato seguendo due logiche: 1. Secondo la prima logica i costi e i ricavi si dicono di competenza se sono correlati ai processi produttivi avviati nell'anno corrente, a prescindere dal loro conseguimento o acquisto, quindi

Bisognerebbe fare una stima per integrare i probabili costi o ricavi che si prevede dovranno essere conseguiti o sostenuti in funzione dei processi produttivi in corso.

La seconda logica è quella utilizzata nella prassi; è detta sinallagmatica (di causa-effetto) e considera di competenza i processi produttivi avviati in quel periodo amministrativo e conclusi con il conseguimento dei ricavi in quell'esercizio. Quindi i processi produttivi non conclusi con il conseguimento dei ricavi, seppur avviati nell'esercizio, si considerano "in corso di svolgimento" e quindi da rinviare agli esercizi futuri.

Questo principio fa uso dei ratei e dei risconti: nel caso di ricavi o costi anticipati (la manifestazione finanziaria precede quella economica) sarà necessario ricorrere al risconto, rettificando il costo o il ricavo di periodo; qualora, invece, i costi o i ricavi fossero posticipati (la manifestazione economica precede quella finanziaria),

Bisognerà ricorrere al rateo, la quota-parte del ricavo o del costo appartenente al periodo, integrandolo dunque nel reddito.

Possibili nozioni di reddito:

  1. REDDITO REALIZZATO
  2. REDDITO CORRENTE
  3. REDDITO REALIZZABILE
  4. REDDITO ECONOMICO
  1. Il concetto di reddito realizzato riflette il principio della competenza economica, secondo cui i ricavi sono giudicati di competenza di un dato periodo se derivano da operazioni di vendita già concluse e i costi saranno considerati di competenza se correlati a tali ricavi; questa è la concezione di reddito utilizzata nella prassi.

  2. Se al costo storico dei fattori produttivi impiegati si sostituisce il costo corrente dei fattori produttivi impiegati, si ha il reddito corrente.

  3. Secondo il concetto di reddito realizzabile si considerano di competenza dell'esercizio i ricavi connessi a processi produttivi avviati in quello stesso periodo, a prescindere dall'effettivo conseguimento dei suddetti ricavi. Uno dei criteri

Maggiormente adottato per valutare i ricavi non ancora conseguiti è il valore netto di presumibile realizzo, cioè il valore che si può presumere di realizzare dalla vendita, al netto dei costi ancora da sostenere per il completamento (cioè sottraendo i costi futuri che si potranno verificare per il completamento del fattore produttivo).

Il reddito economico si riferisce alla variazione del valore economico del capitale manifestatasi nell'esercizio e ottenuta dalla differenza tra il valore del capitale economico dell'esercizio precedente e quello dell'esercizio corrente.

Valutazione delle rimanenze (principio della prudenza)

Il valore delle rimanenze (risorse economiche in attesa di utilizzo) è un componente positivo di reddito. Il valore da assegnare alle rimanenze di merci e prodotti finiti è legato al prezzo di presumibile realizzo (realizzo diretto), mentre per le altre categorie di rimanenze, come materie prime e semilavorati,

Il valore è legato al prezzo dei prodotti, ma in funzione del prodotto finito che andranno a costituire (realizzo indiretto). Per generare dell'utile è necessario che il valore di presumibile realizzo (VPR) sia quantomeno superiore del costo totale (C) sostenuto per la realizzazione del prodotto.

Possiamo, tuttavia, distinguere tre casi:

  • Quando il VPR > C si può individuare una fascia di valori ragionevoli che si interpone tra di essi, la quale corrisponde ai valori che per legge possono essere assegnati ai beni. Il VPR è il limite superiore, mentre il costo è il limite inferiore, in quanto non sarebbe ragionevole una valutazione al di sotto di esso dato, tranne in casi particolari. Se si supera il VPR si ha un annacquamento di capitale (gonfiare/annacquare il capitale); se, invece, si valutano le rimanenze al di sotto della soglia minima, l'utile diminuisce e si vanno a creare delle riserve occulte. In entrambi i casi, si ha un falso in
bilancio.VPR

Spazio deivalori ragionevoli COSTO

Se il costo e il VPR coincidono, la fascia dei valori ragionevoli scompare e quindi i prezzi futuri consentono il reintegro dei costi, ma non generano nuova ricchezza.

Se il VPR è inferiore al costo, la fascia dei valori ragionevoli è inferiore al costo e il VPR è l'unico possibile valore da assegnare alle rimanenze poiché valori superiori non sono realizzabili in questo caso. COSTO VPR (unico valore realizzabile)

Definita l'area dei valori ragionevoli, si può individuare quale di essi è preferibile utilizzare attraverso due logiche:

  1. Logica del reddito realizzato
  2. Logica del reddito realizzabile

Secondo la prima logica, per attribuire la giusta valutazione ai processi in corso bisogna prendere in considerazione il principio della prudenza, secondo cui i valori da assegnare alle attività sono scelti tra i più bassi tra lo spazio dei valori ragionevoli (in

prospettiva nella valutazione del reddito, in quanto tiene conto non solo delle perdite attese, ma anche degli utili attesi.

Interpretazione del principio della prudenza, intesa come cautela nel definire il valore di mercato più attendibile.

LIFO e FIFO

Il LIFO e il FIFO, oltre al prezzo medio preponderato, sono due possibili metodi per l'attribuzione del valore alle rimanenze in caso di inflazione (aumento consistente) o deflazione dei prezzi.

LIFO (last in, first out): l'ultimo ad entrare è il primo ad uscire. Significa che l'ultimo prezzo d'acquisto registrato per la merce sarà considerato come primo venduto, perciò conviene utilizzare il LIFO in caso di incremento dei costi (inflazione), in quanto se si considerano vendute le rimanenze col costo più alto (le ultime entrate), vuol dire che in azienda restano quelle col valore più basso e di conseguenza il reddito avrà un importo minore (e quindi si pagherà il più basso quantitativo di imposte).

FIFO (first in, first out): il primo ad entrare è il primo ad uscire.

Significa che il primo prezzo d'acquisto registrato per la merce sarà considerato come primo venduto, perciò conviene utilizzare il FIFO in caso di decremento dei costi (deflazione), in quanto se si considerano vendute le rimanenze col costo più alto (le prime entrate), vuol dire che in azienda restano quelle col valore più basso e di conseguenza si abbasserà il reddito.

Esempio:

Si acquistano a gennaio: 10 unità a €2 l'una

Incremento dei prezzi ad agosto: 20 unità a €4 l'una

A dicembre: 40 unità a €8 l'una

Totale unità: 70

Totale costo: €420

Dopo aver venduto 20 unità, con il metodo LIFO si considerano vendute a €8 l'una (per un totale di €160), quindi restano in magazzino: 20 unità a €8 (tot. €160); 10 unità a €4 (tot. €80) e 10 unità a €2 (tot. €20). Pertanto, si ha che:

RIMANENZE: 160 + 80 + 20 =

€260

Dopo aver venduto 20 unità, con il metodo FIFO si considerano vendute le 10 unità a €2 l'una (tot. €20) e le altre 10 a €4 (tot. €40). Restano in magazzino: 10 unità a €4 (tot. €40) e 40 unità a €8 (tot. €320). Pertanto si ha che:

RIMANENZE: 40 + 320 = 360

Il capitale di funzionamento

Il capitale di funzionamento di un'azienda è l'insieme delle attività (cioè gli "impieghi", gli investimenti attualmente presenti in azienda) e delle passività (cioè le "fonti" di tali investimenti, costituite dalle obbligazioni verso i terzi).

Le attività costituiscono il capitale lordo di funzionamento; se a queste vengono sottratte le passività, si ottiene il capitale netto di funzionamento:

A = P + CN da ciò consegue che A - P = CN

In secondo luogo, il capitale netto corrisponde al capitale di conferimento (capitale)

conferito dai soci o dalla pro

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Publisher
A.A. 2019-2020
23 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Farandulera di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e bilancio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Napoli - Parthenope o del prof Scaletti Alessandro.