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Cerchiamo di capire il meccanismo che sottostà al funzionamento dell’ECG. (se non ti interessa,
pensi sia troppo specifico, e hai modi migliori per passare il tuo tempo, salta questa parte e vai
direttamente all’interpretazione clinica dell’ECG)
Innanzitutto partiamo dal considerare il cuore come un dipolo elettrico, cioè avente due cariche
elettriche uguali ma di segno opposto..
Per semplicità prendiamo in considerazione un’unica fibra cardiaca e immaginiamo di averla
davanti, sul nostro tavolo. Mettiamo all’inizio e alla fine di questa fibra due elettrodi, A e B,
collegati a un voltometro per misurare la differenza di potenziale. In condizioni di riposo
ovviamente il voltometro non segnerà nulla, il che significa che la fibra ha lo stesso potenziale
all’esterno in cui ci sono cariche positive che e all’interno in cui ci sono cariche negative. (n.b. per
“esterno” e “interno” si intende rispettivamente la superficie cellulare e il citoplasma).
Se eccitiamo un punto della fibra, dove abbiamo messo ad esempio l’elettrodo A, in quel preciso
punto la situazione interno/esterno si inverte, l’esterno diventa negativo e l’interno positivo, mentre
nel punto in cui c’è l’elettrodo B (in cui l’eccitazione non c’è o meglio, ancora non è arrivata) la
situazione resta esattamente come prima. Siccome sappiamo che una volta partita l’eccitazione,
questa non resta ferma ad un punto ma si diffonde a tutta la fibra, parleremo di “dipolo in
movimento”, quindi l’elettrodo che vede il fronte d’onda avvicinarsi diventa positivo rispetto a
quello che lo vede allontanarsi (nell’esempio, B è positivo rispetto ad A, dove l’eccitazione ha fatto
sì che, come detto, si invertisse la situazione interno/esterno).
Il voltomentro quindi può registrare diversi casi:
Elettrodi posti su un tratto di fibra a riposo (esterno tutto +): non si registra differenza di
• potenziale (ddp);
Elettrodo - Elettrodo +
+ + + + + + + + + + + + + + +
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
+ + + + + + + + + + + + + + +
Dopo l’eccitazione, quindi con onda di depolarizzazione che si sposta da sinistra a destra,
• l’elettrodo negativo si trova in campo negativo, il positivo in campo (ancora) positivo: si
registra una ddp (onda +);
Elettrodo - Elettrodo +
• +
- - - - - - + + + + + + + + + + +
• + + onda di dep. - - - - - - - - - - - - - - -
• - - - - - + + + + + + + + + + + +
•
• Elettrodi su un tratto di fibra non depolarizzato (tutto-): non si registra ddp;
• Elettrodo - Elettrodo +
• - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
• + + + + + + + + + + + + + + +
• - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
•
• Ripolarizzazione da sinistra a destra, elettrodo – in campo + e elettrodo + in campo (ancora)
• - : si registra una ddp invertita (onda negativa);
Elettrodo - Elettrodo +
• + + + + + + + + + + - - - - - - -
• - - - - - - - - - - - - - - +onda di dep
• + + + + + + + + + - - - - - - - - -
•
• -
Elettrodi posti su un tratto di fibra a riposo (esterno tutto +): non si registra differenza di
• potenziale (ddp);
Per semplificare (dicono) la questione, è bene usare il concetto di vettore dipolo, un vettore cioè che
ha il verso dall’elettrodo negativo al positivo, una direzione parallela alla congiungente degli
elettrodi (congiungente, detta anche “derivazione”) e modulo proporzionale alla differenza di
potenziale tra gli elettrodi.
Gli elettrodi quindi non fanno altro che rilevare la proiezione del dipolo sulla propria congiungente.
Per cui se elettrodi e vettore sono paralleli la differenza di potenziale è massima, se sono
perpendicolari non misurano nulla.
Ovviamente, il discorso semplificativo fin qui fatto partendo da un’unica fibra muscolare, va esteso
al miocardio nel suo insieme (sappiamo che la massa cardiaca si comporta come un sincizio anche a
livello elettrico, quindi ogni fibra produce un proprio vettore). Per cui il vettore dipolo del cuore è la
risultante dei vettori delle singole fibre. Questo vettore cardiaco, viene messo in relazione con le
differenze di potenziale registrate nell’ECG tramite la
CONCEZIONE DI EINTHOVEN 1
In ogni istante le ddp registrate da coppie di elettrodi poste ai vertici del triangolo di Einthoven,
rappresentano le proiezioni del vettore cardiaco risultante, sulle linee che uniscono gli elettrodi
(derivazioni). L’ampiezza delle onde P, QRS e T, misurata sul tracciato registrato in ogni
derivazione corrisponde alla proiezione del vettore che rappresenta: l’attivazione atriale,
ventricolare e la ripolarizzazione atriale.
Onda Q. la depolarizzazione si sposta da sin -> destra, dall’alto in basso.
R - + L
+ -
+ - + +
F
POSTULATI DI EINTHOVEN
1
• Il torace è un conduttore sferico omogeneo con al centro il cuore
• Le forze elettriche cardiache si generano al centro del conduttore e la risultante, in ogni
momento, di queste forze può essere rappresentata da un vettore unico
• I punti di unione arti-‐tronco sono i vertici di un triangolo equilatero inscritto nella sezione
longitudinale del torace sferico (Triangolo di Einthoven), perché equidistanti e giacenti sullo
stesso piano
• Possiamo così analizzare le proiezioni del vettore cardiaco sul piano frontale
Onda R. la depolarizzazione si sposta dalla base -> all’apice. Direzione risultante Ds -> Sn e
dall’alto in basso. R - + L
+ - -
+ - -
- - + + +
+ + + + + + + F
La depolarizzazione si sposta dall’endocardio -> epicardio. Domina la massa muscolare del
ventricolo sinistro (direzione risultante verso sinistra)
R - + L
- +
- +
- +
- + + +
+ F
Onda S. La depolarizzazione si sposta dall’apice -> base. Direzione risultante basso->alto,
lievemente verso Ds R - + L
+ + +
+ + + - - - -
- - - -
Quindi fin qui abbiamo 3 derivazioni che ci consentono di registrare le variazioni del vettore sul
piano frontale. Dato che un piano frontale è di 360° con soli tre derivazioni e quindi una
suddivisione in tre parti da 120° non avremmo informazioni abbastanza accurate. Per questo
abbiamo bisogno di altre derivazioni che suddividano ulteriormente il piano: sono le derivazioni
unipolari aumentate di Goldber (calcolate lungo le bisettrici degli angoli del triangolo di
gli estremi di ciascuna derivazione con due resistenze uguali e
Einthoven)collegando
utilizzando la giunzione tra di esse come riferimento, rispetto all'elettrodo posto sul vertice
opposto del triangolo, ottengo la registrazione lungo altre tre direttrici, corrispondenti
appunto alle bisettrici del triangolo stesso. In questo modo, considerando la giunzione delle
due resistenze come l'elettrodo di riferimento e come gli elettrodi su spalla sinistra e destra e
gamba sinistra come elettrodi esploranti, si ottengono le tre derivazioni unipolari degli arti.
Abbiamo così le derivazioni aVr aVl aVf.
altri sei nuovi elettrodi che serviranno per identificare e localizzare, in maniera molto
Infine
precisa, delle lesioni che potrebbero sfuggire con l'uso delle altre derivazioni, e per analizzare
il vettore della depolarizzazione cardiaca sul piano trasversale, diverso da quello frontale
precedentemente analizzatole: sono le sei derivazioni precordiali di Wilson (V1-V6).
Detto in soldoni l’attività elettrica del cuore genera un’onda di depolarizzazione, che viene
“misurata” dagli elettrodi traducendola in vettori e riportandoli sul tracciato ECG in 12 derivazioni
(diverse per “posizione”, questo il motivo per cui le onde risultanti sul tracciato hanno, negli stessi
tratti lunghezza o direzionalità differente, proprio in base a quanto l’elettrodo si trova “lontano” dal
cuore e dalle cariche positive/negative).
INTERPRETAZIONE CLINICA DELL’ECG
Nella diagnostica cardiaca, l’ECG permette di rilevare alterazioni nell’eccitamento, che a loro volta
possono essere causa o conseguenza di disturbi della funzionalità cardiaca.
Le informazioni che si ricavano sono relative a:
•Frequenza: Distinzione tra frequenza normale (60-90/min), tachicardia (oltre i 90/min), bradicardia
(sotto i 60/min)
• Origine dell’eccitamento: ritmo sinusale, nodale o idio-ventricolare
• Alterazioni del ritmo: aritmie sinusali, extrasistolie, flutter, fibrillazione
•Alterazioni della conduzione: Ritardi o blocchi di conduzione
•Alterazioni della propagazione: Ipertrofie ventricolari, blocchi di branca
• Indicazioni di insufficiente circolazione coronarica<