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La norma di giudizio e la procedura da seguire per rimediare al terzo difetto
Per rimediare al terzo difetto bisogna introdurre la norma di giudizio che individua a chi spetta a giudicare e la procedura da seguire. L'unione delle norme primarie e secondarie è l'essenza dell'ordinamento giuridico. Nonostante il pensiero di Kelsen abbia influenzato Hart, la tua teoria è una revisione critica del kelsenismo. Sia la norma fondamentale di Kelsen, sia quella di riconoscimento di Hart, conferiscono validità alle norme giuridiche. Ma la prima è un'ipotesi, la validità è presupposta. La seconda è una questione di fatto. Perché se nella validità si pone sia verso norme positive, sia verso la norma fondamentale e di quest'ultima la validità è presunta. Per risolvere questa contraddizione si ritorna alla differenza tra punto di vista interno ed esterno. Il punto di vista interno è quello che adotta la norma come modello su cui agire. La norma di riconoscimento è l'unione tra
I due punti di vista: Formalismo e scetticismo interpretativo. Il dibattito Hart-Dworkin è diventato molto famoso soprattutto per quanto riguarda la natura del diritto e le questioni interpretative. Hart non ha mai risposto per iscritto alle critiche di Dworkin, lasciando i suoi seguaci il compito di difendere la sua teoria. Alcuni seguaci hanno accettato la definizione di Dworkin sul positivismo giuridico, e non quella dei principi che non fanno parte del diritto. Le norme giuridiche non possono essere ritenute valide in base al contenuto morale. Tali principi o trovano fondamento nei fatti sociali o non sono leggi. Altri hanno accettato la teoria dei principi e non nella definizione del positivismo giuridico. Dworkin critica il modello interpretativo di Hart, non ammettendo che il giudice crei discrezionalmente il diritto. Ma se Hart accettasse in toto il formalismo interpretativo (cioè sostenesse che per ogni norma ci fosse un'unica interpretazione corretta)
L'applicazione della regola di riconoscimento potrebbe apparire come una rivelazione di un fatto. Quindi Hart respinge tale teoria a favore della descrizionalità.
L'indeterminatezza delle norme; Hart chiarisce che tutte le regole dell'ordinamento giuridico hanno una zona di penombra in cui il giudice compie una scelta. L'indeterminatezza è un problema di interpretazione. Pearl Hart, al contrario di Dworkin, sostiene che il diritto è indeterminato, incompleto e i giudici hanno la descrizionalità, quindi il potere di creazione normativa. Però una maggiore certezza non è sempre una buona cosa: viene perseguita a discapito di qualche altro valore. Hart afferma che vi sono due classi di fattispecie: quelle che ricadono nella sfera di applicazione di una norma (casi chiari) e quelli che non vi ricadono (casi dubbi). Verso quest'ultimi la norma è silente, quindi la norma disciplina solo i casi chiari, quelli che cadono nel nocciolo del significato.
Secondo questo ragionamento i dubbi sono già esclusi dal campo di applicazione e la norma quindi non è totalmente determinata. La sua determinatezza è ridotta dell'esclusione dei casi dubbi. Mi sono due modi per ridurre l'indeterminatezza: 1. Escludere casi dubbi 2. Includerli estendendo la norma con l'argomento analogico, così facendo non vi sarà alcuna lacuna saranno coperti anche i casi dubbi. Nonostante ciò, la delusione dei formalisti resta poiché vogliono norme che non potranno mai essere come le vorrebbero. Confondono i legislatori con dei capaci di emanare norme per provvedere a tutti i casi. Le norme però sono piene di eccezioni e non è possibile determinarle in anticipo. Inattuabilità giurisprudenza meccanica. Secondo Hart la possibilità di applicare espressioni Generali a casi concreti dipende dalla conformità di questi ad una categoria generale. Per le regole giuridiche vi sono i casi chiari.per i quali non si può negare l'appartenenza di tale regola alla categoria generale. Ma vi sono anche i casi dubbi. Per i casi Chiarivale il formalismo interpretativo secondo il quale ogni disposizione ha un solo significato. Per i casi dubbi i significati possono essere diversi e giunge l'indeterminatezza. Tali casi non possono essere previsti regolati dai criteri Generali, come vorrebbero i formalisti perché vi sono degli svantaggi ossia la non conoscenza dei fatti era indeterminatezza degli scopi. Il mondo non è caratterizzato dalle medi finiti di cui conosciamo le combinazioni. Sono in tal caso sarebbe possibile una giurisprudenza meccanica Ma i giudici invece non possono prevedere i casi futuri. Bisogno di certezza nella multiformità degli scopi; Secondo hart le teorie dei realisti di mostrano la struttura aperta del linguaggio delle norme, loro possibilità di avere più significati. Il formalismo cerca di nascondere la necessità disituazioni impreviste. In questo modo si cerca di bilanciare la certezza del diritto con la necessità di adattarsi ai cambiamenti e alle nuove sfide che possono presentarsi. Per fare ciò, l'ordinamento giuridico utilizza norme tecniche che stabiliscono regole specifiche ma lasciano anche un margine di discrezionalità al giudice per interpretare e applicare la legge in modo flessibile. Questo permette di affrontare situazioni particolari che non erano state previste in modo rigido dalla norma generale. Tuttavia, è importante trovare un equilibrio tra la necessità di evitare un riesame continuo delle norme per ogni caso specifico e la possibilità di lasciare aperta una scelta per affrontare situazioni impreviste. Questo compromesso è fondamentale per garantire la giustizia e l'efficacia dell'ordinamento giuridico.l'ambiguità delle leggi. La condizione necessaria di ogni ordinamento è che tutte le norme abbiano una struttura aperta. Nel momento in cui sorgono dubbi di validità i giudici li risolvono grazie a norme già esistenti precedentemente osservate.
Scilla e Cariddi: La teoria di hart è una teoria mista intermedia a due estreme; formalismo e scetticismo. Scilla e Cariddi. La verità è nel mezzo. Dworkin critica la norma di riconoscimento di hart. Non esistono criteri per stabilire ciò che è diritto. Tale norma quindi non è esaustiva perché viene stabilita in base alla sua origine non in base allo scopo. Non esistendo una norma che distingue principi morali e principi giuridici, il giudice per prendere una decisione deve basarsi sulla morale e sulle decisioni precedenti. Dworkin si oppone sempre di più al punto di vista di Hart e propone l'integrità come elemento imprescindibile del diritto.
integrità assume valori specifici che vanno dal senso di coerenza di principio fino al senso di coerenza globale. Vanno considerate negativamente le decisioni che mediano tra i due valori di una comunità perché dannose alla strategia da scacchiera. Il diritto è quindi un insieme correntemente strutturato in base ai principi di giustizia e equità. Il principio di integrità impone al legislatore di garantire una complessità normativa coerente e consente al giudice di applicare il diritto come una totalità uniforme. Ascesa alla giustificazione: Per Dworkin i giudici sono come romanzieri che scrivono gli ultimi capitoli di un romanzo scritto da diversi autori. I giudici infatti fanno le proprie scelte su leggi già esistenti. Dworkin poi adotta una tesi che va a magnificare l'unità di valore in cui sono contenute legge e moralità. La legge è un ramo della moralità. Può accadere però che undocumento a più chiavi interpretative e quindi il giudice deve ricorrere al metodo della giustificazione per capire la migliore interpretazione. Soltanto quando adeguatezza e giustificazione sono soddisfatte si può parlare di integrità nella decisione del giudice. Dworkin sostiene che il giudice nell'interpretare e applicare la norma la risposta corretta. Questa è una critica quando lo scetticismo secondo il quale ogni enunciato non dimostrabile empiricamente non esiste. Il ragionamento deve essere aperto alla scesa della giustificazione e si deve ragionare dall'esterno all'interno per trovare la migliore interpretazione.
Casi facili e casi difficili: Dworkin w lega i principi a i casi facili, affermando che l'analisi di essi e la loro valutazione, serve al giudice a far prendere una decisione piuttosto che un'altra. La distinzione tra casi facil (regole) i casi difficili (principi) viene meno perché il diritto comporta sempre una
Valutazione dei Principi. Il giudice deve decifrare una regola in base ai principi Generali dell'ordinamento e non nel limitarsi all'applicazione meccanica di essa. Per Dworkin l'applicazione del diritto dipende dai valori. Il riconoscimento del contenuto precettivo delle norme si basa su una dinamica tra essere (valori morali) e dover essere (fatti sociali). L'interpretazione serve per determinare le norme da applicare ai casi concreti, serve alla loro risoluzione. Capitale determinazione si divide in due fasi:
- Pre interpretativa; vengono raccolte le fonti del diritto rilevanti
- Dimensioni di sviluppo: corrispondenza con scelte passate. Giustificazione: corrispondenza con i principi della moralità politica.
Un dibattito che prosegue. Dworkin ritiene che ciò che conta di un principio non è la sua origine ma la sostanza. Hart afferma il contrario. Secondo Dworkin per risolvere i casi specifici, i giudici devono chiarire molte domande su diritti e doveri.
consultando i principi. Quindi i cittadini non sono in grado di prevedere il modo in cui il loro caso sarà. Hart afferma che non c'è connessione necessaria tra diritto e morale e diritti e doveri esistono senza giustificazione morale. Dworkin afferma che ci dev'essere per forza un profilo morale per affermare l'esistenza di diritti e doveri. Democrazia costituzionale e diritti umani. Il diritto per principio ha spinto Dworkin ad affermare che la democrazia costituzionale è la miglior forma di governo per tutelare i diritti inviolabili. Ma ci sono due modi di intendere la democrazia: 1. Visione maggioritaria; governo della maggioranza senza alcuna garanzia che la scelta presa sia corretta. 2. Visione partecipativa; le scelte sono democratiche solo se soddisfano la condizione che tutelano lo status di ogni cittadino. Quindi la seconda è ispirata da uguaglianze libertà. Dunque la miglior forma di governo è la democrazia costituzionale partecipativa.I principi a cui Dworkin fa riferimento non sono politici poetici ma sono filosofici.