Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 32
Durkheim e Goffman Pag. 1 Durkheim e Goffman Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Durkheim e Goffman Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Durkheim e Goffman Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Durkheim e Goffman Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Durkheim e Goffman Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Durkheim e Goffman Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 32.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Durkheim e Goffman Pag. 31
1 su 32
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

GOFFMAN

G. inizia a ragionare da qua. nasce nel 1922 in Canada figlio di immigrati russi.

entra nel modo accademico nella fine degli anni 40 e ci entra attraverso l’università di

chicago. tutta la sociologia era manovrata da Harward, dava vita a una sociologia molto

teorica: “strutturalfunzionalimo”. Chicago invece è opposto, si fa un sociologia molto più

pratica, molto più concreta, in quanto è una realtà molto sviluppata, che ha avuto uno

sviluppo demografico incredibile, diventa una vera e propria metropoli, con tutti i suoi

problemi: prostituzione, droga, mafia, altre forme di devianza. era diventata la capitale degli

Hobo.

a dirigere il dip. di sociologia di Chicago ci va un giornalista, Robert Park, che aveva un’idea

della disciplina che portava l’osservazione delle prostitute, degli scippatori, dei drogati ecc..

la disciplina prende piede. nasce la sociologia urbana, la sociologia della devianza..

Goffman studia qua, e fa il dottorato qua. A parte un’attenzione per i fenomeni di devianza

lui è un grande critico del potere psichiatrico, Gli studi di G. hanno una grande valenza

teorica che si nasconde sotto una prosa ordinaria, attenta alle dinamiche quotidiane ecc..

il primo saggio “giochi di faccia”.

faccia= fa riferimento al valore positivo che un individuo rivendica per la sua immagine, è

l’impressione che noi vorremmo suscitare presso gli altri. Nelle relazioni che abbiamo con

gli altri i soggetti costruiscono e gestiscono una faccia, mettono in mostra una faccia e

sperano di ricevere un ritorno positivo sul valore di essa. questa dinamica è universale e

inevitabile per G., nel momento in cui io sono innanzi alla presenza di un soggetto il gioco di

faccia inizia, sia che lo vogliamo, sia che non lo vogliamo.

Paul Watzlawick: illustra le 5 regole della comunicazione umana. (nel 67)

I problemi psicologici dell’essere umano derivano da problemi della comunicazione,

esistono 5 regole che ci fanno vedere i problemi della comunicazione :

1 - ricopiata dal testo di G.: non si può non comunicare. esiste una parola che sia il

contrario di comportamento? è pox non comportarsi? nel momento in cui siamo esposti

alle percezione dell’altro il miracolo della comunicazione si realizza, non posso non

comunicare, non posso non avere una faccia. ci ritiriamo dalla comunicazione senza dirlo

durante la malattia, o la simulazione di malattia. nelle situazioni di stress i sintomi si

somatizzano, segnalano un indisposizione. G. 12 anni prima della pragmatica ci spiega che

il gioco di faccia è universale e inevitabile nel momento in cui entriamo nella percezione

degli altri.

esistono dei fattori su cui noi esercitiamo un controllo, questi fattori G. li chiama corredo

identitario: es. vestiti, capelli, accessori, pulizia del corpo, modo di parlare, casa, la

11 - domenica 20 gennaio 2019

macchina, i nostri stili di vita ecc… strumenti con cui cerchiamo di rappresentare un sè agli

altri. quando un soggetto entra in carcere viene spogliato del proprio corredo identitario.

esistono altri aspetti del sè su cui abbiamo un controllo abbastanza limitato, es. sul modo di

parlare, è qualcosa che alle volte ci sfugge. possiamo lavorarci, ma a volte può accadere

che il nostro corpo fuoriesce dal nostro controllo.

ci sono aspetti su cui nn abbiamo affatto il controllo: aspetto fisico, età, appartenenza

etnica ecc…

esistono elementi ulteriori fond. per costruire il sè che non appartengo a noi ma alla società:

ruoli sociali, mettono a disposizione una risorsa per il proprio se.

i ruoli sociali gettano un immagine del se.

succede che generalmente abbiamo delle idee in testa di come saremmo trattati dagli altri,

elaboriamo delle anticipazioni di come in futuro saremo trattati. se l’immagine del nostro se

viene confermata dagli altri tutto fila liscio, se invece la mia linea di condotta suscita dei

ritorni positivi mi sento bene, gratificato, altrimenti l’umiliazione.

generalmente pretendiamo conferme.

i ruoli sociali sono invadente ne confronti della nostra vita privata. più si sale di prestigio e

più il privato della nostra vita si restringe. più si sale nella gerarchia dei ruoli sociali e più

bisogna essere posati, moderati e morali. noi vogliamo che queste persone lo siano.

questi ruoli che esercitano un invadenza non si ferma alla vita privata ma sconfina nel corpo

dei soggetti, cambiano anche il modo di essere dei corpi. il ruolo si impossessa della faccia

del soggetto. i ruoli sociali sono invadenti perché ci si può rimettere la reputazione, per

rimetterci la reputazione devo stare con persone che mi conoscono, più il legame è fisso tra

se e comunità e più il problema della reputazione emerge. “il viaggiatore non conosce

vergogna”

la faccia è ciò che noi facciamo, ma il materiale di cui è fatta questa faccia proviene dalla

società.

costruire la faccia significa esercitare quel poco di autonomia che abbiamo nei confronti

della società.

la costruiamo stando in relazione con gli altri. la faccia è quindi un prodotto della

cooperazione, correlazione. è il prodotto di una relazione, di un rapporto.

I rischi sono quindi sempre dietro l’angolo, sempre soggetto a problemi, a profanazioni,

occorre quindi tentare di rimettere al riparo la faccia da eventuali incidenti: face work,

attraverso le attività di protezione (proteggo la faccia altrui) e di difesa (difendo la mia

faccia)

proteggo e difendo da tre tipi di incidenti con gravita crescente:

1 - gaffe: sbaglio inconsapevole, non c’è intenzione di ferire

2 - disagio: non dipende dalla volontà dei singoli, dipende dalla struttura sociale. es.

disabile e festa dove le persone ballano

12 - domenica 20 gennaio 2019

3 - insulto: attacco sferrato consapevolmente a qualcuno, sono generalmente la minoranza

degli eventi.

le persone sono socializzate ala solidarietà, si cercherebbe sempre di cooperare. quando

capita una gaffe,

protezione difesa, tecnica:

1- elusione: evitare di venire a contatto, di entrare in rapporti. si può praticare in maniera

sistematica verso questioni specifiche. solitamente si evita di parlare di politica, religione

ecc con persone con cui non si è in stretta confidenza. c’è spesso una resistenza a esporsi

con gente “estranea”.

2- modestia: tecnica di interazione fondamentale. la modestia è fondamentale, evita di

manifestare in modo sfacciato le proprie competenze gli altri si creerebbero aspettative

troppo superiori.

3- elusione: si protegge la faccia degli altri, es. educazione e riservatezza. es. tacere fatti

scabrosi che riguardano gli altri, dare giustificazioni per sgarbi che saremmo costretti ad

infliggere ad altri. chi popola la società ma non conoscono ancora le movenze adatte sono i

bambini: “distruttori di mondo” tiranni , tutte le difese vanno in frantumi, bisogna quindi

iniziare un processo correttivo, cercare di recuperare l’integrità della faccia.

il processo correttivo avviene in 3 mosse, es. soggetto che salta la fila

- sfida (si fa notare al soggetto quello che ha fatto: consiste nel portare alla luce l’entità

della trasgressione)

- offerta (torna al tuo posto)

- accettazione (la signora si scusa e tutto torna apposto)

spesso le persone insistono per essere sicure di aver riparato all’offerta, può succedere che

la persona dica “sveglia, il mondo è dei furbi”= attacco di conseguenza

il rituale non ha abbandonato la società, il rituale ha cambiato di posto, abitano le

interazioni di natura quotidiana. D. diceva che non esistevano più i rituali G. dice che non

esistono più sullo spazio pubblico ma sono collocati su una scala micro che riguarda le

interazioni tra soggetti.

queste interazioni servono secondo G. a costruire un se, hanno effetto identitario. il rituale

per D. crea il Sacro. quindi il se degli individui è sacro, perché prodotto all’interno di un

linguaggio rituale. si dice che il se degli individui essendo il prodotto di un rituale va

incontro a rischi, al rischio che la faccia, che il se venga profanato.

le profanazioni sono involontarie (gaffe), volontarie (insulto), esistono varie tecniche per

evitare che la faccia venga profanata: protettive, difensive. G. parta dell’elusione del stare

alla larga da terreni scivolosi dove si potrebbe cadere, far finta quindi di non vedere, di non

sentire episodi o figure scomode di qualcuno.

quando a profanazione avviene; processo correttivo.

13 - domenica 20 gennaio 2019

se incontriamo qualcun che non si da pervinto ma vuole rimetterci al nostro posto i danni

sono irreparabili. non è solo chi viene messo in difficolta che si imbarazza ma anche chi

mette in difficoltà, chi si è dimostrato eccessivamente aggressivo.

la società insiste nel fare interiorizzare ai soggetti comportamenti collaborativi. esistono

regole che vengono interiorizzate dai soggetti che per G. segnalato la collaborazione degli

individui per mantenere una faccia dignitosa.

“la nobiltà obbliga”: la nobiltà obbliga a non mettere in imbarazzo a non trattare in maniera

eccessivamente eccessiva quelli posti in posizione gerarchiche a noi subordinate, chi copre

ruoli sociali particolarmente privilegiati, che avrebbe le pox di denigrare chi sta sotto,

esibendo il proprio status. la nobiltà obbliga a rispettare, a valorizzare i tuoi sottoposti. più

sei nobile e più dovresti essere attento a non mettere in difficolta a non urtare la sensibilità

dei tuoi sottoposti. il trucco è che generalmente chi è nobile e si dimostra sensibile,

educato, rispettoso della faccia altrui ottiene ancora maggior rispetto e prestigio.

questo istituto quello della nobiltà che obbliga cerca di riequilibrare la disparità.

per entrare in relazione con un idolo devo dimenticare che è un idolo, questo istituto

impedisce che vi sia il rapporto servo- padrone e che vi siano invece reali interazioni.

esiste un altro filtro per smussare l’eccessiva inadeguatezza, l’eccessiva devianza.

tutte le interazioni hanno due livelli, c’è una duplicità tipica della natura della società. c’è un

livello manifesto che è quello empirico (quello esplicito) ma ce un livello implicito in tutte le

interazioni, questo non riguarda tutte le interazioni ma la definizione del tipo di interazioni

tra le persone.

c’è un livello che riguarda sempre lo statuto dei se.

ci sono sempre due piani della comunicazione: un piano manifesto, un piano contenutistico

e un piano

secondo G. è un lavoro molto difficile quello delle interazioni che riguarda sempre ciò che

siamo. scrive in chiusura di questo s

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
32 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anna.moresco di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Mori Luca.