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SCENA I

v. 765: “Il n’est plus temps” = ormai ho parlato. La parola è un fatto da cui non si sfugge più.

Tutto gioca intorno alla parola.

v. 768 niente è peggio della speranza in una passione colpevole e non ricambiata. La speranza è

la seconda fase dell’ascesi di questa passione che culmina nella gelosia.

vv. 847 e seg. Fedra sa che Ippolito sa e si considera perduta lucidità estrema.

 

v. 854 analisi psicologica precisa è tipico di chi si sente scoperto avere l’impressione che i

 

muri parlino.

v. 857 idea della morte, Fedra vuole morire assisteremo in scena alla morte di Fedra che

 

avverrà alla fine.

vv. 882-883 la frase di Œnone è infida, vuole insinuare in Fedra che il suo amore per Ippolito è

ancora vivo.

v. 884 Fedra dice che vede Ippolito come un mostro, ma nel senso di mostro generato da lei.

vv. 885-892 Œnone spinge Fedra ad accusare lei per prima Ippolito: tutto parla contro di lui,

quindi sarà facile credere che è lui che la molesta da tempo.

v. 888: “heureusement” è uno dei pochi avverbi che Racine usa ironicamente, nel senso di

“opportunamente”.

v. 893 Fedra reagisce indignata a questa proposta.

v. 895 Racine stesso, nella préface, si giustifica: nemmeno Œnone è completamente malvagia,

perché altrimenti le regole aristoteliche non sarebbero state rispettate. Persino Œnone trema di

fronte a quest’azione (accusare Ippolito) e non vorrebbe commetterla, ma lo fa per amore di Fedra.

vv. 907-908 con questa frase Œnone si dichiara disposta al crimine è l’unico personaggio

 

della tragedia a farlo.

v. 909 Fedra vede solo Ippolito.

v. 912 Fedra non fa praticamente niente, se non parlare, ed è questo il suo errore. Lascia fare ad

Œnone ciò che vuole.

SCENA IV

Qui avviene l’incontro tra Fedra e Teseo lei si sente colpevole.

SCENA V

Teseo non capisce cosa stia succedendo.

vv. 924-926 con questa frase Ippolito si frega da solo tutto ciò che dirà in seguito verrà

 

interpretato alla luce di quello che dirà Œnone.

v. 927 alessandrino spezzato in due battute, però la risposta di Ippolito è strana rispetto alla

domanda fattagli da Teseo.

vv. 953 e seg. Teseo continua a non capire: perché quando lui arriva, tutti se ne vanno? Continua

a chiedersi cosa stia succedendo.

vv. 983-984 Teseo inizia subito a dubitare del proprio figlio e vuole che sia Fedra a spiegargli

tutto.

SCENA VI

Ancora una volta è l’amore che conduce tutto.

vv. 993-994 Ippolito si sente colpevole di amare Aricie perché lei era stata condannata a non

avere mai uno sposo. Poi pensa che l’innocenza vincerà.

ATTO IV

SCENA I

Teseo incontra Œnone, che accusa davanti a lui Ippolito di quello di cui in realtà Fedra è colpevole

il tutto viene fatto sempre seguendo le regole della bienséance, cioè non parlando apertamente di

incesto.

Poi esplode la rabbia di Teseo, che finisce per lasciarsi trascinare dalla gelosia, il vero motore di ciò

che accade in questa tragedia le poche cose che accadono, accadono per gelosia.

SCENA II

Quando Ippolito incontra suo padre, Teseo lo attacca e lo accusa (“perfide!” v. 1044), ma Ippolito

non sa niente di ciò che è successo con Œnone.

In questa tragedia solo due preghiere vengono ascoltate: quella di Fedra a Venere (che anche

Ippolito possa provare i fuochi dell’amore) e quella di Teseo a Nettuno (v. 1065: uccidere suo figlio

per vendetta).

v. 1074 Teseo abbandona suo figlio alla collera degli Dei, che sono profondamente malvagi.

vv. 1077-1080 Ippolito, che ora capisce, non riesce nemmeno a parlare, perché l’innocenza non

riesce nemmeno a concepire un amore criminale.

La tragedia nasce dallo scardinamento delle strutture del linguaggio.

vv. 1087 e seg. orgoglio con cui Ippolito difende la propria purezza; ma nemmeno questo serve a

far cambiare idea a Teseo, che è già convinto della colpevolezza di suo figlio. Questo passaggio

contiene una serie di dichiarazioni psicologiche di Racine stesso (es. vv. 1093 + 1096).

v. 1087 VS v. 1112 “un mensonge si noir” VS “le jour”.

A questo punto Ippolito si vede costretto a dichiarare il suo amore per Aricie, ma Teseo non crede

nemmeno a questo, perché crede che lo faccia solo per discolparsi Teseo è geloso.

vv. 1149-1152 anche quest’ultima dichiarazione di Ippolito sembra, agli occhi di Teseo geloso,

solo una scusa vile per difendersi e accusare Fedra Ippolito commette anche quest’ultimo errore.

SCENA IV

Fedra si pente quando viene a sapere che Teseo ha implorato Nettuno di uccidere Ippolito e va da

lui a chiedergli pietà non ha un’anima così nera, tutto è successo perché è stata istigata da

Œnone.

vv. 1185-1188 Fedra riceve l’ultimo colpo: viene a sapere da Teseo che Ippolito ha confessato di

amare Aricie.

SCENA V

Fedra ha ormai scoperto la crudele verità: Ippolito ama Aricie.

v. 1203 alessandrino con struttura chiasmatica: “sensible” VS “ne sent rien” + “Hippolyte”

all’inizio e “moi” alla fine del verso.

Di fronte a questa verità, Fedra si ferma e non va a fare la dichiarazione che avrebbe voluto fare.

SCENA VI

Fedra descrive il dolore provocato in lei dalla gelosia. Il suo è il tipico atteggiamento di chi si

scopre tradito.

Fedra capisce che si ameranno sempre e ora prende Aricie come oggetto del suo odio, com’è

normale del resto diventa capace di violenza: a causa della sua gelosia, arriva ad implorare Teseo

di agire contro Aricie è la vendetta degli Dei che continua a compiersi (vv. 1259-1263).

vv. 1264 e seg. poi si rende conto della sua gelosia.

v. 1271: “mes homicides mains” all’inizio della tragedia Fedra aveva detto che le sue mani non

erano ancora sporche di sangue.

Œnone cerca ancora di trattenere Fedra.

vv. 1315 e seg. Fedra si rende conto che Œnone l’ha trascinata verso il crimine.

ATTO V Ippolito muore trascinato dai propri cavalli, spaventati dalle ondate mostruose mandate

da Nettuno sulla spiaggia questa morte sarà raccontata solo nella scena VI da Théramène, che

svolge il ruolo del messaggero che racconta tutto l’orrore di una morte.

SCENA V

v. 1480 Teseo si accorge di aver sbagliato tutto dopo il suicidio di Œnone allora cerca di

 

fermare Nettuno.

vv. 1622 e seg. Fedra fa la sua ultima dichiarazione a Teseo, in cui si dichiara colpevole, e poi

muore (si è avvelenata non è un caso, perché i Re e le Regine non possono morire in altro modo;

certo, possono morire per un colpo di spada, però non per morte volgare, cioè non possono essere

imprigionati né impiccati). In una tragedia classica, una Regina deve morire dignitosamente, anche

se il veleno non è una morte propriamente dignitosa. Però non è un caso che Fedra prenda del

veleno per uccidersi, perché un veleno è sempre circolato nelle sue vene.

vv. 1643-1644: “clarté” e “pureté” rimano Fedra stessa è una vittima della luce del Sole. E la

clarté è il cuore dell’estetica classica.

NB: Sarah Bernhardt riesce a riportare i Classici francesi sulla scena, perché i Romantici li avevano

attaccati e abbandonati completamente, nel momento in cui si era imposto il dramma romantico,

considerato veramente emotivo e passionale.

IL TEATRO BORGHESE

Il teatro borghese si caratterizza innanzitutto per l’invenzione del dramma come genere.

Il termine “dramma” esisteva anche prima, e anche oggi indica anche qualcos’altro, cioè un evento

sconvolgente.

Ma quando Diderot lo teorizza, ha in mente un nuovo genere:

- che non rispetti più i confini sociali non c’è più il divieto di mescolare gli strati sociali

(non più solo persone nobili).

- che sia sentimentale.

- che abbia uno scopo sociale e politico.

- che rifiuti i “confini emotivi” il riso e il pianto si devono mescolare.

NB: nella “Poetica” Aristotele non parla mai della commedia, anzi ha creato un interdetto sulla

commedia, come se non fosse un genere degno; inoltre ha creato anche un altro interdetto, derivante

dalla Chiesa, quello sul riso, che viene considerato un atto demoniaco (è istintivo, deforma il viso).

Molière riuscirà a riabilitare la commedia sostenendo che il ludo educa e porta al miglioramento

dell’uomo (ma l’ultimo Molière, quello del “Malade imaginaire”, non ci crederà più). Per i

Romantici, invece, il teatro deve essere realistico e per loro l’alto e il basso, il pianto e il riso, il

tragico e il comico si devono mischiare si ottiene il grottesco, che è qualcosa di diverso dalla

tragicommedia (= tragedia a lieto fine, ad es. il “Cid”). Il grottesco è qualcosa di brutto e mostruoso

ma che ha il cuore di un eroe; è un riso amaro è l’effetto preferito dai Romantici.

- che rifiuti le unità sono funzionali alle cose che precedono.

NB: invece nel teatro classico le unità erano funzionali all’estetica classica, ma non erano l’estetica

classica. Il punto è come deve essere il teatro: vero o verosimile?

Nel 1680 viene fondata l’Académie Française, che fonde i due più illustri teatri parigini, l’Hôtel de

Bourgogne (che rappresenta soprattutto tragedie) e l’Illustre Théâtre (quello di Molière). Questo

segna l’assoluta e definitiva presa di potere di Luigi XIV, fino al 1715, periodo in cui le uniche

opere degne di comparire a teatro sono le tragedie di Racine e le comédies sérieuses di Molière,

mentre il Molière delle farse viene completamente abbandonato (cfr. Boileau: “Dans le sac où

Scapin s’enveloppe, je ne reconnais pas l’auteur du Misanthrope” = amo il Molière delle tragedie

ma non quello delle farse).

In questo periodo (1677-1777) ci sono solo due capolavori: “Esther” e “Athalie”, le due tragedie

bibliche di Racine, che vengono rappresentate solo per le ragazze di Saint-Cyr (la prima scuola

femminile d&rsqu

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
19 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/03 Letteratura francese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cettsamy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Drammaturgia francese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Verna Marisa.