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La Costituzione materiale e formale

La Costituzione in senso materiale è data dall'organizzazione concreta delle forze dominanti, il potere così come storicamente si presenta. Questa stessa teoria è stata rielaborata durante il periodo costituente, ed è diventata una teoria molto importante negli ultimi decenni.

Le società sono strutturate attorno a dei rapporti di dominio, di sovraordinazione, però possono essere pluralistiche, con la presenza di più gruppi che esercitano il potere. Bisogna considerare che prima della carta costituzionale esiste questo insieme di forze che esercitano il potere sociale, coloro che lo esercitano veramente sono i gruppi dominanti.

Le Costituzioni formali sono la formalizzazione, l'estrinsecazione dei principi fondamentali di cui le forze dominanti sono portatrici, principi per definizione effettivi, perché le forze che li esercitano sono effettive. La Costituzione formale è quindi la formalizzazione della Costituzione materiale che può.

essere definita anche in termini di principi fondamentali, non solo in termine di organizzazione. La Costituzione deve la sua forza non più al fatto di essere espressione di una forza politica dominante, ma deriva dal fatto di essere un equilibrio strategico ricercato tra forze in conflitto, interessate a tenere i piedi la Costituzione, perché nessuno vuole correre il rischio di una guerra civile. La Costituzione è vista in questo modo come qualcosa fondato sulla convenzione, una regola il cui rispetto è dato completamente nelle mani dei destinatari. Il minum che regge la Costituzione è una convenzione, rispettare la Costituzione perché è la cosa più conveniente per evitare inutili conflitti.

Configurabilità del rapporto tra diritto e regole e valori e principi nel periodo moderno. Tentativo di utilizzare le teorie fondate sul consenso per effettuare questo ragionamento: attraverso le teorie costituzionalistiche si scrivono

all'interno della Costituzione, vincolanti per l'interpretazione e l'applicazione del diritto. Tuttavia, è importante sottolineare che l'interpretazione dei principi morali contenuti nella Costituzione può variare a seconda delle diverse visioni e teorie morali adottate dai giuristi. Inoltre, è fondamentale che il diritto sia in linea con i principi di giustizia enunciati nella Costituzione. Ciò significa che le leggi devono essere conformi a tali principi e non devono contraddirli. Spetta ai giudici valutare la conformità delle leggi ai principi costituzionali e giudicare di conseguenza. L'interpretazione della Costituzione è un'attività intellettuale che richiede l'attribuzione di significati agli enunciati costituzionali. Questo processo interpretativo non è logicamente vincolato, ma è ampiamente discrezionale. I giuristi e i costituzionalisti devono interpretare la Costituzione tenendo conto dei principi morali in essa contenuti e delle diverse teorie e visioni morali che possono influenzare tale interpretazione. In conclusione, i principi morali contenuti nella Costituzione svolgono un ruolo fondamentale nell'interpretazione e nell'applicazione del diritto. Tuttavia, l'interpretazione di tali principi è soggetta a diverse visioni e teorie morali, rendendo l'interpretazione stessa un'attività complessa e discrezionale.

All'interno della Costituzione, esistono dei principi positivi. Ci sono teorie che i giuristi possono utilizzare per dimostrare che la Corte Costituzionale non è solo un gesto politico, ma che esiste la possibilità di dimostrare questi principi. Molti cercano di dare una spiegazione logica ai principi di giustizia.

John Rawls ha sviluppato la teoria della giustizia come fondamento del costituzionalismo moderno. Questa teoria sostiene che l'intelligenza dovrebbe essere distribuita in modo equo tra tutti e che ognuno dovrebbe essere il miglior giudice di se stesso. Tuttavia, ciò può portare a complicazioni e quindi è necessario creare procedure che garantiscano la giustizia, come la Giustizia Procedurale.

Si ipotizza che gli individui si trovino sotto il cosiddetto "velo dell'ignoranza", che rende loro sconosciuta la loro situazione concreta. Quando il velo viene tolto, in che situazione si troveranno gli individui? Gli viene chiesto di decidere le regole della loro convivenza.

mentre sono ancora sotto il velo dell'ignoranza. Se sono essere razionali si metteranno nella condizione peggiore. Rawls ipotizza due principi di giustizia:
  1. Ognuno ha il diritto di godere della propria libertà, finché non lede la libertà di altri;
  2. Nella società sono ammissibili solo quelle disuguaglianze di trattamento giuridico che producono un'utilità anche per chi sta nella posizione più bassa.
Uguali libertà ma non uguali condizioni. Il velo dell'ignoranza serve ad elaborare principi generali di giustizia, perché l'individuo sa porsi nella condizione peggiore. Seconda parte del corso Confine tra diritto naturale e diritto positivo, confine labile, soprattutto dopo l'emanazione di Costituzioni come quelle della seconda metà del '900. L'antropologia determina alcune concezioni dello Stato e della Costituzione. Le categorie del diritto utilizzano, muovono da concetti che sono di tutte.

Le conoscenze umane. Dicotomia che dipende dalla concezione dell'essere umano in base alla quale si stabilisce la concezione delle istituzioni. Esempio di alcune sentenze della Corte Costituzionale: vicenda della legittimità costituzionale delle norme del codice penale che punivano l'adulterio della moglie con sanzione penale (art 559). Vi era quindi una disparità di trattamento tra il comportamento dell'uomo e quello della donna, con conseguente violazione dell'art 3 della Costituzione italiana. Vi è una prima sentenza, nel 1961, la Corte viene poi richiamata nel 1969. Nel dispositivo della sentenza è affermato che vi è una differenza tra adulterio e concubinato, solo quest'ultimo poteva essere considerato reato anche per l'uomo. Si pone poi un divieto a ragioni di differenziazione, sono irrilevanti le valutazioni morali, uguaglianza giuridica e morale dei due coniugi. La disparità del trattamento sarebbe un

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pregiudizio per l'unità familiare. Trattare in modo uguale situazioni uguali e in modo diverso situazioni diverse, a questa conclusione arriva una sentenza della corte del 1968. Il problema è stabilire quali sono le situazioni uguali e quelle diverse. In realtà non ci sono situazioni uguali-uguali o situazioni diverse-diverse, altrimenti sarebbero le medesime situazioni, quindi non è possibile giudicare oggettivamente se due situazioni sono uguali o diverse. La Corte perciò non ha motivato la sua decisione, non ha esplicitato il principio in base a cui ha deciso, oltre il principio di uguaglianza. Meta norma che presuppone sempre qualche altro principio sostanziale, si rinvia ad altri profili. Ne deriva che tutte le motivazioni basate esclusivamente sul principio di uguaglianza, non sono vere e proprie argomentazioni, la Corte in realtà non motiva, non esplicita fino in fondo il reale parametro.

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comportamento bisogna ricorrere al costumesociale, ci si addentra in una sfera molto problematica, quella del rapporto tra cultura econcezioni giuridiche. La Costituzione scritta è il tentativo di positivizzare quei principinaturali che vengono ricondotti alle tradizioni giusnaturalistiche. Positivismo, diritto posto,scritto attraverso una procedura razionale, formale. Vi sono organi posti dall'autoritàgiuridica per scrivere leggi, organi posti dalla Costituzione. Giusnaturalismo, il diritto vabene solo se conforme a qualcosa che c'è prima del diritto stesso. Il punto è il pensare cheil diritto posto abbia fondamento in se stesso(secondo il positivismo), che sia valido proprioperché conforme ad una determinata procedura. Per i giusnaturalistici invece la validità varicercata nella sua conformità alle leggi naturali. Leggi poste che possono essere invalidealla luce di principi di diritto naturale: le Costituzioni

contemporanee sono arrivate al punto di positivizzare quei principi che erano considerati giusnaturalistici per eccellenza. La massima espressione del positivismo apre la strada al giusnaturalismo, attraverso un meccanismo circolare.

I fratelli Karamazov

La Leggenda del Grande Inquisitore è contenuta nel romanzo I fratelli Karamazov, dello scrittore russo Fiodor Dostoevskij. Ivan Karamazov, ateo, narra questa leggenda per rendere comprensibili i suoi dubbi teleologici al fratello credente.

Ivan Karamazov immagina che, dopo quindici secoli dalla morte di Cristo, quando ormai è rimasta soltanto "la fede in ciò che dice il cuore", egli ritorni, in silenzio, sulla terra e si manifesti operando miracoli proprio nella Spagna dominata dai roghi e dalle persecuzioni fatte in suo nome dalla Santa Inquisizione. Il Grande Inquisitore, imprigionatolo con l'intenzione di bruciarlo come eretico, si reca da lui nella notte, e lo apostrofa lungamente, proprio sul problema

del valore della libertà dell'uomo. Secondo Schimdt, tutti gli istinti giuridici sono una derivazione delle categorie religiose, laicizzate. Dostoevskij in questo capitolo polemizza sul modo d'essere della Chiesa Cattolica, si affronta il tema delle istituzioni, in particolare dell'istituzione religiosa e della sua trasposizione nel diritto civile. Nel suo monologo, Ivan Karamazov, inizia parlando dell'affermazione di una nuova eresia in Germania, "un'enorme stella ardente come fiaccola cadde sulle fonti delle acque ed esse divennero amare". Vi è quindi un riferimento alla Riforma Luterana. Lutero accusava l'autorità della Chiesa e la sua pretesa di dare l'unica interpretazione vera dei testi biblici. Il problema posto da Lutero era se i testi biblici fossero accessibili a tutti i fedeli, o se dovessero essere interpretati da autorità ecclesiastiche, quindi, più precisamente, si chiedeva se il fedele fosse

Sottoposto al testo oppure all'interpretazione dello stesso. Dostoevskij era molto credente, ma affrontando questi problemi si dimostra allo stesso tempo critico nei confronti di alcuni atteggiamenti della chiesa Cattolica: "non hai il diritto di aggiungere qualcosa a quello che è già stato detto". Parlando nuovamente si vuole acquisire il potere. Parallelo con il legislatore: l'abrogazione di una legge si fonda sul principio "lex posterior derogat priori", concedendo la possibilità di derogare la norma emanata in precedenza, il popolo si dimostra in questo modo sovrano. Il potere costituente però viene meno e il potere costituito è l'unico richiesto. Nei limiti della Costituzione perciò si è sempre liberi di tornare sulle proprie scelte. Inesorabilità del potere politico del parlamento, libero e sovrano, non conosce poteri superiori la Costituzione perciò è una rinuncia ad una parte di sovranità.

immodificabile. La corte Costituzionale fa da interprete alle leggi. La Costituzione, ex art 138, può essere integrata, ma non può essere rifatta. Le leggi costruite no

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A.A. 2007-2008
15 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/08 Diritto costituzionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Dottrina dello Stato e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Dellavalle Sergio.