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Costi standard e conti di scostamento
I costi standard di un certo periodo e i costi effettivamente sostenuti sono infatti solitamente diversi e i conti di scostamento rilevano queste differenze. Se i costi effettivi sono maggiori di quelli standard si ha una varianza sfavorevole registrata in dare nei conti di scostamento, mentre se i costi effettivi sono inferiori ai costi standard allora si ha una varianza favorevole e viene registrata in avere.
La varianza di prezzo dei materiali diretti = (QE x PS) - (QE x PE) = (PS - PE) x QE
QE = quantità effettiva;
PE = prezzo effettivo;
PS = prezzo standard.
Varianza di impiego = (QS x PS) - (QE x PS) = (QS - QE) x PS
QE = quantità effettiva;
PE = prezzo effettivo;
PS = prezzo standard.
QS = quantità standard.
È un valore pari alla differenza fra la quantità effettivamente prelevata e la quantità che si sarebbe dovuta prelevare in corrispondenza dell'output effettivo, moltiplicata per il prezzo standard.
La varianza di...
costo della manodopera diretta = (Hs x Cos) - (He x Coe)
Cos = costo orario standard;
Coe = costo orario effettivo;
He = ore effettive;
Hs = ore standard.
La varianza dei costi generali di produzione (overhead) = Cas x (INPu std x OUTeff) - CGE
Cas = coefficiente allocazione standard;
INPu std = imput unitario standard;
OUTeff = output effettivo;
CGE = costi generali effettivi.
Movimenti tra i conti: quando i prodotti sono completati, la quantità effettiva di output trasferita dal conto rimanenze di semilavorati al conto rimanenze di prodotti finiti è moltiplicata per il costo unitario standard del prodotto, trovando così gli importi necessari alle registrazioni in dare e in avere dei due conti di rimanenze.
Per quanto riguarda il trattamento delle varianze di produzione in conto economico, una soluzione diffusa è quella di considerare le varianze come costi di competenza del periodo in cui vengono rilevate, in questo modo si possono chiudere mensilmente i
conti transitori degli scostamenti accrescendo o addebitando il costo del venduto.
5. Cosa sono le svalutazioni e ripristini di valore delle immobilizzazioni materiali. Illustra i concetti con un esempio numerico e le scritture corrispondenti contabili.
Le modifiche al valore residuo di un'immobilizzazione materiale possono essere:
- Svalutazioni: lo IAS 36 stabilisce che il valore contabile netto di un'immobilizzazione può essere svalutato se il valore più alto fra il valore economico e il prezzo di vendita netto è durevolmente più basso del valore contabile netto. Il valore residuo di un'immobilizzazione deve essere sistematicamente sottoposto all'impairment test per controllare se l'attività abbia subito una perdita di valore. Nei casi in cui la perdita sia durevole è opportuno effettuare una svalutazione sino allo stimato valore d'uso. L'ammortamento consisterà nella ripartizione del nuovo
valoreresiduo fra gli anni di vita utile rimasti.• Rispristini di valore: nel caso in cui i motivi della precedente svalutazione venissero a meno nonsarebbe corretto continuare a mantenere nel bilancio il valore svalutato, bisogna quindi correggerloattraverso il ripristino di valore. Questa operazione può essere effettato solo se l’immobilizzazioneha subito una svalutazione in precedenza, il ripristino non può portare il valore a superare quelloche sarebbe stato se la svalutazione non ci fosse stata.
6. Illustra le fasi attraverso le quali si sviluppa un progetto di determinazione dei costi basato sulleattività (ABC).
Il modello ABC assegna i costi indiretti ai diversi oggetti del costo in diverse fasi:
- Identificare le attività
- Rilevare il costo di ciascuna attività (activity cost pool)
- Identificare gli oggetti del costo
- Scegliere gli activity drivers (le unità di misura delle attività o basi di allocazione)
- Misurare
la capacità “pratica” delle attività (in termini di unità di activity drivers)
6. Calcolare il coefficiente di allocazione (activity driver rate) dividendo il costo complessivo di quella attività (punto 2) per la sua capacità pratica (punto 5) o per il volume.
7. Assegnare i costi agli oggetti del costo moltiplicando la quantità di attività da essi richiesta (quantità di activity drivers) per il costo di un’unità elementare di attività (punto 6).
7. Spiega il principio di competenza e descrivi quali sono i criteri per riconoscere i costi di competenza.
Il principio di Competenza dice quali costi sono di competenza, ovvero costi direttamente correlati ai ricavi di un certo periodo sono costi di competenza di quel periodo. Inoltre quando un certo evento influenza sia i costi che i ricavi, allora l’effetto di entrambi deve essere riconosciuto nello stesso periodo amministrativo, considerando prima i
ricavi e successivamente associandoci i corrispondenti costi, chiamati costi inerenti. Un costo è la misura monetaria dell'ammontare di risorse utilizzate per uno scopo, la spesa è un decremento di un'attività o l'incremento di una passività, il costo di competenza di un determinato periodo è un costo da associare a quel periodo amministrativo e un esborso è un'uscita di cassa avvenuta non necessariamente in contanti. Vi sono tre criteri utilizzati per riconoscere i costi di competenza del periodo:
- I ricavi e i costi determinati da uno stesso evento devono essere riconosciuti in uno stesso periodo,
- I costi associati alle attività del periodo sono di competenza del periodo. Questi costi sono riconducibili solo indirettamente alla realizzazione dei ricavi perché sono costi funzionali all'attività complessivamente svolta nell'esercizio.
- I costi che non possono essere associati a
ricavi futuri sono di competenza del periodo.8. Illustra le debolezze concettuali del TIR.
I quattro limiti del TIR sono:
- Il TIR non ha un significato economico semplice e, soprattutto, non è il rendimento ottenuto sull'investimento (sull'esborso iniziale). Esso è semplicemente il valore di tasso di sconto che rende nullo il VAN.
- Non è possibile, nel caso più generale, stabilire quale sia la più conveniente di due proposte di investimento confrontando i corrispondenti valori dei TIR, questo metodo consente solo di valutare la convenienza economica di un singolo investimento.
- Il TIR potrebbe non essere unico. Un polinomio di grado n ha un'unica radice solo se caratterizzato da un solo cambiamento di segno dei coefficienti. Poiché l'esborso iniziale ha segno negativo, allora per essere certi che un investimento abbia un solo TIR, esso deve produrre flussi di cassa positivi, altrimenti le radici del polinomio
- Il TIR va confrontato con il costo opportunità del capitale, ma se si prevede che quest'ultimo cambi nel tempo, ci si chiede con quale di questi valori confrontare il TIR. Per esempio se si prevedesse una crescita del costo opportunità del capitale nel tempo, allora il TIR di un progetto potrebbe essere maggiore dei valori del costo opportunità a breve e inferiore dei valori a lungo periodo.
9. Illustra il conto economico a costo del venduto e descrivi le voci intermedie.
Il conto economico a costo del venduto. Il conto economico è un rendiconto che mostra gli elementi di costo e ricavo che hanno determinato la variazione delle riserve di utili. Esso è molto utile perché spiega come l'azienda abbia generato ricchezze o abbia prodotto perdite. Il conto economico riporta i risultati della gestione in termini di reddito e spiega
Come questo si è formato. Siccome visono diversi modi di spiegare come il reddito si sia formato, ci sono anche diversi modi di classificare il conto economico e ciascuno di questi mette in luce alcuni aspetti sulla formazione del reddito e ne tralascia altri. La classificazione a costo del venduto non è possibile a partire dai dati del bilancio civilistico, ma è a uso interno perché tiene conto anche della funzione organizzativa all'interno della quale i costi sono sostenuti e non solo della contabilità generale. Il costo del venduto è il costo dei prodotti e dei servizi erogati nel periodo. Esso è la seconda voce dopo i ricavi perché insieme all'incremento del reddito grazie alla vendita del prodotto si ha anche la sua riduzione a causa del costo dei prodotti che sono stati venduti. Il conto economico classificato presenta alcuni risultati intermedi di reddito:
- Margine lordo = ricavi netti da vendite - costo del venduto.
- Risultato operativo caratteristico = ricavi - tutti i costi caratteristici (margine lordo - costi operativi).
- Risultato operativo complessivo = risultato operativo caratteristico + costi della gestione accessoria.
- Risultato ordinario di competenza = risultato operativo complessivo - interessi passivi. Rappresenta il reddito prima dei componenti straordinari di reddito e delle imposte.
- Risultato prima delle imposte = risultato ordinario di competenza + componenti di reddito della gestione straordinaria.
- Risultato netto = risultato prima delle imposte - imposte sul reddito dell'esercizio.
Riferimento i ricavi. In particolare il margine lordo percentuale si ottiene dividendo il margine lordo per i ricavi netti, mentre il risultato netto percentuale si ottiene dividendo il risultato netto per i ricavi netti.
10. Spiegare cos'è il ROI e quali sono le 3 versioni e gli attori maggiormente interessati a ciascuno di esse.
11. Descrivi gli indicatori di redditività di un investimento.
Redditività dell'investimento ROI = reddito / investimento.
Vi sono tre indicatori di tipo ROI a seconda del significato di investimento:
- Redditività delle attività ROA = Reddito netto + interessi passivi x (1 - ALQ) / Totale Attività x (Capitale netto + Totale Passività).
Dove ALQ è l'aliquota percentuale delle imposte sul reddito. Misura "quanto bene" le attività siano state utilizzate. Il ROA valuta la redditività di tutte le attività (quindi il ritorno di tutte le fonti).
difinanziamento) a prescindere da come l'impresa sia indebitata cioè dalla composizione