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Il Museo Nazionale del Bargello.
Il Museo Nazionale del Bargello ha sede nell’antico Palazzo del Podestà di Firenze. Alla fine del
Principato di Cosimo I de’ Medici (1574) il palazzo divenne sede del Bargello, ossia del capo delle
Guardie. Nei quasi tre secoli in cui venne adibito a carcere, il palazzo si arricchì di elementi
architettonici, le sale vennero ampliate e furono coperte le pittore e le decorazioni. Nel 1840, a
seguito di alcuni lavori all’interno della cappella di Santa Maria Maddalena, venne riportato alla
luce un ritratto di Dante, che secondo Vasari era stato dipinto da Giotto. Trasferito il carcere alle
Murate, nel 1865 il palazzo diveniva il primo Museo Nazionale italiano dedicato alle arti del
Medioevo e del Rinascimento. Il nuovo Museo Nazionale si inaugurò con una mostra dedicata a
Dante e alle Arti del Medioevo. Dopo il 1865, cominciarono ad affluirvi tutti quei tesori delle
collezioni medicee che non potevano trovar posto agli Uffizi. Giunsero dunque al Bargello non
solo le sculture del Rinascimento, ma anche tutte le collezioni di arti decorative che erano state
dei granduchi, tra cui maioliche, bronzi, armi, stoffe e medaglie. Nel Salone, che verrà in seguito
dedicato a Donatello, presero posto, oltre ai marmi quattrocenteschi, anche i gruppi scultorei del
Cinquecento, provenienti dal Salone di Palazzo Vecchio. A questi, si aggiungessero le opere
d’arte provenienti dai conventi soppressi dalle nuove leggi sabaude (1862), che portarono al
Bargello soprattutto le robbiane e le oreficerie sacre. Vi seguirono numerose donazioni private che
portarono la collezione ad arricchirsi non solo di opere d’arte, ma anche di armi antiche e tessuti
rinascimentali. Alla fine dell’Ottocento il Bargello subì un riallestimento voluto dal direttore, che
propose una nuova distribuzione delle collezioni non più per “materia” ma cronologica, per artisti
e per tipologie. Fu così che al secondo piano vennero riunite le sculture del secondo Quattrocento
(con Verrocchio e il Pollaiolo) e quella del Cinquecento, insieme all’intera raccolta delle robbiane.
Nuovi allestimenti si hanno dopo l’alluvione del 1966, con la realizzazione dell’attuale sala di
Michelangelo e del Cinquecento al pianterreno (recentemente riallestita), e negli anni Settanta,
con un generale riordino della collezione e l’aggiunta di nuove sale, come la creazione della Sala
Islamica. Il Museo si articola sui tre piani dell’edificio. Al piano terra si può ammirare il Cortile, che
presenta sculture provenienti da Palazzo Vecchio e dai giardini di Boboli. Al centro del cortile si
trova un pozzo ottagonale, mentre sotto i porticati si possono ammirare alcune statue in marmo:
la “Fontana di Sala Grande” di Bartolomeo Ammannati (allegoria di Firenze, commissionata da
Cosimo I de Medici per esaltare il suo buon governo), “l’Oceano” del Giamblogna, alcuni rilievi di
Benedetto da Maiano e il cosiddetto "Cannone di San Paolo” di Cosimo Cenni. Dal cortile si
accede alla prima sala, la “Sala di Michelangelo e della Scultura del Cinquecento”. La sala ospita,
insieme alle opere di Michelangelo (4 in totale), opere di Benvenuto Cellini, del Giambologna e
dell’Ammannati. Al primo piano si trova la Sala di Donatello e ospita alcune delle più celebri opere
dell’artista fiorentino (tra cui il David e il San Giorgio). In questa sala si trovano anche opere di altri
artisti, come le due formelle del “Sacrificio di Isacco” di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi,
realizzate per il concorso pubblico del 1401. Le opere sono qui poste secondo i criteri
museografici ottocenteschi, dando importanza ad ogni singola opera. Sullo stesso piano
seguono, in varie sale, le raccolte di arte islamica, della collezione Carrad, la Cappella, la Sala
degli Avori (contenente oggetti liturgici e manufatti di lusso profano), la Sala del Trecento e la Sala
delle Maioliche. Le opere di quest’ultima sala sono disposte in vetrine ed espone pezzi per lo più
provenienti da botteghe urbinate. All’ultimo piano si trova una delle principali raccolte di Andrea e
Giovanni della Robbia, nonché la Sala dei bronzetti, la Sala del Verrocchio, la Sala del Medagliere
e la Sala dell’Armeria, dove sono esposti alcuni pezzi dell’armeria medicea. Infine, nel lato
orientale del cortile vi sono due salette oggi sono destinate a mostre temporanee, che
originariamente accoglievano alcune sculture precedenti al Rinascimento.
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Galleria degli Uffizi.
La Galleria degli Uffizi nasce nel 1851, per volontà del Granduca Francesco I de’ Medici su
disegno di Giorgio Vasari. Gli Uffizi, come si intuisce dal nome, erano sorti per accogliere la sede
burocratica delle varie magistrature in un unico edificio. Si deve a Francesco I il primo allestimento
museografico della Galleria, posta all’ultimo piano del complesso. Il braccio di levante ospitava
una serie di statue antiche e busti. Lungo il corridoio si apriva la Tribuna, ambiente ottagonale
progettato dal Buontalenti, destinata ad accogliere i tesori delle raccolte medicee. Francesco I
aveva concepito la Tribuna come un luogo che rappresentasse i quattro elementi: l’elemento Terra
è reso dal pavimento (decorato da una raggiera ad otto spicchi, in modo da parere simile ad un
fiore. In origine vi erano anche raffigurazioni di piante e animali lungo lo zoccolo, andato perduto);
l’Acqua è evidenziata dalle conchiglie di madreperla incastonate, internamente, nella cupola;
l’elemento Fuoco fu messo in risalto attraverso le pareti ricoperte da pregiati velluti rossi, decorate
con frange dorate; infine, l’Aria lo si trova nella lanterna (posta esternamente alla cupola) e nelle
otto finestre nella parte superiore della Tribuna. Nel corso dei secoli, la Tribuna ha visto più
riadattamenti: nell’allestimento attuale si è cercato di mantenere l’immagine che l’ambiente aveva
originariamente. La visita della Galleria degli Uffizi inizia dal secondo piano e il percorso espositivo
presenta un ordinamento cronologico: divisa per sale allestite per scuole (non rigido. Nella prima
sala per esempio, troviamo più artisti a confronto), si avanza attraverso le epoche, dal Duecento
fino al Settecento. Il Palazzo degli Uffizi si sviluppa in due corridoi lunghi e uno breve. Il primo
corridoio, detto Corridoio di Levante, introduce alla varie sale della galleria ed è decorato con
motivi a Grottesche, che trae ispirazione dalle pitture della Domus Aurea (dimora dell’imperatore
Nerone, scoperta in quegli anni). Lungo il corridoio (così come negli altri due) si possono ammirare
antiche statue greche e romane, collezionate dalla famiglia Medici. In origine, le statue erano più
numerose (vennero spostate nella seconda metà del XIX secolo nel Museo Nazionale del Bargello)
ed erano poste, per volere di Ferdinando I, in modo da creare un confronto fra l’antico e il
moderno. Nella fascia superiore delle pareti corrono una serie di ritratti: i la “Serie Gioviana”,
raffiguranti grandi personaggi illustri, intervallata dalla “Serie Aulica”, dipinti di dimensione
maggiori che raffigurano i membri della famiglia Medici. Al termine del primo corridoio, in origine,
vi era il “Gabinetto delle Madame” (oggi Gabinetto delle Miniature), luogo dove la Granduchessa
conservava le sue gioie e piccoli oggetti d’arte. Il secondo Corridoio, noto come Corridoio di
Mezzogiorno, ospita le opere migliore della statuaria antica, per via dell’ambientazione e per la
massima luminosità. Il soffitto del corridoio sono a tema religioso, e hanno lo scopo di celebrare
gli interventi della famiglia Medici in difesa della religione. Il corridoio ovest, detto Corridoio di
Ponente, viene usato come galleria a partire dalla seconda metà del XVII secolo e continua la
serie di statue classiche. Il soffitto è anch’esso decorato, e raffigura fiorentini illustri e le città
appartenenti dal Granducato di Toscana. La Galleria degli Uffizi, in origine, comprendeva 8 sale di
esposizione collegate alla Galleria di Levante. Con l’ampliamento e il riordinamento degli anni
Settanta/Ottanta del Settecento, furono creati 20 Gabinetti, disposti 10 a levante e il restante a
ponente. Durante la Seconda Guerra Mondiale le sale degli Uffizi furono svuotate e le opere
d’arte, depositate in luoghi sicuri, tornarono nella loro sede nel 1945. È in questi anni che vennero
create e allestite le sale del Duecento e del Trecento, ad opera degli architetti Michelucci, Scarpa
e Gardella. La seconda sala, oggi conosciuta come la Sala delle Maestà, è un’ambiente luminoso,
con alte pareti e soffittatura a capriate lignee, che restituisce l’idea di una chiesa medievale.
Questa era l’idea che Scarpa voleva trasmettere al visitatore. Nonostante il riallestimento del
2015, che ha comportato interventi nel sistema di illuminazione e la messa a norma di tutte le
sale, è ancora visibile l’impronta di Carlo Scarpa, in particolare l’isolamento dell’opera.
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Museo dell’Opera del Duomo.
Il Museo Opera dell’Uomo, concepito per ospitare le opere d’arte che nei secoli sono state
rimosse dal Duomo e dal Battistero, sorge nell’antica sede dell’Opera del Duomo, istituzione
fondata nel 1296 dalla Repubblica Fiorentina per soprintendere la costrizione della cattedrale e
assicurarne la conservazione e la manutenzione. Il Museo è aperto al pubblico dal 1891 e, nel
corso dei secoli è stato ampliato e ristrutturato più volte. L’ultimo ampliamento si ha tra il 2009 e il
2015 nei locali dell’ex Teatro degli Intrepidi, attraverso il quale si è acquisito uno spazio espositivo
pressoché doppio rispetto ai presenti. In contemporanea ai lavori di ingrandimento del museo, è
stata attuato anche un nuovo e coinvolgente allestimento. Ruolo importante è stato dato alla
progettazione della luce: un’illuminazione che cerca di non essere mai invadente, andando a
ricreare la suggestione di ambienti esterni e interni. Con il nuovo allestimento del 2015, il percorso
espositivo del museo inizia già nel salone d’ingresso, dove è possibile ammirare gli elementi
scultorei dell’Altare Maggior del Battistero fiorentino: opera di Girolamo Ticciati, il “San Giovanni
in gloria” si trova nel Museo a partire dal 1912. Ciò vuol suggerire la missione del museo, ossia
quella di conservare e valorizzare i capolavori con cui la Chiesa e il popolo di Firenze sono legati.
Il percorso continua nel Corridoio dell’Opera dove i nomi degli artisti che contribuirono a costruire,
abbellire e animare i monumenti di Piazza del Duomo evocano il carattere collettivo dell’Opera del
Duomo. Dal 2015, inoltre, il museo contiene una ricostruzione a grandezza naturale della prima
facciata di Santa Maria del Fiore, secondo