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Inoltre questa relazione consente all’impresa di ridurre la concorrenza attraverso
l’introduzione di barriere, che permettono una libera presa di decisioni senza rischiare la
pericolosità di un comportamento competitivo. La marca è non riproducibile e
difficilmente imitabile, perché è la sommatoria di investimenti in marketing, dei
comportamenti che l’impresa e il management hanno assunto nel tempo e della
concorrenza tra l’impresa, la distribuzione e i consumatori. Le barriere all’entrata fanno
aumentare la concentrazione e quindi aumenta il potere di mercato che permette
all’impresa di compiere nuovi investimenti per rafforzare l’immagine di marca.
Altra potenzialità riguarda la diffusione intersettoriale, secondo cui la marca è la base di
estensione, cioè non è in grado di estendersi autonomamente ma l’impresa deve capire
quali prodotti può inserire all’interno di essa. Il processo di estensione permette
all’impresa di utilizzare la marca per diversificare nuove attività, rafforzare il parent brand,
ridurre il livello degli investimenti necessari per la creazione di un nuovo marchio ed
entrare più velocemente in un nuovo business riducendo il time to market.
L’ultimo vantaggio consiste nell’innovatività, elemento fondamentale al giorno d’oggi,
poiché in un contesto così variegato e saturo non è conveniente competere attraverso una
strategia di prezzo, bensì bisogna focalizzarsi sul valore aggiunto. Una marca forte stimola
e facilita l’introduzione di innovazioni, svela all’impresa le esigenze del mercato attraverso
la consultazione diretta del consumatore che permette l’attivazione di processi di
innovazioni che consentono l’incremento della qualità dei prodotti, la riduzione del prezzo
e l’aumento dell’ampiezza e della profondità dell’offerta dell’impresa.
8) Come le relazioni di fiducia aumentano il valore della marca? (Costruzione e distruzione
relazioni di marca)
Le relazioni sono un bene intangibile e come tali, per essere mantenute nel tempo,
necessitano di continui investimenti da parte dell’impresa.
Le variabili centrali delle relazioni sono il coinvolgimento, che deve essere reciproco tra
marca e cliente in quanto l’impresa deve coinvolgere il cliente e deve adattarsi alle
mutevole esigenze della domanda, la cooperazione, cioè l’impresa e i clienti devono
operare e procedere insieme, estendendo la cooperazione anche agli altri stakeholders per
incrementare il patrimonio e consolidare la relazione, lo scambio informativo, con cui le
imprese lavorano per reperire informazioni sui clienti, sul mercato e sugli elementi che
influenzano la marca, il prodotto e l’impresa, la dipendenza, che si instaura tra cliente e
marca nel momento in cui un cliente è pienamente soddisfatto del prodotto acquistato e la
fiducia, elemento basilare e fondamentale per la costruzione di una relazione, e anche il più
difficile da raggiungere.
La marca riesce ad instaurare una relazione duratura quando si posizione con un’identità
chiara, distintiva e coinvolgente nella mente del consumatore. Ad oggi il cliente è difficile
da accontentare perché è dinamico e il suo comportamento è mutevole davanti alla vastità
di offerte.
La fiducia è un rapporto continuo e duraturo, che matura nel tempo ed è legato al numero
di interazioni tipiche di un determinato contesto di mercato.
Il rapporto cliente-marca può generare valore attraverso una fase iniziale in cui le
aspettative del cliente sono viste come l’anticipazione della soddisfazione, e quindi egli è in
attesa di trovare una marca migliorativa rispetto al passato, fino ad arrivare a una fase di
lealtà nel caso in cui le aspettative trovino conferma o vengano addirittura superate: in
questo caso si crea soddisfazione e un rapporto di lealtà e fiducia che genera redditività.
Nel caso contrario, in cui si interrompe il rapporto fiduciario e si distrugge quindi la
relazione di marca, in una fase di distacco, il rapporto è difficile da ricostruire, ma il
consumatore si trova intrappolato poiché le imprese adottano manovre secondo cui è più
difficile cambiare marca nonostante il livello di insoddisfazione.
9) Investimenti relazionali
Non tutte le relazioni con i consumatori sono relazioni di partnership, alcune aziende
preferiscono puntare sull’acquisizione di nuovi clienti e il mantenimento del rapporto nel
breve periodo, limitandosi a soddisfare i bisogni dei consumatori (relazione transazionale).
Nel caso in cui invece un’impresa adotti una strategia di lungo termine, sostiene costi
monetari e psicologici per mantenere il rapporto con i consumatori nel tempo (relazione di
partnership). In questo caso l’impresa può basare i propri investimenti su diversi criteri in
relazione ai clienti:
1) sulla base della fedeltà, considera come variabili il tasso di acquisto e il livello di
soddisfazione; con questi criteri si possono distinguere clienti abituali che hanno un alto
tasso di acquisto ma un basso livello di soddisfazione, clienti fedeli con alto tasso di
acquisto e livello di soddisfazione, clienti occasionali con medi livelli di tutto, clienti
inaccessibili con basso tasso di riacquisto e di soddisfazione e clienti acquisibili che hanno
un basso tasso di acquisto ma alto livello di soddisfazione.
2) sulla base del valore attuale, considera i margini generati e il fatturato generato dai
clienti: ad un alto livello di margine corrispondono clienti redditizi, che generano basso
fatturato, e clienti star, che generano alto fatturato, ad un basso margine invece,
corrispondono clienti marginali, se generano basso fatturato e clienti aggressivi se
generano alto fatturato.
Per calcolare il valore del cliente (customer equity) si utilizza la formula
CE = somma di (QxM) d – somma (Fd)
3) sulla base del potenziale di sviluppo l’impresa deve considerare l’attrattività del mercato
del cliente, determinata dal tasso medio di crescita, dalla redditività del mercato e dal tasso
di entrata e la competitività del cliente stesso, che comprende la quota di mercato che
detiene, il tasso di crescita, il posizionamento e la reputazione. Se questa relazione porta
vantaggi all’impresa è conveniente investire.
4) sulla base dell’apporto di risorse strategiche l’impresa deve valutare le potenzialità
sviluppabili attraverso la relazione con il cliente. Questa infatti potrebbe condurre
l’impresa a perseguire obiettivi in termini di crescita delle vendite e della reputazione,
aumento delle competenze e di maggior facilità di accesso a nuovi segmenti di mercato.
5) sulla base del valore prospettico è fondamentale calcolare la customer lifetime value, e
quindi il valore del cliente nel tempo, data dalla formula:
CLV = somma di (R – k) – L – S / (1 + d) x P – I
dove R = ricavi
k = costo del prodotto
L = costo della customer retention
S = costo della customer care
P = probabilità di churn, cross selling e aumento spending
I = investimento per acquisizione cliente
d = tasso di sconto
10) Funzioni della marca
Qualsiasi marca ha elementi visibili e facilmente percepibili (nome, brand identity,
prodotti/servizi) e elementi non visibili che danno sostegno e valorizzano quelli visibili
(valori di brand management, customer relations, qualità, tecnologia, motivazione,
comunicazione interna…). La marca svolge 5 funzioni per il cliente e 3 per l’impresa, le
quali devono incontrarsi per raggiungere la soddisfazione del cliente e i profitti per
l’impresa.
Funzioni per il cliente:
1) Orientamento: la marca è un segnale inviato al consumatore che ha la possibilità di
conoscere a basso costo il ventaglio di soluzioni a lui offerto in modo trasparente.
2) Praticità: la marca è un mezzo pratico e comodo per il consumatore per memorizzare le
caratteristiche dei prodotti e associarvi un nome permette così al consumatore di
adottare comportamenti di routine e di ridurre il tempo da dedicare all’attività di acquisto.
3) Garanzia: una marca è una firma identificativa e responsabilizza il produttore in modo
continuativo e lo impegna a fornire al consumatore un livello specifico e costante di
qualità.
4) Personalizzazione: la diversità dei gusti e delle preferenze è essenziale nel mercato
attuale e la marca permette al consumatore di esprimere la propria personalità attraverso
le proprie scelte. Permette di conoscere i gusti e il sistema di valori dei consumatori.
5) Ludica: nella società attuale, dove i bisogni essenziali sono generalmente soddisfatti, la
marca costituisce un elemento rilevante in termini di novità e sorpresa che attira il cliente
e sollecita i suoi bisogni di piacere.
Funzioni per l’impresa:
1) Identificazione: la marca identifica il prodotto dal punto di vista delle sue principali
caratteristiche, rinviando ad una specifica di attributi.
2) Posizionamento: la marca dà all’impresa la possibilità di posizionarsi rispetto ai
competitor e di far conoscere al mercato le qualità distintive del prodotto.
3) Capitalizzazione: i ritorni delle azioni di marketing organizzate dall’impresa nel corso
degli anni si cumulano sull’immagine di marca.
La marca contiene anche elevato potenziale di:
1) Redditività: gli intervalli di premium pricing applicati ai prodotti di marca nel campo dei
beni industriali e dei beni di consumo capacità del cliente di supportare un prezzo
maggiore in prospettiva di ottenimento di un prodotto di maggior qualità.
2) Riduzione della concorrenza: libertà nel prendere decisioni senza avere la pericolosità di
un comportamento competitivo che ostacoli la decisione, poiché la marca è difficilmente
riproducibile e imitabile dal momento che è l’insieme degli investimenti e del
comportamento dell’impresa adottato nel tempo. Le barriere all’entrata fanno aumentare
la concentrazione del mercato e quindi, aumentando il potere di mercato, aumentano gli
investimenti sulla marca e si rafforza l’immagine di marca.
3) Diffusione intersettoriale: la marca rappresenta il patrimonio dell’impresa ed è
considerata una base di estensione con la quale l’impresa può cercare di introdurre nuovi
prodotti uscendo dal proprio territorio per ampliare l’orizzonte competitivo, rafforzare gli
asset intangibili, superare le barriere commerciali che ci sarebbero nel caso di lancio di un
nuovo brand e conseguire economie di velocità per ridurre il time to market.
4) Innovatività: nelle economie moderne non è conveniente compet