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DOMANDE ESAME ECONOMIA DELLE IMPRESE
Definire il concetto di marketing operativo.
1.
2. Definire il concetto di marketing strategico.
3. Definire il concetto di marketing analitico.
4. Definire il concetto di ciclo di vita del prodotto.
5. Esporre il concetto di bisogno e di bene anche attraverso esempi.
6. Esporre i principali modelli decisionali di cui uno a propria scelta
7. Esporre il concetto di sistema agroalimentare, anche attraverso esempi.
8. Esporre il concetto di settore agroalimentare, anche attraverso esempi.
9. Esporre il concetto di filiera agroalimentare, anche attraverso esempi.
10. Principali differenze tra homo oeconomicus e persona umana.
11. Esporre il concetto di SRI anche attraverso esempi.
12. Esporre le modalità di analisi degli investimenti.
13. Esporre il concetto di margine di contribuzione anche attraverso esempi.
14. Esporre il concetto di VAN anche attraverso esempi.
15. Esporre il concetto di BEP anche attraverso esempi.
16. Esporre il concetto di TRC anche attraverso esempi.
17. Definire il concetto di modello di organizzazione funzionale.
18. Esporre il concetto di impresa e azienda.
19. Esporre il concetto di innovazione anche con dei grafici.
20. Esporre il concetto di ciclo di vita del prodotto.
21. Definire i criteri di redazione della contabilità generale.
22. Definire il concetto di business plan.
23. Definire il concetto di immobilizzazione.
24. Esporre le principali problematiche relative alla contabilità generale.
25. Definire i diversi tipi di bilancio a partire dalle finalità per cui si redigono. Pagina 1 di 10
Definire il concetto di marketing analitico (—> ricava i dati che permettono di analizzare la
1. situazione del mercato)
Per marketing analitico si intendono l’insieme di strumenti attraverso i quali, con parametri
quantitativi, si possono effettuare analisi di mercato. I risultati di queste analisi consentiranno di
indirizzare in modo corretto le strategie di marketing. L’analista sarà in grado di effettuare una stima del
mercato (domanda primaria o domanda secondaria) e del suo potenziale, potrà definire la quota di
mercato assoluta (QDM) e la quota di mercato relativa (qdm) e molto altro. In generale, si possono
identificare due macro-ambiti di analisi: quello rivolto alla concorrenza e alla fisiologia del mercato e
quello che riguarda la domanda. Il marketing analitico rappresenta, dunque, la fase di “intelligence” del
marketing: la raccolta di dati che diventano informazioni fondamentali per la pianificazione
strategica.
Definire il concetto di marketing strategico (—> sulla base dei dati ricavati tramite il marketing
2. operativo, permette di determinare la strategia)
Il Marketing strategico, orientato al medio-lungo termine, si sviluppa sulla base dei risultati del
marketing analitico al fine di determinare la aree di business dell’impresa. Infatti, il ruolo del marketing
strategico è quello di proiettare l’azienda verso una serie di opportunità esistenti e/o di
individuarne di nuove maggiormente convenienti, cioè adatte alle proprie capacità e struttura di
risorse e che offrano interessanti scenari di crescita e di redditività.
In sostanza, il marketing strategico fa sì che il prodotto sia spontaneamente adattato ai bisogni del
cliente, vendendosi, di fatto, “da solo”. La funzione principale è quella di dare continuità alle vendite.
Definire il concetto di marketing operativo (—>permette di realizzare concretamente la strategia
3. definita nel marketing strategico)
Il Marketing operativo è la parte finale dell'intero processo di marketing, a monte del quale ci sono le
fasi di marketing analitico e marketing strategico. La componente operativa (o tattica) del marketing
ha il compito di realizzare concretamente le strategie definite nelle fasi precedenti ed è pertanto
orientata al breve-medio periodo.
La combinazione di strumenti operativi che un'impresa decide di utilizzare per il raggiungimento dei
suoi obiettivi strategici è detta marketing mix.
Secondo un modello molto utilizzato, le componenti del marketing mix possono essere suddivise in
quattro grandi categorie, dette le "quattro P":
a) le caratteristiche del Prodotto (o del servizio) progettato per soddisfare le esigenze di un determinato
gruppo (segmento) di consumatori
b) le politiche di prezzo adottate; il prezzo rappresenta il corrispettivo in denaro che il consumatore è
disposto a pagare per fruire di un determinato bene o servizio.
c) la distribuzione commerciale (posto), ovvero i canali attraverso cui l'impresa porta il prodotto ai
diversi target di consumatori.
d) le attività di comunicazione (promozione) attraverso cui l'azienda cerca di far conoscere e apprezzare
la propria offerta.
Definire il concetto di ciclo di vita del prodotto
4. Il concetto di ciclo di vita del prodotto si basa sul paragonare il ciclo di vita di un prodotto al ciclo di vita
biologico e rappresenta uno dei più conosciuti modelli di marketing. La sua validità consiste nel fornire
suggerimenti utili a definire il marketing mix più efficace nei diversi momenti della vita del prodotto. Il
ciclo di vita del prodotto ha infatti quattro fasi
principali, che rappresentano la sua evoluzione:
- introduzione
- espansione
- stabilizzazione
- declino Pagina 2 di 10
Via via che un prodotto percorre il proprio ciclo, le strategie riguardanti la concorrenza, il prezzo, la
distribuzione, la promozione, e le informazioni sul mercato devono essere valutate ed eventualmente
modificate. La teoria del ciclo di vita del prodotto cerca quindi di identificare le leggi che regolano
l'evoluzione delle vendite di un prodotto durante un periodo di vita limitato al fine di mettere in atto le
corrette strategie di marketing.
Esporre il concetto di bisogno e bene anche attraverso esempi
5. BISOGNO: necessità che gli uomini devono soddisfare per garantirsi la sopravvivenza o il
miglioramento della qualità della vita.
In materia di bisogni gli economisti hanno operato diverse classificazioni. Tra queste la distinzione
fondamentale è quella tra bisogni primari e bisogni secondari o voluttuari:
- i bisogni primari sono quelli che i soggetti devono necessariamente soddisfare per continuare a vivere
o, comunque, per mantenere livelli accettabili di esistenza (es. bisogno di mangiare, di vestirsi etc.).
- i bisogni secondari, invece, sono quelli non fondamentali per la sopravvivenza dell’individuo, ma la cui
soddisfazione migliora la qualità dell'esistenza del soggetto economico (es. vestire secondo la moda,
usare profumi ecc).
Allo scopo di soddisfare tali bisogni gli uomini utilizzano i beni economici o i servizi.
BENE (o servizi): cosa (o attività) capace di soddisfare un bisogno.
Affinché una cosa possa essere considerata un bene economico deve avere le seguenti tre
caratteristiche:
‣ utilità (nel senso che la cosa deve essere idonea a soddisfare un bisogno economico)
‣ accessibilità (nel senso che la cosa deve essere utilizzabile da parte dell’uomo - ad es. non ha tale
caratteristica l’oro presente sul pianeta Plutone perché inaccessibile all'uomo)
‣ limitata disponibilità (nel senso che l'uomo deve fare uno “sforzo” economico e un calcolo per poterla
utilizzare - ad es. l’aria da respirare è evidentemente utile e accessibile, ma essendo disponibile in
quantità illimitata, non è un bene economico).
In materia di beni gli economisti operano quindi le seguenti classificazioni:
- Beni primari e beni secondari - I primi soddisfano i bisogni primari, gli altri quelli secondari
- Beni diretti e beni indiretti - I primi, detti anche beni di consumo, sono quelli che soddisfano
immediatamente un bisogno economico (es. pane, vestiti, automobile etc.). I secondi, invece, devono
subire ulteriori trasformazioni (fasi di produzione) per divenire o realizzare un bene diretto (es.
macchinari). Risulta chiaro che, alla fine di una catena di beni indiretti, troveremo un bene diretto o di
consumo.
- Beni immobili e beni mobili - i primi svolgono la loro funzione economica stando fissi al suolo (es.
edificio), i secondi spostandosi e muovendosi da un luogo all’altro (es. auto).
- Beni presenti e beni futuri - I primi sono quelli esistenti ed utilizzabili dal soggetto economico nel
presente. I secondi, invece, sono quelli che probabilmente saranno disponibili per l’individuo dopo un
certo periodo di tempo. Risulta chiaro che i beni presenti sono preferiti a quelli futuri perché sono certi
(mentre quelli futuri sono solo probabili) e possono soddisfare un bisogno presente, evidentemente più
sentito di un bisogno futuro
- Beni durevoli e beni non durevoli - I primi sono quelli che permettono più atti di consumo e che, quindi,
sono utilizzabili più volte (es. edifici, automobili etc). I secondi, invece, sono quelli che possono essere
utilizzati una sola volta in quanto, dopo una prima utilizzazione, si distruggono (es. cibo) oppure escono
dalla disponibilità del soggetto economico (es. denaro). E' possibile "trasformare" beni non durevoli in
beni durevoli mediante l'accantonamento di scorte.
- Beni fungibili e beni infungibili - I primi, detti anche generici, sono quelli che hanno valore non nella loro
specifica individualità ma in quanto appartenenti a un certo genere di beni (es. una certa quantità di
grano, un litro d'olio, il denaro etc.). I secondi, al contrario, sono quelli che hanno valore nella loro
specifica individualità (es. un quadro d'autore, una moneta antica, un pezzo d'antiquariato etc.).
- Beni complementari e beni sostituibili - I primi vanno utilizzati contemporaneamente per la soddisfazione
di un unico bisogno. I secondi, al contrario, sono quelli che possono essere utilizzati alternativamente per
la soddisfazione di uno stesso bisogno (es. tè o caffè, birra o vino, etc.). Pagina 3 di 10
- Beni privati e beni pubblici - I primi appartengono ai singoli cittadini o ad enti privati (associazioni,
società), i secondi ad enti pubblici (Stato, Regioni, Province, Comuni, INPS, ecc.)
Esporre i principali modelli decisionali di cui uno a propria scelta
6. Il processo decisionale comporta l’individuazione e la scelta tra soluzioni alternative per giungere a
una situazione auspicata. Tale processo comincia con un problema e si conclude con la scelta di una
soluzione adeguata. I principali modelli decisionali sono tre:
- modello a razionalità assoluta
- modello a razionalità limitata (Simon)
- modello delle decisioni organizzative (Cohen, March, Olsen)
* Il modello a razionalità assoluta si basa sul presupposto che l’uomo, nella fase decisionale, tenda
all’ottimizzazione. L’ottimizzazione comporta la risoluzione dei problemi tramite la scelta dell