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CAPITOLO 7 RITORNO AL FUTURO
LA STRUTTURA DI PERSONALITA’ COME CONTESTO PER LA PSICOPATOLOGIA
La struttura di personalità fa riferimento a processi definiti funzionalmente e attivati ripetutamente, come i
processi psicologici coinvolti nella motivazione e nella regolazione dell’umore e degli impulsi. I teorici
psicanalitici, oggi parlano meno di Es, SuperIo e Io quando si riferiscono alla struttura di personalità; però
intendono questa struttura come l’interazione dinamica di processi che si attivano in modo ripetitivo e che in
condizioni normali sono al servizio di funzioni adattive, ma che possono diventare disfunzionali, sia di per sé
sia quando interagiscono tra loro in modo anomalo. La psicopatologia può anche riflettere l’interazione di
strutture e funzioni della personalità stabili.
In generale gli psicologi dell’Io sostengono che il modo in cui le persone si difendono abitualmente influenza il
modo in cui è probabile che si ammalino dal punto di vista psicologico.
Es: persona che si trova ad affrontare le difficoltà colpevolizzandosi, sarà più vulnerabile alla depressione.
Gli individui sviluppano delle modalità di regolazione delle emozioni che diventano automatiche e inconsce.
Questi meccanismi li rendono meno abili nell’affrontare situazioni e nell’elaborare le informazioni per mezzo di
processi di pensiero più lunghi: la soluzione diventa il problema.
Secondo questa teoria non possiamo comprendere un sintomo se non lo inseriamo nella sua impalcatura
caratteriale.
Teoria delle relazioni oggettuali
Cercano di spiegare il comportamento di persone con gravi disturbi di personalità, le cui origini sembrano più
radicate. Le relazioni oggettuali si riferiscono al comportamento interpersonale che caratterizza le relazioni
intime e ai processi cognitivi, affettivi, motivazionali che mediano tale comportamento. Le “relazioni oggettuali
interne” o pattern interiorizzati di pensieri, sentimenti e comportamenti del sé in relazione agli altri, sono
implicati in molte forme psicopatologiche.
I modelli dinamicoclinici della struttura di personalità approfondiscono tre aspetti distinti, ma congiunti
dell’organizzazione di personalità : domini funzionali, livelli di patologia, le configurazioni della personalità.
Domini funzionali: una valutazione funzionale( come funziona l’individuo da un punto di vista
- cognitivo, affettivo e comportamentale) presuppone un modello di domini funzionali e disfunzionali.
Oggi non esiste un modello della personalità predominante.
Livello di patologia
-
Rispetto al carattere i pazienti possono essere collocati lungo un continuum, da quelli relativamente funzionali
a quelli relativamente disfunzionali.
Secondo Menninger, Mayman e Pruyser, i pazienti possono essere collocati ungo un continuum di
funzionamento in base alle loro capacità di coping e adattamento.
Forme di organizzazione della personalità
-
McWilliams, così , ha proposto una griglia diagnostica in cui le colonne rappresentano gli stili di personalità,
che si distinguono per lamentele affetti, relazioni, e le righe i livelli di gravità.
Gli stili di personalità ripresi da Kernberg e McWilliam implicano conflitti caratteriali, strategie difensive e stili
cognitivi.
I pazienti con stili di personalità simili possono essere organizzati in differenti livelli di patologia in base alla
misura in cui la loro patologia è grave, rigida, pervasiva rispetto ai ruoli e alle relazioni, distruttiva rispetto alla
capacità di amare.
Da un punto di vista clinico né la diagnosi tradizionale del DSM, né la descrizione dei tratti sono utili alla
pratica clinica. Secondo Mischel è necessario prendere in considerazione le condizioni che favoriscono i
processi di personalità. Oltre a non cogliere i contesti e i fattori attivanti, i modelli dei tratti non delineano in
maniera adeguata i processi psicologici interni. Anche il DSM risulta poco rilevante per la pratica clinica.
Una teoria della personalità e della psicopatologia utile dovrebbe fornire sia previsioni accurate, che una
buona comprensione dei pazienti. Anche se l’osservazione clinica è meno utile dei metodi empirici, ma è
anche vero che questi ultimi, nonostante ci permettano di testare ipotesi, non ci dicono se stiamo formulando
ipotesi giuste.
CAP.22 FARE DIAGNOSI NELL’INFANZIA E NELL’ADOLESCENZA
La plasticità del funzionamento mentale nell’infanzia e nell’adolescenza si riflette nella fluidità delle diagnosi e
del loro significato psicopatologico. È difficile identificare il quadro psicopatologico e le metodologie da usare
nella valutazione clinica. Problematiche:
sul piano diagnostico non è possibile trasferire i quadri nosografici e diagnostici validi per gli adulti;
il significato patologico di alcuni segni clinici varia nel corso del tempo;
i quadri diagnostici possono avere una specificità legata al processo evolutivo;
ci sono aspetti dell’adattamento evolutivo che possono risultare come patologici, ma in realtà sono
l’espressione dell’avvicinarsi di una fase evolutiva.
Queste problematiche sono affrontate dalla psicopatologia dello sviluppo, che si occupa di studiare il percorso
normativo dello sviluppo biopsicosociale e i fattori che ne determinano una deviazione in senso normativo. Le
psicopatologie dell’età adulta, sono lette come l’esito di processi iniziati nell’infanzia o nell’adolescenza.
Bisogna:
Identificare sintomi e sindromi specifiche dell’età evolutiva;
Identificare fattori di rischio e protezione;
Definire i costrutti in grado di avvicendarsi nelle diverse forme organizzative;
Dare importanza alla valutazione delle dinamiche relazionali, ed estendere il setting di valutazione ai
contesti più rilevanti in una determinata fase evolutiva.
Si deve tenere conto che il bambino, fin dalla nascita, partecipa alle dinamiche relazionali e che i bambini
presentano una variabilità rispetto allo sviluppo delle loro capacità, motorie, sensoriali, linguistiche.
La diagnosi deve porre attenzione al percorso evolutivo, al funzionamento del sistema familiare, alle
caratteristiche della relazione adulto bambino, ai pattern di interazione.
Sistemi diagnostici dell’età evolutiva: il sistema di classificazione utilizzato è la Classificazione
diagnostica della salute mentale e dei disturbi di sviluppo nell’infanzia( CD: 03). È un sistema composto da 5
assi:
Asse I: disturbi clinici
Asse II: classificazione della relazione
Asse III: disturbi e condizioni mediche dello sviluppo
Asse IV: agenti psicosociali di stress
Asse V: funzionamento emotivo e sociale.
Si deve tenere conto dell’esperienza soggettiva del bambino e del genitore. Possono essere utilizzate due
scale: PIRGAS che valuta il funzionamento globale della relazione , e la Checklist dei problemi della relazione
( RPCL).
L’asse V è una novità perché considera una serie di capacità fondamentali, come l’attenzione la
comunicazione, in base al processo evolutivo.
Limiti:
Che è relativo solo alla prima infanzia, 03.
Il PDM ha invece l’obiettivo di includere una classificazione specifica in base alle diverse fasce di età,
classificando i disturbi mentali di neonati e bambini piccoli e di bambini e adolescenti. Anche in questo sistema
l’attenzione alla relazione è posta in primo piano. Questo sistema è importante perché usa una classificazione
multi assiale che valuta sia l’esperienza soggettiva sia il funzionamento psichico del bambino.
Nell’età evolutiva il processo diagnostico deve essere basato su un numero molto ampio di informazioni e deve
integrare le osservazioni dirette e valutazioni cliniche del contesto relazionale. Una valutazione completa
comprende:
intervista ai genitori sulla storia dello sviluppo del bambino
osservazione diretta del funzionamento familiare
acquisizione di informazioni sulle caratteristiche individuali del bambino
valutazione della reattività e dell’elaborazione sensoriale, del tono motorio e della capacità di pianificazione
motoria.
Il clinico deve valutare difficoltà specifiche, punti di forza e vulnerabilità del bambino e della sua famiglia;
inoltre deve definire il contributo specifico delle diverse aree valutate alle difficoltà e alle competenze del
bambino.
La valutazione e la diagnosi clinica dell’adolescente
L’adolescenza è un periodo caratterizzato da cambiamenti fisiologici e psicologici, che comportano un nuovo
adattamento dell’individuo e il problema sta nella riorganizzazione di questi aspetti dello sviluppo.
L’esito ideale è una maggiore flessibilità nel controllo delle proprie reazioni emotive e nella gestione delle
proprie motivazioni, ma questo avviene solo se c’è una giusta interazione di modificazioni fisiologiche,
cognitive e motivazionali.
Sistemi diagnostici per l’adolescenza
Il DSM e l’ICD non riescono a cogliere tutte le caratteristiche della patologia dell’adolescenza.
Il PDM utilizza la stessa classificazione utilizzata per l’età adulta, anche se per l’adolescenza la valutazione
multiassiale prevede prima la valutazione del funzionamento e poi dei disturbi e dei pattern di personalità.
Questi ultimi sono pattern di personalità in formazione. Questo concetto permette di cogliere già in fasi
relativamente precoci dello sviluppo i precursori della patologia. Inoltre mette in risalto anche che i processi
evolutivi possono portare al cambiamento nell’organizzazione di personalità.
Anche la SWAP200 può essere un valido strumento per valutare patologia in adolescenza, che permette di
identificare i criteri di funzionamento della personalità caratteristici di questa fase evolutiva, limitando i bias
diagnostici prodotti dall’applicazione di categorie diagnostiche degli adulti ad adolescenti.
CAP.12 COME USA LA DIAGNOSI LO PSICOLOGO SISTEMICO
La psicoterapia sistemica è andata incontro a un processo di importanti trasformazioni epistemologiche, che
ha permesso di riportare sulla scena sistemica gli individui e i loro vissuti emotivi. Così propone elementi
specifici e caratterizzanti nell’affrontare il problema della diagnosi, ma al tempo stesso, non sottovaluta la
necessità di definire criteri condivisi che consentano un confronto e un dialogo tra diversi indirizzi.
Uno dei parametri fondamentali di riferimento quando il terapeuta sistemico fa una valutazione, è il
contesto ,inteso come il luogo sociale e relazionale in cui il sintomo del paziente si manifesta, in cui pren