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EURISTICA DELLA RAPPRESENTATIVITÀ + BIAS CORRISPONDENTE:
L’euristica della rappresentatività (Tversky e Kahneman) porta a valutare la probabilità di un evento in base
al grado in cui questo rappresenta la sua fonte o il processo che lo produce e “conduce a seri errori, poiché
la somiglianza non è influenzata da numerosi fattori che dovrebbero interessare i giudizi di probabilità”
Per rappresentatività si intende una valutazione del rapporto esistente tra un campione e l’universo di
riferimento, tra un esempio e una categoria, tra un prodotto e un modello.
Questa euristica viene usata per stimare la probabilità che un oggetto appartenga a una certa classe
(analogia col concetto di somiglianza o di corrispondenza con uno stereotipo).
La sua applicazione porta spesso a trascurare altri elementi di valutazione, quali la probabilità a priori, la
dimensione del campione da cui è tratto l’evento, l’indipendenza di ogni evento dal precedente e dal
successivo in una serie casuale (base rate fallacy, conjunction fallacy).
Un bias corrispondente è la fallacia delle probabilità di base: si tende a trascurare la probabilità di base
(base-rate neglect) in favore di elementi che nulla hanno a che fare con la teoria della probabilità.
Gli individui danno giudizi su un determinato evento sulla base di informazioni che riguardano l’evento stesso
e non considerano la probabilità di base che riguarda la categoria a cui fa riferimento l’evento posto a
giudizio.
FASI DEL RAGIONAMENTO PER ANALOGIA:
Un modo importante per portare le conoscenze precedenti a influenzare il problem solving è li ragionamento
per analogia. Fasi del ragionamento per analogia:
a) sorgente: dominio di conoscenze già acquisite
b) bersaglio: problema nuovo, che ci chiediamo come risolvere. Il bersaglio funge da cue (indizio) per il
tentativo di recuperare dalla memoria una o più possibili sorgenti di analogia (fase di recupero).
c) mapping: Se viene recuperata una o più possibili sorgenti di analogia, si cerca di stabilire un isomorfismo
parziale (tentativo di mettere in corrispondenza almeno parte della struttura delle conoscenze sorgente con
parte della struttura del problema bersaglio).
d) transfer: se l’isomorfismo parziale stabilito nella fase di mapping è “convincente”, si procede a cercare di
estenderlo, per via ipotetica: alcuni elementi sono trasferiti e copiati sul dominio bersaglio.
Il transfer genera quindi inferenze relative al problema bersaglio.
e) apprendimento: se l’analogia ha successo e il nuovo problema è stato risolto, l’isomorfismo che è stato
sviluppato può essere deprivato dei suoi contenuti specifici. In questa forma astratta può essere appreso e
ne risulta uno schema, cioè un insieme di regole che possono, in futuro, aiutare a risolvere altri problemi di
struttura analoga.
La ricerca di analogie consiste nel “far coincidere” alcune caratteristiche del problema bersaglio con alcune
caratteristiche del problema sorgente. Ciascuna di queste coppie comprende elementi ben diversi, ma che
assumono un ruolo strutturalmente identico.
Ciò che viene messo in corrispondenza non sono tanto i singoli elementi (di per sé privi di somiglianze),
quanto le relazioni che intercorrono tra loro.
Si cerca di identificare un isomorfismo tra le strutture dei due problemi.
FEATURE POSITIVE EFFECT:
Le strategie di esplorazione guidano la raccolta di informazioni durante il controllo. Queste informazioni
devono poi essere valutate e interpretate, per giungere alla revisione delle ipotesi.
Una delle fasi di valutazione delle informazioni è il feature positive effect, che consiste nella sottostima delle
informazioni veicolate da assenze.
Così come nella ricerca visiva, la nostra attenzione è catturata da dettagli presenti, e molto meno da dettagli
assenti in una scena, nella visualizzazione di indizi tendiamo a considerare le informazioni associate a
dettagli “presenti” e a sottostimare o ignorare quelle veicolate dall’assenza di qualcosa.
Dal punto di vista logico, non importa se un’informazione a supporto o a confutazione di un’ipotesi sia
associata alla presenza di un dettaglio, o alla sua assenza. Dal punto di vista psicologico invece questo
fattore è importante.
Se si considera che lo stile di controllo più frequente, cioè il controllo positivo, è volto a verificare la presenza
di attributi a conferma di un’ipotesi, e che quindi è l’assenza di quegli attributi che va a confutarla, si può
capire come questa tendenza psicologica possa amplificare il confirmation bias: cerchiamo dettagli in grado
di confermare le nostre congetture, e li troviamo, confermiamo l’ipotesi; se non li troviamo, non indeboliamo
l’ipotesi.
FORZA DI UN’ANALOGIA:
Il primo passo del ragionamento per analogia consiste nel mapping, cioè nell’individuare regolarità strutturali.
Il secondo passo consiste nello stabilire la generalizzabilità di quelle regolarità a supporto del transfer.
Gentner e colleghi hanno individuato 4 requisiti che determinano la forza di un’analogia.
- Connettività parallela: le relazioni poste in corrispondenza hanno argomenti anch’essi in corrispondenza
- Biunivocità: ogni elemento in una struttura è allineabile a uno e uno solo degli elementi nell’altra struttura
- F ocus sulle relazioni : l’analogia si basa principalmente su allineamenti di relazioni, piuttosto che di
componenti superficialmente identiche
- Sistematicità: l’analogia coinvolge sistemi altamente interconnessi da relazioni interne; in altre parole,
l’analogia coinvolge relazioni di ordine superiore al primo.
Questi requisiti possono essere soddisfatti in varia misura e la forza dell’ipotesi generata dall’allineamento
strutturale cresce o si riduce di conseguenza.
ILLUSIONE DI MOSÈ:
La comprensione del significato di una frase è un processo incrementale in cui strutture provvisorie sono
create e mantenute temporaneamente in memoria anche per poter essere riviste successivamente alla luce
di informazioni in arrivo. Ascoltatori/lettori spesso non utilizzano appieno l’informazione linguistica nel corso
del processo di comprensione. Se ai soggetti viene chiesto di rispondere a domande come “quanti animali di
ogni tipo ha portato Mosè sull’Arca?”, la risposta corretta sarebbe zero ma la maggior parte dei soggetti
risponde due, nonostante sia Noè e non Mosè il personaggio dell’Arca. Questo errore viene replicato anche
quando le persone sono avvertite del fatto che alcune domande possono trarre in inganno. Sono state
proposte diverse spiegazioni per spiegare come mai le persone non si accorgono di queste anomalie:
a) la comprensione del linguaggio nella vita quotidiana è generalmente abbastanza superficiale, dunque
incline agli errori.
b) le persone esaminano le informazioni sulla base di una parte ristretta delle conoscenze semantiche che
possiedono, perché un controllo completo richiederebbe troppo tempo per essere sempre effettuato.
c) la struttura della memoria semantica e la diffusione dell’attivazione da un nodo ad altri favoriscono la
confusione per esempio fra Noè e Mosè in quanto i nodi corrispondenti sono vicini alla rete semantica.
INFERENZE VALIDE:
Le inferenze valide sono quelle in cui la conclusione è necessaria alla luce della verità delle premesse.
Nel calcolo proposizionale le inferenze valide possono essere descritte in due modi: semantico e sintattico.
La procedura semantica si basa sulle tavole di verità e il calcolo booleano.
- inferenza di tipo modus ponendo ponens (MP): è il modo in cui “asserendo qualcosa (la regola e
l’antecedente) arriviamo subito ad affermare la verità di qualcos’altro (il conseguente).
- procedura inferenziale semantica tramite le tavole di verità: Per definizione, una conclusione deduttiva è
valida se è vera in tutti i casi in cui le premesse sono vere. →
- procedura inferenziale semantica tramite calcolo booleano: p = 1 (premessa2) 1 q = 1– premessa 1,
una volta sostituito il valore della premessa 2 in essa. Applicando la funzione di verità del condizionale: 1 – 1
+ q = 1 →
Quindi: q = 1. Cioè, q non può essere che vero, se è vero p q ed è vero p.
Per quanto riguarda invece la procedura sintattica, essa si avvale di regole inferenziali o assiomi o di
entrambe le cose.
Una regola inferenziale non è altro che uno “stampino logico”: una regola inferenziale produce
meccanicamente un’inferenza ogni volta che le sono fornite in input premesse che corrispondono alla sua
forma.
Una volta che abbiamo definito e memorizzato certi schemi validi, il metodo sintattico é molto comodo e
rapido: ragionando ci si limita a considerare coppie o gruppi di premesse e a verificare se hanno la stessa
“forma” degli stampi.
INSIGHT:
A volte le ipotesi e le possibilità a nostra disposizione per risolvere un problema si esauriscono, e ci sentiamo
smarriti in un problema apparentemente insolubile. Questa situazione di blocco è detta impasse. In questo
tipo di situazioni può giungerci in soccorso una “intuizione improvvisa”, detta insight.
Il termine insight si riferisce a questa improvvisa ristrutturazione o ricentramento del campo percettivo.
Per i gestaltisti, l’insight è un processo creativo e l’esperienza soggettiva corrispondente è quella di una
scoperta o illuminazione improvvisa (Aha-Erlebnis).
MODELLI SOCIOCOGNITIVI AMPLIATI:
Questi modelli sono volti a categorizzare tutti quelle caratteristiche cognitive e sociali che sono proprie della
motivazione. Due di essi sono:
a) il modello di Eccles: utilizzato per capire quali elementi motivazionali influenzano l’impegno ed il successo
scolastico. Esso tiene conto di tutti quei fattori che potrebbero influenzare l’andamento degli studenti, a
partire dalla percezione di facilità o di difficoltà dei compiti da svolgere, agli interessi della persona, fino ad
arrivare all’influenza che le aspettative dei genitori ripongono in loro.
b) modello di Schwarzer, ovvero il modello HAPA: interessato al cambiamento comportamentale connesso
alla salute.
Nel modello Healt Action Process Approach, giocano un ruolo centrale le emozioni anticipate, positive e
negative, connesse al cambiamento.
Tra l’intenzione di cambiare e l’effettivo cambiamento del comportamento, Schwarzer introduce il concetto di
pianificazione, ovvero l’elaborazione ed implementazione di piani strategici finalizzati a definire il come ed il
quando del cambiamento.
Gli elementi che influenzano l’intenzione a cambiare sono