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A
-----------
.: B
Il secondo sillogismo condizionale valido è il modus tollens (MT). Il suo schema inferenziale è:
AB
¬B
-----------
.: ¬A
Il terzo schema inferenziale elementare valido che si è rivelato importante nello studio psicologico
del ragionamento umano è il sillogismo disgiuntivo (DS),
A v B
¬A
----------
.: B
A v B
A
-------
.: ¬B
16.Concetti basati su prototipi: come funzionano, vantaggi e limiti.
Quando le regole logiche non possono essere usate perché troppo complesse, l'esperienza aiuta
l'elaborazione dei concetti attraverso la creazione di prototipi o schemi.
Il prototipo o schema del concetto è un elenco di attributi tipici frequentemente osservati negli
esemplari, pur non necessariamente presenti in tutti gli esemplari.
Il prototipo è una tendenza centrale: una “media” degli esemplari dei quali abbiamo fatto
esperienza. Quanto più numerosi saranno gli attributi tipici presenti in un esemplare, tanto più
prontamente lo classificheremo in quella categoria (effetto di tipicità). I nuovi esemplari si
classificheranno in base alla loro distanza dalla tendenza centrale.
Quando una categoria è rappresentata da un prototipo, la categorizzazione non avviene per via
deduttiva, ma per via abduttiva.
Un limite dei concetti basati su prototipi sta nel fatto che essi catturano solo aspetti
cognitivamente salienti di un concetto, mentre la rappresentazione di un esemplare include in
toto la conoscenza di una specifica entità.
Un vantaggio dei concetti basati sui prototipi è la possibilità di valutare “a colpo d’occhio”. Per
esempio possiamo considerare attributi tipici di una bottiglia: “spesso è dotata di tappo”, “spesso
contiene liquidi”, “spesso è trasparente”. Tuttavia la loro contemporanea compresenza non è
sufficiente a riconoscere tutte le bottiglie e a evitare di classificare come una bottiglia un altro
oggetto.
Rosch elabora una teoria dei prototipi secondo cui una categoria è rappresentata nella mente da
un prototipo. La logica di riferimento è quella bayesiana. Esistono dei concetti base che sono quei
concetti di maggior rilievo psicologico, utili per estrarre gruppi di attributi dotati di alta validità
dell'indizio (cue validity). La cue validity è utile perché indica quanto dell'attributo consente di
riconoscere un oggetto come appartenente o non appartenente ad una certa categoria.
17.Concetti basati su regole: come funzionano, vantaggi e limiti.
Un concetto è una rappresentazione mentale di un insieme di oggetti o eventi e delle proprietà a
loro associate. Vengono appresi per via induttiva attraverso l'utilizzo di regole logiche descrivibili
con in calcolo preposizionale, oppure attraverso prototipi.
Formulare associazioni tramite regole è un metodo di apprendimento caratterizzato dalla capacità
di descrivere gli esemplari osservati come insiemi finiti di attributi discreti che possono essere
presenti o no in ogni esemplare. Un metodo utile è utilizzare la DNF, cioè la definizione
estensionale di un concetto, che consiste nella congiunzione di attributi di ciascun membro e nella
disgiunzione di ciascun membro dagli altri. È possibile inoltre creare delle rappresentazioni
intensionali a partire dalla DNF, cioè delle formule compresse attraverso un processo di
fattorizzazione, che indica quali attributi sono tipici per quella categoria. La fattorizzazione è
possibile solo quando il concetto è effettivamente comprimibile e quando le regole sono semplici.
Il numero di letterali presenti nella regola che definisce il concetto, una volta compressa il più
possibile, è detta complessità logica e ha influenza sul tempo di apprendimento, sugli errori
commessi durante l'apprendimento e sugli errori commessi nella riclassificazione degli stimoli.
18.Cue validity.
La cue validity (validità di indizio) di un attributo è una forza diagnostica misurabile in LR che
indica quanto quell’attributo consenta di riconoscere un oggetto come appartenente o non
appartenente a una categoria.
Edgell e altri autori hanno misurato la cue validity come incremento della probabilità a posteriori
della categoria alla luce dell’attributo, rispetto alla sua possibilità a priori. Da qui la formula:
Cue validity (attributo) = p(categoria|attributo) – p(categoria)
I risultati, in termini di concetti, dei nostri processi di apprendimento esperienziali, sono quindi
sensibili alla diagnosticità degli attributi.
La cue validity cresce per attributi molto specifici che determinano pochi esemplari.
19.Ricombinazione concettuale.
La ricombinazione concettuale consiste nella formazione di concetti basata su altri concetti. È
importante per la creatività e per il linguaggio per varie ragioni: prima di tutto perché molti
concetti si formano dall'esperienza attraverso l'osservazione e la valutazione di esempi, ma anche
perché l'apprendimento procede a cascata (formazione di nuovi concetti sulla base di concetti già
appresi precedentemente) e perché le ricombinazioni concettuali sono vincolate da alcuni principi
generali.
La ricombinazione di due sostantivi può avvenire in 4 modi:
1)Interpretazioni relazionali: stabiliscono l’esistenza di qualche relazione tra il concetto
modificatore e il concetto testa (“una matita letto è una matita che si mette accanto al letto per
scrivere messaggi”)
2)Interpretazioni basate su sovrapposizioni di proprietà: attribuiscono a un concetto una
proprietà dell’altro concetto (“una matita letto è una matita a forma di letto”)
3)Interpretazioni ibride: il referente è l’unione del concetto modificatore con il concetto testa
(“un pesce lampada è un pesce abissale molto luminoso tipicamente portato in vasi di vetro per
essere usato come lampada”)
4)Interpretazioni a riferimento diretto: associano la combinazione a un concetto già noto (“una
matita letto è una scatola di matite”)
Il referente dell’interpretazione coincide, quasi sempre con la testa linguistica (il primo sostantivo)
La ricombinazione è guidata da 3 criteri:
-diagnosticità: ogni interpretazione deve contenere predicati diagnostici di entrambi i concetti
-plausibilità: ogni interpretazione deve descrivere un oggetto la cui esistenza è plausibile alla luce
della frequenza dei suoi attributi in altri concetti noti
-informatività: ogni interpretazione deve comunicare qualcosa di nuovo
20.Il modello di Osherson somiglianza-copertura.
L’apprendimento di concetti procede a cascata: ogni concetto appreso può contribuire non solo a
costruirne altri, ma a modificarne altri ancora. I principali studi empirici e modelli teorici
dell’induzione basata su categorie hanno stabilito che la forza di una conclusione induttiva di
questo tipo dipende da diversi tipi di somiglianza tra le due categorie menzionate nelle premesse e
quella menzionata nella conclusione. Nel modello della somiglianza-copertura, sviluppato da
Osherson, la forza di una conclusione induttiva basata su categorie è determinata da due fattori:
-grado di somiglianza tra le categorie nelle premesse e quella nella conclusione
-grado di copertura delle premesse rispetto alla conclusione
Il primo fattore dipende dal numero di attributi in comune tra i concetti nelle premesse e quello
nella conclusione. La copertura è il grado di somiglianza tra la categoria sovraordinata S che
p
include tutte le categorie menzionate nelle premesse, e la categoria sovraordinata S che include
tanto S , quanto la categoria menzionata nella conclusione.
p
21.Categorizzazione: definizione e funzioni.
La categorizzazione è il processo attraverso il quale riportiamo uno stimolo ambientale a un
concetto, “riconoscendolo” come esemplare della categoria corrispondente, anche se non
abbiamo mai esperito prima quello specifico esemplare. Avviene per via abduttiva se basata su
somiglianze, per via deduttiva se basata su regole.
La categorizzazione ha un duplice obiettivo: riconoscimento e generalizzazione. La funzione di
riconoscimento/semplificazione consiste nella semplificazione delle informazioni in ingresso,
riconoscendo pattern complessi di stimolazione come esempi di concetti noti. Può avvenire per
stime di somiglianza quando si procede con prototipi e c'è quindi molta familiarità con le info
(processo abduttivo che si basa sull'uso all'indietro di una regola probabilistica), oppure può
avvenire per applicazione di regole quando si ha poca familiarità e non importa se le regole
accettino o meno delle eccezioni (processo deduttivo che si basa sull'uso in avanti di regole per
riconoscere il prototipo). Le due modalità possono anche attivarsi insieme.
La funzione inferenziale/generalizzazione invece si svolge sempre in stile deduttivo. Parte da due
premesse: la prima è l’esito del riconoscimento; la seconda è una qualche regola che descrive
l’associazione di un attributo al concetto. La conclusione che si viene a creare è di tipo modus
ponens.
L’allungarsi di queste catene inferenziali necessarie per stabilire se un tipo di proposizione è vera è
detto distanza semantica.
La categorizzazione basata su regole è più lenta e più soggetta ad interferenza da parte di compiti
secondari rispetto a quella basata su somiglianza. Questo perché coinvolge maggiormente
l’attenzione selettiva e la memoria a breve termine. La categorizzazione basata su regole è più
precisa di quella basata su somiglianze, ma solo quando è disponibile un tempo sufficientemente
lungo; se il tempo di risposta è breve, le due strategie hanno uguale precisione.
22.In che modo la funzione inferenziale della categorizzazione può determinare l'insorgere di
falsi ricordi?
La funzione inferenziale procede in stile deduttivo, più precisamente in stile modus ponens.
Quando non sono disponibili tutte le informazioni riguardo un esemplare, ma solo alcune che
possono categorizzarlo e classificarlo parzialmente, può attivarsi un meccanismo deduttivo di
proiezione, cioè di generalizzazione da categorie a casi specifici, degli attributi tipici di quella
categoria, sul caso esemplare. Naturalmente la conclusione può rivelarsi falsa.
Questa funzione è basilare per il sistema cognitivo: ci basta percepire pochi dettagli e, se questi
sono sufficienti a classificare lo stimolo, si rende prontamente disponibile alla mente un vasto
patrimonio di conoscenze serbate nel concetto che abbiamo attivato.
La funzione in