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La Doppia Diagnosi secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità
L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la Doppia Diagnosi come la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive e di un altro disturbo psichiatrico. I pazienti doppia diagnosi sono pazienti che presentano, oltre alla dipendenza patologica, anche disturbi psichiatrici in comorbilità come disturbo bipolare, schizofrenia, depressione grave, disturbo ossessivo compulsivo o gravi disturbi di personalità.
La dipendenza patologica di qualunque tipo essa sia assume, per sua natura, una connotazione di intrinseca complessità, nel contesto clinico. Essa nasce, infatti, dalla convergenza, nel singolo consumatore:
- degli effetti farmacologici delle sostanze o dell'oggetto d'abuso nel caso specifico;
- della vulnerabilità psico-biologica del paziente;
- dell'influenza di numerosi fattori socio-ambientali.
Ciò ha fatto della dipendenza oggetto di studio e di approfondimento da parte degli esperti nel campo della salute mentale.
Interesse da parte di istanze scientifiche e culturali come la farmacologia, la psichiatria, la psicologia, l'antropologia e profondamente diverse, quali la neuro-biologia, la sociologia, ponendo le premesse per un conflitto di linguaggi e di interpretazioni, che non ha sicuramente aiutato la comprensione del fenomeno né l'individuazione di efficaci rimedi. Va sottolineato, comunque, come il sapere psichiatrico, per sua natura, risulti l'unico in grado di contenere, nel proprio ambito, tanto gli aspetti neuro-biologici che quelli psicologici e sociali, sottesi al problema tossicodipendenza.
5. Descrivere cosa è il craving
Craving o forte desiderio o spinta all'uso della sostanza. Craving, ovvero l'intensa pulsione e pensiero fisso verso il procurarsi ed usare la sostanza, di "Tolleranza", cioè la necessità di assumere dosi progressivamente sempre più alte della stessa sostanza per avere gli effetti precedentemente ricevuti.
ed infine di "Astinenza", ovvero una serie di manifestazioni psico-fisiche dovute alla mancanza più o meno prolungata della sostanza. 6. Descrivere brevemente il concetto di astinenza e tolleranza Tolleranza: il bisogno di quantità sempre maggiori di sostanza per raggiungere l'effetto provato precedentemente con dosi minori ed intensamente ora desiderato; oppure l'effetto fortemente diminuito in corrispondenza all'uso continuato della medesima quantità di sostanza. Astinenza: una serie di manifestazioni psico-fisiche che si verificano quando una persona smette di assumere una sostanza a cui è dipendente. Queste manifestazioni possono includere sintomi come ansia, irritabilità, insonnia, nausea e tremori. 7. Descrivere brevemente le caratteristiche delle dipendenze affettive Le dipendenze affettive sono caratterizzate da un disturbo di dipendenza creato presumibilmente dalle sostanze esterne. Questo ci serve per isolare i pattern di analisi affettiva per arrivare all'individuazione di come la dipendenza agisce sul soggetto e sul nucleo del disagio. La parte centrale infatti è quando essa si attiva. Nella dipendenza da sostanza, la cosiddetta "craving" o desiderio intenso di assumere la sostanza diventa il motore principale del comportamento del soggetto dipendente.eziopatogenesi affettiva è più chiara.
Dipendenza ed Abuso di Inalanti (es. Solventi)
Dipendenza ed Abuso di Farmaci e Psicofarmaci (es. Ansiolitici / Sonniferi)
Dipendenza ed Abuso di Caffeina (es. Caffè / Energy Drink / Cola / Cioccolato)
- I Disturbi indotti da Sostanze:
Dipendenza ed Abuso di Steroidi Anabolizzanti
Dipendenza ed Abuso di Antidolorifici (o Antinfiammatori)
Dipendenza ed Abuso di Smart drugs (o Sostanze nootrope)
L' Intossicazione da Sostanze
L' Astinenza da Sostanze
Il Delirium indotto da Sostanze
La Demenza Persistente indotta da Sostanze
Il Disturbo Amnestico Persistente indotto da Sostanze
Il Disturbo Psicotico indotto da Sostanze
Il Disturbo dell'Umore indotto da Sostanze
Il Disturbo d'Ansia indotto da Sostanze
La Disfunzione Sessuale indotta da Sostanze
Il Disturbo del Sonno indotto da Sostanze
8. descrivere le posizioni teorizzate dalla Klein: Angoscia depressiva e posizione schizoparanoide
Il bambino vive la madre come
“oggettoPosizione schizoparanoide (primi 3-4 mesi di vita del bambino):parziale” cioè quando la madre soddisfa i suoi bisogni primari, quando è presente e lo allatta, ella è sentitacome oggetto buono; è invece oggetto cattivo quando è assente e lo frustra nei suoi desideri. In questa fase nonci sono i sensi di colpa per le pulsioni aggressive contro la madre quando lo frustra. Infatti, per il bambino la“oggetto totale”, cioè come colei che assomma aspetti frustranti e aspettimadre non è ancora riconosciuta comegratificanti.
Il bambino, fin dall'inizio della vita, è dominato da due istinti:
- una pulsione aggressiva, distruttiva (istinto di morte)
- una pulsione d'amore o libido.
Il bambino proietta questi istinti sul seno della madre, a seconda se lo gratifica o lo frustra. Così il seno, che èsentito contenere una gran parte dell'istinto di morte del lattante, è
Sentito come cattivo e minaccioso per l'Io ed è luogo nel bambino ad angosce di tipo persecutorio. Prevale durante i primi quattro mesi. È segnata da tre meccanismi: il discrimine dell'oggetto (il seno materno) in "buono" e "cattivo" oggetto, la proiezione del cattivo oggetto e l'introiezione del buon oggetto. Il bambino vive nella dialettica soddisfazione/frustrazione. In questa fase, ha già fantasmi, da intendere come espressioni mentali degli impulsi parziali. Questi fantasmi sono difese contro una realtà interna ed esterna ancora indifferenziata. Se il fantasma di buon oggetto prevale, il bambino sarà capace di proiettare all'esterno i suoi impulsi distruttivi. Al contrario, se il fantasma di cattivo oggetto domina, sarà invaso dall'angoscia persecutiva ed adotterà difese psicotiche come il rifiuto di ogni percezione reale, la deflagrazione dell'Io e dell'oggetto, il frazionamento corporale.
E il ripiegamento esperienza può diventare la base d'ancoraggio delle psicosi. Su stesso. Per Klein la posizione schizofrenico-paranoide.
POSIZIONE DEPRESSIVA (dai 3-4 ai 6 mesi):
9. Descrivere brevemente la differenza tra vero Se e falso Se nella teoria di Winnicott
Il termine falso sé, fu teorizzato da Winnicott (Sviluppo affettivo e ambiente, 1965), ed indica una modalità patologica di sviluppo dell'identità che prende le mosse dai primissimi stati dello sviluppo infantile là dove il bambino non trova nella madre rispecchiamento dei suoi bisogni e desideri, ma cresce assecondando i bisogni e desideri di lei e imparando via via a fondare il proprio senso di identità nell'accondiscendere alle richieste altrui.
Winnicott pensava che esistesse Sé "potenziale o nucleare", espressione di "una potenzialità ereditaria di sentire la continuità dell'esistenza e di acquisire a modo proprio e con un
Proprio ritmo una realtà psichica schema corporeo personali” a questa concezione del Sé che si origina la proposta dell’autore die unadistinguere tra un vero Sé e un falso Sé. Il vero Sé sarebbe il “gesto spontaneo”, l’idea personale, il sentirsifarebbe “altro che raccogliere insieme gli elementi dell’esperienza delreale e creativo. Il falso Sé, invece nonvivere” La sua funzione sarebbe, dunque, quella di costruire una protezione di fronte ad un ambiente che si èrilevato molte volte inadeguato ad anticipare il bisogno del bambino, costringendolo a subire una realtà esternaLa madre non “sufficientemente buona” non ha colto e valorizzato il gesto del figlio ma ha sostituitofrustante.“il proprio gesto chiedendo al figlio di dare ad esso un senso tramite la propria condiscenda. Questaè lo stadio più precoce del falso Sé, e dipende
dall'incapacità della madre di capire i bisogni del figlio. La madre è come uno specchio per il bambino. Il piccolo ha una visione di sé che corrisponde al modo in cui lo vede la madre. Impara a identificarsi con il genere umano attraverso la sua figura. A poco a poco, il bebè si distacca dalla madre e a lei non resta che adattarsi a questo cambiamento. Il bambino inizierà a compiere gesti spontanei che fanno parte della sua individualità. Se la madre accoglie questi gesti, il bambino sentirà di essere reale. Se invece questi gesti vengono ignorati, il bambino sperimenta una sensazione di irrealtà. Quando viene meno questa interazione fra madre e figlio, si verifica quello che Winnicott chiama "rottura della continuità esistenziale". In parole povere, si tratta di una interruzione improvvisa del processo di sviluppo spontaneo del bambino. È in questo che risiede l'origine del falso.
self o falso sé. in questo caso è come se il bambino diventasse "la madre di sé stesso". Ciò significa che inizia a nascondere il suo vero Io per proteggersi. Inizia a mostrare solo quello che, per così dire, sua madre vuole vedere. Si trasforma in qualcuno che non è davvero. Il bambino pertanto, è costretto a dare senso da solo al proprio gesto, ma per farlo userà la condiscendenza imitativa ma che è lontana dal vero Sé. Tuttavia, il bambino può esprimere la propria protesta per questa sua condizione tramite "un'irrequietezza generale e/o disturbi dell'alimentazione". Queste manifestazioni possono scomparire o ripetersi in modo diverso o presentarsi, in forma più acuta, in altre fasi dello sviluppo. Il falso Sé nasce, dunque, come difesa del bambino di fronte ad un ambiente primario che non si adatta sufficientemente ai suoi bisogni. L'esistenza del vero Sé
È così nascosta, poiché ci sono richieste ambientali impensabili e bene ai suoi la realtà diviene non tollerabile. Il bambino non riesce a sentirsi felice per i suoi successi né apprezzato, anche quando effettivamente lo è. Questo accade perché avverte che in realtà è il suo falso sé ad avere successo o essere apprezzato. Questo segna una rottura con sé stesso e con il mondo. Il suo vero Io resta confinato, fantasticando e sperimentando un malessere che non riuscirà mai a comprendere davvero. Naturalmente ognuno di noi ha, in misura variabile, un falso Sé, poiché, senza di esso, saremmo persone "con il cuore in mano", troppo vulnerabili di fronte agli altri. 10. Cosa è l'attaccamento per Bowlby Il comportamento di attaccamento si manifesta in una persona che consegue o mantiene una prossimità nei confronti di un'altra persona, figura di attaccamento, ritenuta.ale di bisogno del bambino. Questo gesto di amore e attenzione aiuta a creare un legame sicuro tra madre e figlio, fornendo al bambino una base sicura da cui esplorare il mondo. Secondo Bowlby, il legame di attaccamento è fondamentale per lo sviluppo emotivo e sociale del bambino. Quando il bambino si sente sicuro e amato, è più in grado di esplorare l'ambiente circostante e di sviluppare una sana autostima. Prendere in braccio il bambino quando piange non solo soddisfa i suoi bisogni fisici, come la fame o il bisogno di essere cambiato, ma anche i suoi bisogni emotivi. Il contatto fisico e il calore del corpo della madre forniscono al bambino una sensazione di sicurezza e conforto. Inoltre, prendere in braccio il bambino quando piange aiuta a stabilire una comunicazione non verbale tra madre e figlio. La madre impara a riconoscere i segnali del bambino e a rispondere in modo adeguato alle sue esigenze. Questo aiuta il bambino a sviluppare una fiducia di base nel mondo e nelle relazioni. Prendere in braccio il proprio bambino quando piange è quindi un gesto di amore e cura che contribuisce allo sviluppo sano del bambino.