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21) MNEMOTECNICHE: LE TECNICHE VISIVE:
L’interesse per la capacità di ricordare, e per il suo potenziamento, portò allo sviluppo di mnemotecniche: strategie
pratiche, pensate e sviluppate per permettere di migliorare la prestazione in compiti mnestici.
Nella trattazione delle mnemotecniche è importante fare una prima distinzione tra: - tecniche: i metodi di elaborazione
altamente legati al tipo di materiale da memorizzare. - sistemi: pur essendo più complessi, consentono un utilizzo più
ampio.
Entrambe le modalità sono a loro volta distinguibili in: - visive: utilizzo di immagini visive. - verbali: sfruttano le
associazioni con le parole. Fra le tecniche visive ricordiamo:
- associazioni visive: creare delle immagini che uniscano due informazioni, in modo tale che il recupero dell’immagine
consenta la rievocazione dell’informazione contenuta in essa.
- storie: creazione di una storia dotata di significato in grado di legare fra loro le informazioni, seguita dalla
visualizzazione della narrazione.
22) PAVLOV E I METODI EMPIRICI:
Attraverso molti esperimenti tutti seriali, su animali, con misure implicite di apprendimento e quasi tutti con US
incentivante, Pavlov illustrò che la ripetuta associazione in condizioni di contiguità temporale (adiacenza o parziale
sovrapposizione o breve distanza) tra un CS non in grado di provocare una risposta R (per esempio, l’accendersi di una
luce non è in grado, inizialmente, di provocare salivazione) e un US in grado di provocarla (per esempio, un piatto colmo
.
di cibo provoca R), porta CS a elicitare R anche quando presentato in assenza di US Questo fenomeno è detto
“condizionamento risondente”. Quindi: A+ ; Test: A R.
Se CS, una volta associato alla risposta, viene presentato molte volte senza più essere accompagnato dall’US, P si
riduce gradualmente verso 0. La risposta R a CS si dirada e si indebolisce fino a estinguersi. Questo fenomeno è detto
appunto “estinzione” (o “inibizione interna): A - ; Test: A 0 o r
23) PERCHÉ LA MEMORIA NON È ACCURATA?
La memoria non è fatta per ricordare esattamente fatti o eventi della nostra vita.
Il ricordo è sempre un processo di ricostruzione: la memoria rielabora continuamente le informazioni, integrandole con
altre informazioni di varia natura. Quasi mai vengono conservate inalterate le informazioni. Qualsiasi sistema fisico
(come il cervello umano), è a capacità finita e deve codificare e registrare una grande e potenzialmente illimitata quantità
di informazioni. Deve usare codici che comprimono quelle informazioni, per poi decodificarle in fase di recupero, e la
decodifica non è mai perfetta.
La nostra memoria non è fatta per ricordare correttamente gli eventi, né per misurare l’attendibilità del nostro ricordo. La
memoria:- deve interpretare gli eventi e arrivare a un ricordo “coerente e verosimile”, anche se non necessariamente
identico a quanto accaduto; - integrare ciò che già sappiamo con quanto accade di nuovo e che è rilevante ai nostri
scopi.
La nostra memoria funziona in base a un principio di selezione delle informazioni rilevanti.
In alcuni rari casi ricordiamo eventi così come sono stati percepiti. In questi casi si parla di memoria flashbulb.
Si tratta di una memoria improvvisa, legata a eventi autobiografici, spesso (ma non sempre) emotivamente rilevanti e/o
inattesi. Ricordi di questo tipo sono molto dispendiosi in termini di risorse cognitive, e sono qualitativamente diversi per
vividezza e precisione di dettaglio rispetto agli altri ricordi: sono ricordi a lungo termine, stabili e difficilmente modificabili.
24) PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE NELLA PERCEZIONE: (UNIFICAZIONE E SEGREGAZIONE NELLA
PERCEZIONE):
l’organizzazione percettiva, è un processo cruciale perché i singoli elementi presenti nello stimolo prossimale non
contengono di per sé informazioni sufficienti alla costruzione di percetti unitari e ben organizzati. La struttura
dell’informazione ottica che arriva ai recettori è caratterizzata da omogeneità e da disomogeneità: le disomogeneità
vengono chiamate “contorni”, mentre le omogeneità sono dette “regioni”. I contorni e le regioni costituiscono le
caratteristiche fondamentali codificate dai processi percettivi di base. Tuttavia, le zone omogenee e quelle disomogenee
presenti nello stimolo prossimale non corrispondono sempre a regioni e contorni: fattori come ombre, riflessi, ecc …
possono generare discontinuità in punti dello stimolo distale in cui l’oggetto è continuo o viceversa. Per arrivare alla
formazione di unità, il sistema percettivo deve raggruppare fra di loro contorni e regioni. Per farlo, Wertheimer (della
scuola gestaltista) descrisse 7 leggi dell’organizzazione percettiva:
1) legge della prossimità: a parità di altre condizioni, tendono a formare unità gli elementi più vicini;
2) legge della somiglianza: a parità di altre condizioni, tendono a formare unità gli elementi più simili;
3) legge del destino comune: a parità di altre condizioni, tendono a formare unità gli elementi che si muovono in modo
simile;
4) legge dell’impostazione oggettiva: a parità di altre condizioni, elementi che hanno formato una certa unità tendono a
mantenere quell’unità; 5) legge della buona continuazione: a parità di altre condizioni, viene preferita l’organizzazione
che comporta meno cambiamenti di curvatura nei margini percepiti;
6) legge della chiusura: a parità di altre condizioni, viene preferita l’organizzazione che genera margini percepiti chiusi;
7) legge dell’impostazione soggettiva: a parità di altre condizioni, viene favorita l’organizzazione coerente con le
conoscenze dell’osservatore.
applicando le leggi di Wertheimer il sistema percettivo tenderà a produrre unità segregate che tendono a corrispondere
alle unità distali. I processi di unificazione – segregazione risulteranno quindi ben adattati alle proprietà dell’ambiente ma
commetteranno errori in certe condizioni, prevedibili proprio in base alle leggi di Wertheimer.
25) PROCESSI DI CONTROLLO DELLA MEMORIA DI LAVORO:
Alla luce dei risultati delle ricerche più recenti sorge il problema di identificare la natura e la tipologia dei processi di
controllo che caratterizzano la memoria di lavoro.
Le ricerche hanno individuato 3 fattori che potrebbero costituire le principali componenti dell’esecutivo centrale:
1) inhibition (inibizione): inibizione dei contenuti irrilevanti, liberando risorse necessarie per le operazioni successive.
2) shifting (traslazione): spostamento dell’attenzione.
3) updating (aggiornamento): aggiornamento dei contenuti di memoria.
Le tre componenti dell’esecutivo centrale sono distinte ma non indipendenti. È ipotizzata l’esistenza di un sottostante
fattore unitario, che corrisponde alla capacità di inibire, di ridurre l’interferenza, di ridimensionare il ruolo delle
informazioni appena elaborate ma ormai divenute irrilevanti.
26) PROGRAMMI DI RINFORZO DI SKINNER:
Secondo Skinner, gli organismi non si limitano ad associare risposte “automatiche” a nuovi stimoli, ma imparano nuove
risposte, e agiscono per ottenere alcune conseguenze (condizionamento operante).
Skinner trovò che i “rinforzi” erano più efficaci delle “punizioni”, e avevano meno effetti collaterali. Secondo Skinner il
.
rinforzo è una conseguenza positiva che produce un aumento del comportamento
Skinner, utilizzando un’apparecchiatura detta “Skinner box”, che poteva essere equipaggiata, secondo le esigenze dello
specifico esperimento, con molti accessori per presentare stimoli (luci, suoni…) o “rinforzi” (scosse elettriche, palline di
cibo…), condusse molte centinaia di esperimenti volte a descrivere gli effetti comportamentali di diversi “programmi di
rinforzo”.
Ne studiò 4, classificati su due dimensioni: - intervalli di tempo / rapporti tra numero di risposte e incentivi; - schema fisso
/ schema variabile. Un tipo speciale di programma a “rapporto di risposte fisso” fornisce un rinforzo per ogni risposta.
I partecipanti imparano a prevedere quali comportamenti sono più adeguati per ottenere rinforzi (o per evitare punizioni).
per esempio: nel programma a intervalli fissi imparano che è inutile emettere la risposta se non è passato abbastanza
tempo dall’ultimo rinforzo; mentre in quello a numero fisso imparano quante risposte sono necessarie per ottenere un
rinforzo.
Quando una conseguenza ha maggiore variabilità, l’estinzione della risposta che la provoca è più lenta.
27) QUESTIONE ETICA:
gli psicologici sperimentalisti conducono esperimenti cui prendono parte persone e animali: quindi, devono rispettare
regole non solo scientifiche, ma anche etiche, nel trattamento dei partecipanti.
A questo proposito sono state fissate delle linee guida di trattamento dei partecipanti umani e animali agli esperimenti. In
Italia, come in molte altre nazioni, esiste una legge che richiede a ogni istituto che conduca ricerche di stabilire una
commissione interna di controllo chiamata comitato etico, che vagli i vari studi proposti dai ricercatori per accertarsi che i
partecipanti siano trattati adeguatamente.
28) RETI NEURALI VISIVE:
Una volta operata la trasduzione del segnale e generato un impulso nervoso, questo viene inviato al cervello attraverso
vie di trasmissione specifiche costituite da catene di neuroni, detti afferenti.
Il primo elemento della via retino fuga è rappresentato dal nervo ottico, il quale contiene tutte le fibre provenienti dalla
retina dell’occhio ipsilaterale. All’interno del nervo ottico le fibre sono distribuite a seconda della loro provenienza dal
settore temporale o nasale della retina. In particolare le fibre della porzione temporale procedono senza incrociarsi nel
secondo segmento della via retinofuga , il tratto ottico; quelle della porzione nasale, invece, prima di inserirsi nel tratto
ottico si incrociano in una struttura detta chiasma ottico. Ogni tratto ottico contiene quindi le fibre provenienti
dall’emiretina temporale ipsilaterale e da quella nasale dell’occhio controlaterale. Questo fa sì che ogni tratto ottico
contenga le informazioni provenienti dalla metà opposta del campo visivo. L’impulso nervoso viene quindi
progressivamente trasformato (“raffinato”) già prima di giungere alla corteccia.
Nella corteccia cerebrale le informazioni raggiungono il loro massimo grado di elaborazione, inclusa la percezione
cosciente:
a
La 1 stazione è costituita da cortecce sensoriali primarie, da cui le informazioni vengono trasmesse, attraverso fi