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L'ETA' DELLE GRANDI CONQUISTE E L'IMPERO UNIVERSALE DALLA META' DEL III SEC. A.C. ALLA META' DEL III SEC. D.C.
CAP. 3) L'età delle grandi conquiste e l'impero universale dalla metà del III sec.a.C. alla metà del III sec. d.C.
§ 1) Nel 265 a.C. Roma divenne una delle maggiori potenze del sistema di stati di quel periodo; lo scontro vittorioso con Cartagine la rese padrona del Mediterraneo occidentale. Nel corso del II sec. a.C. il governo romano estese il suo governo in Oriente. Qui la cultura greca ormai fioriva sul suolo straniero, mentre la madrepatria sprofondava in una condizione di decadenza economica e culturale. Ormai Roma era diventata la dominatrice incontestata di tutta l'area culturale intorno al Mediterraneo.
Dal punto di vista giuridico, questo impero gigantesco aveva una struttura complessa, consistente in un sistema di molteplici alleanze e rapporti di dipendenza, il cui centro era costituito dalla
città-stato di Roma. Questo sistema si basava su alcuni principi ben precisi. Il primo e più importante è quello del divide et impera; i romani non tollerarono mai che alleati o sudditi di Roma potessero allearsi fra loro, ma ogni comunità aveva relazioni giuridiche solo con Roma. Per di più, Roma fu capace di tenere separati gli uni dagli altri popoli e le comunità dell’impero, e perfino le varie classi sociali all’interno di ciascuno stato assoggettato. Un altro principio fondamentale della politica imperialista romana fu quello di lasciare che i sudditi provvedessero alla cura dei loro affari interni; essi conservavano così un’amministrazione autonoma e il loro diritto locale; nell’ambito religioso, Roma praticava la più ampia tolleranza. Queste direttive politiche contribuirono a rendere meno grave ai sudditi il peso della dominazione romana. Infine, il terzo principio lo si puòindicarenell'assoluta sicurezza militare dei territori conquistati. Nel tracciare un quadro chiaro circal'organizzazione dell'impero, è necessario distinguere fra l'Italia e le province.Fino all'inizio del I sec. A., l'Italia era costituita da due masse territoriali: l'area cheapparteneva allo stato romano (ager romanus) e i territori degli alleati (socii). Nel corsodelle lotte per la supremazia sull'Italia, molti territori erano stati assoggettati e incorporatinell'ager romanus, aumentando così i territori romani. Una parte dell'ager romanus eracostituita da territori di comunità in origine autonome, che cessarono di esistere come statie la popolazione era stata assunta nella cittadinanza romana. Tuttavia questi nuovicittadini non ottenevano subito il pieno diritto di cittadinanza, infatti non godevano dei dirittipolitici, in particolare il diritto di voto; solo dopo una lunga prova di fedeltà.Queste comunità potevano ottenere la piena cittadinanza. In tutto l'ager romanus, solo Roma poteva essere considerata una città nel senso giuridico del termine; le altre comunità e le colonie di cittadini non ebbero una piena autonomia amministrativa, ma solo organi per l'esercizio di funzioni sacrali e per l'amministrazione del patrimonio della comunità.
Le comunità alleate, invece, erano organismi politici con una piena autonomia: esse possedevano un proprio territorio, un diritto proprio ed una propria amministrazione, in cui Roma si intrometteva solo in via eccezionale. Il loro rapporto con Roma si fondava su trattati di alleanza, in base ai quali esse erano obbligate a fornire truppe in caso di guerra.
I romani distinguevano i trattati uguali da quelli diseguali. Le comunità che stipulavano dei trattati del primo tipo erano, da un punto di vista giuridico, sovrane, difatti un magistrato romano che entrava in una tale
comunità sospendeva il suo potere. In pratica, però, anche un alleato sovrano poteva essere soggetto all'influenza di Roma al punto che la sua posizione politica non differiva da quella di una comunità con alleanza disuguale. Gli alleati con il trattato di alleanza riconoscevano la supremazia di Roma e per questo erano obbligati a conformarsi alle direttive del governo romano. Tra gli alleati italici un posto particolare occupano le comunità latine, i cui cittadini erano equiparati ai romani nel campo del diritto privato e potevano anche votare nelle assemblee popolari romane. La maggior parte di esse, però, fu trasformata in municipia. Nel corso della conquista dell'Italia, notevole importanza andavano assumendo un gruppo di comunità denominate colonie. Le più antiche di esse, per lo più quelle che sorgevano nelle immediate vicinanze di Roma, rimasero incorporate nella cittadinanza romana: esse appartenevano all'ager.romanus egiuridicamente erano parti della città di Roma. Altre colonie fondate da Roma con l’aiuto degli alleati latini, ebbero il carattere di comunità politiche indipendenti. Questa forma di organizzazione diventò poi la regola. Rispetto ai cittadini romani, gli appartenenti a queste colonie godevano all’incirca degli stessi diritti dei latini antichi, perciò venivano chiamati Latini coloniarii, e le colonie coloniae latine. Fuori d’Italia la politica romana seguì gli stessi metodi che si erano dimostrati efficaci nell’assoggettamento della penisola. Mentre l’Italia poteva essere governata direttamente da Roma per i possedimenti fuori dall’Italia la situazione era molto più difficile e fu necessaria la presenza stabile di un governatore romano. Per tale motivo tutti i territori acquisiti fuori d’Italia furono organizzati in province e sotto la competenza di un governatore; in generale veniva inviato uno deiconsoli , quando c'erano da sbrigare compiti militari importanti; altrimenti si ricorreva ai pretori, il cui numero dovette aumentare proprio per questo scopo. Quando il numero delle province aumentò, il problema si risolse dapprima caso per caso, prolungando la permanenza in carica di una parte dei governatori dell'anno precedente. Infine si aggiunse all'anno di carica che i consoli e i pretori trascorrevano a Roma un secondo anno, in cui al posto di un console o di un pretore essi dovevano amministrare una provincia. Le vicende della carica di governatore ci danno un'idea delle difficoltà che una comunità politica organizzata come città-stato doveva superare per governare un impero di tali dimensioni. Il governatore, che aveva al suo fianco un piccolo gruppo di collaboratori, doveva limitarsi essenzialmente a difendere la supremazia romana e a consolidarla militarmente, a proteggere i cittadini romani e gli italici che si trovavano nella provincia,
e ad amministrare tra loro la giustizia. Perfino lariscossione delle imposte dovute dalla provincia era data in appalto ad imprenditoriromani, i quali si riunivano in società, acquistando enormi ricchezze. L'amministrazionelocale, l'esercizio dell'attività giudiziaria per i provinciali e tutti gli altri compiti di caratterelocale erano lasciati agli organi politici dei sudditi. Le province, a meno che non fosse loroconcessa l'esenzione dagli oneri (immunitas), dovevano pagare a Roma delle imposteannuali, e procurare vitto e alloggio al governatore, al suo seguito e alle sue truppe. Inlinea di principio esse avevano anche l'obbligo di fornire un contingente militare in caso diguerra. Tuttavia i governatori solevano chiamare alle armi le truppe provinciali solo insituazioni di emergenza. Per i cittadini romani che si erano stabiliti nelle province, per lopiù a scopo commerciale, era competente il tribunale del governatore. Essiintervenivano alle udienze che questi teneva a turno in determinate città della sua provincia anche quando non avevano nessuna causa da discutere, e i più autorevoli prendevano parte all'amministrazione della giustizia come assessori nel tribunale del governatore o come giurati nel processo civile. Come si vede, l'attività giurisdizionale del governatore si rivolgeva in primo luogo ai suoi concittadini. Ma è sicuro che egli ebbe il potere di chiamare dinanzi al suo tribunale anche i provinciali, qualora si mettesse in gioco l'interesse della dominazione romana.
Dinanzi alla grandiosità di questo impero ci si rese conto che la struttura della città-stato non era più sufficiente. Notevoli erano i problemi a livello amministrativo non solo nella capitale ma in tutto il territorio conquistato. Il risultato culturale più importante dell'epoca repubblicana fu la romanizzazione dell'Italia, la quale determinò
La formazione di una varietà di popoli sparsi nella penisola. Conseguenza di tale romanizzazione fu la concessione della cittadinanza romana a tutti gli italici. Tale processo mise ancora più in evidenza l'inadeguatezza delle strutture della città-stato. Bisognava attenuare l'accentramento della vita politica nella capitale e concedere alle colonie una certa autonomia amministrativa. Inoltre l'amministrazione delle province presentava gravi lacune, determinate dall'insufficienza dei metodi di governo propri delle città-stato. Soprattutto l'alternanza anno per anno dei governatori si rivelò fatale sia per l'amministrazione che per l'adempimento dei compiti militari nelle province. La mancanza di efficaci controlli sull'operato del governatore, e inoltre il sistema dell'appalto delle imposte, favorirono uno sfruttamento senza scrupoli delle province nell'esclusivo interesse delle classi.
più elevate della società romana, e contribuirono al decadimento della morale politica e commerciale. Anche il processo per ripetizione che fu introdotto per difendere i provinciali dalle concussioni dei magistrati acquisto sempre più il carattere di un processo criminale a sfondo politico, non valse a porre un freno al saccheggio delle province. Anzi esso finì per trasformarsi in un pericoloso strumento delle lotte di potere che si svolgevano a Roma tra l'aristocrazia senatoria e l'aristocrazia del denaro, o all'interno stesso della nobiltà senatoria. L'unica strada per la riorganizzazione dell'impero era la monarchia.
L'estendersi del dominio di Roma sull'Italia aveva avuto come conseguenza il progressivo rafforzarsi del ceto contadino romano. Con le vittorie sugli italici, sempre nuovi territori erano passati ai romani, i quali vi avevano fondato le colonie di contadini o li avevano divisi in lotti e
distribuiti ai cittadini che avevano bisogno di terra. Accadde anche che molta terra, in seguito alle molte conquiste, rimase indivisa nelle mani dello stato. Una parte di queste terre venne affittata a vantaggio del pubblico er