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La fase latino-sabina (VIII-VII sec.a.c.)

L'originaria organizzazione sociale del Lazio antico fu incentrata sui pagi o villaggi, uniti da vincoli di sangue, interessi economici, politici, religiosi e militari. Intorno ad essi nacquero gruppi sociali complessi, le gentes, che assunsero il controllo dei villaggi, organizzati in strutture gentilizie. Da essi, con l'unione con la componente etrusca, nacquero i Quirites, parola di definizione Sabina che indica i cittadini raggruppati in curiae (tribù).

Questa civiltà fu elementare, con l'economia basata sulla pastorizia, per cui la ricchezza privata era data da mandrie e greggi (pecunia, da pecus, bestiame) e agricoltura estensiva, mentre tutto il potere politico era nelle mani dei patres della gentes, e da un rex da loro stesso nominato. La vita sociale e politica si svolgeva attorno alla famiglia, sotto un pater e intorno alle gentes, costituite dall'unione di queste.

Fase etrusco-latina (VI sec.a.c.)

Per...

Effetto della dominazione etrusca, la comunità si organizzò in polis, e si difese con un nuovo tipo d'esercito, l'exercitus centuriatus, al quale fu chiamato a partecipare anche la plebe, dedita alla coltura intensiva e all'attività agricola, attraverso le quali raccolse i capitali per affiancarsi ai patrizi. Fu collegata l'autorità del rex al comando militare (imperium), che divenne magister populi.

FASE DI CRISI DEL SISTEMA QUIRITARIO (V-IV SEC.a.c.)

Le istituzioni originarie della c.q. (rex, patres, comitiva curiata) furono offuscate, sul piano politico, dall'exercitus centuriatus patrizio-plebeo, sul quale esercitava notevole influenza il praetor. Il rovesciamento della monarchia a Roma, insieme con la dominazione etrusca, sarebbe avvenuto nel 509 a.c. Da ricordare è la storia della violenza subita da Lucrezia, moglie di Collatino, ad opera del re Tarquinio, che fece infuriare il marito, il quale, insieme a Bruto,

Capeggiò la rivolta che portò al traumatico rovesciamento dell'istituto monarchico. I Tarquini separarono i plebei in 2 categorie: quella degli operosi e quella degli scioperanti, adottando diversi atteggiamenti. I plebei operosi furono mandati a dirigere i lavori pubblici in reparti scelti dell'esercito; quelli scioperanti in prima linea. Essi inoltre fecero molti lavori all'interno di Roma (le prime condutture, i ponti) e svilupparono l'urbanistica e il settore militare. Ma, nonostante ciò, il declino della monarchia avvenne comunque. Bruto e Collatino non comandarono per molto Roma per dissidi interni. Infatti, quando alcuni nobili filomonarchici, tra i quali il figlio di Bruto, tentarono di ripristinare la monarchia richiamando il re Tarquinio, Bruto represse la rivolta in maniera violenta (uccidendo, tra l'altro, anche il figlio). Il collega non approvò il modo in cui aveva agito Bruto e dopo essersi allontanato, fu mandato in esilio.

Con il rovesciamento della monarchia, il posto del re fu preso da una coppia di consoli, perché si voleva evitare di proporre una figura unica, perché la collegialità doveva dare l'impressione di un cambiamento costituzionale. La derivazione della coppia consolare derivò dai due praetores consules, cioè i due capi della legio dell'esercito. Consules, cioè colui che consulta, perché bisognava consultarsi con un collega per raggiungere un accordo. Cause della crisi furono sia nella politica estera sia interna. La politica estera risentì delle battaglie con etruschi e latini, che vietarono a Roma di attuare una politica espansionistica nei confronti di Cartagine e dei Volsci. Fu necessario stringere alleanze con questi per riconquistare Veio, territorio etrusco, città strategica che collegava Roma e il mare. I romani vi riuscirono nel 396, ma nel 400 a.C. dovettero affrontare i Celti, orde del Nord che riuscirono ad entrare.

In Roma, per la cui liberazione fu necessario il pagamento di un oneroso tributo. La politica estera si rifletté anche sulla politica interna, dato che la plebe, esclusa in blocco dalla civitas, priva di cittadinanza, e senza essere soggetti giuridici né per il diritto pubblico che per quello privato, si rese conto dell'importanza che aveva per l'esercito e cominciarono le loro rivendicazioni.

Ottenere la distribuzione di terre pubbliche, perché la plebe reclamò ed ottenne l'assegnazione d'altri terreni, poiché vi fu una flessione nell'attività artigianali, per cui si rese necessario il ripiego su atti agro-pastorali.

Un'equiparazione giuridica con i patrizi nel seno dell'exercitus centuriatus e l'utilizzazione di quest'ultimo come assemblea costituzionale, fatta di votanti patrizi e plebei, e l'eleggibilità di quest'ultimi. Essi ottennero che 1 dei 2 consoli, da eleggersi dai

c.centuriata, potesse essere plebeo, per difendere gli stessi da ingiustizie secondo la auxilii latio, cioè facoltà di portare aiuto. Ciò, dopo la 1° guerra di secessione, fu concesso dal Senato.

Il problema dei debiti. I plebei n'erano oppressi, in quanto non riuscivano a pagare né il capitale, né gli interessi, ed erano costretti a riscattarli lavorando. Ciò portò ad una duplice rivendicazione: la mitigazione di queste sanzioni, in quanto quest'esecuzione personale dei debiti era pesante; ed una cancellazione degli stessi. Solo nel 326, la Lex Poetelia Papiria mitigò il sistema, stabilendo però solo che il debitore non doveva essere incatenato. I metodi di lotta per ottenere queste rivendicazioni furono le secessioni o scioperi, cioè l'allontanamento in massa della plebs nei momenti di notevole bisogno.

Per far fronte a tutte le rivendicazioni della plebe e di garantire l'eliminazione dei

suo successore, veniva nominato un interrex che assumeva temporaneamente i poteri regali. Durante questo periodo, il senatus e i comitia curiata avevano il compito di eleggere il nuovo rex. Con l'abolizione della monarchia nel 509 a.C., il governo romano subì una trasformazione radicale. Al posto del rex, venne istituita una forma di governo repubblicana. Il potere fu diviso tra diverse magistrature, ognuna con compiti specifici. La magistratura più importante era quella dei consoli, che erano due eletti annualmente. Avevano il potere di comandare l'esercito, presiedere il senato e convocare le assemblee popolari. Inoltre, avevano il potere di veto reciproco, cioè uno poteva bloccare le decisioni dell'altro. Altre magistrature importanti erano i pretori, che erano responsabili dell'amministrazione della giustizia, e gli edili, che si occupavano dell'organizzazione delle feste e della manutenzione delle strade e dei mercati. Il senato, composto da membri aristocratici, aveva il compito di consigliare le magistrature e prendere decisioni importanti per lo stato. Le decisioni del senato erano considerate vincolanti per le altre magistrature. Le leges XII tabularum, o leggi delle Dodici Tavole, furono un importante codice di leggi pubblicate nel 450 a.C. Queste leggi rappresentavano un tentativo di codificare e rendere pubbliche le norme dell'ordinamento romano. Le leggi riguardavano vari aspetti della vita quotidiana, come il diritto di famiglia, il diritto di proprietà e il diritto penale. In conclusione, con l'abolizione della monarchia romana, il governo venne trasformato in una repubblica con diverse magistrature e un senato. Le leggi delle Dodici Tavole rappresentarono un importante passo verso la codificazione del diritto romano.

Nel periodo della monarchia romana, i senatori provvedevano ogni 5 giorni all'elezione dell'interrex, finché i patres non trovavano un accordo sul nuovo re. Una volta individuato, egli era presentato al popolo, e successivamente si procedeva all'inauguratio, cerimonia religiosa con la quale si invocavano il favore degli dei. Poi si procedeva ad una deliberazione molto importante, la lex curiata de imperio, venuta in uso nella fase etrusco-latina. Essa serviva a conferire al rex l'imperium, cioè il comando militare dell'exercitus in battaglia, quindi divenne magister populi. Egli si avvalse di alcuni funzionari: i centuriones, capi delle centurie; i tribunus celerum, al di sopra dei centuriones, capi della cavalleria; i 3 (poi 6) tribunum militum, ufficiali di stato maggiore, che assumevano la direzione tattica. Le funzioni civili furono: la direzione della vita nella civitas che conferì al rex una limitata attività normativa (leges regiae). La coercitio dei

recalcitranti all'imperium era un potere di polizia rientrante nella potestas, esplicava per mezzo dei lictores e consisteva nell'inflizione di una multa, l'incarcerazione preventiva ecc. La iurisdictio (funzione giurisdizionale), cioè l'intervento nelle liti private per affermare l'autorità dello ius vigente nella comunità, si esplicava su richiesta del privato, affiancandola allo ius vigente. La repressione criminale si riferiva a quei crimini che avevano intaccato la pax deorum e fu usata per il parricidium, cioè l'uccisione del pater familias, e la perduellio, cioè il tradimento della civitas e prevedeva la decapitazione. Con la crisi della civitas, il re divenne semplicemente rex sacrorum. Non fu più magister populi ma magistratus, cioè una carica laica. Si distinsero: - Magistratus maiores (cat. superiore) quelli forniti di potestas ed imperium (cum imperio) - Magistratus minores (cat. inferiore) quelli cui

Si riconosceva solo 1 potestas (sine imperio). Vi furono magistrature ordinarie e straordinarie. Magistrature ordinarie, considerate proprie dell'ordinaria vita della civitas e perciò rinnovate annualmente, con a capo il praetor. La sua figura diventò progressivamente autonoma, fino a diventare capo di tutto il populus romanum quiritium anche al di fuori dell'ambito militare, nel periodo di crisi; più tardi, con la duplicazione della legio, essi divennero 2, ma sempre con decisioni autonome.

Magistrature straordinarie, facendovi ricorso in momenti di speciale bisogno nominando, per mezzo del praetor, il dictator, che aveva specifiche funzioni militari (guerre estere) ed'ordine pubblico. Vi erano poi i decemviri legibus scribundis, svolgenti funzioni consultive; i tribuni militum; i censores, che avevano il compito di verificare il censo individuale. I sacerdotes, pur essendo estranei all'organizzazione del governo quiritario, svolsero notevoli compiti.

ausiliari nelle funzioni di governo, subordinate alla pax deorum, svolgendo funzioni religiose d'interesse pubblico. I 3 massimi collegi sacerdotali furono:
  • I pontifices, dapprima in 3 poi 5 più il rex sacrorum, che si assicuravano che la vita cittadina si svolgesse in conformità alle esigenze poste dalle divinità protettrici della civitas.
  • Gli augures, arbitri della delicata scienza degli auspici, che condizionava l'inauguratio.
  • I duoviri sacris faciundis, custodi dei sacri libri sibillini.
I COMITIA CURIATA Erano l'unica assemblea costituita dai cittadini romani, collegate alle curie, composte da 30 persone. Esse erano composte dai patres gentium e dai patres familiarum, dai clienti e dai plebei. Le attribuzioni deliberative furono 3: una funzione elettorale, un 1° voto per l'approvazione del rex, e un 2° voto per il riconoscimento dell'imperium allo stesso (lex curiata de imperio); una funzione legislativa, consistente nella

votazione delle leges normative proposte dal re (leges regiae); giurisdizionale, cioè commutare la pena di morte del condannato. I motivi delle adunanze furono: per le funzioni religiose della civitas,

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A.A. 2008-2009
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SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luca d. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto Romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Catanzaro - Magna Grecia o del prof Di Mauro Antonietta.