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ESECUTIVE: La legis manus iniectionem (=ti metto le mani addosso)
Il debitore è condannato però non paga entro 30 giorni, allora colui che era risultato vittorioso nella sentenza del giudice, lo va aprendere e dice: poiché tu sei stato condannato nei miei confronti e non hai pagato, io ti metto la mano addosso a titolo di giudicato e afferrava una parte del suo corpo. Prendeva il debitore e pronunciava una formula solenne. A questo punto il condannato non poteva togliere la mano, e poteva invece dare un garante, nominava una persona che pagasse al suo posto. Se però il debitore non dava il garante poteva essere legato e portato a casa dell'attore per 60 giorni. (avviene anche nel nexum e per le schiavitù). Viene portato al mercato per tre volte consecutive e si cerca qualcuno che paghi al suo posto, se non si trova nessuno viene o ucciso o venduto oltre il Tevere (a trastevere) e diventare schiavo. Venne poi utilizzata anche in altri casi nei quali
non ci fosse una sentenza. La legis actio per pignoris capionem non ha quasi niente delle caratteristiche delle altre legis actiones. Anche perché questa particolare legis actio poteva essere messa in atto anche nei giorni nefasti. Ha la stessa funzione del pegno come garanzia reale. È una procedura più immediata che si può svolgere anche senza la presenza del pretore o dell'avversario. Deriva da pegno, ne è quindi l'antenato. Si tratta di una procedura attraverso la quale chi ha un credito va a prendersi una cosa del debitore a garanzia dell'adempimento. Non è introdotta dalle XII tavole, ma dai mores ossia le antiche consuetudini. Il caso paradigmatico è quello dell'ambito militare: per la paga veniva consentito al soldato di prendere un pegno da colui che distribuiva il soldo, se per caso il soldo militare non veniva corrisposto. Il denaro era finalizzato a compensare l'attività militare. Oppure i cavalieri.Potevano prendere pegno per il denaro con la quale doveva comprare il cavallo (denaro equestre). Erano prese di pegno strettamente legate all'attività militare a piedi o a cavallo. La legge delle XII tavole introdusse altre leggi per altri casi: contro chi, per esempio, avesse comprato un animale da sacrificio e non ne avesse comprato il prezzo.
Le legis actiones derivavano dal ius civile quindi erano riservati ai cittadini romani, erano formali ed era difficile porre in essere gli atti in modo corretto. Per queste ragioni queste legis actiones vennero odiate, per l'eccessiva pignoreria si arrivò al punto che chi avesse compiuto anche il minimo errore perdesse la causa. Le legis actiones vennero poi abolite e vennero introdotte la Lex Aebutia (letto ebuzia) e le due lex Iulie che riorganizzarono la materia processuale e che probabilmente introdussero definitivamente il processo formulare.
Alcuni studiosi ritengono che il momento di passaggio dal primo processo al secondo
fosse laindividuazione di una procedura:Agere in rem per sponsionem: significa agire per la tutela di un diritto reale per mezzo di una sponsio.
La sponsio è un contratto verbale perché l'obbligazione nasce dalla pronuncia di parole solenni).
Si inventa una procedura più semplice che consiste nella conclusione di un contratto verbale che ha come contenuto l'obbligo di pagare una certa somma se sarà accertata la proprietà di un bene.
Contenuto: "Se la cosa è mia, prometti di darmi 100?"
Risposta: "prometto".
La sponsio era praeiudicialis ossia serviva soltanto a impostare la questione.
Essendo una sponsio si va ad agire con un'azione in personam che però ha come oggetto dell'accertamento la proprietà del bene. In personam perché il diritto che deriva dalla sponsio è un diritto relativo.
Come si fa a fare un'azione in personam? Si usa: la legis actio per condictionem (si riferiva
ai crediti di somma certa o cosa certa).
- la legis actio sacramento in personam
- la legis actio per iudicis arbitrive postulationem
Di queste si ritiene in dottrina che la più usata fosse la legis actio per iudicis arbitrive postulationem che veniva usata per accertare che la somma promessa con quella sponsio fosse dovuta, anche se poi la somma non veniva pagata effettivamente perché era una sponsio praeiudicialis che serviva solo come introduzione a un giudizio. Quindi lo scopo era solo giungere a un accertamento sulla titolarità di un diritto reale. Una volta accertata la titolarità del diritto, la somma non veniva pagata perché doveva solo accertare la titolarità del diritto.
C'era una garanzia perché colui che non fosse risultato proprietario avrebbe dovuto restituire la cosa con gli eventuali frutti. E allora anche la restituzione della cosa veniva promessa con una sponsio. Da qua si aprono le vie per un processo
più facile, si passa alla formula, la formula permette di adattare ogni azione ad una singola situazione giuridica. Le formule sono specifiche.
28/11/2017
Il processo formulare è fondato non più sulla oralità e gestualità, ma sulla scrittura. Si scrive su una tavoletta qual è la controversia e quali sono i suoi elementi fondamentali. È un processo scritto.
Se le legis actiones prevedevano la pronuncia di certa verba, nel processo formulare si parla di concepta verba (parole messe insieme per formare un programma di giudizio adatto alla singola situazione).
I nomi delle parti sono indicati in modo convenzionale.! Aulo agerio colui che agisce. È l'attore, Numerio Negidio è colui che nega di dover pagare, il convenuto.
Lo svolgimento:
in ius vocatio: la chiamata in giudizio. Abbiamo sempre un attore e un convenuto, le parti • non sono più su un “piede” di parità.
fase in iure: svolta di fronte al pretore,
le parti spiegavano al pretore la situazione, il pretore decideva se concedere o meno l'azione per quella determinata circostanza. Non concedendol'azione non avrebbe concesso la tutela a quella situazione. Il pretore assisteva le parti nella redazione della formula che consisteva nel mettere insieme alcune parti. Questa fase si concludeva con la litis contestatio (la contestazione della lite). Bisognava inserire tutti gli elementi che si ritenevano necessari per la soluzione di quella controversia, se qualcuno si dimenticava di inserire un elemento in suo favore non avrebbe poi potuto farlo valere in seguito. litis contestatio: nel primo processo era una chiamata dei testimoni i quali attestavano che la procedura si era svolta con una regolarità formale perfetta, nel processo formulare si presentava come un accordo tra le parti i quali confermavano definitivamente che quello era il loro programma di giudizio. Dichiaravano i termini della controversia. Sparisce ilrapportosostanziale e rimane solo il rapporto processuale. fase in iudicio (apud iudicem): fase che si svolge davanti a un giudice privato che valuterà con diversi livelli di discrezionalità. È l'emanazione della sentenza. I primi tre punti fanno riferimento alla funzione di accertamento. eventuale esecuzione forzata: eventuale perché potrebbe accadere che chi viene condannato paghi subito. Fa riferimento alla funzione esecutiva. Il processo è una recita, la verità dei fatti non è sempre uguale alla verità processuale. È la recita di un rituale. Si viene condannati non sulla base di quello che è effettivamente successo, ma sulla base di quello che nel processo risulta che sia successo oltre ogni ragionevole dubbio. Le parti della formula (formula=frase scritta su una tavoletta che si redige davanti al pretore e nella quale si trovano tutti i termini della controversia): intentio: l'attore (colui chechiama in giudizio un'altra persona) enuncia la propria pretesa.
Per esempio colui che si ritiene proprietario di un bene va dal possessore per ottenere il diritto di proprietà. Il legittimato attivo è colui che ha la titolarità del diritto che si porta in giudizio (ex. creditore), legittimato passivo (ex. debitore). L'intentio se è certa non richiede la demonstratio, se è incerta ci vuole la demonstratio che spieghi l'intentio.
demonstratio: descrive i fatti che costituiscono il rapporto giuridico da cui deriva l'intentio.
condemnatio: parte della formula in cui si invita il giudice a condannare o ad assolvere.
Attribuisce al giudice il potere di giudicare, di emanare la sentenza. La condanna era solo e sempre pecuniaria, non si poteva restituire il bene.
adiudicatio: tipica dei giudizi divisori (i giudizi che riguardano la divisione di una cosa comune oppure le divisioni di un'eredità o il
regolamento dei confini). Si facevano i giudizidivisori nella iudicis postulatio per disposizione delle XII tavole.Formule in concreto:
Actio certae creditae pecuniae (in personam): è l'azione volta a recuperare una somma certa di denaro. Qualcuno ha un credito di ammontare certo nei confronti di un altro.
Analisi:
La formula veniva formulata come un periodo ipotetico ("se risulta che" allora il giudice condanna, "se non risulta" allora assolve).
Tizio sia giudice (è la nomina del giudice che viene scelto dalle parti all'interno di una lista di cittadini privati).
Se risulta che Numerio Negidio ha l'obbligo di dare diecimila sesterzi ad Aulo Agerio (l'intentio è certa).
Della qual cosa si controverte: chiarisce che questo è l'oggetto della controversia. Tizio giudice condanni Numerio Negidio per diecimila sesterzi in favore di Aulo Agerio, se non risulta, assolve (Condemnatio certa).
una formula del genere il giudice dovrà solo verificare che effettivamente sussista l'oportere, sesussiste condannerà alla somma indicata dalla formula.Fa riferimento a un credito quindi è una formula in personam.
Rei vindicatio (in rem): fino a ius civile è intentio, la pretesa è l'asserzione del diritto di proprietà sul fondo.
Analisi:Da "e che tale fondo fino del giudice tizio" è una clausola arbitraria che serve a ottenere la restituzione del fondo.
Condemnatio: Il giudice tizio ... avrà la cosa.Qui bisogna stabilire il valore della cosa. Ci vuole una stima fatta dal giudice. Il valore che avrà la cosa ossia il valore che la cosa avrà al momento della sentenza, al momento della presa della decisione.
Si inventa una clausola per arrivare a ottenere la concreta restituzione.
30/11/2017
Compravendita:Ci sono obbligazioni reciproche, è un contratto bilaterale, sinallagmatico e
consensuale.Deriva dal ius gentium (letto g