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DIRITTO PRIVATO
Secondo i giuristi il diritto pubblico è relativo alla città Roma, e quindi all'impero, allo stato; il diritto privato è relativo al singolo.
MATRIMONIO
Il matrimonio era la base della società per i romani, anche perché solo da un matrimonio legittimo potevano nascere figli legittimi, che quindi potevano accedere alle diverse cariche e potevano avere diritti ereditari. Quindi spesso ci si sposava per strategie familiari e non per amore.
Affinché ci fosse matrimonio, occorreva la capacità matrimoniale che si aveva se si era liberi e non schiavi, perché gli schiavi non potevano sposarsi; uno schiavo poteva unirsi con un'altra schiava ma non si trattava di matrimonio ma di "contubernium". Inoltre, oltre all'essere liberi, si doveva essere anche cittadini romani (all'inizio questo fu un problema, quando Caracalla estende la cittadinanza a tutti nel 212 questo non fu più un problema).
problema).Per avere la capacità matrimoniale occorreva anche aver raggiunto la pubertà, cioè la capacità di procreare; su questo punto le scuole dei giuristi (nate all'epoca di Augusto) si erano divise: i sabiniani (più tradizionalisti) e i proculiani (più moderni). Secondo i sabiniani, si poteva accertare il raggiungimento della pubertà con una ispezione corporale; secondo i proculiani si doveva stabilire un'età, che era 12 anni per le femmine e 14 per i maschi. Quindi secondo il diritto romano non ci si poteva sposare prima di questa età, di fatto (grazie a dei ritrovamenti archeologici) alcuni si sposarono anche prima, ma era proibito. Per il diritto romano, il matrimonio doveva essere tra due persone, quindi non esiste poligamia, l'uomo doveva avere una sola moglie. Nei primi secoli il matrimonio doveva comportare l'entrata nella famiglia del marito che, se non era ancora indipendente (quindi aveva
ancora ascendenti), significava che la donna cadeva sotto il potere di coloro da cui il marito dipendeva (es nonno, padre); se il marito era indipendente, cadeva sotto il potere del marito, potere chiamato "manus" (e in questo caso il matrimonio si chiama cum manos). Le 3 forme che potevano far condurre la donna nella famiglia del marito: - Confarreatio: cerimonia solenne riservata solo ai patrizi, molto antica; confarreatio perché gli sposi spezzano insieme focacce di farro che indica l'inizio di una vita in comune. Cerimonia avviene in presenza del pontefice massimo, in presenza del flamen più importante (colui che si occupa di Giove) e in presenza di 10 testimoni; gli sposi sono seduti su una pelle di capra e pronunciano frasi solenni, inoltre c'è la congiunzione della mano dx dei due sposi (ancora oggi utilizzato). Questa cerimonia presto va in disuso (soprattutto da quando non vi è più la distinzione tra patrizi e plebei); rimaneQuesto tipo di cerimonia è solo per il matrimonio delflamen.
Coemptio: emptio è la compravendita, quindi in origine si pensava che la donna venisse comprata; ma successivamente (in epoca storica) si fa riferimento alla coemptio perché si compra la manus sulla donna, quindi il potere sulla donna. Probabilmente era un sistema usato prima dai plebei e poi da tutti.
Usus: si fa riferimento all'usocapione: il possesso di una cosa + il tempo crea la proprietà, ma anche in questo caso si riferisce all'acquisto del potere, non della persona. L'acquisto avveniva dopo 1 anno dalla convivenza, ma non a tutte le famiglie poteva piacere il passaggio della sposa nella famiglia dello sposo. Per evitare che si compisse il periodo, le donne potevano allontanarsi dalla casa coniugale per 3 notti di seguito, così si interrompeva il periodo necessario per arrivare all'acquisto della manus (ci doveva essere un usus ininterrotto, se).
c'era un'interruzione la donna rimaneva nella casa del padre, anche se erano comunque sposati, perché magari volevano ereditare l'eredità del padre che magari era più ricco del loro sposo, quindi valutavano), in questo caso quindi c'era un matrimonio sine manus. Se la sposa entrava (in senso astratto, riguardo la manos, il potere) nella casa del marito (quindi c'era un matrimonio con la manus), entrava in titolo di figlia, quindi alla morte del marito avrebbe ereditato come ereditavano i figli; il marito però poteva avere ancora il padre, allora entrava come nipote del suocero della famiglia del marito. Quando la moglie entrava nella casa del marito acquistava anche l'honor matrimonii (cioè si capiva da come si vestiva o dal fatto che accompagnava il marito a banchetti e funerali che lei era sua moglie). Nei primi secoli della storia romana il matrimonio di uso era quello cum manus, poi si passa a un matrimonio sine manus (II a.c,periodo in cui si sgretola anche il potere del pater familias), ciò non significa però che non ci siano cerimonie.
Cerimonie sine manus: la donna si deve vestire con la tunica bianca e mantello color fiamma, l'acconciatura raccolta attorno ad un'asta, un corteo della donna da casa sua alla casa del marito, il corteo era formato da persone con fiaccole fatte con rami di biancospino. Non era solo folcloristico questo passaggio alla casa del marito, perché in realtà il matrimonio si realizzava soprattutto quando c'era questo passaggio nella casa del marito. Inoltre, era vietata la donazione tra coniugi; ci sono casi in cui i giuristi affermano che la donazione è valida perché la donna non era ancora entrata alla casa del marito, cioè non si era ancora realizzato il matrimonio, quando però entra alla casa del marito non si possono fare donazioni.
[Finto divorzio tra due sposi: il marito voleva fare doni alla moglie]
Perché innamorato, quindi divorziava per fare il dono e poi si risposava. Occorreva anche il consenso per la capacità matrimoniale, che doveva essere sia degli sposi che del padre, se ancora vivente. Secondo una teoria occorreva anche che questo consenso, cioè la volontà di continuare ad essere marito e moglie, che i romani chiamavano "affectio maritalis", fosse continuo; nel momento in cui non si manifestava più il consenso, automaticamente si annullava il matrimonio.
In epoca tarda il matrimonio non consiste solo in dichiarazioni orali, ma si utilizzano anche delle tavolette (su cui si afferma anche che la donna offriva la dote e l'uomo la donazione nuziale), su cui veniva scritto il fine del matrimonio, cioè la procreazione dei figli. Dopodiché queste tavolette venivano messe in un archivio così non solo da provare l'avvenuta del matrimonio, ma anche perché favorivano la costituzione del matrimonio.
La cerimonia si concludeva con la lettura pubblica di queste tavolette (così come per i testamenti). All'inizio il matrimonio era molto diffuso, perché considerato la base della società, ma poi va in crisi (secondo la studiosa Erica Cantarella), perché gli uomini sono impegnati nelle campagne militari e rimangono via spesso per molti anni, mentre le donne a casa assaporano la loro libertà, quindi ci sono molti casi di infedeltà e crisi del matrimonio, la cosa peggiore era la non procreazione dei figli e quindi anche il calo demografico.
Per questo motivo, interviene Augusto che fa approvare delle leggi con lo scopo di reagire al calo demografico: (2 sul matrimonio e 1 sull'adulterio) gli uomini hanno tra i 25 e 60 e le donne 20 e 50, hanno l'obbligo di sposarsi, se non si sposano sono chiamati "celibi", cioè non hanno diritto alla loro quota di eredità. Se si sposano ma non vogliono figli sono chiamati "orbi".
Perciò possono ereditare solo il 50% della quota che spetterebbe a loro.
Adulterio
La legge che riguarda l'adulterio afferma che esso era considerato un fatto privato e quindi punito dal tribunale domestico che, con Augusto diventa un crimine pubblico, quindi c'è la creazione di un'altra quaestio, relativo all'adulterio. Augusto stabilisce che il marito ha l'obbligo di denunciare la moglie se scopre la sua infedeltà entro 2 mesi (60 gg), se non lo fa è condannato per lenocinio, ovvero sfruttamento della prostituzione. Dopo i 60 gg qualunque altro cittadino ha 4 mesi per denunciare l'infedeltà di una donna. Si permetteva in un solo caso l'uccisione dell'amante della moglie, ovvero solo in caso di flagranza (se no veniva considerato omicidio).
La pena per gli adulteri è l'esilio in un'isola, ma in isole diverse non sulla stessa; inoltre la pena prevede anche la confisca dei beni (Augusto ha fatto).
processare anche la figlia e la nipote per adulterio). L'adulterio era molto frequente perché spesso i sposi erano obbligati a sposarsi, non si sposavano per amore.
Nel IV secolo l'adulterio veniva punito con il mettere in un sacco l'amante con degli animali (cane, serpente, il gallo e la scimmia), che veniva poi passato con la colla, così non poteva liberarsi con un coltello ad es, e questo veniva poi gettato da una rupe nel mare.
Crisi del matrimonio: le leggi di Augusto non hanno successo perché il popolo non si fa intimorire da queste; ad un certo punto però si crea una morale di coppia (una morale che porta ai valori simili a quelli del cristianesimo, infatti sia paganesimo che cristianesimo nascono dallo stesso substrato culturale), quindi d un certo punto il matrimonio è visto come unione di un uomo e una donna, consorzio di tutta la vita, condivisione di diritto divino e umano, quindi la donna è diventata una compagna grazie a
questa nuova visione del matrimonio. Ciò nonostante il divorzio è ancora diffuso.
CAPACITÁ GIURIDICA
La parola “persona” indicava un tipo di maschera che ovviamente rappresentasse l’uomo (nel senso per come era fatta). La persona che veniva indicata era indipendentemente dall’essere o meno soggetto di diritto, perché partendo dalla persona dobbiamo arrivare alla capacità giuridica. Per il nostro diritto si ottiene la capacità giuridica, con la nascita; non era così nell’antica Roma, dove occorreva nascere ma ciò non bastava, occorreva infatti avere 3 tipi di status:
- Status libertatis -> occorreva essere uomini liberi
- Status civitatis -> occorreva essere cittadini romani
- Status familiae -> occorreva essere indipendenti (cioè non si aveva nessun ascendente maschio, quindi non dipendevano da nessun familiare; erano quindi sui iuris)
Nel manuale di Gaio c’è la distinzione
tra uomini liberi e schiavi, quindi secondo il diritto dei romani bisogna tener conto di questa distinzione; gli schiavi vivevano in una condizione di non libertà. Si era liberi solo se si apparteneva alla classe degli uomini liberi.