Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 10
Diritto pubblico parte 1 Pag. 1 Diritto pubblico parte 1 Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 10.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Diritto pubblico parte 1 Pag. 6
1 su 10
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

IL CRITERIO GERARCHICO.

Quando si verifica un’antinomia tra fonti appartenenti a diverso grado si utilizza io criterio

gerarchico. Ovvero si preferisce la fonte gerarchicamente sovraordinata. (preferenza di legge).

Cosa succede alla fonte subordinata? La fonte subordinata, in un contrasto con la sovraordinata,

viene dichiarata illegittima. Tutte le volte che applichiamo il criterio gerarchico per risolvere

l’antinomia, il processo culmina con la dichiarazione di illegittimità della norma.

Questa illegittimità pero, NON si produce automaticamente. La fonte è illegittima SOLO quando

un giudice la dichiara tale.

Esempio. Sto facendo un lavoro e mi trovo due norme, una legge che dice che l’età per il

pensionamento è 62 anni, un regolamento che dice che l’età è 60. Cosa faccio? Applico la legge

perché è gerarchicamente sovraordinata, ma non posso dichiarare illegittimo il regolamento. Devo

andare da un giudice. Fino al giorno in cui non viene dichiarata illegittima, le fonti esistono

entrambe.

Teoricamente l’illegittimità nasce quando c’è un contrasto fra leggi. In realtà esiste solo nel

momento in cui viene dichiarata illegittima da un giudice.

Nel momento in cui viene dichiarata illegittima dal giudice, la fonte viene annullata. Ovvero quella

fonte cessa di esistere, viene espunta dall’ordinamento.

Da un punto di vista giuridico l’annullamento è tale nel momento in cui viene dichiarato.

L’annullamento opera retroattivamente, ovvero la fonte viene annullata dal giorno in cui era

entrata in vigore.

Esempio: Un dPR n. 104/2001 viene dichiarato illegittimo e successivamente annullato l’8/3/2010.

L’annullamento opera “ex tunc” ovvero dalla data in cui era entrato in vigore nel 2001.

QUANDO IL CONTRASTO E’ DI PARI GRADO.

In questi casi non posso applicare il criterio gerarchico perché le fonti coinvolte nell’antinomia sono

pari ordinate ovvero sono dello stesso grado. Per esempio(l—>dlg; l1—>l2; R1—>R2; dl—>dlg).

In questi casi si utilizza il CRITERIO CRONOLOGICO. Se le fonti sono pari ordinate, devo

preferire la fonte più recente nel tempo.

(Può succedere però che la legge, anche se porta una certa data, sia entrata in vigore

successivamente rispetto ad una legge che porta una data posteriore. Apparentemente, la prima

legge, è entrata in vigore prima, ma se si fa una ricerca si nota che la prima legge iniziava a

produrre effetti sei mesi dopo la data per esempio).

Lo scopo del criterio cronologico è consentire l’evoluzione del diritto. I tempi cambiano, le

norme devono cambiare.

L’effetto dell’attivazione del criterio cronologico non porta più a illegittimità, ma porta

all’abrogazione.

Diversamente dall’illegittimità e dall’annullamento, l’abrogazione opera istantaneamente e

automaticamente.

La norma risalente (più vecchia) viene abrogata immediatamente e automaticamente.

Come opera l’abrogazione? Quando una norma viene abrogata perde i suoi effetti dal

momento dell’abrogazione in poi. L’abrogazione opera solo pro futuro. NON vengono privati i

suoi effetti per tutto il periodo antecedente l’abrogazione stessa, bensì la norma abrogata continua

a regolare gli eventi che si sono verificati PRIMA della data di abrogazione.

C’è un caso particolare che potrebbe generare alcuni problemi. Il criterio cronologico regola le

l dlg.

leggi dello stesso grado, tra cui ad esempio antinomie tra e Però il procedimento del dlg

è: ld (legge delega)—> dlg ovvero una legge delega precede il dlg. Se il decreto legislativo non

rispetta la legge delega cosa succede? Si ha un contrasto. Se seguo il criterio cronologico prevale

il dlg. E’ una presa in giro perchè il decreto legislativo deve seguire tutte le regole della legge

delega. Però il fatto che il decreto legislativo debba rispettare la legge delega è sancito dalla

costituzione (art. 75). Quindi in realtà il conflitto è tra decreto lg e costituzione. Non si tratta quindi

di un conflitto tra norme di pari grado, ma tra norme di grado differente, va quindi risolto con criterio

gerarchico. (questo fenomeno prende il nome di teoria della norma interposta).

Un’altra cosa da dire è che nel nostro ordinamento esiste uno strumento in grado di portare

all’abrogazione una fonte anche se non c’è antinomia. Questo avviene quando l’abrogazione è

decisa direttamente dal popolo attraverso il referendum abrogativo. E’ una consultazione

elettorale, il cui oggetto è se si vuole o no abrogare una certa fonte. Gli effetti sono gli stessi

dell’abrogazione normale. (art. 75 della costituzione).

Si possono abrogare solo le leggi o gli atti aventi forza di legge. Lo devono richiedere almeno 500

mila elettori o 5 consigli regionali. I 500 mila possono chiedere il referendum, poi c’è un percorso di

filtro, per vedere se sono autentiche le firme, poi c’è un procedimento sostanziale, ovvero verificare

se la legge per cui viene chiesta l’abrogazione, può effettivamente essere abrogata con un

referendum.

Una volta che ci sono le firme, si va a votare per il si o no. Per esserci abrogazione, devono

esserci la metà più uno della totalità elettori italiani (cittadini aventi diritto al voto). QUORUM

MINIMO DI PARTECIPAZIONE.

Nel momento in cui la fonte viene abrogata, il presidente della repubblica con un proprio atto, la

dichiara abrogata.

Questo atto poi è un dPR. IMPORTANTE—> è dPR, non nel senso che è un regolamento

dell’esecutivo. Quando sono stati trattati i dPR abbiamo detto che la sigla dPR può essere

utilizzata per indicare diversi provvedimenti, non solo i regolamenti dell’esecutivo, ma anche ad

esempio la nomina di cavaliere oppure in questo caso l’abrogazione tramite referendum.

Il terzo criterio è il criterio DELLA COMPETENZA. Delimita delle sfere. Dice che devo seguire la

legge competente. La legge va corretta parzialmente. Da un punto di vista teorico il criterio di

competenza non è altro che l’applicazione del criterio gerarchico. Vi sono molte analogie tra

criterio gerarchico e di competenza.

IL PROCEDIMENTO DI REVISIONE COSTITUZIONALE.

Il procedimento di revisione costituzionale è più complesso del procedimento legislativo ordinario,

tuttavia presenta alcune analogie rispetto a quest’ultimo.

1- per quanto riguarda l’INIZIATIVA è analogo al procedimento legislativo ordinario.(valgono le

medesime regole per entrambi).

2- La DISCUSSIONE: anche qui non ci sono grandi differenze (prende il nome di legge di revisione

costituzionale). Le commissioni saranno di più perché la revisione coinvolge più materie, ma

sostanzialmente le due fasi sono uguali per entrambe.

3- APPROVAZIONE: le cose cominciano a cambiare perché nella revisione, dopo la discussione,

camera e senato devono approvare un testo identico, però una volta che il testo viene approvato

da entrambe le camere nella stessa identica versione, nel caso del procedimento di revisione

costituzionale, il procedimento deve essere sospeso. Si deve fare una pausa di almeno 3 mesi

(ovvero minimo tre mesi, ma la pausa può durare anche di più). La costituzione richiede questa

pausa per stimolare una riflessione supplementare. Per capire se davvero si intende eseguire la

modifica prospettata.

Terminata questa pausa è necessario che camera e senato, che già hanno approvato il medesimo

testo entrambe, riapprovino una seconda volta lo stesso testo: 2 camera, 2 senato, per un totale

di 4 approvazioni. In questa caso significa che se il testo viene cambiato anche solo di una virgola

il procedimento ricomincia da capo (4 approvazioni per ogni modifica).

Nella legge ordinaria le camere, salvo specificazioni, decidono a maggioranza semplice. Nella

revisione costituzionale invece, nella prima delle due approvazioni non dice nulla in merito, quindi

si usa la maggioranza relativa. La seconda approvazione invece deve essere a maggioranza

assoluta.

A questo punto il consenso è ampio. Però non troppo, perché se hanno votato si il 50 % +1 vuol

dire che il restante 50%-1 ha votato no, o non ha votato. Risulta comunque una parte significativa

del parlamento.

Per assicurarsi che effettivamente il consenso sia ampio, la costituzione fa si che si apra un

ulteriore periodo, questa volta di 3 mesi definiti, che consenta a chi non sia stato d’accordo, di

opporsi.

Quindi approvato il testo si apre una finestra di tre mesi in cui: un quinto della camera o un quinto

del senato, oppure 5 consigli regionali, oppure 500 mila elettori, si oppongano alla proposta di

modifica della costituzione. Una di queste categorie si può opporre chiedendo che la proposta si

modifica della costituzione venga rimessa al popolo. Attraverso un referendum.

Così il popolo decide se approvare o meno. Questo referendum, a differenza dell’abrogativo, NON

HA QUORUM. Possono andare a votare anche 10 elettori, sui quali verranno contati i si e i no.

vince la maggioranza.

Quindi ricapitolando, passati i tre mesi o viene approvato, o nessuno approva. Entra in vigore e la

costituzione viene modificata.

Se entro i tre mesi chiedono il referendum, se prevalgono i no, non viene modificata, se

prevalgono i si , viene modificata.

C’è ancora una possibilità ulteriore. Può darsi che alla seconda approvazione, in realtà, già in

parlamento si ottenga un consenso talmente ampio che sia più ampia dell’assoluta.

Se la maggioranza raggiunge i 2/3 e li supera (in entrambe le camere). Allora il consenso ampio

che la costituzione cerca c’è già in parlamento e NON ci si può opporre. Il procedimento si chiude

senza i tre mesi.

m<M<2/3

Nel procedimento in corso nei giorni di oggi ci troviamo ancora nella fare 3. ART: 138

NON TUTTA LA COSTITUZIONE Può ESSERE MODIFICATA. art. 139. Non si può modificare la

forma repubblicana. Il termine costituzione repubblicana ci suggerisce di riprendere a leggere la

costituzione dall’articolo 1. Ritorna il termine repubblica. I primi 54 articoli non si possono

modificare, non sono invalidabili.

LE FONTI DELLE REGIONI.

C’è l’idea che ci sia un unico filone del diritto. In realtà il centro di formazione normativa (il soggetto

che produce il diritto) non è uno solo. Legge è prodotta dal parlamento, i regolamenti dal governo.

Tutte le finti di cui abbiamo parlato fino ad ora sono prodotti dallo stato centrale (governo,

parlamento). Esistono fonti che sono prodotte non dal governo centrale, ma dalle regioni.

POLICENTRISMO NORMATIVO. —> Mentre in alcuni periodi storici gli

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
10 pagine
2 download
SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vitorosch di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Geninatti Saté Luca.