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CAP.
Behavioral advertising
La pubblicità comportamentale o pubblicità basata sugli interessi non
riguarda il contenuto della pubblicità ma la tecnica pubblicitaria. Del
contenuto pubblicitario si sono invece occupati il Codice del consumo in
tema di pratiche commerciali scorrette e i d. lgs. del 2007 sulla pubblicità
comparativa.
Di solito la pubblicità è un messaggio per colpire un pubblico
indifferenziato, non c’è un target preciso. Il messaggio è quindi il più
trasversale possibile. L’inserzionista pubblicitario ha solo un’idea generale
del pubblico a cui si rivolge.
Tuttavia, per essere efficace un messaggio pubblicitario deve essere
targetizzato, deve essere il più vicino possibile all’utente ideale perché
domanda e offerta si incontrino. Tutto ciò prima dell’avvento di Internet
era molto più difficile perché non esistevano gli strumenti tecnologici per
conoscere nel dettaglio i gusti, le esigenze, i bisogni delle persone. La
televisione non comunica con l’utente e non c’è interazione, mentre con
Internet c’è interazione perché l’utente naviga sui siti Web e fa delle
ricerche sui motori di ricerca. L’inserzionista sa quindi cosa l’utente vuole,
crea un profilo personalizzato che riguarda l’utente.
La pubblicità in Internet può essere di tre tipologie:
1. pubblicità contestuale: è tipica dei motori di ricerca e deriva dalla
ricerca per parole chiave (keyword advertising), dalle ricerche
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precedenti, dall’indirizzo IP o dal browser finger printing. A ogni
macchina corrisponde un indirizzo IP, una serie di numeri che non
individua la persona ma la macchina, il device, e la localizzazione
geografica. Il browser finger printing è dato da dei software che fanno
una fotografia del computer e quella fotografia che contiene le pagine
salvate nei preferiti, le pagine visitate, l’organizzazione del desktop,
ecc. dice le differenze tra gli utenti. Un esempio di pubblicità
contestuale è l’e-mail advertising;
2. pubblicità segmentata: è tipica dei siti web di utenti registrati.
Seleziona gli annunci sulla base di un profilo pre-costituito, ovvero
sulla base dei dati caratteristici del soggetto interessato (età, sesso,
posizione, ecc.), che questi ha fornito al momento dell’iscrizione o della
registrazione. Un esempio è la pubblicità su Facebook, che conosce
direttamente i dati dell’utente, non solo gusti e preferenze;
La pubblicità contestuale e segmentata sono basate su semplici fotografie,
istantanee di ciò che l’utente fa su Internet.
3. pubblicità comportamentale: è più dinamica perché si basa non su
un’istantanea, ma su una descrizione molto dettagliata della vita online
dell’individuo, con i siti web che ha visitato, quanto a lungo sono stati
visualizzati certi articoli o oggetti, in quale ordine, ecc.
Il behavioral advertising si basa sul concetto di tracciamento, è basato
sull’osservazione continuativa del comportamento online dell’individuo. In
altre parole, studia i gusti e le abitudini individuali (tracking)
concentrandosi sulle attività su Internet (es: visione ripetuta di siti, chat
rooms, ricerca di parole, uploads and download, ecc.) in modo da
sviluppare profili specifici, profilare l’individuo (profiling), e quindi fornire
all’individuo pubblicità personalizzate che rispondano ai suoi interessi
(targeting), sugli stessi siti che l’individuo visita spesso.
Il tracciamento delle abitudini dell’utente avviene attraverso i cookies per
vedere che cosa facciamo online. I cookies sono dei piccolissimi software,
dei piccoli frammenti di codice che vengono installati sul computer quando
si visita un sito. Tuttavia, non tutti i cookies hanno una funzione
pubblicitaria ma quando si visita un sito soprattutto di e-commerce, cioè
un sito che offra qualcosa in vendita, quasi sempre il server del sito
automaticamente trasmette un piccolo file sul computer che si ricorda
dell’utente e ricorda che noi abbiamo visitato quel sito. Tuttavia, i cookies
servono anche a memorizzare la password dei siti e questi sono cookies
tecnici che non hanno l’obiettivo di tracciare ma di facilitare l’accesso e
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non sono invasivi come, invece, i cookies di terze parti, cioè quelli che
mirano al monitoraggio.
Sono chiamati di terze parti perché in realtà il cookie che manda un
determinato sito (es: Yoox) in realtà non è del sito, ma è di un servizio di
internet advertising network, cioè di una rete pubblicitaria online (es:
Google Adsense), che conserva la memorizzazione e poi mette in contatto
la richiesta da parte del sito con lo spazio pubblicitario offerto da un
editore.
Il behavioral advertising coinvolge quindi tre soggetti:
1. l’editore: vende lo spazio pubblicitario per la pubblicazione di annunci
sul proprio sito;
2. l’inserzionista: vuole promuovere un prodotto o un servizio presso un
pubblico specifico e quindi compra lo spazio pubblicitario dell’editore;
3. un terzo che è un Advertising Network Provider, ovvero un fornitore di
reti pubblicitarie (es: Google): gestisce un network di pubblicità online
attraverso cui mette in contatto l’editore e l’inserzionista. Progetta e
realizza la pubblicità comportamentale.
Più nel dettaglio, le reti pubblicitarie servono ad aggregare e combinare la
domanda di pubblicità proveniente dagli inserzionisti (es: Zalando, GAP,
MAC, Expedia) con l’offerta di spazio proveniente dagli editori (es:
Facebook, La Gazzetta dello Sport).
La particolarità del behavioral advertising è che tale combinazione viene
fatta sulla base di profili individuali, che sono creati dai fornitori di reti
pubblicitarie, con appositi software e tecnologie.
Tipicamente, il fornitore di reti pubblicitarie posiziona un tracking cookie
sul terminale di un utente quando questi accede per la prima volta a un
sito web che offre un annuncio del suo network e quindi l’utente inizia ad
essere profilato e il fornitore di reti pubblicitarie è così in grado di
costruire un profilo del visitatore.
Ci sono due principali approcci per costruire profili degli utenti:
1. profili predittivi: sono creati per deduzione, osservando il
comportamento individuale e collettivo degli utenti nel tempo, in
particolare monitorando le pagine visitate e gli annunci visualizzati o su
cui si ha cliccato (es: se ti piace la cucina, forse ti piace anche
quest’altro tipo di servizio o di attività). Attraverso l’osservazione di
tutta la nostra storia di navigazione online, è possibile avvicinarsi ai
nostri gusti in altri settori (es: osservando la storia di acquisti online di
libri o di ascolto di musica, l’Advertising Network Provider riesce a
suggerire i film usciti al cinema che pensa possano essere vicini ai
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gusti dell’utente). Si anticipano quindi le sue esigenze nei confronti di
qualcos’altro;
2. profili espliciti: sono creati dai dati personali, quelli che gli individui
stessi forniscono a un servizio web quando, per esempio, si registrano
(es: compro il libro di cucina ed è esplicito che mi interessa la cucina).
Gli approcci possono essere combinati tra loro. Inoltre, i profili predittivi
possono diventare espliciti in un secondo momento, quando un soggetto
interessato crea delle credenziali per fare il log in su un sito.
Il problema di questa pubblicità è che è invasiva e insistente. Inoltre,
normalmente, nella pubblicità tradizionale si paga un tot per 30” di spot
pubblicitario, anche se in quel momento nessuno la vede.
Indipendentemente da questo, l’inserzionista paga, mentre nel modello di
business della pubblicità online si paga in base al numero di click (pay-
per-click), cioè ogni volta che un consumatore clicca su quel banner
pubblicitario, l’inserzionista lo paga, altrimenti no: l’inserzionista paga per
chi ha effettivamente visto quel messaggio.
Il behavioral advertising è meno adatto per prodotti di largo consumo,
mentre più per libri, oggetti di nicchia perché sono tutti prodotti che,
siccome ciascuno parla al proprio consumatore, si prestano a essere
pubblicizzati con questa forma.
Il behavioral advertising è regolamentato dalla direttiva comunitaria 58
del 2002, sulla privacy dei servizi di comunicazione elettronica, in
particolare l’art. 5. Fino al 2012, quando la direttiva è stata attuata in
Italia, non era necessario il consenso informato dell’utente, l’unica cosa
richiesta era che ci fosse nell’informativa generale sulla privacy una nota
sull’utilizzo dei cookies. Nel 2012, quando è entrata in vigore la normativa
italiana che ha attuato la direttiva europea, il legislatore comunitario ha
stabilito che il consumatore debba essere informato subito e in maniera
visibile nel momento in cui entra nel sito, quindi non debba andare a
cercare lui l’informativa, e che gli debba essere data la facoltà di opt-out,
cioè se continua a navigare si considera che abbia dato il suo consenso
implicito (silenzio-consenso), ma attraverso l’informativa deve essere
data la possibilità di disattivare i cookies.
Le informazioni raccolte con i cookies possono essere dati personali (es:
indirizzo IP). 48
Diritto per il marketing Francesca Morandi Berselli
Casi pratiche commerciali scorrette
CASO DANAOS
Si tratta di un caso di pratica e pubblicità ingannevole. Il messaggio che
veniva continuamente ripetuto e su cui la pubblicità si concentrava è che
le donne non assumono abbastanza calcio. Questo prodotto apporta il
calcio necessario quindi il messaggio è che con questo prodotto si risolve
il problema. Sul sito poi si aggiungeva, a completamento dello spot, che il
metodo Danaos era stato sviluppato con la collaborazione scientifica del
Policlinico Gemelli. Sta aggiungendo al consumatore il messaggio di
sicurezza: il fatto che ci siano stati test clinici, il fatto che il prodotto sia
stato vagliato da un ospedale è come se avvalorasse il messaggio diffuso
al pubblico e accreditasse fiducia.
L’autorità garante ha stabilito che questo tipo di messaggio è una
pubblicità e una pratica ingannevole: il messaggio non era falso, ma
strutturarlo in quel determinato modo, in modo che il pubblico possa
credere che prendendo quello yogurt non serva nient’altro per star bene,
è errato, è vero che aiuta ma non è assolutamente un prodotto
sostituibile, non risolve il problema. Il messaggio quindi era
pot