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In inglese si viene a creare una sovrapposizione parziale tra la gender equality e l’equality between women
and men e perciò una parziale sovrapposizione tra gender e sex, cosa che poi filtrerà in modo diverso nelle
versioni italiana e francese delle relazioni. Questa tendenza la troviamo sia a livello della terminologia
comunitaria sia a livello di terminologia settoriale, soprattutto nelle zone di testo libero delle relazioni.
Il termine égalité entre les femmes et les hommes non rinvia ad una funzionalità della prima forma rispetto a
queste specifiche collocazioni, quanto piuttosto alla predilezione del francese per la prima forma sulla
seconda. Si ha quindi l’idea di una generale confusione e di una sinonimia patologica già presente in inglese,
accentuata in italiano, probabilmente anche in mancanza di una politica linguistica che sensibilizzi ad un
certo uso contestuale dei termini, e parzialmente superata in francese dalla predilezione per una forma,
quella dell’égalité entre les hommes et les femmes, che risulta meglio adeguarsi alla tendenza francese alla
chiarezza ed alla volontà di ridurre al minimo l’impiego di elementi allogeni implicanti una complessificazione
inutile della lingua. Sebbene la Francia abbia contribuito a nutrire la riflessione anglo – americana sul
genere, grazie da un lato alla presenza di pensatori come Foucault e Derrida che hanno aperto la strada al
decostruzionismo e dall’altro al pensiero femminista, tuttavia è indubbio che le due culture hanno poi finito
per elaborare teorie in parte diverse, nutrendosi del proprio contesto culturale.
Se analizziamo l’utilizzo del termine genre nelle relazioni parlamentari, ci rendiamo conto che anche in
inglese quanto viene distinto dal punto di vista teorico diventa problematico a livello contestuale. È indubbio
che genre si sovrapponga a sex, tanto che è generalmente sex a co – occorrere regolarmente con Both of e
spesso anche con Discrimination nelle relazioni in inglese, quest’ultima co – occorrenza essendo anche
dovuta alla stabilizzazione dei sintagmi a livello dei testi vincolanti. Una certa porosità tra concetti implicante
una sorta di appiattimento del genere sul sesso, sembra quindi essere in nuce già nella versione inglese dei
documenti. Gender presenta almeno due aspetti semantici strettamente correlati, aspetti che possiamo
desumere dalla definizione che di esso dà l’ILO.
• Prima accezione: il genere rinvia alla differenza culturalmente costruita dell’uomo e della donna. Il
genere si differenzia dal sesso in quanto rinviante alla differenza biologica tra l’uomo e la donna.
• Seconda accezione: il genere insiste sulla relazione culturale tra l’uomo e la donna e, in quanto tale,
rinvia al sistema culturale nel suo insieme, ai meccanismi che regolano il sociale. È da questa
accezione che discendono collocazioni specifiche come gender stereotype e gender role, locuzioni
che nelle relazioni inglesi sono assolutamente stabili. È proprio su di essa che si innestano le
politiche di gender mainstreaming promosse dalla Conferenza di Pechino del 1995.
o Approccio olistico: estende l’area semantica di gender per includervi non solo la relazione
uomo – donna, ma anche e soprattutto le gerarchie e la situazione sociale nel suo
complesso. Infatti, nel rapporto di Svensson troviamo l’utilizzo di termini derivati, come
gender bias, che rinviano ad una considerazione più completa del concetto.
Sebbene a livello di testi vincolanti l’espressione gender equality sia generalmente presente come equality
between women and men, a livello delle relazioni avviene l’inverso ed è il primo sintagma più utilizzato. Nei
testi non vincolanti, l’utilizzo di gender equality potrebbe permettere derive interpretative dell’atto di
un’interpretazione decostruzionista per la quale il genere potrebbe includere anche la categoria dei
transpeople, oltreché i due sessi tradizionalmente intesi. La presenza dell’approccio differenzialista, che
finisce per appiattire il genere sul sesso anche in inglese, nonché l’assenza attuale del concetto di gender
nei testi vincolanti sono elementi che finiscono per eliminare la possibilità di derive in tal senso.
In francese, la forma più utilizzata per rendere la locuzione inglese è égalité entre les hommes et les
femmes con la variante lessicale égalité. Parallelamente, le locuzioni stabili inglesi gender stereotype e
gender role danno luogo, sia nelle relazioni sia nello IATE, all’adattamento stéréotypes sexues/lies aux
sexes/des roles de l’homme et de la femmes des sexes/des femmes et des hommes. Questa tendenza
sembra attenuarsi in Francia solo a partire dal 2007, quando comincia ad essere utilizzata frequentemente
anche la forma stéréotype de genre. Laddove il francese utilizzi sinonimi o binomi per chiarificare il concetto
allogeno ed i suoi derivati, non si può parlare di una sinonimia realmente patologica nei testi come le
relazioni parlamentari, nel senso che essa non finisce per creare inutili ridondanze, ma serve semmai al
tentativo di adattare il concetto nell’ambito dei testi che peraltro permettono una certa libertà da questo punto
di vista. Nei testi vincolanti, queste oscillazioni tra sinonimi non sono presenti.
L’italiano non è esente da un certo lavoro di adattamento sui concetti, seppur in modo diverso ed in parte
minore di quanto non avvenga in francese. La presenza di binomi traduttivi, sebbene meno frequente che in
francese, è comunque attestata. Laddove il binomio è assente, perché si preferisce prendere in prestito
l’anglicismo, il traduttore marca spesso con il corsivo o con le virgolette l’estraneità del termine. Il ricorrere al
prestito, e perciò ad una sorta di apertura all’inglese, produce un impiego maggiore del termine genere in
molti sintagmi derivati, che però finiscono per confondere il genere ed il sesso in molti più contesti di quanto
avvenga in inglese e francese. Quello che contraddistingue l’italiano dal francese è la predilezione per il
termine parità nelle locuzioni concernenti il genere. È questo elemento a garantire la presenza dell’approccio
di genere, cosa che spiegherebbe anche una certa tendenza prototipica del sintagma parità tra gli uomini e
le donne rispetto all’iperonomo pari opportunità.
La presenza di una certa instabilità sintattica nelle locuzioni francesi ed italiane del sintagma gender equality
rinvia ad un problema di altro ordine, di natura semantica. Analizzando i costrutti francesi inerenti alla parità
di genere, ci rendiamo conto che, sebbene la locuzione più frequente sia pressoché stabile, tuttavia alcune
variazioni sintattiche restano comunque presenti e concernono essenzialmente la preposizione entre, che
può:
• Essere sostituita da des.
• Essere semplificata con la rimozione dell’articolo.
• Essere soppressa.
Malgrado queste varianti siano utilizzate raramente e solamente da alcuni traduttori, non inficiano
nell’insieme la stabilità della locuzione a livello intertestuale, tuttavia esse ci fanno riflettere su alcuni
elementi concernenti il fissaggio semantico del costrutto.
Per quanto riguarda le varianti in italiano, non colpisce particolarmente l’oscillazione tra/fra in quanto forme
allografe entrambe accettabili. Il termine parità tra/fra uomini e donne conferma l’ipotesi per cui nel sintagma
francese il termine égalité assume la funzione di rinviare al rapporto paritario, reggente quindi la
preposizione entre, visto che in italiano la forma parità dell’uomo e della donna non è attestata.
Diversamente, il termine genere/genre, rinviando di per sé al rapporto, permette il costrutto con la
preposizione di, sia in italiano sia in francese.
Problemi legati alla traduzione del sintagma.
La politica di genere e la reale implementazione delle pari opportunità comportano, nel corso degli anni, la
messa a punto di indicatori e statistiche legati al genere per permettere la raccolta di dati che consentono di
valutare meglio la situazione legata alle discriminazioni di genere e conseguentemente la messa in pratica di
politiche di intervento sufficientemente armonizzate. È questa la necessità che emerge con forza nelle
relazioni a partire dal 2005.
Il Glossario delle 100 parole per la parità già nel 2000 riporta la locuzione sex desaggregated statistics,
indicando nella definizione che si tratta sia di dati e di statistiche disaggregate per genere, sia di dati e di
informazioni statistiche basate sul sesso per permettere analisi comparative, ribadendo così una certa
confusione tra i termini genere e sesso. Il problema degli indicatori si lega quindi a questi due concetti.
Nelle relazioni si fa sempre più frequente la discussione sulla necessità di statistiche e di dati soprattutto in
previsione di eliminare le discriminazioni di genere, garantendo il rispetto della parità uomo – donna e
l’applicazione di fattori attuariali in tal senso.
A livello di testo vincolante, l’utilizzo di fattori ed indici legati al sesso non crea fonte di ambiguità.
A livello di testo non vincolante, la predilezione dell’inglese per indicatori e fattori legati al genere ci permette
di cogliere appieno la critica che l’OCSE presentava nel 2007 riguardo agli indicatori attuali.
L’OCSE rinvia a quella rete complessa di significati che un approccio olistico al concetto di genere
comporterebbe. In tal senso, l’appiattimento del genere sul sesso, come avvenuto a livello di indicatori nei
testi vincolanti con ovvie ricadute sulle prassi europee, mostra quanto dal punto di vista interpretativo le
relazioni inglesi, sebbene non siano testi vincolanti, contribuiscano ad un dibattito che permette derive
diverse da quanto non consenta il testo francese.
La critica dell’OCSE ha senso solo alla luce di un dibattito di fondo per il quale se non si sormontano i
disallineamenti linguistici e politici a monte è impossibile arrivare ad una reale implementazione di politiche di
genere nel senso olistico del termine. In quest’ottica, le discussioni parlamentari ed i testi che ne sono il
frutto sembrano rendere palese, grazie alla traduzione, non solo l’eterogeneità di questo genere testuale, ma
anche i diversi punti di vista culturali.
Jannette Plantenga, già nel 2003, assieme ad altri colleghi, presentava alla Commissione europea lo studio
Towards an EU gender equality index, in cui mostrava come il primo problema da risolvere per poter istituire
indicatori validi a livello europeo quanto alla valutazione dell’impatto delle politiche per la parità di genere
concerneva proprio una definizione della gender equality che, su