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LEGITTIMA DIFESA PREVENTIVA ED ANTICIPATA
La definizione ottocentesca era quella di "diritto legittimo solo in presenza di necessità, che non lascia
altra scelta nè tempo per decidere diversamente: le azioni di risposta devono essere commisurate e
non eccessive". La questione ha assunto un'altra ottica dopo l'avvento delle armi nucleari: si riconosce
che nessuno Stato può aspettare passivamente di essere colpito per primo per poi reagire, sapendo
che ci sono armi in grado di distruggerlo totalmente. La maggioranza dei giudici della CIG non ritiene
illegale l'uso di armi atomiche in caso di primo attacco se lo stato è in pericolo di esistenza. Sembra che
la CIG riconosca così la logica della difesa preventiva, risolvendo così l'assurdo che lo stato debba
attendere di essere attaccato. Si crea però un paradosso: per una minaccia anche presunta uno Stato
potrebbe ricorrere alla difesa preventiva.
a) Crisi missilistica di Cuba, 1962-1963
1962: Kennedy annuncia il blocco navale di Cuba in seguito al dispiegamento di missili sovietici
nell'isola. L'OAS approvò ed adottò la decisione USA raccomandando a tutti gli stati di prendere le
misure necessarie. Gli USA ritengono di non aver violato l'art. 51: il blocco navale non ha natura
militare . Al CdS riferiscono di aver risposto preventivamente alla trasformazione di Cuba in una base
offensiva di armi di distruzione di massa, e condannono Mosca accusandola di aggressione indiretta. Il
punto debole di questa accusa è il fatto che l'URSS assicurava la natura prettamente difensiva dei
missili di medio raggio, e che gli USA avevano tentato in precedenza di rovesciare il regima castrista:
ciò provava che Cuba aveva diritto a difendersi, utilizzando i missili in funzione deterrente, secondo un
principio generale di diritto internazionale che permette ad ogni Stato di armarsi come e quanto
ritiene necessario. Agli USA voleva concedersi una forza di supervisione NU per verificare l'effettivo
ritiro dei missili; l'URSS condannò il blocco navale e chiese la revoca della risoluzione, mentre gli stati
neutri chiedono alle parti di negoziare. Nessuna misura divenne effettiva ma nella prassi il Segretario
ha applicato il metodo della mediazione, avviando negoziati diretti tra le due potenze: la questione,
almeno localmente, fu risolta di lì a poco.
b) Guerra Israelo-Araba, 1967
L'Egitto chiese alle NU di ritirare l'UNEF dal confine sin dal 1956: la strategia egiziana è quella di
preparare un attacco contro Israele coinvolgendo gran parte dei paesi arabi. Il Segretario ritira i caschi
blu, la zona viene liberata e rioccupata dagli egiziani, che stanziano truppe sul confine pronte
all'attacco, chiudono lo stretto di Aqaba e Tiran al passaggio di Israle ed aumentano le infiltrazioni
palestinesi. Il 5 giugno del 1967 entrambi gli Stati denunciano di essere stati attaccati al CdS: i fatti non
sono chiari. Israele ricorre prima a legittima difesa, ma una volta accertati i fatti - è stato Israele ad
attaccare per primo -, ricorre a legittima difesa preventiva, dichiarando di non aver avuto altra scelta.
Il CdS richiamò le parti al cessate-il-fuoco, non condannando e non pretendendo il ritiro di Israele dai
territori conquistati, per questioni di sicurezza: sconfitti, gli Stati arabi accettano la risoluzione del
CdS, che riconosce così il diritto di difesa preventiva, o perlomeno la sua tollerabilità in casi di estrema
necessità riconosciuti come tali dalla comunità internazionale.
c) Caso OsIraq, Israele vs Iraq, 1981
Nel 1981 l'aviazione israeliana bombarda il centro di ricerca vicino Bagdad sostenendo di aver
distrutto il reattore nucleare della OsIraq che stava sviluppando bombe atomiche che sarebbero state
pronte in quattro anni. L'Iraq chiede la riunione del CdS, che condanna l'aggressione e richiama
l'attenzione sul fatto che l'Iraq era parte del Trattato di non proliferazione del 1968, e che il suo
reattore era registrato alla IAEA (International Atomic Energy Agency), quindi soggetto a controlli ed a
norma di legge. Tra l'altro Israele era fuori dal Trattato: l'Iraq condanna il fatto che un paese esterno al
trattato pretenda di vietare l'utilizzo del nucleare per uso civile. Israele risponde che la quantità di
uranio trattata dalla OsIraq era maggiore di quella necessaria per l'uso civile e che le ispezioni per i
controlli potevano essere state raggirate. La comunità internazionale reagisce negativamente alle
istanze israeliane: il CdS adotta quindi all'unanimità la condanna Israele e riafferma l'inalienabile
sovranità dell'Iraq e il suo diritto a sviluppare il nucleare, richiamando Israele ad aderire al Trattato e
registrare i reattori all'IAEA. In conclusione, Israele non è capace di dimostrare l'imminenza della
minaccia, che gli avrebbe permesso di impugnare la difesa preventiva; inoltre è fuori dai trattati
coinvolti e non ha diritto ad imporre ad altri Stati misure sullo sviluppo del nucleare. Non viene
comunque presa alcuna sanzione, a parte una commissione d'indagine.
In definitiva, la pretesa di Israele è stata condannata per mancanza di prove e legittimazione legale, ma
non si mette in dubbio la possibilità di ricorrere alla difesa preventiva in genere: solo l'applicazione nel
caso specifico.
Capitolo 8
CONTROMISURE E SELF-HELP
Quando un diritto viene negato, solitamente ci si rivolge alla fonte di questo perchè lo faccia valere: se
manca questa possibilità, chi è afflitto da questa mancanza può farlo valere da solo, tramite
contromisure e self-help. Uno stato può adottare contromisure per proteggere i propri interessi (ad
esempio se è stato violato un diritto legato a un trattato bilaterale che colpisce direttamente lo stato), o
per proteggere dei diritti erga omnes che lo riguardano in quanto membro della comunità
internazionale (catastrofi ambientali, genocidi, et cetera). Nel primo caso la Carta afferma che le
contromisure possono essere usate contro uno Stato che abbia commeso illecito internazionale: il
limite principale è che le contromisure non possono sfociare nell'uso della forza. Data però l'incapacità
del sistema internazionale di agire in difesa dei diritti violati, se si tratta di violazioni diverse dalla
minaccia alla pace o dalle aggressioni, nella prassi la situazione è diversa, dato che la Carta non
prevede un sistema normativo per far valere i diritti in caso di illeciti diversi dalla minaccia alla pace.
Una possibilità è certo il ricorso alla CIG che può intervenire con raccomandazioni o misure per dare
effetto ad una sentenza, ma si tratta di un sistema molto debole. Secondo un'interpretazione letterale
della Carta, uno Stato da solo dovrebbe rinunciare a far valere i propri diritti se il sistema fallisce. A
fronte dell'assenza di un proceso giudiziario automatico e della limitata capacità delle istituzioni
internazionali nel porre sanzioni, le vittime di violazioni usano il self-help, cosa che non sempre
incontra l'approvazione della comunità: dipende alle circostanze e dalla chiarezza dei fatti. A fronte di
ripetuti fallimenti del sistema internazionale, si è affermato il diritto di self-help limitato per lo stato
leso anche quando l'illecito è diverso dall'attacco armato.
a) Israele vs Argentina, 1960
1960: Eichmann, ex responsabile del traffico ferroviario che trasportava gli ebrei nei campi di
concentramento, viene catturato e processato in Argentina per crimini contro l'umanità. Viene poi
rapito da agenti israeliani e portato in Israele: il governo israeliano esprime dispiacere per la
violazione della sovranità argentina però sostiene di aver agito per processare Eichmann. L'Argentina
chiede quindi al CdS di imporre una riparazione, non opponendosi al processo e riconoscendo
l'eccezionalità delle circostanze: ciò non giustifica però l'uso della forza di Israele, motivo per cui
chiede indietro Eichmann e i sequestratori per processarli. Israele chiede a questo punto se l'Argentina
avrebbe dato asilo ad Eichmann sapendo dei crimini che aveva commesso, facendo leva sulla
conosciuta indulgenza argentina nei confronti di criminali di guerra. La Polonia sostenne che se non ci
fosse stata tale tolleranza, non sarebbe sorta alcuna controversia con Isaele. Il CdS ribadisce
l'importanza della sovranità e ritiene che nessuno Stato possa applicare il self-help nel territorio di un
altro Stato, esprimendo però comprensione per Israele: non verranno così imposte sanzioni,
soddisfazioni, nè restituzioni.
b) India vs Portogallo, 1961
Il Portogallo ha sempre rifiutato di rispettare gli obblighi di potenza coloniale nei confronti delle NU,
considerando le colonie come parte integrante del territorio nazionale portoghese, sottolineando che
aveva esteso i diritti portoghesi alle colonie, sebbene il Portogallo fosse sotto dittatura e i diritti dei
cittadini fossero dubbi. L'AG condanna il comportamento omissivo del paese, e l'India invoca il diritto
di usare contromisure comportanti l'uso della forza per ottenere la regione del Goa. Il Portogallo
chiede allora al CdS di fermare le provocazioni dell'India, le cui rivendicazioni non paiono convincenti:
la CIG sembrava aver riconosciuto la sovranità del Portogallo. Le continue denunce indiane spingono il
Portogallo verso l'ultima soluzione possibile: le misure di self-help. Gli USA vogliono la condanna
dell'India, non per giustificare il colonialismo ma per verificare la legittimità o meno delle
contromisure indiane. L'India riesce però ad annettere il Goa e ad estendere i propri diritti ai cittadini
della regione. In conclusione, non sono stati fatti sforzi per censurare gli atti indiani: ciò conferma la
tolleranza per il ricorso all'uso della forza militare quando usate per riaddrizzare ciò che viene
generalmente percepito come torto notevole, di lunga durata ed ampliamente dimostrato, al quale le
NU non riescono a dare soluzione.
c) Turchia vs Cipro, 1974
Nel 1974 la Guardia Nazionale cipriota, a guida greca, rovescia il governo di Makarios e lo rimpiazza
con un sostenitore della giunta, promettendo un'unione con la Grecia, unione che era stata
espressamente proibita nei termini dell'accordo internazionale sotto cui Cipro aveva ottenuto la sua
indipendenza. Il trattato legittimava le potenze firmatarie ad agire in caso di violazione dello stesso: la
Turchia chiede a Londra di intervenire: a fronte del rifiuto inglese, invade il Nord di Cipro per
proteggere l'etnia turca. Il CdS nel frattempo approva una risoluzione per il ritiro di tutto il personale
militare: non specifica nè condanna, ma sostiene la sovranità di Cipro. Nel luglio il regime dei
colonnelli cade, così come lo stato fantoccio