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L'EQUITÀ
La difesa dell'equità fu molto rafforzata dall'influenza dei tribunali ecclesiastici che applicavano il diritto canonico, ma così facendo introducevano anche i valori della teologia medievale, in particolare i doveri di coscienza e obbedienza all'istinto morale così come il principio di guardare all'intenzione piuttosto che alla lettera. Le riforme dell'equità e della coscienza erano luoghi comuni ovunque. In Inghilterra diedero luogo ad una giurisdizione distinta all'interno di un unico sistema giuridico. Budé in Francia riprese i passi di Aristotele spiegando l'epieikeia, la modificazione della stretta legalità resa necessaria dall'incapacità della norma generale di rispondere alle esigenze della giustizia in ogni singolo caso. Naturalmente nel contesto del governo del diritto sorse la questione di chi abbia il titolo per aggirare le regole formali, per così dire.Sospendendo la norma ad hoc. A tal proposito il gesuita spagnolo Mariana rispose dicendo che i governanti non possono ribaltare la legge per i loro scopi personali, ma si può permettere ai re, se il caso lo richiede, di ricorrere a modificazioni del diritto, di applicare le vecchie leggi in modo nuovo, di ammorbidire la loro applicazione e di colmare le lacune se qualche avvenimento concreto non è coperto dal diritto così com'è.
L'UGUAGLIANZA
All'inizio del medioevo l'antica dottrina cristiana dell'uguaglianza degli uomini aveva dovuto essere conciliata in qualche modo con le visibili disuguaglianze della vita concreta. La subordinazione politica era quella che presentava meno problemi. In primo luogo, l'istituzione del governo era stata appoggiata da Cristo stesso, seguito da Paolo. Per di più, il senso comune lo raccomandava. Vitoria cita Tommaso nell'ammettere che il dominio e la supremazia furono introdotte dalla legge.
umana: perciò non esistono per diritto naturale. La natura umana ha bisogno della società e a sua volta la società ha bisogno del potere, perché senza il potere ci sarebbe solo confusione. Anche Hooker la pensava allo stesso modo. Invece i teologi e giuristi spagnoli insistevano sul fatto che l'istituzione del governo dev'essere accettata liberamente da coloro che dovranno essergli soggetti. Nessun uomo ha il diritto di obbligare con la forza gli altri ad accettare la legge, perché l'uomo è libero per natura. Gli autori appartenenti alla tradizione volontaristica, per i quali la volontà di Dio era la giustificazione unica e sufficiente di qualunque cosa credessero che egli avesse autorizzato, non avevano bisogno di fondare il governo terreno su una cosa così razionale come un contratto implicito. Così Lutero nelle sue prime opere scrisse che l'autorità politica coercitiva era l'espressione
dellavolontà di Dio all'opera sulle terra. Era un peccato grave resistere all'autorità, non importa quanto queste potessero essere oppressive o quali promesse potessero avere infranto. Questo perché molti uomini non sono buoni cristiani, e quindi hanno bisogno del controllo del governo. Se fosse altrimenti, e tutti fossero buoni cristiani, non ci sarebbe bisogno del principe, della spada, né del diritto stesso. LA SCHIAVITÙ La schiavitù scomparve dell'Europa Occidentale. Nelle famiglie del XV c'erano ancora numerosi schiavi, generalmente di origine moresca o balcanica, e si trovano nelle regioni meridionali dell'Italia, Francia, Spagna e in Portogallo. In Europa settentrionale, gli uomini di condizione non libera che potevano essere comprati o venduti scomparvero fra il 1400 e 1500, in parte perché ci si accorse che la concessione di un certo grado di libertà e di indipendenza aveva con risultato una produzione.più efficiente da parte degli agricoltori e altri lavoratori, perché costoro potevano vedere sorgere per sé stessi qualche vantaggio, in parte avuto dall’influenza umaniste della Chiesa, che non aveva mai esplicitamente condannato la schiavitù, spesso proprietaria anch’essa di schiavi, predicava tuttavia la virtù di mettere in libertà gli schiavi. Ma proprio mentre nel vecchio mondo scompariva, la schiavitù iniziò nel nuovo mondo con l’inizio della tratta degli schiavi nelle miniere e nelle piantagioni. Il crudele sfruttamento umano che accompagnò la dominazione spagnola oltre oceano fu stimolo immediato di proteste contro la venerabile teoria secondo la quale la schiavitù era giustificata. Molto tempo prima di questo episodio, in Inghilterra Wiclyffe sembrava dubitare che fosse possibile conciliare la schiavitù con la dottrina cristiana: ogni uomo desidera naturalmente la libertà e questo non
accadrebbe se la libertà non fosse parte del diritto di natura, e quindi del diritto di Dio. Egli cita la regola d'oro del Vangelo secondo Matteo "fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero per te"; nessuno dovrebbe tenere il suo prossimo in schiavitù con la forza. L'ultima facile giustificazione è data nel Cortegiano di Baldassarre Castiglione, dove viene detto che gli uomini atti solo alla fatica fisica differiscono dagli uomini versati nelle cose della mente tanto quanto l'anima dal corpo e che essi sono per essenza schiavi, ed è meglio per loro obbedire che comandare. Il tentativo di De Soto fu quello di modificare il significato delle parole dominus, dominium, che nel diritto romano avevano significato proprietà del tipo esercitato su di uno schiavo, così da ammettere una relazione servo-padrone, ma non una servitù nell'antico significato. Nessuna legge può abrogare il diritto.Naturale, e per il diritto naturale tutti gli uomini sono nati liberi. D'altrocanto tanto il diritto naturale che quello umano permettono che un uomo sia dominus di un altro. Ma se è così esso va inteso in un modo che non sia in conflitto con il principio fondamentale dellalibertà naturale. (NETTAMENTE IN CONTRASTO CON IL PENSIERO DI ARISTOTELE)
LA PROPRIETA' L'istituzione della proprietà, benché aveva trovato giustificazioni nell'epoca dei Padri della Chiesa, è interessante osservare per quanto in una società cristiana apparve controverso, e quanto fu persistente l'idea che un innocente comunismo fosse la condizione della razza umana originaria, e continuasse ad essere per l'uomo la condizione ottimale a cui aspirare. L'inquietudine sociale del tardo XIV e XV fu provocata dall'oppressione dei poveri da parte dei ricchi, e quindi l'abuso delle proprietà furono un bersaglio per Wiclyffe che
Insegnava che la proprietà privata era conseguenza del peccato: poiché Cristo e gli apostoli non avevano proprietà, neppure avrebbe dovuto averne il clero, la cui avidità suscitava il suo risentimento particolare. Solo un comportamento onesto avrebbe potuto giustificare la proprietà. Anche Vasquéz pensava che un tempo tutti i popoli fossero vissuti senza re né leggi ed avessero posseduto i beni della terra in comune, senza proprietà né possesso da parte dei singoli e senza contratti o commerci. Lo spagnolo De Soto la pensava completamente all'opposto: la liberalità che è condivisione delle proprie ricchezze con i più bisognosi, dipende dall'esistenza della proprietà privata; essa non è la più spregevole delle virtù umane, e se nulla appartenesse individualmente a nessuno ma tutto fosse posseduto in comune non ci sarebbe più spazio per il suo esercizio.
IL DIRITTO PENALE
E LA PENA
Quest’epoca non presenta progressi relativi alle teoria del delitto o dei valori che devono essere perseguiti attraverso la sua repressione.
De Soto e Molina dettero forma teorica del diritto penale mettendolo in rapporto con il diritto dinatura e con la necessità di integrarlo con il diritto positivo umano.
Molina attribuiva al diritto naturale il principio per cui i malfattori dovrebbero essere puniti dalla pubblica autorità, affinché possano essere preservati la pace, la giustizia, ed il bene comune, presumibilmente sia allontanando i malfattori stessi dalla scena sia dissuadendo loro e gli altri dal ripetere o imitare le loro azioni.
Ci sono in quest’epoca opinioni sul giusto modo di affrontare il diritto penale.
De Soto era del parere che non si dovesse fissare un modello troppo alto – di punire tutte le deviazione della virtù – per la debole natura umana; i vizi antisociali – come le offese a Dio - sono i più importanti da
proibire .La questione dell'aspetto mentale della colpa e della rilevanza rispetto alla pena è trattata nel trattato sulle leggi di politica ecclesiastica da Hooker, il quale sostiene che può esservi una volontà incompleta di agire male e in considerazione di questo un'azione colpevole è più perdonabile di un'altra, in misura relativa all'esigenza ossia alla coazione subita dal pensiero e dalla difficoltà di evitare di commettere il reato.
IL DIRITTO INTERNAZIONALE è al periodo conclusivo di quest'epoca che incomincia ad emergere un concetto del tutto chiaro di un sistema giuridico che governi i rapporti degli stati fra di loro. 11Che si trattasse del XVI non è un caso. L'incontro della Spagna con gli strani popoli del nuovo mondo presentava alla riflessione cristiana dei problemi che costrinsero a qualche forma di ragionamento sui diritti dei popoli. In secondo luogo, questo è il primo secolo in
cui si mostrò in Europa una struttura pienamente sviluppata di stati sovrani chiaramente definiti e potenti. Alla fine di questo secolo avvenne un mutamento: il 1494, l’anno dell’invasione francese dell’Italia e dell’inizio del lungo conflitto con la Spagna per il suo dominio. A partire da questo momento le nazioni si stagliano come personalità pienamente sviluppate ed un vero sistema internazionale è nato: un sistema nel senso di contatti intensi ed abituali fra paesi che hanno bisogno di tenersi in considerazione gli uni con gli altri ad ogni momento. Il tratto caratteristico di questa Europa fu la rapida diffusione della pratica di mantenere stabili ambasciate alle corti straniere, anziché limitarsi ad inviarle nelle grandi occasioni. L’espressione “diritto delle nazioni” è una traduzione del latino ius gentium, ma tale espressione non significava per i romani diritto internazionale. Questa forzatura fu un segno diaspetti che riguardano le relazioni tra gli stati sovrani. Questo terzo genere di diritto, chiamato diritto internazionale, si occupa di regolare le interazioni tra gli stati e di stabilire norme e principi che governano la condotta degli stati nella comunità internazionale. Il concetto di diritto internazionale ha avuto un'evoluzione graduale nel corso dei secoli. Inizialmente, le relazioni tra gli stati erano regolate principalmente dalla forza e dal potere. Tuttavia, con il passare del tempo, si è sviluppata la consapevolezza che era necessario stabilire regole e norme per garantire la pace e la stabilità tra gli stati. Il diritto internazionale si basa su una serie di principi fondamentali, tra cui il principio di sovranità degli stati, il principio di non interferenza negli affari interni degli stati e il principio di risoluzione pacifica delle controversie. Questi principi sono stati codificati in trattati e convenzioni internazionali, che costituiscono la base del diritto internazionale. Il diritto internazionale si occupa di una vasta gamma di questioni, tra cui i diritti umani, il diritto umanitario, il diritto del mare, il diritto ambientale e il diritto commerciale internazionale. Queste aree del diritto internazionale sono fondamentali per garantire la pace, la sicurezza e la cooperazione tra gli stati. In conclusione, il concetto di diritto internazionale è emerso gradualmente nel corso dei secoli come un terzo genere di diritto che regola le relazioni tra gli stati sovrani. Il diritto internazionale si basa su principi fondamentali e si occupa di una vasta gamma di questioni, contribuendo a garantire la pace e la stabilità nella comunità internazionale.